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Le Teorie del Commercio Internazionale

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Presentazione sul tema: "Le Teorie del Commercio Internazionale"— Transcript della presentazione:

1 Le Teorie del Commercio Internazionale
A CURA DI: PICCIRILLO GIANLUCA SMURRO ROBERTA VALENTI VALERIO ZAGLI GIULIANO Corso di Finanza Aziendale Internazionale I, anno 2018/19 Prof.ssa Bruna Ecchia

2 Introduzione Teorie del commercio internazionale
Teorie dell’investimento diretto estero Protezionismo

3 Il mercantilismo “Il commercio è la sorgente delle finanze e le finanze sono il nerbo della guerra” Jean-Baptiste Colbert

4 CRITICHE Bilancia in surplus Approvvigionamenti beni e servizi
Tendenza naturale della bilancia all’equilibrio Effetti negativi del protezionismo

5 Teoria dei costi assoluti
La teoria proposta da Adam Smith può essere illustrata tramite un semplice esempio: supponiamo che esistano due paesi (A e B) e che producano due beni (X e Y), il cui costo si calcola in H di lavoro. A B X 3 5 Y 4 2 Al paese B non conviene produrre il bene X ma conviene comprarlo dal paese A Al paese A conviene comprare il bene Y dal paese B invece di produrlo internamente In questo modo lo scambio avviene con vantaggio di tutti e i paesi si specializzeranno nella produzione del bene che realizzano in maniera più efficiente.

6 Teoria dei costi comparati (Ricardo)
Ricardo evidenziò che ciò che conta nel determinare la specializzazione produttiva tra i due paesi non è il vantaggio assoluto che un paese ha nella produzione di un bene, bensì il vantaggio comparato. Nell’esempio di Ricardo i due beni sono rispettivamente stoffa e vino e i paesi Portogallo ed Inghilterra.

7 Portogallo Inghilterra
Stoffa 1 3 Vino 2 9 Premesse Conseguenze 1 hl vino = 2 m stoffa 1 m stoffa = ½ hl vino 2 H lavoro = 1 hl vino 2 H lavoro = 2 m stoffa 9 H lavoro = 1 ettolitro vino 9 H lavoro = 3 metri stoffa 1 hl vino = 3 m stoffa 1 m stoffa = 1/3 hl vino Per concludere, in Portogallo il costo della stoffa (0,5) è maggiore che in Inghilterra (0,33); viceversa, in Inghilterra, il costo del vino (3) è maggiore rispetto a quello del Portogallo (2). Lo scambio risulterà vantaggioso per entrambi i paesi.

8 Modello di heckscher-ohlin
Ciascun paese tende ad esportare il bene la cui produzione richiede un impiego realtivamente più intenso del fattore di cui il paese possiede una dotazione relativamente più abbondante, mentre tende ad importare l’altro bene. U.S.A. Ricca di capitale Esportazioni: prodotti elettronici, automobili etc. Africa Ricca di risorse umane Esportazioni: prodotti tessili e alimentari Eli Heckscher Bertil Ohlin

9 Critiche al modello Paradosso di Leontief Concorrenza perfetta
«We move from more or less plausible but really arbitrary assumpions, to elegantly demonstrated but irrelevant conclusions» Prof. Wassily Leontief Concorrenza perfetta Soggetti competitivi

10 Teoria del gap tecnologico (posner)
Durata posizione moopolistica Tasso d’innovazione del settore Differenze di costo comparato IMITATIONS LAG FOREIGN DEMAND LAG DURATA MONOPOLIO Imitations lag Tempo necessario alle imprese straniere per imitare nuovi processi produttivi Tempo occorrente ai consumatori esteri per manifestare la domanda di nuovi prodotti Foreign demand lag

11 Teoria del gap tecnologico (pt. 2)
Flusso continuo di esportazioni Gap tecnologico costante Innovazione iniziale Concentrazione investimenti nel settore Incremento tasso di progresso tecnico

12 Natura delle innovazioni
Critiche alla teoria Natura delle innovazioni Causa delle disparità tecnologiche per prodotti obsoleti Capacità innovativa vs. velocità di diffusione delle innovazioni

13 Teoria della domanda rappresentativa (linder)
Condizione necessaria, ma non sufficiente affinchè un prodotto sia potenzialmente un prodotto di esportazione è che esso sia consumato (o investito) nel mercato interno Presupposti alla base della teoria Natura delle opportunità di profitto Natura delle innovazoni conseguibili Minore fluidità delle informazioni a livello internazionale

14 Teoria della domanda rappresentativa (pt. 2)
Tuttavia, potrebbe non esserci alcun interscambio tra paesi se questi potessero produrre all’interno, agli stessi prezzi relativi, i principali prodotti domandati Quali sono quindi le forze che danno origine alla possibilità di effettuare scambi? Le stesse che danno origine agli scambi all’interno di ciascuno dei paesi, non essendovi differenza tra il commercio tra paesi aventi lo stesso reddito procapite e il commercio interno del paese.

15 RICERCA E INTRODUZIONE DELL’INNOVAZIONE
SVILUPPO E MATURITÀ DEL PRODOTTO STANDARDIZZAZIONE E DECLINO DEL PRODOTTO Crescita della domanda Economie di scala Standardizzazione Riduzione dei costi Internazionalizzazione Lancio del prodotto nuovo INPUT: Presenza di consumatori con elevato reddito Alto costo del lavoro Esportazione Importazione

16 CRITICHE Focus sulla soddisfazione dei consumatori ricchi e sul bisogno di risparmiare lavoro Si limita al caso delle innovazioni «labour saving» Assume che l’innovazione provenga da un unico paese Pianificazione della produzione dei prodotti Non tiene conto delle PMI Profondi cambiamenti dell’ambiente internazionale

17 Teorie degli investimenti diretti all’estero
Concorrenza imperfetta Concorrenza perfetta -Teoria economico-industriale -Teoria della «internalizzazione dei mercati» -Paradigma eclettico -Teoria della rivalità oligopolistica Differenziali nei tassi di rendimento Diversificazione di portafoglio

18 Differenziali nei tassi di rendimento Diversificazione di portafoglio
Concorrenza perfetta Differenziali nei tassi di rendimento Diversificazione di portafoglio L’investimento diretto estero è il risultato di un processo di trasferimento dei capitali da paesi a basso tasso di redditività a paesi a redditività superiore. Un’impresa è presumibilmente guidata sia dalle aspettative di rendimento sia dal tentativo di abbassare la soglia di rischio.

19 Teoria economico-industriale (hymer)
Obiettivo Accrescere il proprio potere tramite l’aumento della quota di mercato Per raggiungere un tasso di rendimento del capitale investito maggiore rispetto a quello dei concorrenti Perché? Tramite la crezione e il mantenimento di barriere all’entrata che scoraggino i nuovi concorrenti Come?

20 Teoria economico-industriale (pt.2)
Conclusione L’IDE può avere luogo solo in presenza di imperfezioni del mercato tali da indurre l’impresa a sostituire la tradizionale via dell’esportazione con il tresferimento e la costituzione all’estero di attività produttive. Critica La teoria si limita a presupporre l’esistenza di vantaggi oligopolistici e a studiarne le modalità di sfruttamento, senza però porre attenzione ai processi di generazione di tali vantaggi né al vantaggio in sé che deriva all’impresa dall’essere internazionale.

21 DISTORSIONI DEI MERCATI
Teoria dell’internalizzazione dei mercati (Buckley-Casson e gli economisti della scuola di Reading) Gli oneri collegati allo svolgimento di una transazione variano a seconda che questa avvenga all’interno dell’organizzazione o fra due entità economiche indipendenti tra loro COSTI DI TRANSAZIONE STRUTTURALE DISTORSIONI DEI MERCATI (market failure) NATURALE Se i mercati sono fortemente imperfetti, la realizzazione di una transazione tra unità economiche indipendenti non è conveniente; dunque l’impresa può reputare conveniente optare per l’internalizzazione della transazione

22 Paradigma eclettico (John Dunning)
OWNERSHIP ADVANTAGES INTERNATIONAL ADVANTAGES LOCAL ADVANTAGES

23 Teoria della rivalità oligopolistica (Knickerbocker)
Le decisioni di investimento all’estero derivano dalla reazione strategica agli investimeni esteri realizzati dai concorrenti Follow the leader Exchange of threats Critiche Non vengono contemplate altre modalità di sviluppo internazionale oltre all’IDE Manca una spiegazione valida delle ragioni alla base del primo investimento

24 Scuola Giapponese Kojima e Ozawa, i quali hanno cercato di delineare le differenze tra i processi di investimento all’estero delle imprese giapponesi verso il sud-est asiatico rispetto all’espansione delle imprese statunitensi in Europa. L’analisi di questi studiosi si concentra sulle condizioni macroeconomiche e di politica econominca che influenzano le scelte di internazionalizzazione delle imprese.

25 Scuola giapponese (pt.2)
Necessità di trasferire all’estero produzioni al fine di sfruttare maggiormente le proprie risorse nel paese di destinazione Trasferimento all’estero di produzioni per le quali il paese di origine soffre di uno svantaggio competitivo Misure di politica economica

26 EXPORT IMPORT PROTEZIONISMO DAZI CONTINGENTI SUSSIDI BARRIERE NON
TARIFFARIE SUSSIDI DUMPING

27 TESI A SOSTEGNO IMPEDIRE SCONTRI INDIPENDENZA POLITICA
IMPRESE NASCENTI AUMENTO OCCUPAZIONE DIVERSA ALLOCAZIONE IPERPROTEZIONISMO SCARSA COMPETITIVITÀ ACCORDI COMMERCIALI

28 Grazie per l’attenzione!!!
VOTO… DIESCI!!!


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