INTERVISTA VIRTUALE A Jean Piaget di Maria Bonomo, matr INTERVISTA VIRTUALE A Jean Piaget di Maria Bonomo, matr. 3810989 Esame di Matematiche elementari da un punto di vista superiore. Prof. Giovanni Lariccia Corso di laurea Scienze della Formazione Primaria
D: Buon giorno. Grazie per aver accettato di incontrarmi a casa sua. Vedo che i suoi figli giocano con degli abachi, sta preparando il setting per un’altra osservazione? R: No, adesso loro stanno giocando secondo i loro interessi e allo stesso tempo spero che consolidino le conoscenze acquisite.
D:Vorrei approfittare del riferimento agli interessi dei bambini chiedendole qual è stato il suo primo interesse da bambino. R: Sarebbe più facile elencare ciò che non mi interessava! Per accorciare l’elenco le posso dire che un campione dei miei interessi comprendeva la meccanica, le conchiglie di mare, gli uccelli e i fossili.
D: Già all’età di 10 anni aveva pubblicato un articolo, dunque il suo amore per la scrittura è iniziato molto presto? R: La mia prima pubblicazione riguardò un passero albino che osservai in un parco. Io scrivo tanto, e lo faccio anche solo per me stesso, perché non posso pensare senza scrivere, ma deve essere fatto in modo sistematico, come se si trattasse di un articolo.
D: Nei suoi scritti giovanili, infatti , si trovano temi che sono fondamentali negli scritti successivi, quali l’organizzazione logica delle azioni e la relazione tra le parti e il tutto. Ma cosa la ispirò a tal punto da condurla ad elaborare le sue teorie? R: Io studiai scienze naturali, e conseguii la laurea a 21 anni, con una tesi sui molluschi. Dopo la laurea mi capitò di visitare i laboratori di psicologia di Zurigo. Successivamente alla Sorbonne approfondì il mio intesse per la psicologia e la filosofia. Lì incontrai Théodore Simone che mi invitò a lavorare nel laboratorio parigino di Alfred Binet. Quell’esperienza è stata per me illuminante. Avevo il compito di chiedere ai bambini, sottoposti ai test psicometrici, la giustificazione delle risposte corrette o scorrette date da loro. Le loro risposte suscitarono in me tante domande!
D: Dunque i suoi studi sugli organismi viventi e quelli successivi sul funzionamento della mente si sono integrati…ma, secondo Lei, che rapporto c’è tra i due? R: Ritengo che ci sia un collegamento tra biologia e teoria della conoscenza.
D: Cosa intende dire? R: Voglio dire che le radici della conoscenza sono innate. Noi, alla nascita possediamo già i concetti di spazio, tempo, quantità, causa.. all’interno delle nostre strutture mentali che, interagendo con i dati dell’esperienza, si trasformano. L’acquisizione delle capacità di conoscenza e di ragionamento è graduale e sistematica e si sviluppa secondo stadi sequenziali che sono in relazione con gli stadi di maturazione biologica.
D: Se ho capito bene, Lei vuol dire che esiste un parallelismo tra i cambiamenti della struttura biologica e quelli della struttura del pensiero? R: Assolutamente sì! Nell’infanzia le strutture mentali o schemi sono quantitativamente e qualitativamente diversi rispetto a quelli dell’adulto.
D: Un bambino di 3, 4 anni dunque non è in grado di comprendere aspetti della realtà che richiedono una maturità mentale superiore? R: Sì, non è in grado. Un bambino che non ha ancora maturato adeguate strutture mentali per trasformare e trascendere la realtà, non sarà capace di comprendere aspetti della vita che, agli occhi di una persona più matura, appaiono logiche.
D: Mi può fare l’ esempio di una situazione problematica difficile da risolvere per un bambino? R: Un bambino dai 2 ai 7 anni non possiede il principio della conservazione, cioè non si rende conto che la quantità di una certa sostanza non cambia al cambiare della forma. Consideriamo, ad esempio, che a bambini così piccoli vengano mostrate due palle di pasta di sale, A e B, della stessa dimensione, ed essi sono d’accordo che contengono la stessa quantità di pasta di sale.
Palle di pasta di sale A e B
Poi, la palla B viene trasformata in una salsiccia (B1), e ai bambini viene chiesto se contiene più pasta di sale A o B1. Secondo la mia teoria, i bambini rispondono che B1 contiene più pasta di sale.
D: Ci faccia un altro esempio. R: Se si dispongono delle foglie di creta su due file uguali e parallele, il bambino si rende conto che il numero degli elementi è lo stesso in entrambe le file; poi, si distanziano gli elementi di una sola fila chiedendo se i due insiemi sono uguali. Il bambino risponde di no! D: Ci faccia un altro esempio.
D: I bambini fino a 6 anni, da quello che lei dice, sono incapaci di comprendere che la quantità rimane tale anche a fronte di una variazione di forma? R: Non è un’incapacità ma un limite delle strutture mentali. Tutti gli aspetti del funzionamento cognitivo, così come le abilità logico-matematiche, emergono gradualmente nel bambino attraverso la continua osservazione ed esplorazione del mondo esterno e la sua interazione con l’ambiente.
D: Ma ciò che lei sta dicendo non include anche la possibilità che l’acquisizione di conoscenze e abilità possano essere anticipate dall’apprendimento? R: Gli stimoli esterni e le interazioni sociali possono favorire lo sviluppo, ma non ne costituiscono la causa principale. Ciò che spinge la persona a formare strutture mentali sempre più complesse e organizzate lungo lo sviluppo cognitivo è il fattore di equilibrio, una proprietà intrinseca e costitutiva della vita organica e mentale. Lo sviluppo ha quindi un’origine individuale.
D: Quando, quindi, secondo Lei, una persona raggiunge la concezione matura della numerosità, così da riuscire a risolvere le situazioni problematiche di cui mi ha portato gli esempi? R: Il raggiungimento di una concezione matura della numerosità presuppone una serie di prerequisiti, tra cui l’acquisizione di nozioni logiche come, appunto la conservazione, la classificazione e la seriazione. Per individuare la numerosità di un insieme di elementi è necessario, ad esempio, che il bambino riconosca che nessuna modificazione nella disposizione spaziale degli elementi determina una variazione della numerosità, quindi, in altre parole, che la numerosità sia conservata.
D: La capacità di contare non è quindi un procedimento che si raggiunge spontaneamente, come sembra? R: Direi proprio di no! La capacità di contare consiste proprio nel percepire che il numero resta invariato qualsiasi sia la disposizione, cioè l’irrilevanza dell’ordine, come per le foglie di creta. Inoltre, il bambino deve riuscire ad individuare una corrispondenza biunivoca tra più insiemi e presupporre la nozione di unità.
D: Quando può essere risolto il problema dell’esempio della palla di pasta di sale ? R: Solo a 7/8 anni il bambino sviluppa la capacità di conservare i materiali. Prendendo una palla di pasta di sale e manipolandola per trasformarla in una salsiccia(B1) il bambino è conscio del fatto che riunendola in una palla la quantità sarà invariata. Questa capacità prende il nome di reversibilità. Intorno ai 9/10 anni è raggiunto anche l’ultimo passo della conservazione, quello della superficie. Messo di fronte a delle foglie di creta si rende conto che occupano la stessa superficie sia che siano messe tutte vicine sia che siano sparse. A partire dai 12 anni il bambino riesce a formulare pensieri astratti: si tratta del pensiero ipotetico, grazie al quale il bambino non ha bisogno di tenere l’oggetto dinanzi agli occhi ma può ragionare in termini ipotetici.
D: L’apprendimento è subordinato alle strutture mentali? Dico bene? D: Lo sviluppo è subordinato alle strutture mentali. Dico bene? R: Dice bene! Non bisogna accelerare lo sviluppo, come invece pensano quei ciechi dei comportamentisti, che ritengono che basti una procedura e lo sviluppo è dato!
D: Cosa vuol dire ai giovani allievi della facoltà di Scienze della Formazione Primaria che si preparano per diventare gli insegnanti del nuovo millennio(2000)? R: La teoria sullo sviluppo dell’età evolutiva che sto finendo di elaborare può essere considerata come prescrittiva del processo di insegnamento-apprendimento: riguardo a ciò che un bambino può o non può imparare ad una determinata età. Consiglio vivamente, dal punto di vista dei contenuti curricolari di puntare sulla matematica per lo sviluppo dei concetti logici, attraverso una metodologia che orienti all’autoscoperta e all’apprendimento attivo. D: Cosa consiglia ai giovani allievi che vogliono diventare bravi insegnanti del nuovo millennio(2000)?