LEZIONE 9 12 Ottobre 2015 LA GESTIONE DELLA CRISI DELL’EURO: GOVERNANCE Una Crisi di Governance Istituzionale L’Approccio Intergovernativo e suoi Limiti.

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LEZIONE 9 12 Ottobre 2015 LA GESTIONE DELLA CRISI DELL’EURO: GOVERNANCE Una Crisi di Governance Istituzionale L’Approccio Intergovernativo e suoi Limiti

GENESI DELLA CRISI DELL’EURO – ESPORTATA DAGLI USA? Idea diffusa che la crisi sia partita dagli Stati Uniti (traboccamento della crisi dei prestiti subprime). Certo impatto, soprattutto su banche esposte. Inizio del circolo vizioso tra banche e debito sovrano. Banche troppo sistemiche per fallire  aiuti statali  crescita del debito pubblico. «Doom loop,» o abbraccio fatale tra banche e stati. Ciononostante, una ripresa della crescita in atto già nel 2009 – poi frenata e ribaltata dal 2010 in avanti dalla crisi dell’eurozona stessa. Continua invece in USA.

GENESI DELLA CRISI DELL’EURO – «MADE IN EUROPE»

CRISI EURO – «MADE IN EUROPE» CRISI ITALIANA – «MADE IN ITALY»

TIPOLOGIE DEI PAESI COLPITI DALLA CRISI DELL’EURO Un problema di debito pubblico – Finanza pubblica in dissesto o in difficoltà: Grecia, Portogallo, [Italia]. Un problema di debito privato – Accumulo eccessivo di debito privato, bolle immobiliari e crisi bancaria: Irlanda, Spagna, [Islanda]. Un problema di competitività – Disavanzi insostenibili delle partite correnti della bilancia dei pagamenti: Grecia, Portogallo, Spagna, [Italia, in parte]. GreciaIrlandaPortogalloSpagna Saldo settore pubblico Debito pubblico Saldo partite correnti

CAUSE DELLA CRISI DELL’EURO: VARIE INTERPRETAZIONI Hans Werner Sinn (2010): "La lezione da trarre dalla crisi è che un'unione monetaria richiede in primo luogo una disciplina di bilancio ferrea per evitare un ciclo boom-and-bust". Paul Krugman (2012): "... alla vigilia della crisi (la Spagna) aveva un debito basso e un avanzo di bilancio. Purtroppo, aveva anche una bolla immobiliare enorme, una bolla resa possibile in gran parte da ingenti prestiti da banche tedesche per i loro omologhi spagnoli ". Paul de Grauwe (2012): "La situazione della Spagna ricorda quella delle economie emergenti che prendono in prestito in una valuta estera... e rischiano di trovarsi improvvisamente dinanzi a un 'arresto improvviso‘ (sudden stop), quando l'afflusso di capitali cessa improvvisamente, generando una crisi di liquidità ". Lorenzo Bini Smaghi (2013): "... i paesi che hanno perso competitività prima della crisi hanno tutti sperimentato la più bassa crescita dopo la crisi".

Le Formiche e le Cicale (Poco Oneste): Stereotipi in Europa (Fonte: Pew Research Center, Global Attitudes Project, Maggio 2012) Nazione UE offerta come primo esempio del Paese… Vista da: Regno Unito Francia Germania Spagna Italia Grecia Polonia Rep. Ceca Piu’ “Hardworking” Germania Grecia Germania Meno “Hardworking” Grecia Italia Grecia Romania Italia Grecia Piu’ Corrotto Italia Spagna/Italia Italia Grecia Polonia Rep. Ceca Meno Corrotto Germania

GRECIA: CRONACA DI UNA CRISI ANNUNCIATA Performance sbilanciata della Grecia dagli anni 70: In regimi diversi (fuori dall’UE; nell’UE ma con cambio fluttuante; nello SME; con «hard drachma;» e poi nell’UEM). Tre svalutazioni: 15,5% (1983), 15% (1985), 12,2% (1998 con entrata SME). Crescita osservata dovuta a stimoli temporanei (politiche fiscali espansive; utilizzo fondi UE; credito a buon mercato nell’UEM; Olimpiadi del 2004). Date rigidità, tali stimoli condotto a inflazione e aumento deficit partite correnti. Prestiti di salvataggio ricorrenti: 1985 (UE), 1991 (UE), 2010 (UE, FMI). Persistenza problemi in regimi diversi suggerisce cause strutturali al di là dell’UEM.

PECCATI ORIGINALI NELLA GESTIONE DELLA CRISI EURO Primi mesi del 2010: buco di bilancio greco dà avvio alla crisi. Errori immediati nella reazione europea: la negazione che vi sarebbe stato alcun bisogno di aiuti ufficiali; la tesi che questi avrebbero semmai potuto essere forniti solo come ultima ratio e a condizioni finanziarie punitive; l’opposizione al ricorso al Fmi da parte di un Paese dell'Eurozona; l’opposizione a qualsiasi ristrutturazione del debito esterno greco; il ricorso all’approccio intergovernativo piuttosto che ad uno comunitario nella creazione dei meccanismi di sostegno europei (EFSF, ESM/MSE).

EUROCRISI: L’APPROCCIO RILUTTANTE E PUNITIVO Eurogruppo : «Questo meccanismo… deve essere considerato l'ultima ratio … L'obiettivo di questo meccanismo non sarà fornire il finanziamento ai tassi di interesse medi della zona euro, ma creare incentivi per ritornare quanto prima al finanziamento da parte del mercato con una fissazione dei prezzi commisurata ai rischi. I tassi di interesse non beneficeranno di condizioni speciali, cioè non conterranno elementi di sussidio » -- Dichiarazione dei Capi di Stato e di Governo della Zona Euro, 25 Marzo BCE : «With a view to limiting moral hazard, the mechanism must be very unattractive for the country concerned and should be used only as a “last resort,” accompanied by very restrictive conditionality. The mechanism should only be activated in very exceptional cases... Conditions for financial support should be at penalty rates and stringent, so as to control and minimise moral hazard» -- ECB, Reinforcing Economic Governance in the Euro Area, 10 June 2010.

GRECIA: DA CREDITORI PRIVATI A CREDITORI PUBBLICI La Fuga dei Creditori Privati… … a Carico dei Governi (Contribuenti)

ESPOSIZIONE DI BANCHE E STATI VERSO LA GRECIA: DIC 2009 – SETT 2014 All’inizio della crisi, le banche (specie quelle di Francia e Germania) erano fortemente esposte verso la Grecia. Nel corso della crisi e sino alla ristrutturazione del debito greco (febbraio 2012) le banche hanno avuto il tempo di vendere i titoli in portafoglio o di non rinnovare quelli in scadenza. Per cui la loro esposizione si è quasi azzerata. Per contro è cresciuta l’esposizione degli Stati europei per via dei prestiti bilaterali e del fondo Salva Stati (allora l’Esfs, creato nel giugno 2010). Il risultato è stato che i crediti delle banche sono stati sostituiti dai crediti degli Stati.

DEBITO GRECO: 80% DETENUTO DA CREDITORI UFFICIALI

DUE CORRENTI-FEDERALISMO E APPROCCIO INTERGOVERNATIVO (Vedasi Baldwin-Wyplosz, Cap. 1.2) Contrapposizione storica (e continuo conflitto) tra due correnti dell’integrazione europea: l’approccio federalista (di cui quello detto comunitario è un’espressione) e quello intergovernativo. L’ approccio federalista privilegia organizzazioni e strutture sopranazionali dotate di alcuni poteri tradizionalmente esercitati dalle nazioni. Esempi: la Commissione, la Corte di Giustizia Europea, il Parlamento Europeo. Primo grande passo federalista: il Trattato di Roma (1957) tra i 6 Paesi fondatori della Comunità Economica Europea (CEE). Altro grande passo provocato dall’unificazione tedesca: il progetto dell’unione monetaria, culminato nel Trattato di Maastricht (1993) e la creazione della BCE. Nell’ approccio intergovernativo il potere resta nelle mani di autorità nazionali, con forme di cooperazione che richiedono l’unanimità dei partecipanti. L’organo principale di questo assetto è il Consiglio dei Ministri UE e il Consiglio Europeo. Questi hanno eroso le competenze e i poteri della Commissione, in particolare durante la crisi.

EVOLUZIONE FONDI SALVA-STATI, DAI PRESTITI BILATERALI ALL’ESFS AL MSE

MSE CREATO CON PROCEDURA «SEMPLIFICATA» DECISIONE DEL CONSIGLIO EUROPEO del 25 marzo 2011 che modifica l’articolo 136 del trattato sul funzionamento dell’Unione europea relativamente a un meccanismo di stabilità per gli Stati membri la cui moneta è l’euro. Articolo 1 - All’articolo 136 del trattato sul funzionamento dell’Unione europea è aggiunto il paragrafo seguente: «3. Gli Stati membri la cui moneta è l’euro possono istituire un meccanismo di stabilità da attivare ove indispensabile per salvaguardare la stabilità della zona euro nel suo insieme. La concessione di qualsiasi assistenza finanziaria necessaria nell’ambito del meccanismo sarà soggetta a una rigorosa condizionalità.» La creazione di un organismo comunitario avrebbe richiesto un nuovo Trattato. Si è fatto invece ricorso alla «procedura semplificata di revisione» del Trattato, creando un organismo intergovernativo.

MSE: GOVERNATO DAI MINISTRI EUROGRUPPO Le modalità di composizione e di funzionamento degli organi del MSE riflettono la logica intergovernativa alla base della sua istituzione. Il fondo è gestito dal Consiglio dei Governatori, formato dai ministri finanziari dell'area euro, presieduto dal Presidente del Eurogruppo – cioè dall’Eurogruppo. Prende decisioni di ‘‘comune accordo’’ (l’unanimità dei votanti); prevista anche una «procedura d’emergenza» (85% dei voti). Il peso dei voti è proporzionale alla partecipazione al capitale del MSE.

EUROGRUPPO, CONSIGLIO MSE, ECOFIN TUTTO IN MANO AI MINISTRI Agenda riunione Eurogruppo-ECOFIN 5-6 Ottobre 2015

BCE - PARERE CRITICO DEL MECCANISMO INTERGOVERNATIVO Parere sul Progetto di Decisione del Consiglio Europeo che Modifica L'articolo 136 del Trattato sul Funzionamento dell‘Unione Europea Relativamente a un Meccanismo di Stabilità per gli Stati Membri la cui Moneta è l’Euro, Marzo 2011 «Un elemento chiave del progetto di decisione è che esso prevede un meccanismo intergovernativo invece di un meccanismo dell’Unione. La BCE sostiene il ricorso al «metodo dell'Unione», e vedrebbe con favore che, forte dell’esperienza guadagnata, il MES diventi un meccanismo dell’Unione al momento opportuno. Nel frattempo la BCE, con riguardo alla valutazione delle circostanze che conducono all'attivazione del MES e in merito alle condizioni relative all’assistenza finanziaria, sollecita l’assegnazione di un ruolo di rilievo alle istituzioni dell’Unione, tenuto conto della loro competenza e della loro attenzione per l’interesse generale dell’Unione.»

CONSEGUENZE DELL’APPROCCIO INTERGOVERNATIVO Politicizzazione della crisi : Preminenza di interessi nazionali, a spese del più alto interesse comune e sovranazionale. Lacerazione del tessuto politico-sociale dell’Europa. Inefficienza dell’assetto istituzionale : Crisi non può essere gestita da vertici periodici di ministri e capi UE  Manca continuità e rapidità di risposta; estenuanti trattative politiche; ritardi e lungaggini, necessità in pratica dell’unanimità. Cacofonia della comunicazione : Assenza di una sola voce  Segnali contradditori ai mercati, incertezza delle aspettative, risalto dei contrasti all’interno dell’EZ, fragilità della valuta comune. Perdita di fiducia nell’intervento pubblico. Strumenti finanziari intergovernativi e non comuni: Necessità ratifiche parlamentari; paesi creditori con posta in gioco.