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APPUNTI PER IL CORSO OPERATORE SOCIO SANITARIO 2005

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Presentazione sul tema: "APPUNTI PER IL CORSO OPERATORE SOCIO SANITARIO 2005"— Transcript della presentazione:

1 APPUNTI PER IL CORSO OPERATORE SOCIO SANITARIO 2005
AZIENDA REGIONALE A.S.L. 4 PRESIDIO OSPEDALIERO TORINO NORD EMERGENZA SAN GIOVANNI BOSCO Piazza del Donatore di Sangue 3 – TORINO APPUNTI PER IL CORSO OPERATORE SOCIO SANITARIO 2005 ICI Pani Loredana

2 COS’E’ L’ICI ? Nel 1959, in Inghilterra, vengono formate le prime infermiere addette al controllo delle infezioni (Infections Control Nurse) Nel 1985, la Circolare Ministeriale n°52 definisce l’Infermiere per il Controllo delle I.O. una “figura fondamentale”per il controllo delle I.O. e da indicazioni su quanti ICI devono essere presenti in un Ospedale in base al numero di posti letto (1 ICI/ 250 p.l.) Nel 1988 per la prima volta in Italia, è stato attivato a Torino, presso la scuola Infermieri Professionali “E.Nasi” dell’Ospedale Martini Nuovo, il corso di specializzazione per ICI.

3 PRINCIPI DI IGIENE Per Igiene, si intende il complesso delle norme riguardanti la pulizia e la cura della persona e degli ambienti. L’igiene nel suo significato più ampio o più semplice, mira a mantenere lo stato di salute dell’individuo e della collettività. Il mantenimento dello stato di salute passa attraverso la prevenzione dell’insorgenza e il diffondersi delle malattie. A questo scopo vanno individuati i fattori che favoriscono o riducono il diffondersi delle malattie.

4 Quali sono queste dimensioni?
IL CONCETTO DI SALUTE Salute non è semplicemente assenza di malattia ma la capacità di mantenere un equilibrio tra le varie “dimensioni” di un individuo. Quali sono queste dimensioni?

5 DIMENSIONE FISICA è la parte più tangibile perché riferita al funzionamento dell’organismo
DIMENSIONE PSICHICA cioè la capacità di costruire, elaborare e articolare il pensiero in modo coerente DIMENSIONE EMOTIVA cioè la capacità di gestire con equilibrio le emozioni

6 DIMENSIONE RELAZIONALE la capacità di interagire con gli altri individui
DIMENSIONE SPIRITUALE connessa al sistema di valori che caratterizza il modo di concepire l’esistenza DIMENSIONE SOCIALE importante e fortemente condizionante perché non si può ritenere e mantenere sano un individuo in un contesto sociale in cui sono presenti problemi sanitari, economici, politici, culturali, ambientali, etnici ecc.

7 Per poter prevenire in modo adeguato ed efficace è necessario conoscere la storia naturale della malattia 1) FASE INIZIALE L’esordio di una malattia può essere sintomatico o asintomatico Esempi di sintomo: febbre esantema (macchie, rossore, pustole sulla pelle) tosse ecc.

8 2) DECORSO Dopo una fase iniziale la malattia evolve e si manifesta con le sue caratteristiche tipiche in modo acuto, cioè immediato, veloce come ad esempio l’influenza o la salmonellosi, oppure in modo cronico cioè lentamente, subdolamente es. Epatite B, AIDS, BSE.

9 3) ESITO FINALE La conclusione della malattia può essere: la guarigione  la malattia ha fatto il suo corso e non ha lasciato sequele (es. Influenza) la cronicizzazione  la malattia non guarisce ma, anche se diminuiscono i sintomi, si hanno manifestazioni interne o esterne all’organismo che non guariscono (es. Epatite B, Epatite C, AIDS) la morte  spesso le malattie indipendentemente che abbiano un decorso lento o veloce, acuto o cronico, possono portare a morte.

10 LA PREVENZIONE ….. Fino alla prima metà del ‘900 le più importanti patologie erano soprattutto di ordine infettivo contagioso (colera, peste, tubercolosi, ecc)

11 Oggi sono più rilevanti le patologie di natura cronico/degenerativa, tra cui le malattie dell’apparato cardiovascolare (infarto cardiaco, ipertensione, arteriosclerosi, ecc.), le malattie neoplastiche (tumore o cancro) che possono colpire sia organi solidi ( polmone, intestino, ecc.) che non (sangue).

12 …..LA PREVENZIONE…. Anche se sono stati fatti notevoli passi avanti circa la conoscenza di tutte le patologie, alcune di esse, di rilevante impatto sociale, sono ancora al centro di molti studi poiché rimangono al loro riguardo numerosi punti oscuri (es. cancro, AIDS, ecc.).

13 …..LA PREVENZIONE…. Se pur con queste limitazioni, oggi, si possono prevenire anche malattie importanti ed anche mortali. L’intervento che viene effettuato è diverso a seconda della conoscenza che noi abbiamo della malattia e dal tipo di popolazione che andiamo ad informare.

14 …..LA PREVENZIONE…. PREVENZIONE PRIMARIA
Quando si interviene prima che la persona si ammali. Questa è la vera prevenzione. Le azioni possono essere rivolte su due fronti: 1) PROTEGGERE ED IRROBUSTIRE L’INDIVIDUO I punti cardine di questo tipo di prevenzione sono: a) i vaccini  con i quali si protegge l’individuo da alcune malattie conosciute(es. poliomielite, difterite, tetano, morbillo, epatite B, ecc.)

15 …..LA PREVENZIONE…. b) le condizioni igieniche ambientali: molto importante in questo caso l’attenzione verso: fognature, acquedotti ed il corretto smaltimento dei rifiuti solidi. Sono importanti interventi di prevenzione della salute pubblica anche quelli di bonifica di siti inquinati come alcuni insediamenti industriali (es. ETERNIT)

16 …..LA PREVENZIONE…. c)buona e corretta alimentazione: rispettare sia le condizioni igieniche degli alimenti che il loro apporto calorico può garantire un ostacolo al contrarre malattie d) l’igiene mentale: mantenere quella condizione di serenità che ci mette al riparo da stati di depressione o di estraniazione alla vita sociale che possono favorire l’abbassamento delle nostre difese immunitarie e quindi favorire l’insediamento di malattie organiche.

17 …..LA PREVENZIONE…. 2) ALLONTANARE LE FONTI O I RISCHI DI MALATTIA Tutte le volte che è possibile si devono allontanare le possibili fonti di contagio o i fattori di rischio che possono determinare una malattia. Se ciò non fosse possibile, si devono allontanare le persone dalle fonti inquinanti (es. la persona viene allontanata da lavorazioni nocive oppure viene evacuata una zona residenziale poiché vi è un pericolo grave di inquinamento ambientale)

18 PREVENZIONE SECONDARIA
…..LA PREVENZIONE…. PREVENZIONE SECONDARIA La prevenzione secondaria viene attuata spesso quando non è possibile mettere in atto la prevenzione primaria oppure le conoscenze sulla storia naturale della malattia non sono complete. La prevenzione secondaria può essere attuata ricercando piccoli segnali o indicatori di inizio di malattia.

19 …..LA PREVENZIONE…. La prevenzione secondaria si attua attraverso gli screening per patologie molto importanti quali: PAPTEST  tumori del collo dell’utero e annessi AUTOPALPAZIONE, MAMMOGRAFIA cancro della mammella ESAMI EMATICI PERIODICI  ipercolesterolemia, diabete,ecc. CONTROLLO DELLA PRESSIONE  ipertensione arteriosa SCREENING DURANTE LA GRAVIDANZA SCREENING ALLA NASCITA (es. fenilchetonuria)

20 …..LA PREVENZIONE PREVENZIONE TERZIARIA
Alcuni non riconoscono a questo tipo di intervento una vera e propria caratteristica di prevenzione, ma un indirizzo prevalentemente di riabilitazione. Certo è che tale attività può: minimizzare le complicanze: assunzione di farmaci ridurre la disabilita: ginnastica riabilitativa post-intervento minimizzare le sofferenze: interventi infermieristico/medico-chirurgici adattare l’utente a nuove condizioni: utilizzo di protesi

21 TRASMISSIONE DELLE MALATTIE INFETTIVE

22 LE COMPONENTI NECESSARIE PER LA TRASMISSIONE DELLE MALATTIE
INFETTIVE SONO: AGENTE AMBIENTE OSPITE

23 CHE COSA SI INTENDE PER:
AMBIENTE  Dove l’agente e l’ospite interagiscono L’ambiente è quella variabile che permette all’ospite e all’agente di incontrarsi e permette la trasmissione della malattia.

24 CHE COSA SI INTENDE PER:
OSPITE  La persona che “ospita” l’agente e può trasmetterlo L’uomo o l’animale che alberga in sé il microrganismo patogeno

25 AGENTE  Il microrganismo cioè la vera causa di malattia
CHE COSA SI INTENDE PER: AGENTE  Il microrganismo cioè la vera causa di malattia La maggior parte delle malattie trasmissibili all’uomo sono provocate da batteri e virus e molti di questi hanno l’uomo come unico ospite. Altri microrganismi sono invece patogeni anche per gli animali ed hanno come serbatoio animali domestici o selvatici.

26 AMBIENTE

27 L’AMBIENTE FISICO…… L’AMBIENTE NATURALE, CON LE SUE COMPONENTI PUÒ DIVENTARE CAUSA DI MALATTIA. ORA ANALIZZEREMO TALI COMPONENTI.

28 L’ARIA L’aria è l’elemento indispensabile alla vita. Pochi minuti senza respirare e si rischiano danni irreversibili e addirittura arrivare alla morte (es. annegamento, arresto respiratorio, ecc.) La composizione dell’aria è una miscela gassosa formata da: Azoto (N) 78% - Ossigeno (O) 21% - altri gas 1% Tale miscela si trova, con diverse percentuali in base all’altitudine, in tutta l’atmosfera che circonda la terra.

29 …..L’AMBIENTE FISICO…… Le funzioni principali dell’atmosfera sono:
fornire ossigeno indispensabile alla vita di tutti gli animali fornire Azoto e Carbonio per i microrganismi e le piante proteggere dalle radiazioni provenienti dallo spazio (radiazioni ionizzanti o raggi UV) stabilizzare la temperatura a livelli compatibili con la vita.

30 L’inquinamento atmosferico è sostanzialmente prodotto da due fonti:
fonti fisse insediamenti industriali e riscaldamenti urbani fonti mobili autoveicoli e mezzi in movimento. Le conseguenze, oltre ai problemi respiratori, sono la formazione di piogge acide e l’ inquinamento del suolo e delle acque.

31 …..L’AMBIENTE FISICO….. Per ciò che riguarda l’aria i parametri da conoscere sono: - la temperatura - l’umidità - la pressione - la velocità dell’aria

32 La temperatura normalmente diminuisce con l’altezza (1 grado Centigrado ogni 100 metri di altezza).
L’umidità esprime la quantità di vapore d’acqua che vi è nell’aria in un dato momento; questo valore espresso in percentuale.

33 La pressione si misura con il barometro e varia con l’altezza, le variazioni stagionali e meteorologiche. Questo ha particolare importanza per la diluizione degli agenti contaminanti perché le masse d’aria tendono a muoversi da zone di alta pressione verso zone di bassa pressione.

34 Il movimento dell’aria (i venti) è anch’esso molto importante agli effetti della diluizione degli agenti contaminanti. La rotazione della terra determina i prima istanza i venti a causa del trascinamento dell’aria. Ulteriore causa della formazione dei venti è il riscaldamento dell’aria all’equatore e la formazione di aria fredda ai poli.

35 …..L’AMBIENTE FISICO….. L’ACQUA
E’ la componente principale del nostro organismo (60%-80% del nostro peso). E’ la sostanza più abbondante e diffusa sulla terra. I depositi principali sono rappresentati dagli oceani, dai mari interni e dalle acque di superficie (laghi e fiumi). L’acqua è presente, in una certa quantità anche nell’aria; è determinante per la meteorologia e per la stessa vita sul nostro pianeta.

36 Il fabbisogno idrico nell’uomo adulto si può quantificare in circa2,5 litri/giorno. A questa quantità si deve aggiungere la quota di acqua per esigenze igienico-sociali (circa 200 litri/giorno) e per l’irrigazione delle campagne e il mantenimento degli allevamenti animali (circa 100 litri/giorno). L’approvvigionamento avviene con difficoltà poiché la maggior parte dell’acqua disponibile è salata (97%) ed il restante è formata, prevalentemente, dai ghiacciai (2,5%). Soltanto lo 0,5% è utilizzabile come potabile soprattutto da falde profonde molto spesso inquinate.

37 …..L’AMBIENTE FISICO….. RETE FOGNARIA
Si distinguono due tipi di fognature: statica e dinamica Fognatura statica (ferma) è costituita da pozzi neri, fosse biologiche che dovrebbero andare ad esaurimento; pericolo per il possibile inquinamento delle acque profonde. Fognatura dinamica (in movimento) è costituita da acque nere che vengono raccolte dalle abitazioni domestiche o collettive (es. caserme, ospedali, scuole, ecc.). Le acque bianche invece vengono raccolte dalle superfici scoperte come tetti, strade oppure dai “toretti” della città.

38 …..L’AMBIENTE FISICO….. IL SUOLO
In superficie ed al suo interno avvengono probabilmente, i più importanti processi per la vita dell’uomo e dell’ambiente. La maggior fonte di inquinamento di questa parte del nostro pianeta è rappresentata dai rifiuti solidi urbani, seguita ai liquidi che si producono, attraverso il deposito di rifiuti, e che penetrano nel sottosuolo inquinandolo in profondità. La quantità di rifiuti urbani prodotta annualmente in Italia è di oltre 26 milioni di tonnellate con valore medio di 450 Kg/abitante a cui bisogna aggiungere circa 35 milioni di tonnellate di rifiuti industriali.

39 …..L’AMBIENTE FISICO….. Tale quantità di rifiuti viene smaltita con vari metodi: 1) Discarica controllata purtroppo rappresenta una minoranza poiché sono soprattutto abusive con grave e pericoloso impatto ambientale. 2) Incenerimento negli anni sembrava aver risolto il problema dei rifiuti solidi, ma si è rivelato come un inceneritore potesse inquinare zone anche lontane dal sito, con la possibile produzione di forti inquinanti come la Diossina. 3) Compost E’ la trasformazione della frazione organica, dei rifiuti, in fertilizzante. Soluzione interessante ma spesso si rischia se la parte organica non è pura e sicura, di apportare sostanze dannose al terreno con rischi infettivi e chimici 4) Riciclaggio soprattutto di carta, plastica e vetro. 5) Scarico in mare Purtroppo è una pratica di uso comune, sicuramente dannosa,ne consegue un inquinamento delle acque e delle coste con riflussi a riva dei materiali non degradabili.

40 …..L’AMBIENTE FISICO….. IL CLIMA
Possiamo sintetizzare dicendo che è l’insieme delle condizioni atmosferiche che caratterizzano una regione. Ovviamente può variare molto a seconda della posizione geografica in cui ci si trova (nord, sud, altitudine, ecc.)

41 IL MICROCLIMA Il microclima viene definito come il complesso delle caratteristiche di un determinato ambiente confinato. Queste caratteristiche sono: - Fisiche (la temperatura, l’umidità,la pressione, la velocità dell’aria) - Chimiche (presenza di sostanze chimiche possibili inquinanti : solventi, amianto, fumo di sigaretta, attività di cucina) - Microbiologiche (presenza di microrganismi con possibilità di sviluppo di germi patogeni attraverso l’affollamento dei locali) - Illuminazione (può essere naturale, data dalle finestre che devono avere una superficie corrispondente ad 1/7 del pavimento; o artificiale attraverso lampade a fluorescenza o a incandescenza. L’intensità della luce deve essere rapportata all’attività delle persone presenti in quell’ambiente.

42 …..L’AMBIENTE FISICO….. FATTORI DI AUTODEPURAZIONE NATURALE (DISINFEZIONE NATURALE) Sono quelle condizioni ambientali ostili ai microrganismi che ne limitano lo sviluppo. Normalmente nell’ambiente esterno il microrganismo muore o se è in grado di sopravvivere, difficilmente si riproduce.

43 I fattori di autodepurazione sono:
- essiccamento  il microrganismo muore - diluizione  diminuzione della carica batterica - sedimentazione  minore quantità di germi sospesi nell’aria - raggi ultravioletti (componenti dei raggi solari) ottimi battericidi -antagonismo biologico  scarsa sopravvivenza di alcuni microrganismi rispetto ad altri

44 OSPITE

45 L’OSPITE L’ospite è la seconda componente necessaria per la trasmissione della malattia. L’ospite è l’uomo o l’animale che ha in se il microrganismo e può trasmetterlo ad un’altra persona o animale.

46 L’OSPITE L’ospite per essere in grado di ricevere, quindi di far penetrare, attecchire ( cioè il microrganismo trova un luogo dove stabilirsi) e moltiplicarsi (aumentare il suo numero) deve essere suscettibile.

47 L’OSPITE Per essere un ospite suscettibile occorre che la persona o l’animale agevoli tutte le fasi di sviluppo del microrganismo.

48 L’OSPITE La persona può ostacolare la penetrazione del microrganismo:
mantenendo la pelle curata e senza ferite, lavandosi bene le mani ogni volta che si contaminano; evitando luoghi affollati e chiusi adottando delle sane abitudini di vita (es. non bere, non fumare, non drogarsi, ecc.).

49 L’OSPITE L’attecchimento e lo sviluppo del microrganismo avvengono perché il nostro sistema immunitario è insufficiente per ostacolare i germi che possono essere molto forti o molto numerosi.

50 L’OSPITE Il nostro sistema immunitario è condizionato da molti fattori come la somministrazione di terapie immunodepressive (es. cortisone, antitumorali, ecc.); oppure dal nostro stato di nutrizione o protezione del nostro corpo nei confronti degli agenti esterni (si mangia poco, non è corretto l’apporto nutrizionale oppure il nostro abbigliamento non è adatto al clima in cui ci troviamo, cioè siamo poco, troppo o mal coperti)

51 L’OSPITE Tutte queste e altre condizioni fanno si che l’ospite, che normalmente viene a contatto con milioni di microrganismi senza che questi penetrino, si sviluppino e si moltiplichino, si trovi in condizioni favorevoli (ospite suscettibile) nei confronti di un determinato microrganismo e che l’incontro provochi la malattia.

52 L’OSPITE DIFESE DELL’OSPITE
Le difese che l’individuo mette in atto quando viene aggredito da germi patogeni sono sostanzialmente di due tipi: 1) difese aspecifiche (sono immediate e contro chiunque aggredisca) Di queste fanno parte la cute che, se integra, non permette il passaggio dei germi, alcune sostanze particolari che si trovano in alcuni organi (occhi, bocca, stomaco, ecc.) possono ostacolare la penetrazione e lo sviluppo.

53 DIFESE DELL’OSPITE 2) difese specifiche (sono normalmente più lente e specifiche su un tipo di germe) Questo tipo di protezione viene effettuata con i vaccini, oppure con la siero profilassi (somministrazione di anticorpi già formati).

54 L’AGENTE

55 L’AGENTE Generalità I microbi, germi, microrganismi, ecc. sono nomi generici che identificano organismi viventi di piccolissime dimensioni, molto semplici, costituiti da pochi elementi. Molti di questi microrganismi, una volta penetrati, possono moltiplicarsi e con le tossine prodotte danneggiare l’organismo che li ospita (ospite).

56 L’AGENTE La velocità con la quale possono manifestare la loro presenza spesso è dovuta alla loro qualità (germi molto forti  molto invasivi e patogeni) e alla loro quantità (carica microbica). I microbi che sono in grado di provocare malattie sono detti patogeni.

57 L’AGENTE Oltre ai germi patogeni, capaci di provocare malattie all’uomo, agli animali ed alle piante, esistono numerosi germi non patogeni che vivono sia nell’organismo umano che nell’ambiente. Alcuni di questi germi fanno parte della flora batterica dell’individuo e non solo sono utili ma addirittura indispensabili per l’equilibrio del metabolismo umano (formazione di vitamine, digestione alimentare,ecc.).

58 L’AGENTE Questa distinzione netta, tra germi patogeni e batteri facenti parte della flora batterica non è sempre assoluta. Alcuni germi presenti sulle mucose (intestino, bocca, vagina, ecc.) e sulla pelle, possono, in particolari circostanze (paziente ricoverato in Ospedale, paziente sottoposto ad intervento chirurgico, ricoverato in reparti a rischio come la rianimazione, in terapia con farmaci particolari) possono “incattivirsi” (virulentarsi) per rottura dell’equilibrio del sistema e provocare la malattia. Questi germi vengono detti opportunisti.

59 CATENA EPIDEMIOLOGICA

60 LA CATENA EPIDEMIOLOGICA
La catena epidemiologica rappresenta quella serie di eventi concatenati che permettono la trasmissione del germe tra:  un ospite suscettibile che si è ammalato di una malattia infettiva e contagiosa e  un altro ospite suscettibile

61 LA CATENA EPIDEMIOLOGICA
La trasmissione può avvenire Direttamente cioè senza intermediari Es. baci, rapporti sessuali

62 LA CATENA EPIDEMIOLOGICA
Indirettamente mediante veicoli (componenti inanimate) mediante vettori (componenti animate).

63 LA CATENA EPIDEMIOLOGICA
L’infezione rappresenta il risultato della penetrazione nell’organismo di un agente patogeno. Le conseguenze della “lotta” tra l’agente infettivo e le difese dell’organismo ospite possono essere molto variabili.

64 LA CATENA EPIDEMIOLOGICA
Nella maggior parte dei casi non si ha sviluppo di malattia. In altre situazioni si verifica una condizione patologica lieve e con leggeri sintomi. In altri casi vi può essere lo sviluppo di una malattia conclamata con segni e sintomi importanti.

65 LA CATENA EPIDEMIOLOGICA
Questa continua e costante variabilità è dovuta principalmente alla diversa rispondenza che ogni singolo individuo ha verso un attacco di un agente esterno.

66 LA CATENA EPIDEMIOLOGICA
Nella trasmissione delle malattie infettive le variabili che vengono considerate sono: qualità e quantità del germe (tipologia e carica microbica) stato di benessere dell’individuo condizioni ambientali

67 LA CATENA EPIDEMIOLOGICA
La trasmissione di un agente infettivo implica il riconoscimento di un punto di partenza della catena degli eventi che portano all’insorgere della malattia infettiva. Tale punto viene definito: SERBATOIO DI INFEZIONE SORGENTE O FONTE DI INFEZIONE

68 LA CATENA EPIDEMIOLOGICA
SERBATOIO DI INFEZIONE E’ l’uomo o l’animale, dove il microrganismo vive e si moltiplica e può essere trasmesso ad altro uomo o animale. In alcuni casi è l’ambiente con la presenza di germi molto resistenti(es. spore del tetano). Se il microrganismo crea nell’individuo solo le condizioni di serbatoio di malattia si dice che l’evento non è contagioso poiché il germe non può essere trasmesso ad un altro ospite per vie naturali.

69 LA CATENA EPIDEMIOLOGICA
SORGENTE DI INFEZIONE L’uomo o l’animale che ospitano il germe e che possono eliminarlo all’esterno. Molto spesso, sorgente e serbatoio coincidono. L’eliminazione all’esterno di un germe patogeno da parte di un ospite infetto è indispensabile per la trasmissione della malattia

70 VIE DI ELIMINAZIONE VIA RESPIRATORIA
i microrganismi vengono eliminati sotto forma di goccioline attraverso la respirazione, la tosse , gli starnuti, ecc. (influenza, raffreddore, pertosse, TB polmonare, meningite, ecc.) VIA INTESTINALE Con le feci vengono eliminati germi patogeni (vibrione del colera, virus della poliomielite, virus dell’epatite A, ecc.) VIA GENITO-URINARIA l’eliminazione di agenti patogeni attraverso le urine non rappresenta un evento molto frequente (es. TB renale). Le secrezioni degli organi genitali possono dar luogo a malattie a trasmissione sessuale (es. sifilide, AIDS, Epatite C, ecc.)

71 VIE DI ELIMINAZIONE VIA CUTANEA
i germi vengono eliminati attraverso le lesioni cutanee presenti durante le malattie esantematiche (es. varicella), micosi cutanee o da lesioni profonde che fistolizzano all’esterno (es. pus) VIA PLACENTARE Attraverso questa via di eliminazione la madre affetta da una malattia infettiva la trasmette all’embrione (es. rosolia, toxoplasmosi, ecc.)

72 VIE DI PENETRAZIONE VIA CUTANEA
La cute se integra costituisce un naturale e valida barriera all’ingresso dei microrganismi. L’ingresso può avvenire attraverso le lesioni, le punture degli insetti, il morso o il graffio di animale VIA MUCOSA Le mucose delle vie respiratorie, apparato digerente, apparato genito-urinario, congiuntiva, ecc. costituiscono la principale porta d’ingresso per germi patogeni poiché sono particolarmente vulnerabili, anche se dotate di alcuni fattori di difesa. VIA PLACENTARE Dall’organismo materno a quello fetale attraverso la placenta

73 PERIODO DI INCUBAZIONE
E’ l’intervallo di tempo che intercorre tra il contatto con un agente infettivo e la comparsa del primo segno o sintomo di malattia infettiva Corrisponde al tempo necessario perché il germe penetri, attecchisca e si moltiplichi fino al momento in cui il suo numero è sufficiente a produrre segni o sintomi

74 PERIODO DI INCUBAZIONE
La durata del periodo di incubazione varia in relazione a: Carica microbica = più germi ci sono e più velocemente si sviluppano Virulenza del germe = più il germe è “cattivo” cioè virulento più velocemente c’è sviluppo di malattia Risposta immunitaria dell’ospite = più le difese sono deboli e più si creano le condizioni ideali per lo sviluppo del germe

75 LE DIFESE DELL’OSPITE Possono essere di due tipi: DIFESE ASPECIFICHE
sono dei meccanismi attivi verso una vasta gamma di microrganismi DIFESE SPECIFICHE sono dei meccanismi attivi verso specifici microrganismi

76 DIFESE ASPECIFICHE Sono identificabili in: CUTE E MUCOSE
quando queste barriere anatomiche sono integre rappresentano la prima difesa dell’organismo SECREZIONI alcuni organi producono sostanze in grado di ostacolare la penetrazione dei germi (es. lisozima presente nelle lacrime, acido cloridrico presente nei succhi gastrici)

77 DIFESE ASPECIFICHE ANTAGONISMO BIOLOGICO
Meccanismo di difesa messo in atto dalla flora batterica presente in molti organi (es. cute, rinofaringe, genitali, intestino) che in uno stato di equilibrio si oppone alla presenza di germi patogeni. RISPOSTA INFIAMMATORIA In caso di piccole ferite con punte o taglienti, o escoriazioni della cute, l’organismo mette in atto delle difese locali. L’aumento della temperatura locale o la presenza di gonfiore della parte dimostrano la presenza di una attività di difesa da parte dell’ospite nei confronti di microrganismi invasori

78 DIFESE SPECIFICHE Il meccanismo di difesa specifico si basa su un sistema di riconoscimento del germe da parte del sistema immunitario dell’ospite. Il sistema immunitario riconosce parti del germe ANTIGENI e produce nei loro confronti degli ANTICORPI

79 Questo tipo di difesa può essere:
ATTIVA  l’ospite produce da sé gli anticorpi attraverso il sistema immunitario A sua volta questa difesa attiva può essere NATURALE  l’ospite si ammala e forma anticorpi specifici contro il microrganismo responsabile di quella malattia ARTIFICIALE  (VACCINI) non si verifica la malattia ma si induce l’organismo dell’ospite a formare anticorpi specifici introducendo parti del microrganismo o esso stesso ucciso o attenuato. Solo per le malattie per cui è disponibile il vaccino.

80 Questo tipo di difesa può essere:
PASSIVA  l’ospite assume anticorpi già formati A sua volta questa difesa passiva può essere NATURALE  durante la gravidanza il bambino assume passivamente gli anticorpi della madre ARTIFICIALE  assunzione di anticorpi già formati in casi di emergenza (epatite B, tetano, ecc)

81 LE INFEZIONI OSPEDALIERE

82 LE INFEZIONI OSPEDALIERE
Per essere tali devono avere le seguenti caratteristiche: Insorgere durante il ricovero in Ospedale Non essere manifeste al momento del ricovero Non essere in incubazione al momento del ricovero Insorgere anche dopo le dimissioni dall’ospedale

83 LE INFEZIONI OSPEDALIERE
Nel F. Nightingale pioniera della professione infermieristica diceva che “…. la più grande umiliazione per un Ospedale è essere all’origine di una malattia infettiva o vedere l’infezione propagarsi.”

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85 LE INFEZIONI OSPEDALIERE
Nello stesso periodo un chirurgo di nome Semmelweis notò che se i colleghi si fossero lavati le mani, passando dal tavolo autoptico alla sala parto, sarebbero morte meno partorienti.

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87 LE INFEZIONI OSPEDALIERE
Nel 1940 circa vi fu la scoperta dei farmaci considerati miracolosi: gli antibiotici.

88 LE INFEZIONI OSPEDALIERE
Arrivando ai giorni nostri, nel 1983 in Italia da parte dell’Istituto Superiore di Sanità (il più importante organo tecnico-scientifico del Servizio Sanitario Nazionale) con uno studio sulle I.O., descrisse la situazione di 143 Ospedali pubblici, studiando pazienti

89 LE INFEZIONI OSPEDALIERE
Dallo studio emerse che il 19,3% dei pazienti esaminati soffrivano di un’infezione e tra questi il 6,8% si trattava di infezioni ospedaliere mentre il restante 12,5% di infezioni comunitarie

90 LE INFEZIONI OSPEDALIERE
La più alta percentuale di I.O. è stata riscontrata nei reparti di: Terapia intensiva (es. rianimazione, centri trapianto, ecc.) Geriatria Chirurgia Ortopedia

91 LE INFEZIONI OSPEDALIERE
Le localizzazioni più diffuse sono: Urinarie (IVU) circa il 40% Respiratorie circa il 15% Ferita chirurgica (ISS) circa il 15% Batteriemie (infezioni del sangue)circa il 5% Piaghe da decubito circa il 5%

92 LE INFEZIONI OSPEDALIERE
Se si affronta il discorso in termini di costi, l’indagine citata, ha reso evidente che ogni anno in Italia pazienti ricoverati contraggono una I.O. Il costo di queste I.O. si aggira sui 500 milioni di euro all’anno in termini di: Degenza supplementare Farmaci, interventi aggiuntivi, personale, ecc.

93 LE INFEZIONI OSPEDALIERE
Secondo recenti stime, elaborate sulla base di esperimenti statunitensi, sarebbe possibile ottenere in Italia la riduzione delle infezioni secondo il seguente prospetto: Inf. vie urinarie % Inf. ferita chirurgica - 30% Inf. respiratorie - 20% Batteriemie %

94 LE INFEZIONI OSPEDALIERE
La riduzione sarebbe possibile adottando semplici misure di controllo della diffusione come ad esempio il corretto lavaggio delle mani

95 LE INFEZIONI OSPEDALIERE
Il controllo delle infezioni ospedaliere si può attuare attraverso: Corrette procedure assistenziali Disinfezione/sterilizzazione Buon uso degli antibiotici Isolamenti Educazione sanitaria

96 LA DISINFEZIONE

97 LA DISINFEZIONE La disinfezione è l’insieme delle misure attuate al fine di ridurre a livello di “sicurezza” il numero di microrganismi presenti su una superficie o nell’ambiente. Si parla di DISINFEZIONE se queste misure vengono attuate su una superficie o su uno strumento; si parla di ANTISEPSI se le stesse vengono effettuate su un tessuto vivente (es. la cute)

98 LA DISINFEZIONE La disinfezione può essere distinta in tre diversi livelli: DISINFEZIONE A BASSO LIVELLO: consente di eliminare un consistente numero di batteri, alcuni virus e alcuni miceti. Non è però in sufficiente a garantire l’eliminazione di batteri particolarmente resistenti. DISINFEZIONE DI MEDIO LIVELLO: con essa si riesce ad eliminare un numero ancora maggiore di batteri, la maggior parte dei virus e dei miceti. DISINFEZIONE AD ALTO LIVELLO: permette di ridurre ad una percentuale molto bassa la presenza di batteri. Molto bassa, ma non a zero perché le spore resistono

99 LA DISINFEZIONE Il risultato del processo di disinfezione si ottiene attraverso l’uso di sostanze chimiche i DISINFETTANTI e gli ANTISETTICI

100 I DISINFETTANTI DISINFETTANTE = sostanza ad azione germicida destinata ad essere utilizzata su materiali o oggetti ANTISETTICO = sostanza ad azione germicida caratterizzata da bassa tossicità e da assenza di effetti irritanti indicata per l’applicazione su tessuti viventi

101 USO DEI DISINFETTANTI Nessun disinfettante può essere efficace se impiegato su materiali oppure oggetti non puliti. La sporcizia protegge i microrganismi impedendo al disinfettante di raggiungerli e di svolgere la sua azione. Le soluzione acquose di disinfettante ed in misura minore anche quelle alcoliche possono essere contaminate da microrganismi.

102 USO DEI DISINFETTANTI 3) I contenitori dei disinfettanti devono essere etichettati. L’etichetta deve riportare il nome del disinfettante, la concentrazione, l’uso cui è destinato, la data di preparazione, la data di scadenza del flacone chiuso ed uno spazio dove segnare la data di scadenza una volta aperta la confezione. 4) Si devono evitare operazioni di TRAVASO dei disinfettanti in altri contenitori, inoltre evitare il RABBOCCO.

103 USO DEI DISINFETTANTI 5) Tutti i disinfettanti, se usati in modo improprio rispetto alle indicazioni d’uso, possono determinare effetti indesiderati, di tossicità sul paziente e/o sull’operatore e danni più o meno rilevanti sui materiali. 6) Usare flaconi di piccole dimensioni, di capacità inferiore a 500 ml e forniti di dosatore (dispenser, nebulizzatore, ecc.)

104 USO DEI DISINFETTANTI 7) Richiudere il flacone immediatamente dopo l’uso e conservarlo tappato (non usare tappi di sughero o di cotone). 8) I disinfettanti, in particolare se in soluzione acquosa, devono essere utilizzati entro 7-10 giorni dall’apertura del flacone.

105 USO DEI DISINFETTANTI 9) L’operatore durante l’uso dei disinfettanti, deve evitare che l’apertura del flacone venga a contatto diretto con le mani o con qualsiasi materiale (cotone, garze, cute o mucose del paziente) 10) Se vi fosse una fuoriuscita di un certa quantità di soluzione che cola lungo il flacone è necessario asciugarlo immediatamente. 11) La conservazione dei disinfettanti deve avvenire lontano da fonti di calore e dalla luce.

106 FATTORI CHE CONDIZIONANO L’ATTIVITA’ DEL DISINFETTANTE/ANTISETTICO
LA CONCENTRAZIONE D’USO (il prodotto deve essere usato con le concentrazioni che il ,produttore indica poiché soluzioni diverse possono essere inefficaci o addirittura dannose) IL TEMPO DI CONTATTO ( occorre che il disinfettante abbia il tempo di agire. A seconda del prodotto i tempi possono variare da 30 secondi ad alcune ore) LA CARICA MICROBICA (l’efficacia dell’azione del disinfettante è inversamente proporzionale alla quantità di germi presenti) LA SPECIE MICROBICA (alcune specie batteriche sono più resistenti delle altre all’azione del disinfettante es. TBC, spore di Clostridium Difficile, ecc.)

107 FATTORI CHE CONDIZIONANO L’ATTIVITA’ DEL DISINFETTANTE/ANTISETTICO
LA TEMPERATURA D’USO (seguire le istruzioni sull’etichetta; normalmente la temperatura di utilizzo è quella ambientale. In alcuni casi vi sono specifiche indicazioni su quando e come utilizzare con altre temperature) LA NATURA DEL MATERIALE DA TRATTARE ( certamente una superficie liscia è più facilmente disinfettante rispetto alla presenza di anfratti, rientranze o nicchie) LA PRESENZA DI SOSTANZE INATTIVANTI (oltre ai germi, la soluzione disinfettante può venire alterata e quindi resa meno efficace dalla presenza di saponi o dalla durezza dell’acqua)

108 QUALE DISINFEZIONE PER QUALI MATERIALI
Decidere che tipo di disinfezione effettuare e quali sostanze usare dipende dalla criticità del materiale che deve essere trattato. Per criticità si intende la potenzialità di un materiale, se non correttamente trattato, di favorire la diffusione di microrganismi. Tale potenzialità può essere maggiore o minore in relazione all’uso a cui è destinato il materiale

109 IL LAVAGGIO DELLE MANI Per igiene delle mani si intende un insieme di azioni che hanno l’obiettivo di rimuovere, ridurre o distruggere i microrganismi presenti sulla cute delle mani. Comprende il lavaggio sociale, con antisettico, l’antisepsi alcolica (frizione) e il lavaggio chirurgico.

110 CATEGORIE DI EVIDENZA Nella dispensa in alcuni casi è riportato il livello di evidenza scientifica delle raccomandazioni, secondo la classificazione proposta dai CDC (1998) CATEGORIE INDICAZIONI I A Misure fortemente raccomandate per tutti gli ospedali e sostenute da studi sperimentali ed epidemiologici ben disegnati I B Misure fortemente raccomandate per tutti gli ospedali e considerate efficaci da esperti nel settore e dall’Hospital Infection Control Practices Advisory Committee (HICPAC) I C Misure richieste da leggi II Misure suggerite per l’adozione in molti ospedali. Tali raccomandazioni sono sostenute da studi clinici o epidemiologici, da un forte razionale teorico o da studi definitivi applicabili ad alcuni, ma non a tutti gli ospedali QUESTIONE IRRISOLTA

111 TIPOLOGIA OBIETTIVO PROCEDURA
LAVAGGIO SOCIALE Eliminare lo sporco visibile e rimuovere la flora transitoria* Energico sfregamento di tutte le superfici cutanee delle mani con un normale sapone, seguito dal risciacquo sotto un getto d’acqua (rimozione meccanica dei microrganismi) LAVAGGIO ANTISETTICO Rimuovere, distruggere la flora transitoria* e ridurre quella residente** rendendola innocua Utilizzo di sapone antisettico o soluzione detergente che contiene un antisettico. ANTISEPSI ALCOLICA (frizione) Distruggere la flora transitoria * (o inibirne la crescita). Sfregamento di tutte le superfici cutanee delle mani con una piccola quantità di soluzione antisettica alcolica, fino all’evaporazione della stessa, senza utilizzo di sapone e acqua corrente. L’antisepsi alcolica non va eseguita in presenza di sporco visibile sulle mani. LAVAGGIO CHIRURGICO Rimuovere, distruggere la flora transitoria* e di ridurre quella residente** Utilizzo di soluzione antisettica garantendo un certo tempo di contatto del prodotto disinfettante FLORA TRANSITORIA = Costituita da microrganismi contaminanti (es. Escherichia coli, Pseudomonas aeruginosa, Serratia spp.)che tendono a non moltiplicarsi sulla cute. Questi batteri possono essere dotati di elevata patogenicità e sono causa della maggior parte delle infezioni ospedaliere. La flora transitoria si rimuove facilmente con l’adozione di un corretto lavaggio delle mani. ** FLORA RESIDENTE = Composta da organismi normalmente presenti sulla cute (es. Staphylococcus aureus, Stafilococchi coagulasi negativi, Acinetobacter spp, Microcuccus spp). Possiede basso potenziale patogeno, a meno che non sia introdotta nell’organismo attraverso traumi o dispositivi medici (es. cateteri venosi). La flora residente, proprio perché tale, è difficile da rimuovere mediante frizione meccanica

112 LAVAGGIO SOCIALE Perché
Allontana lo sporco e la flora transitoria (Pseudomonas, Escherichia coli, Salmonella) ma non la flora residente Evita che le mani degli operatori rappresentino un veicolo d’infezione Cosa Acqua e detergente Come Inumidire con acqua tiepida le mani, versare il detergente sulle mani e sui polsi Insaponare palmo, dorso e spazi interdigitali Frizionare energicamente le superfici insaponate per circa 1minuto Sciacquare sotto acqua corrente Asciugare le mani con salviette di carta monouso utilizzando la stessa anche per la chiusura del rubinetto Quando Tutte le volte che lo si ritiene necessario Prima e dopo la distribuzione e somministrazione farmaci Prima e dopo aver effettuato procedure pulite e non invasive Inizio e fine turno Tra un paziente e l’altro Dopo l’uso dei servizi igienici Dopo aver rimosso i guanti Dopo aver rimosso padelle e pappagalli Dopo aver rifatto i letti Dove In tutti i lavandini dove sia presente il detergente Criticità Se non viene rispettata la corretta gestione del prodotto detergente, il detergente stesso può essere contaminato, producendo così una colonizzazione delle mani del personale con bacilli gram-negativi

113 LAVAGGIO ANTISETTICO Perché
Distrugge rapidamente la flora transitoria e riduce la carica della flora residente [Staphilococco aureo, Bacilli gram negativi, lieviti (molti operatori sanitari sono portatori)] Cosa Acqua e soluzione detergente – antisettica (clorexidina, iodopovidone) Come Inumidire con acqua tiepida, versare soluzione antisettica sulle mani e sui polsi Insaponare distribuendo uniformemente la soluzione antisettica sulle mani e sui polsi partendo dalla zona periungueale, ponendo particolare attenzione agli spazi interdigitali per circa 2 minuti Risciacquare accuratamente sotto acqua corrente Asciugare accuratamente con salviette di carta monouso utilizzando la stessa anche per la chiusura del rubinetto. Quando Prima di indossare e dopo la rimozione di guanti sterili (Cat. IB) Prima di eseguire procedure invasive o comunque manovre che richiedono una procedura asettica (es: cateterismo vescicale, inserimento di cateteri venosi, prelievi per esami culturali, punture esplorative,ecc.) (Cat. IB) Se si opera in unità operative ad alto rischio (terapia intensiva, sala operatoria) Dopo il contatto con oggetti posti nelle immediate vicinanze del paziente (II) Dopo il contatto accidentale con liquidi biologici (Cat.IA) Dopo l’assistenza a pazienti in isolamento Dove Nei lavandini in cui sia stato previsto il detergente-antisettico ATTENZIONE: nel vuota vasi l’antisettico deve essere utilizzato in caso di contaminazioni da materiale biologico, NON per il lavaggio mani prima di pratiche asettiche.

114 ANTISEPSI ALCOLICA Perché
Distrugge rapidamente la flora transitoria e riduce la carica della flora residente [Staphilococco aureo, Bacilli gram negativi, lieviti (molti operatori sanitari sono portatori)] Evita che le mani degli operatori rappresentino un veicolo d’infezione Cosa Soluzione idroalcolica Come Prelevare una dose di antisettico (3-5 ml) Distribuire il prodotto prelevato su entrambe le mani Frizionare dita, spazi interdigitali, palmo della mano e polsi fino a completa evaporazione del prodotto Quando Non deve essere utilizzata in caso di mani visibilmente sporche o contaminate Prima di eseguire procedure invasive o comunque manovre che richiedono una procedura asettica (es: medicazione chirurgica o CVC, prelievi per esami culturali, prelievo di urocoltura da catetere vescicale, prelievi per emocolture, ecc.) Se si opera in unità operative ad alto rischio (terapia intensiva, sala operatoria) Dopo il contatto con oggetti contaminati Durante l’assistenza a pazienti in isolamento Tra un paziente e l’altro Prima di indossare e dopo la rimozione di guanti sterili Dove Flacone 500 ml sui carrelli (medicazione, prelievi, ecc), banchi di lavoro Flacone 50 o 100 ml individuale Criticità Ridotta attività residua Odore non sempre gradito agli operatori Il volume ideale può variare a seconda delle formulazioni.

115 LAVAGGIO PRE-OPERATORIO
Perché Permette l’eliminazione della flora transitoria da unghie, mani e avambracci Riduce al massimo la flora residente, ne rallenta per un lungo periodo lo sviluppo Evita che le mani degli operatori rappresentino un veicolo d’infezione Cosa Acqua e soluzione detergente - antisettica: Clorexidina, Iodopovidone Come La descrizione dettagliata della procedura si trova nella dispensa a pagina 11 Quando Prima dell’intervento chirurgico Dove Nel blocco operatorio ATTENZIONE: tra un intervento e l’altro ed in caso di rottura dei guanti, il lavaggio delle mani va ripetuto con le stesse modalità e tempi del lavaggio antisettico

116 RACCOMANDAZIONI  Lavare le mani con detergente e con un antisettico e acqua quando le mani sono visibilmente sporche o contaminate con materiale organico (Cat. IA) Usare una soluzione su base alcolica da strofinare sulle mani per la decontaminazione e in tutte le altre situazioni cliniche se le mani non sono visibilmente sporche : vedere procedura ANTISEPSI ALCOLICA (Cat IA) Monitorare l’adesione degli operatori sanitari alle pratiche di igiene delle mani raccomandate (Cat IA) Nell’antisepsi chirurgica delle mani NON vanno indossati anelli, bracciali, orologi, ed altri oggetti che possono veicolare i germi (Cat II) Le unghie devono essere corte, pulite, senza smalto (Cat II) Non indossare unghie artificiali o allungate quando si è a diretto contatto con pazienti ad alto rischio es: rianimazione, camere operatorie (Cat. IA) Mantenere integra la cute delle mani utilizzando creme emollienti(Cat. IA) Sono da evitare asciugamani in cotone in comune o multiuso in quanto occorre evitare proliferazione di germi sul panno umido (Cat II) Nel caso insorgano fenomeni di sensibilizzazione e di allergie a detergenti e disinfettanti è consigliato contattare il Servizio di Medicina Preventiva

117 BREVI CENNI SUL RISCHIO CHIMICO
ICI Loredana Pani

118 Molte sostanze di uso sanitario (solventi, reagenti di laboratorio, liquidi di sviluppo e fissaggio delle lastre radiografiche, farmaci e disinfettanti) sono potenzialmente tossiche. Il meccanismo più frequente di contaminazione è l’inalazione seguita a distanza, dal contatto diretto della sostanza con cute e mucose. ICI Loredana Pani

119 Gli incidenti diminuiscono se vengono usate cappe e sistemi di aspirazione, se si utilizzano sistemi chiusi di eliminazione dei liquidi dai processi lavorativi, con raccolta finale in contenitori a tenuta o con l’utilizzo di impianti centralizzati di raccolta ICI Loredana Pani

120 IMPORTANZA DELL’ETICHETTA
Secondo la normativa, ogni imballaggio di sostanza o preparato pericoloso deve essere munito di etichetta che permetta l’identificazione rapida dei pericoli associati alla presenza e all’uso del prodotto. ICI Loredana Pani

121 ETICHETTA Sull’etichetta devono essere presenti, in caratteri leggibili ed indelebili tra le altre informazioni anche: Simboli e indicazioni di pericolo (stampa in nero su fondo giallo-arancione) Le frasi di rischio (frasi R) I consigli di prudenza (frasi S) ICI Loredana Pani

122 SIMBOLI E INDICAZIONI DI PERICOLO (STAMPA IN NERO SU FONDO GIALLO-ARANCIONE)
CORROSIVO MOLTO TOSSICO ESPLOSIVO NOCIVO ICI Loredana Pani

123 LE FRASI DI RISCHIO (FRASI R)
Le frasi di rischio descrivono in forma sintetica i rischi potenziali associati all’impiego della sostanza. Le frasi di rischio sono identificabili con la lettera R

124 ESEMPI DI FRASI DI RISCHIO
R1 Esplosivo allo stato secco. R2 Rischio di esplosione per urto, sfregamento, fuoco o altre sorgenti d'ignizione. R3 Elevato rischio di esplosione per urto, sfregamento, fuoco o altre sorgenti d'ignizione. R4 Forma composti metallici esplosivi molto sensibili. R5 Pericolo di esplosione per riscaldamento. R6 Esplosivo a contatto o senza contatto con l'aria. R7 Può provocare un incendio. R8 Può provocare l'accensione di materie combustibili. R9 Esplosivo in miscela con materie combustibili. R10 Infiammabile. R11 Facilmente infiammabile.

125 I CONSIGLI DI PRUDENZA (FRASI S)
I consigli di prudenza descrivono le comuni norme di sicurezza da adottare per rendere minimi i rischi I consigli di prudenza sono identificabili con la lettera S

126 ESEMPI DI CONSIGLI DI PRUDENZA
S 1 Conservare sotto chiave. S 2 Conservare fuori della portata dei bambini. S 3 Conservare in luogo fresco. S 4 Conservare lontano da locali di abitazione. S 5 Conservare sotto (liquido appropriato da indicarsi da parte del fabbricante). S 6 Conservare sotto (gas inerte da indicarsi da parte del fabbricante). S 7 Conservare il recipiente ben chiuso. S 8 Conservare al riparo dall'umidità. S 9 Conservare il recipiente in luogo ben ventilato.

127 IL RISCHIO FISICO E’ costituito essenzialmente dal rischio da radiazioni ionizzanti In ospedale le radiazioni possono: Essere prodotte mediante apposite apparecchiature che generano raggi X usate in Radiologia (radiografie, TAC, ecc.), in Chirurgia e/o Ambulatori (scopie, intensificatori di brillanza, ecc.) o in Radioterapia. essere emesse dal decadimento di sostanze radioattive (Cobalto, Cesio, Iodio, ecc.)

128 Apparecchi generatori di radiazione: costituiscono un rischio solo durante il loro effettivo funzionamento in quanto ad apparecchio spento non vi è emissione di radiazioni. Il rischio principale è dato dal fascio primario emesso dall’apparecchio in una precisa direzione. Durante il funzionamento sono presenti altri tipi di rischio: La radiazione diffusa  che si origina negli oggetti, nei corpi e nelle pareti investite dal fascio primario. La radiazione di fuga  emessa dall’apparecchio stesso in direzioni diverse da quelle del fascio primario

129 PROTEZIONE DALLE RADIAZIONI
Obblighi dei lavoratori: Indossare il dosimetro personale Sottoporsi agli accertamenti preventivi Seguire le norme interne di sicurezza e protezione Usare i DPI (indumenti protettivi piombati) Il personale femminile ha l’obbligo di segnalare il proprio stato di gravidanza appena ne venga a conoscenza

130 USO DEI DPI

131 Secondo quanto previsto dall’art
Secondo quanto previsto dall’art. 40 del DLG 626/94, si intende per dispositivo di protezione individuale (DPI) “qualsiasi attrezzatura destinata ad essere indossata dal lavoratore allo scopo di proteggerlo contro uno o più rischi suscettibili di minacciarne la sicurezza o la salute durante il lavoro, nonché ogni complemento o accessorio destinato a tale scopo”. Tali dispositivi dovranno, in ogni caso, essere conformi alle norme di cui al DLG 4 Dicembre 1992 n. 475. L’uso dei DPI è obbligatorio quando è prevedibile un rischio correlato all’attività che si sta per svolgere.

132 GLI INDUMENTI DI LAVORO ORDINARI NON SONO CONSIDERATI DPI

133 Secondo quanto previsto dall’art
Secondo quanto previsto dall’art. 44 del DLG 626/94 il lavoratore ha l’obbligo di: Utilizzare i DPI a sua disposizione conformemente all’informazione e formazione ricevute relativamente ai protocolli di utilizzo del dispositivi stessi Avere cura dei DPI messi a sua disposizione Non apportare nessuna modifica di propria iniziativa Segnalare immediatamente al Dirigente o al Preposto qualsiasi difetto o inconveniente da egli rilevato nei DPI messi a sua disposizione.

134 TIPOLOGIE GUANTI DISPOSITIVI DI PROTEZIONE RESPIRATORIA CAMICI
OCCHIALI, VISIERE , SCHERMI PROTETTIVI

135 GUANTI L’utilizzo dei guanti rappresenta un momento fondamentale per la riduzione del rischio di contaminazione da contatto con materiale biologico potenzialmente infetto. Gli stessi presidi non assicurano, comunque, una protezione dagli incidenti occupazionali causati da pungenti e /o taglienti.

136 Occorre tener conto che devono essere utilizzati per opportune manovre, ed in situazioni di sicurezza senza trascurare le elementari norme igieniche durante il loro utilizzo (lavaggio delle mani prima e dopo il loro uso, divieto assoluto di toccare altri oggetti durante il loro utilizzo).

137 Lo smaltimento di questi presidi può avvenire o nei rifiuti assimilati agli urbani, se non visibilmente contaminati da liquidi biologici o se ciò capitasse vengono smaltiti nei contenitori dei rifiuti pericolosi. Dall’uso dei guanti possono derivare fenomeni di tipo allergico, facilmente risolvibili con la sostituzione del materiale che costituisce il guanto.

138 CARATTERISTICHE DEI GUANTI:
Buona vestibilità Conservazione della sensibilità tattile Resistenza alla trazione Assenza di microporosità; Scarse o assenti potenzialità allergiche Minima lubrificazione Assenza di odori sgradevoli Mantenimento nel tempo di colore,forma, resistenza Taglie S – M – L oppure dalla 6 alla 9 con misure intermedie.

139 PERCHÈ USARLI Per evitare la contaminazione delle mani dell’operatore da parte di materiale o pazienti infetti. Per evitare la contaminazione del paziente da parte dell’operatore durante pratiche assistenziali a rischio Per evitare che le mani contaminate dell’operatore possano trasmettere microrganismi da un paziente ad un altro

140 QUANDO USARLI Guanti sterili
Manovre assistenziali da eseguirsi in asepsi (CVC,posizionamento cateteri vescicali, medicazione, incisione, …)

141 QUANDO USARLI Guanti non sterili
Manovre assistenziali da NON eseguirsi in asepsi ma che comportino o prevedano presenza di materiale organico potenzialmente infetto (prelievo, uso padelle/pappagalli…)

142 COME USARLI Prima e dopo il loro utilizzo lavarsi le mani
Sostituire i guanti tra un paziente e l’altro Sostituire i guanti se si cambia procedura sullo stesso paziente(igiene viso vs igiene intima) Rimuovere i guanti al termine della procedura per evitare spargimenti in altri locali

143 DISPOSITIVI DI PROTEZIONE RESPIRATORIA
MASCHERINA CHIRURGICA MASCHERE FACCIALI FILTRANTI

144 MASCHERINA CHIRURGICA
Nate per proteggere il paziente, oggi, per le caratteristiche che presentano, costituiscono un efficace sistema di barriera anche per l’operatore sanitario. Sono indicate per contenere e filtrare le goccioline provenienti dal cavo rino-oro-faringeo. Per essere valida la mascherina deve trattenere tutto quanto è presente nell’espirato; pertanto la mascherina deve essere indossata in maniera idonea che possa coprire sia il naso che la bocca.

145 MASCHERINA CHIRURGICA
Viene utilizzata in: Sala operatoria Sala medicazione Camere d’isolamento Sul paziente in isolamento respiratorio (paziente con malattie a trasmissione aerea)

146 MASCHERE FACCIALI FILTRANTI
Sono dispositivi che si adottano per proteggere le vie aeree dell’operatore sanitario dalle goccioline presenti in sospensione o dai microrganismi presenti nell’aria e che per le dimensioni talmente piccole potrebbero raggiungere gli alveoli.

147 MASCHERE FACCIALI FILTRANTI
Il campo di applicazione riguarda: Assistenza al paziente con TBC o altra malattia a trasmissione aerea Durante l’esecuzione di broncoscopie

148 Classificazione delle maschere facciali filtranti
Classe FFP1S adatta per manovre a medio-basso rischio (filtrazione 80%) Classe FFP2S adatto per manovre di assistenza al paziente con TBC o altra patologia a trasmissione aerea (filtrazione 94%) Classe FFP3D (testate con polvere di dolomite) adatto a manovre atte a far espettorare, tossire e nelle manovre di broncoscopia su paziente con certa o sospetta TBC o patologie aerotrasmesse (filtrazione 98%)

149 CAMICI PROTETTIVI Si tratta di camici protettivi che devono essere indossati durante l’esecuzione di manovre assistenziali a rischio, poiché il loro scopo è quello di proteggere l’operatore da possibili spandimenti di materiale organico su divisa e/o sulla cute scoperta.

150 CAMICI PROTETTIVI Possono essere: sterili o non sterili
(TNT o cotone) Monouso (TNT) o autoclavabili (cotone). Caratteristiche tecniche: Idrorepellenza; Impermeabilità; Traspirabilità.

151 CAMICI PROTETTIVI Tale tipo di DPI andrà indossato nelle seguenti situazioni: Esecuzione di procedure assistenziali che possano produrre l’emissione di sangue o di altri liquidi biologici; Esecuzione di interventi chirurgici Esecuzione di pratiche assistenziali in stanze d’isolamento

152 OCCHIALI, VISIERE, SCHERMI PROTETTIVI.

153 OCCHIALI, VISIERE, SCHERMI PROTETTIVI.
Tali DPI devono essere utilizzati dagli operatori sanitari per proteggere congiuntive e altre mucose del viso da eventuali contaminazioni da schizzi di sangue o di altro materiale biologico.

154 Occhiali di media grandezza in policarbonato
CARATTERISTICHE OSSERVAZIONI Occhiali di media grandezza in policarbonato Sono gli occhiali maggiormente utilizzati Casco con visiera intercambiabile Offre una alta protezione ed un buon confort

155 I RIFIUTI

156 DIFFERENTI MODALITA’ DI SMALTIMENTO DEI RIFIUTI URBANI E OSPEDALIERI Classificazione tipologia rifiuti (D.M. n° 219 del 26 Giugno 2000 Allegato I e II; D.P.R. 15/07/03 n° 254)   ·        Rifiuti sanitari non pericolosi (RSNP);   ·        Rifiuti sanitari assimilati ai rifiuti urbani (RSAU); e fra questi i rifiuti assimilati oggetto di raccolta differenziata   ·        Rifiuti sanitari pericolosi non a rischio infettivo (RSP-nonI);   ·        Rifiuti sanitari pericolosi a rischio infettivo (RSP-I);   ·        Rifiuti sanitari che richiedono particolari modalità di smaltimento (RS-particolari)

157 RIFIUTI SANITARI NON PERICOLOSI.
Il dettaglio dei rifiuti sanitari non pericolosi viene descritto nel capitolo dei rifiuti sanitari assimilati agli urbani RIFIUTI SANITARI ASSIMILATI AGLI URBANI (RSAU)  DEFINIZIONE: Sono considerati RSAU i seguenti rifiuti destinati allo smaltimento: 1   I rifiuti derivanti dalla preparazione dei pasti, provenienti dalle cucine delle strutture sanitarie; 2  I rifiuti derivanti dall’attività di ristorazione e i residui dei pasti provenienti dai reparti di degenza delle strutture sanitarie, esclusi quelli che provengono da pazienti affetti da malattie infettive per le quali sia ravvisata clinicamente, dal medico curante, una patologia trasmissibile attraverso tali residui; 3  La spazzatura;

158 4  I rifiuti costituiti da indumenti monouso;
5  I rifiuti provenienti da attività di giardinaggio, effettuata nell’ambito delle strutture sanitarie; 6  Gessi ortopedici, assorbenti igienici, pannoloni e pannolini pediatrici; 7  Sono da conferire negli ordinari circuiti di raccolta differenziata, vetro, carta, cartone, metalli, imballaggi in genere, materiali ingombranti, nonché altri rifiuti non pericolosi che per qualità e per quantità siano assimilati agli urbani ATTENZIONE: non introdurre assolutamente nei sacchi neri: ·   parti anatomiche riconoscibili o non riconoscibili; ·  rifiuti sanitari pericolosi a rischio infettivo ·  rifiuti assimilati agli urbani oggetto di raccolta differenziata (es: carta, vetro, ecc) ·  rifiuti liquidi

159 CONFEZIONAMENTO: il sacco nero deve essere: -   chiuso a cura del personale di reparto, -  non deve superare il peso di 10 kg. - per i reparti con elevata produzione di pannoloni utilizzare doppio sacco nero per lo smaltimento DEPOSITO LOCALE della S.C./S.S.: Il locale generalmente designato per il deposito dei RSAU e’ il locale vuota vasi. I sacchi neri devono essere inseriti all’interno dei carrelli chiusi metallici deputati al trasporto. I carrelli devono essere lavati e disinfettati dalla ditta in appalto

160 MOVIMENTAZIONE INTERNA:
E’ effettuata a carico della ditta in appalto dal reparto alla benna localizzata all’interno del P.O. RESPONSABILITA’ DEL PROCESSO: Tutti gli operatori sono tenuti ad osservare e a fare osservare le norme per il corretto smaltimento dei rifiuti. A.F.D. e I.P. sono i responsabili operativi del: -         corretto confezionamento -         deposito nel reparto -         corretto conferimento del rifiuto devono pertanto disporre e verificare che tutte le operazioni siano svolte in maniera corretta.

161 RIFIUTI SANITARI OGGETTO DI RACCOLTA DIFFERENZIATA
Il D.M. n° 219/2000 ha come obiettivo la riduzione di alcune categorie di rifiuti attraverso la raccolta differenziata. Questa permette di ridurre la quantità dei rifiuti smaltiti dalla struttura sanitaria, rendere possibile il recupero di alcune categorie di rifiuti con un minore impatto ambientale. Il recupero è possibile per le seguenti tipologie di rifiuti: VETRO DEFINIZIONE: comprende i contenitori in vetro di farmaci, alimenti, bevande, soluzioni per infusione senza cannule o aghi ed accessori per la somministrazione, esclusi i contenitori di soluzioni di farmaci antiblastici o visibilmente contaminati da materiale biologico, che non siano radioattivi ai sensi del D.Lgs.230/95( e successive modifiche ed integrazioni), e non provengano da pazienti in isolamento infettivo. CONFEZIONAMENTO: in apposito contenitore per il vetro in plastica rigido privo di sacco.

162 CARTA E CARTONE DA IMBALLAGGIO:
DEFINIZIONE: comprende tutta la carta( non plastificata ) da imballaggio, ad es. scatole di farmaci, fogli sparsi di carta prodotta da attività d’ufficio, giornali e riviste ( anche utilizzati dai pazienti), scatoloni in cartone (devono essere appiattiti e schiacciati) ESCLUSA: carta tipo medical grade ( crespata verde), pellicole in plastica, carta carbone, carta cerata, carta per E.C.G., E.E.G., fax su carta chimica. CONFEZIONAMENTO: in apposito contenitore per la raccolta della carta privo di sacco, localizzato presso gli appositi locali di maggior produzione (uffici).

163 BATTERIE E PILE ESAUSTE TONER, NASTRI E CARTUCCE PER STAMPANTI
DEFINIZIONE: comprende le pile e gli accumulatori utilizzati per il funzionamento delle diverse apparecchiature sanitarie e non sanitarie, pile e accumulatori utilizzati dai pazienti. ATTENZIONE: le pile non vanno abbandonate nell’ambiente ospedaliero né collocate in contenitori per altri tipi di rifiuti CONFEZIONAMENTO: Utilizzare un qualsiasi contenitore nel quale inserire pile e/o accumulatori (sacchetto in plastica, scatola di cartone ecc.) TONER, NASTRI E CARTUCCE PER STAMPANTI DEFINIZIONE: inchiostro in polvere pigmentato per stampanti, fotocopiatrici, fax ATTENZIONE: tali rifiuti non vanno abbandonati nell’ambiente ospedaliero né collocati in contenitori per altri tipi di rifiuti CONFEZIONAMENTO: inserire all’interno del loro involucro originale o all’interno di sacchetti/buste di carta

164 MERCURIO DEFINIZIONE: comprende il mercurio derivante dalla rottura di sfigmomanometro, termometri e da altre apparecchiature che eventualmente lo contengano MODALITÀ DI RACCOLTA E CONFEZIONAMENTO: -  Indossare guanti monouso -  Raccogliere il mercurio -  Inserirlo all’interno del contenitore in vetro (es. provette) -  Chiudere ermeticamente la provetta -  Non depositarlo vicino a fonti di calore -  Conferire il tutto presso il Servizio Raccolta Rifiuti (int. 2228) ATTENZIONE: Il mercurio non deve essere abbandonato nell’ambiente ospedaliero né collocato in contenitori per altri tipi di rifiuto

165 DOCUMENTAZIONE ICONOGRAFICA – LASTRE RADIOLOGICHE
DEFINIZIONE: comprende qualsiasi radiogramma prodotto dalla S.C./Radiologia In riferimento al D.M. 14/02/1997 art. 4 comma 3 La disponibilità dei radiogrammi deve essere mantenuta per un periodo non inferiore a 10 anni. I referti vanno conservati a tempo indeterminato. CONFEZIONAMENTO: buste di carta e contenitori in cartone (cartoni da riciclare che abbiano contenuto materiale es. farmaci, cancelleria ecc.) DEPOSITO LOCALE E MOVIMENTAZIONE INTERNA: Nel caso in cui le S.C./S.S. abbiano necessità di smaltire radiogrammi, gli stessi devono essere inviati al Servizio Raccolta Rifiuti int. 2228

166 MATERIALE FUORI USO DEFINIZIONE:
DEFINIZIONE: comprende il materiale da rottamare (arredi, apparecchiature elettromedicali) per quanto riguarda il materiale informatico (computer, stampanti, scanner). Le modalità sono molto diverse a seconda dell’Azienda per cui attenersi alle disposizioni interne

167 RIFIUTI SANITARI PERICOLOSI NON A RISCHIO INFETTIVO
( RSP-nonI ) DEFINIZIONE: Sono considerati rifiuti sanitari pericolosi non a rischio infettivo i rifiuti in cui il rischio prevalente è quello chimico e sono costituiti da:   bagni esausti di fissaggio della Radiologia       bagni esausti di sviluppo della Radiologia       liquidi di scarto del Laboratorio Analisi       liquidi di scarto del Centro Immunotrasfusionale       liquidi di scarto dell’Anatomia Patologica       liquidi di scarto delle UU.OO., (quali la glutaraldeide, ecc) CONTENITORI DA UTILIZZARE: Taniche e bidoni in materiale rigido forniti dalla ditta autorizzata contrassegnati dalla lettera “R” (di colore nero su sfondo giallo)

168 CONFEZIONAMENTO: Nel caso in cui non sia presente un collegamento idraulico diretto con le vasche di raccolta i rifiuti sanitari pericolosi non a rischio infettivo devono essere immessi esclusivamente nei contenitori forniti dalla ditta appaltatrice e nell’effettuare il travaso è obbligatorio l’utilizzo dei dispositivi di protezione individuale (DPI) I contenitori devono essere: - Ermeticamente chiusi per impedire fuoriuscita del contenuto - Conservati chiusi e lontano da fonti di calore -Raccolti separatamente per tipologia di rifiuto prodotto dalle diverse apparecchiature -Provvisti di etichette riportante la lettera R di colore nero su sfondo giallo DEPOSITO LOCALE E MOVIMENTAZIONE INTERNA: I bidoni vengono movimentati dal personale della ditta appaltata in un apposito locale di deposito temporaneo sito nel cortile del P.O. Periodicamente la ditta appaltatrice provvede al loro ritiro I bidoni non devono essere assolutamente abbandonati presso corridoi o sotterranei.

169 RIFIUTI SANITARI PERICOLOSI A RISCHIO INFETTIVO (RSP-I)
DPR 15/7/2003 N° 254 Si definiscono rifiuti sanitari pericolosi a rischio infettivo: - assorbenti igienici, pannolini pediatrici e pannoloni - bastoncini cotonati per colposcopia e pap-test; cuvette monouso per prelievo bioptico endometriale; - bastoncini oculari non sterili,bastoncini oftalmici di TNT; - cannule e drenaggi; - cateteri( vescicali, venosi, arteriosi per drenaggi pleurici….); raccordi; sonde; circuiti per respiratori automatici; - circuiti per circolazione extracorporea; - piastre, terreni di culture; - deflussori -  fleboclisi contaminate -  filtri di dialisi; - filtri esausti provenienti da cappe ( in assenza di rischio chimico); -  guanti monouso; - materiale monouso contaminato da materiale biologico:pipette; provette; indumenti protettivi; mascherine; occhiali; telini; lenzuola; calzari; soprascarpe; copricapo; camici.

170 - materiale per medicazioni: garze, tamponi, bende,. cerotti,
  - materiale per medicazioni: garze, tamponi, bende, cerotti, lunghette, maglie tubolari; - rifiuti provenienti da reparti di malattie infettive; - sacche vuote per trasfusioni, urina, stomia, nutrizione parenterale; -  set di infusione; - sonde rettali e gastriche; sondini ( nasografici per broncoaspirazione, per ossigenoterapia,…);  - spazzole; cateteri per prelievo citologico; - materiale per prelievo citologico; - speculum auricolare monouso; speculum vaginale; - suturatrici automatiche monouso; - gessi e bendaggi; - denti, tessuti, organi e parti anatomiche non riconoscibili; - rifiuti di gabinetti dentistici con esclusione di amalgama; - rifiuti ristorazione - spazzatura - contenitori vuoti di vaccini ad antigene vivo

171 pPer quanto riguarda i rifiuti sopra elencati, questi andranno smaltiti secondo le modalità dei rifiuti sanitari pericolosi a rischio infettivo nelle seguenti condizioni: 1.      tutti i rifiuti provenienti da ambienti di isolamento infettivo, nei quali sussiste un rischio di trasmissione biologica aerea, nonchè da ambienti dove soggiornano pazienti in isolamento infettivo affetti da patologie causate da agenti biologici di gruppo 4 del D.lgs. 626/94. 2.      nel caso non provengano da area di isolamento infettivo, sono da considerarsi rifiuti pericolosi a rischio infettivo quando presentino una delle seguenti condizioni: A. siano contaminati da: sangue o da liquidi biologici che contengono sangue; fanno eccezione: gli assorbenti igienici, che anche se contaminati da sangue, sono considerati pericolosi solo se provenienti da aree di isolamento infettivo o quando il medico curante dichiari la presenza di una patologia trasmissibile attraverso tali rifiuti.

172 A. siano contaminati dai seguenti liquidi biologici (anche se non contaminati da sangue):
- liquido seminale - secrezioni vaginali - liquido cerebro-spinale - liquido sinoviale - liquido pleurico - liquido peritoneale - liquido pericardico - liquido amniotico B. in caso siano contaminati da feci e urine, solo quando sia dichiarata dal curante sulla cartella clinica, una patologia trasmissibile attraverso tali secreti. Tutta la rimanente lista dell’ allegato I art. 2, comma 1 lettera d rimane invariata e cioè:  piastre, terreni di colture ed altri presidi utilizzati in microbiologia e contaminati da agenti patogeni  aghi, siringhe, lame, vetri, lancette pungidito, lame rasoi, angioset, bisturi monouso

173 ATTENZIONE: non vanno assolutamente inseriti nei contenitori per i rifiuti sanitari pericolosi a rischio infettivo: -  parti anatomiche riconoscibili -  rifiuti sanitari liquidi -  rifiuti sanitari assimilati agli urbani (ad es. residui di pulizia, giornali, ecc.) -  rifiuti sanitari oggetto di raccolta differenziata (ad es. vetro, carta, plastica, alluminio)

174 MODALITÀ DI RACCOLTA: Tali rifiuti dovranno essere raccolti nell’apposito contenitore riutilizzabile, in cui sarà stato precedentemente inserito il sacco in polietilene, avendo cura di fissarlo ai bordi del contenitore. I rifiuti sanitari a rischio infettivo non devono essere più disinfettati! (art.15 D.M. 219/2000). Per prevenire eventuali spandimenti di liquidi biologici occorre inserire nel sacco una bustina di gel coagulante (da richiedere al Servizio di Raccolta Rifiuti int.2228). I rifiuti verranno, pertanto, inseriti nel sacco di plastica fino a riempimento di quest’ultimo, lasciando lo spazio per consentirne la chiusura. Si raccomanda di non riempire eccessivamente il contenitore. Le strutture complesse di dialisi e pronto soccorso verranno forniti di contenitori monouso per lo smaltimento dei rifiuti sanitari pericolosi a rischio infettivo seguendo le modalità sopra descritte.

175 CONFEZIONAMENTO: Il sacco dovrà essere sempre chiuso mediante apposita fascetta prima di apporre il coperchio del contenitore. L’operatore provvederà, infine, a chiudere i contenitori rigidi sia in modo parziale che definitivo. Sul coperchio andrà poi posta l’etichetta, indicante la data e il reparto e/o servizio. DEPOSITO LOCALE E MOVIMENTAZIONE INTERNA: Il contenitore chiuso verrà collocato dal personale del reparto nel punto dove avviene il ritiro da parte del servizio di raccolta interna, negli orari stabiliti in accordo con la Direzione Sanitaria. Si ricorda che, qualora il personale addetto al ritiro dovesse trovare contenitori in cattive condizioni (ad es. contenitori rotti o visibilmente sporchi) è tenuto a non ritirare il contenitore. Nel caso in cui i contenitori presentino alterazioni es: difficoltà alla chiusura o impedimenti vari all’utilizzo il personale del reparto/servizio è tenuto ad avvisare tempestivamente il Servizio di Raccolta rifiuti int.2228 che provvederà alla sostituzione

176 AGHI E TAGLIENTI DEFINIZIONE:
Si considera materiale pungente o tagliente i rifiuti di seguito specificati: ·        tutti i tipi di aghi; ·        lame da bisturi; ·        bisturi e rasoi monouso; ·        lamette; ·        lancette pungidito; ·        tine-test ·        mandrini; ·        vetrini; ·        provette rotte; ·        siringhe; ·        vacutainer; ·        deflussori ·        aghi ·        fialette di vetro.

177 Questi rifiuti devono essere smaltiti nell’apposito contenitore rigido monouso per aghi e taglienti (Multibox da 5 lt. e da 2 lt.) che, riempito per non oltre i ¾ della sua capacità, verrà chiuso definitivamente e conferito all’interno del contenitore per rifiuti pericolosi a rischio infettivo. I contenitori per aghi e taglienti devono essere collocati nelle seguenti aree: ·        in sala medicazione ·        sui carrelli della terapia ·        negli ambulatori medici ·        nelle sale prelievi dei laboratori analisi ·   nel locale adibito a preparazione pazienti per intervento chirurgico ·        nel locale adibito ad indagini diagnostiche e/o strumentali ·        dove si renda necessario, a seguito di valutazione ponderata del responsabile del presidio sanitario di riferimento Il contenitore non deve essere collocato nei luoghi di libero accesso al pubblico. Occorre inoltre nella manipolazione di questi rifiuti l’utilizzo di idonei mezzi di protezione individuale ( guanti).

178 RIFIUTI SANITARI CHE RICHIEDONO PARTICOLARI SISTEMI DI SMALTIMENTO (RS-particolari)
FARMACI SCADUTI: Sono classificati come speciali non pericolosi. FARMACI NON SCADUTI: I farmaci non scaduti, dei quali non si prevede l’utilizzo Questo materiale deve essere restituito alla Farmacia corredato dell’apposita modulistica

179 MATERIALE ANTIBLASTICO
 rifiuti derivati dall’utilizzo dei chemioterapici/antiblastici Sono rappresentati da: 1)      flaconi che hanno contenuto i farmaci antiblastici 2)      taglienti, siringhe, aghi, deflussori ecc. 3)      garze e cotone contaminati 4)      residui di farmaci utilizzati nella preparazione e somministrazione della terapia 5)      mezzi di protezione individuale (sovracamici, guanti, mascherine, ecc.) CONFEZIONAMENTO: Questi rifiuti vanno conferiti come segue: contenitore rigido da 8lt con doppia chiusura e doppia etichettatura recante la dicitura: rischio biologico e chimico.

180 PARTI ANATOMICHE DEFINIZIONE: si tratta di residui anatomici di una certa consistenza che possono essere identificate come “parti anatomiche” e non dispersi nel materiale proveniente dalle sale operatorie. Le parti anatomiche sono distinte in: 1.  parti anatomiche riconoscibili: intese come arti e/o parti di essi (devono essere consegnati al servizio di polizia mortuaria per essere inumate o avviate al forno crematorio) 2.   parti anatomiche non riconoscibili: intese come (denti, organi o parti di essi ecc), provenienti dalle camere operatorie, vanno conferite al forno inceneritore e confezionate in sacchetti di plastica rinforzati da inserire come rifiuti infetti nei contenitori per rifiuti sanitari pericolosi

181 MODALITÀ DI CONFERIMENTO:
1 introdurre le parti anatomiche nel sacco di polietilene; 2 introdurre questo in un secondo sacco di plastica nero sul quale deve essere apposta l’etichetta adesiva con l’indicazione di: · nome e cognome del paziente; · identificazione della parte anatomica; · data dell’intervento; · reparto di provenienza. 3 depositare la parte anatomica così confezionata nelle apposite celle frigorifere situate in camera mortuaria con le seguenti modalità:  -   consegna diretta al personale addetto alle camere mortuarie come da orario di apertura del servizio   - al di fuori dell’orario di apertura del servizio prelevare le chiavi presso la portineria (chiave n. 18) E COLLOCARE CON LA MASSIMA CURA LE PARTI ANATOMICHE NELLA CELLA FRIGO IDENTIFICATA COL N° 1 4 compilare in tutte le sue parti il modulo per la richiesta di inumazione ed inviarlo all’ufficio stato civile dell’ospedale congiuntamente ad eventuale consenso alla cremazione e scheda di morte debitamente modificata

182 PULIZIA E SANITIZZAZIONE IN OSPEDALE
ICI Loredana Pani

183 La pulizia in ospedale occupa un posto primario nella lotta contro le infezioni ospedaliere.
Da ciò scaturisce l’importanza di dare agli operatori delle norme che permettano di applicare correttamente metodologie al fine di garantire ad ogni servizio il più alto livello igienico richiesto.

184 La struttura ospedaliera è stata idealmente divisa in tre zone e raggruppata in settori aventi caratteristiche affini e modalità di intervento simili Si distinguono quindi: Zone a basso rischio Zone a medio rischio Zone ad alto rischio Per ogni zona deve essere previsto un protocollo indicante il tipo di trattamento da effettuare

185 Zone a basso rischio Sono considerate zone a basso rischio: Uffici
Corridoi Sale d’attesa Atri Ecc.

186 Zone a medio rischio Sono considerate zone a medio rischio:
Aree di degenza Poliambulatori Radiologia Laboratorio Ecc.

187 Zone ad alto rischio Sono considerate zone ad alto rischio:
Camere operatorie Rianimazione Unità coronarica Centrale di sterilizzazione Ecc.

188 Per ogni zona deve essere previsto un protocollo indicante il tipo di trattamento più adatto:
Sanificazione o pulizia = metodica che si avvale dell’uso di detergenti e mezzi meccanici (es. spazzole) per ridurre il numero di batteri, consentendo di mantenere i livelli di sicurezza nei limiti fissati dalle normative sull’igiene per oggetti e superfici Sanitizzazione o disinfezione = metodica che si avvale dell’uso di disinfettante, al fine di mantenere i livelli di sicurezza fissati dalla normativa.

189 Entrando nello specifico di ogni servizio occorre fare una ulteriore suddivisione:
Zone degenti (camere di degenza) Zone percorsi (corridoi, ascensori) Zone servizi (cucina, soggiorni,sale da pranzo) Zone servizi igienici (bagni, vuotatoi, ecc.) Questa ulteriore differenza serve per far notare come in una stessa zona, esempio di medio rischio, possano esserci aree a basso rischio (corridoi) o zone ad alto rischio (servizi igienici)

190 Per la pulizia degli ambienti si distinguono tre modalità di carattere generale
PULIZIA GIORNALIERA E’ la pulizia di tipo ordinario e si effettua quotidianamente in ogni locale del presidio sanitario con cadenze differenziate a seconda delle zone o del rischio infettivo: Una volta al giorno (es. uffici) Due volte al giorno (es. degenze) Tre volte al giorno (es. servizi igienici)

191 2) PULIZIA A FONDO E’ la pulizia di tipo straordinario da effettuare periodicamente nel corso dell’anno. Implica la totale sanificazione degli ambienti. Di norma si effettua una o due volte l’anno, o quando vi è necessità (es. lavori di ristrutturazione)

192 2) PULIZIA TERMINALE Si effettua su specifica richiesta quando è stato dimesso un paziente infetto o che ha imbrattato pareti, infissi e suppellettili. Si richiede in genere con formula scritta, motivando l’accaduto.

193 PULIZIA DELLE ZONE A BASSO RISCHIO
PULIZIA GIORNALIERA Per raggiungere tale obiettivo, occorre procedere rispettando una corretta successione delle azioni Asportare la polvere dalle superfici sopra il livello del pavimento e dalle superfici con l’ausilio di garze o panni monouso umidificati.

194 PULIZIA DELLE ZONE A BASSO RISCHIO
PULIZIA GIORNALIERA 2) Asportare la polvere ed i residui deal pavimento con il “metodo a umido”, utilizzando la scopa a trapezio e panni monouso umidificati, oppure la scopa a frange avvolta da garza umidificata. Tutti i tipi di scope utilizzati per l’asportazione della polvere vanno utilizzati strisciandoli rasoterra e mai sollevandole dall’area da trattare

195 PULIZIA DELLE ZONE A BASSO RISCHIO
PULIZIA GIORNALIERA 3) Lavaggio pavimenti con sistema MOP

196 PULIZIA DELLE ZONE A BASSO RISCHIO
PULIZIA A FONDO dei pavimenti: si ottiene con macchine lavapavimenti, capaci di asportare anche lo sporco profondo e può essere eseguita ogni tre mesi se si procede alla metallizzazione degli stessi con apposite cere metallizzate antisdrucciolevoli; in caso contrario deve essere eseguita almeno una volta alla settimana

197 PULIZIA DELLE ZONE A BASSO RISCHIO
pareti: devono essere lavate ogni tre o quattro mesi utilizzando la scopa a trapezio e le garze o i panni umidificati con soluzione detergente, risciacquate con acqua e asciugate accuratamente. I vetri devono essere puliti con la stessa metodologia una volta al mese dei termosifoni: devono essere puliti due o tre volte al mese

198 PULIZIA DELLE ZONE A BASSO RISCHIO
Pulizia dei sanitari Lavabi: pulire almeno una volta al giorno con polveri o creme leggermente abrasive, risciacquare e disinfettare con idoneo disinfettante Water: pulire con polveri o creme leggermente abrasive, risciacquare abbondantemente e disinfettare con idoneo disinfettante almeno due volte al giorno

199 PULIZIA DELLE ZONE A MEDIO RISCHIO
PULIZIA GIORNALIERA La pulizia dei pavimenti delle stanze di degenza, degli ambulatori, ecc. e delle superfici al di sopra di essi deve essere eseguita almeno due volte al giorno come segue: Rimuovere lo sporco dai pavimenti con metodo ad umido convogliando lo sporco in un punto della stanza raccoglierlo e versarlo nell’apposito sacco dei rifiuti. lavare con acqua e detergente utilizzando il sistema MOP; le frange, le garze, i panni e la soluzione detergente devono essere sostituiti dopo la pulizia di ogni stanza asportare la polvere dalle superfici utilizzando garze o panni monouso umidificati da sostituire ad ogni stanza. Le pulizie devono iniziare 15 minuti dopo il rifacimento dei letti

200 PULIZIA DELLE ZONE A MEDIO RISCHIO
PULIZIA A FONDO I pavimenti devono essere detersi a fondo con macchine lavapavimenti almeno una volta ogni due mesi se trattati con cere, altrimenti devono essere lavati a fondo una volta alla settimana

201 PULIZIA DELLE ZONE A MEDIO RISCHIO
Pareti e soffitti: la pulizia deve essere fatta almeno una volta la settimana e sempre dopo la permanenza nella stanza di un paziente infetto. La detersione deve essere fatta con garze o panni monouso umidificati con detergente non abrasivo per non compromettere la levigatezza delle superfici. Vetri: lavare i vetri almeno una volta alla settimana

202 PULIZIA DELLE ZONE A MEDIO RISCHIO
Cucina: il materiale usato per la pulizia della cucina non deve essere adibito ad altri usi. La metodologia delle pulizie non è diversa, ma ciò che conta è la frequenza che ovviamente dev’essere molto elevata e precisamente prima e dopo ogni pasto. Occorre sottolineare che anche in cucina si può procedere alla sanitizzazione con soluzioni di disinfettante idoneo, previa accurata sanificazione

203 PULIZIA DELLE ZONE A MEDIO RISCHIO
Sala di medicazione: i pavimenti e le superfici al di sopra di essi devono essere lavati dopo ogni seduta. Le pareti, i soffitti ed i vetri vanno puliti almeno una volta la settimana. Data l’attività che viene fatta nell’ambiente, dopo la pulizia dei piani di lavoro (carrelli, lettini, ecc.) si deve procedere alla sanitizzazione con soluzione a base di idoneo disinfettante per mantenere bassa la concentrazione microbica.

204 PULIZIA DELLE ZONE A MEDIO RISCHIO
Termosifoni: si procede ad una pulizia settimanale utilizzando garze o panni monouso umidificati con soluzione detergente Porte: sono da lavare con soluzioni detergenti, da risciacquare ed asciugare accuratamente con la stessa frequenza delle pareti corrispondenti. Le maniglie devono essere lavate almeno due volte al giorno

205 PULIZIA DELLE ZONE A MEDIO RISCHIO
Servizi igienici, ripostigli per la biancheria sporca, vuotatoi: i pavimenti devono essere con i metodi già descritti avendo cura di utilizzare panni o garze pulite per ogni singolo servizio. Lavabi : sono da pulire due volte al giorno e disinfettati sempre con soluzioni a base di idoneo disinfettante, allo scopo di ridurre la concentrazione microbica. La frequenza delle pulizie contribuisce a mantenere un livello accettabile di contaminazione

206 PULIZIA DELLE ZONE A MEDIO RISCHIO
Bidet, vasche, docce: pulire adeguatamente dopo l’uso procedendo poi alla sanitizzazione Water : la pulizia deve essere accurata ed eseguita almeno due volte al giorno seguita da sanitizzazione

207 PULIZIA DELLE ZONE AD ALTO RISCHIO
PULIZIA GIORNALIERA La pulizia delle stanze di degenza deve essere effettuata tre volte al giorno come segue: rimuovere lo sporco dai pavimenti con metodo ad umido e dopo averlo raccolto versarlo nell’apposito sacco dei rifiuti. lavare con acqua e detergente utilizzando il sistema MOP una volta al giorno disinfettare, utilizzando una frangia pulita del MOP imbevuta di disinfettante asportare la polvere dalle superfici utilizzando garze o panni monouso inumidiri, in seguito ripassare con soluzione disinfettante

208 PULIZIA DELLE ZONE AD ALTO RISCHIO
Pavimenti : la pulizia a fondo dei pavimenti dev’essere eseguita ogni settimana Utile la metallizzazione che rende i pavimenti il più possibile impermeabili allo sporco. Pareti : le pareti divisorie interne ed i vetri dei box devono essere puliti almeno una volta al giorno utilizzando garze o panni monouso e sanitizzati con idoneo disinfettante. Le pareti esterne dei box devono essere pulite almeno tre volte la settimana

209 PULIZIA DELLE ZONE AD ALTO RISCHIO
Cucina : i pavimenti devono essere puliti almeno quattro volte al giorno e le superfici al di sopra di essi deterse e sanitizzate prima e dopo ogni pasto e comunque non meno di quattro volte al giorno

210 PULIZIA DELLE ZONE AD ALTO RISCHIO
Ascensori e scale : gli ascensori che comunicano direttamente con il servizio, vanno puliti e sanitizzati almeno tre volte al giorno, per gli altri è sufficiente due volte. Le scale e i loro corrimano, che comunicano con il servizio vanno sanitizzati almeno due volte al giorno.

211 PULIZIA DELLE ZONE AD ALTO RISCHIO
Servizi igienici : devono essere puliti e sanitizzati almeno quattro volte al giorno ed una particolare intenzione deve essere rivolta ai sanitari. E’ consigliabile far usare ai pazienti dei copri-water monouso di carta allo scopo di ridurre al minimo il rischio di contagio

212 Il materiale per le pulizie non monouso dev’essere accuratamente lavato, disinfettato ed asciugato per ridurre al minimo la moltiplicazione batterica

213 Il personale addetto alle pulizie deve avere un abbigliamento idoneo, in grado di fornire una reale protezione. In particolare dev’essere composto da: Guanti di gomma Scarpe impermeabili Copricapo Mascherina (per i servizi igienici)

214 RACCOMANDAZIONI Una buona pulizia e’ migliore di una cattiva disinfezione La disinfezione, se necessaria, è inutile se non è preceduta da una adeguata pulizia Si devono eliminare le spugne per qualsiasi uso Usare sempre stracci puliti rinnovandoli spesso Si devono eliminare i cestini aperti usando cestini chiusi e comunque non vuotare il sacchetto, ma sostituirlo.

215 RACCOMANDAZIONI Non fare miscele dei prodotti in uso
Usare sempre contenitori originali della ditta produttrice del prodotto Conservare il materiale pulito in ambienti asciutti, puliti e ben arieggiati Tutte le procedure per le pulizie vanno scritte e poste bene in vista

216 GLI ISOLAMENTI

217 GLI ISOLAMENTI Tutti i pazienti devono essere considerati potenzialmente affetti da patologia trasmissibile, pertanto occorre attuare sempre e per ogni paziente le PRECAUZIONI STANDARD

218 Esistono poi delle PRECAUZIONI AGGIUNTIVE che vanno attuate per i pazienti affetti da malattie trasmissibili attraverso: - Via aerea - Droplets o Goccioline - Contatto

219 PRECAUZIONI STANDARD si applicano a tutti i pazienti indipendentemente dal fatto che ci sia diagnosi o sospetto di infezione UTILIZZO DEI D.P.I. GUANTI → ▪ in caso di contatto con materiali biologici ▪ in caso di contatto con mucose e cute non integra ▪ in caso di accesso vascolare (es. prelievi, posizionamento e manutenzione cannule) I guanti vanno sostituiti nel corso di manovre differenti sullo stesso paziente (es. igiene – medicazione) I guanti vanno tolti prima di toccare materiale non contaminato

220 Mascherina Occhiali Schermi facciali Camice protettivo Da utilizzare durante procedure che generano schizzi o spruzzi di materiale biologico

221 PRECAUZIONI AGGIUNTIVE ISOLAMENTO PER PATOLOGIE TRASMISSIONE VIA AEREA da adottare in aggiunta alle PRECAUZIONI STANDARD nei confronti di pazienti con sospetta o nota patologia a trasmissione aerea (es. TBC, morbillo, varicella, etc.) Paziente ricoverato in camera singola nella quale devono essere garantiti almeno 6 ricambi d’aria/ora La porta della stanza deve rimanere chiusa Occorrente per il lavaggio antisettico delle mani Limitare le visite Limitare il trasporto del p.te (se necessario far indossare la mascherina) In caso di trasporto informare il personale del Reparto/Servizio dell’isolamento in atto

222 ISOLAMENTO VIA AEREA UTILIZZO DPI GUANTI OCCHIALI SCHERMI FACCIALI CAMICE PROTETTIVO COME PRECAUZIONI STANDARD PROTEZIONE RESPIRATORIA TBC POLM.ATTIVA= indossare il respiratore facciale FFP3 MORBILLO, VARICELLA= non necessaria per il personale immune il personale non immune deve indossare respiratore facciale

223 PRECAUZIONI AGGIUNTIVE
Isolamento per patologie a trasmissione attraverso DROPLETS (GOCCIOLINE) da adottare in aggiunta alle PRECAUZIONI STANDARD nei confronti di pazienti con sospetta o nota patologia a trasmissione attraverso goccioline o droplets (es. meningite, pertosse, difterite, etc.)

224 • Il paziente deve essere ricoverato in camera singola
GOCCIOLINE • Il paziente deve essere ricoverato in camera singola Se questo non è possibile: - mettere il p.te in fondo alla stanza, verso la finestra, isolandolo con un paravento - mantenere almeno 1 metro tra il p.te isolato e gli altri p.ti o visitatori - La porta della stanza può rimanere aperta • Occorrente per il lavaggio antisettico delle mani • Limitare il trasporto del p.te (se necessario far indossare la mascherina) • In caso di trasporto informare il personale del Reparto/Servizio dell’isolamento in atto

225 OCCHIALI, SCHERMI FACCIALI CAMICE PROTETTIVO COME PRECAUZIONI STANDARD
GOCCIOLINE UTILIZZO DPI GUANTI OCCHIALI, SCHERMI FACCIALI CAMICE PROTETTIVO COME PRECAUZIONI STANDARD PROTEZIONE RESPIRATORIA - Indossare la mascherina chirurgica per procedure effettuate a meno di 1 metro dal p.te - Indossare filtranti facciali durante le manovre a rischio di schizzi o spruzzi di materiale organico o uso di broncoscopi, gastroscopi, etc.

226 PRECAUZIONI AGGIUNTIVE
Isolamento per patologie a trasmissione attraverso il CONTATTO da adottare in aggiunta alle PRECAUZIONI STANDARD nei confronti di pazienti con sospetta o nota patologia a trasmissione attraverso il contatto diretto con il p.te o il contatto indiretto con superfici contaminate (es. infezioni da Clostridium difficilis, da MRSA, VRE, malattie gastroenteriche, scabbia, etc)

227 CONTATTO UTILIZZO DPI MASCHERINA GUANTI OCCHIALI, SCHERMI FACCIALI COME PRECAUZIONI STANDARD CAMICE PROTETTIVO: utilizzare camice monouso impermeabile non sterile

228 CONTATTO - Ricovero in camera singola - Se questo non è possibile:
• mettere il p.te in fondo alla stanza, verso la finestra isolandolo con un paravento • mantenere almeno 1 metro tra il p.te isolato e gli altri p.ti o visitatori - La porta può restare aperta - Non sono necessari sistemi di ventilazione particolari - Occorrente per il lavaggio antisettico delle mani

229 padelle e/o pappagalli: devono essere personalizzati, dopo l’uso devono essere trattati con lavapadelle a disinfezione termica. In caso di lavapadelle a disinfezione termica non funzionante lavare i presidi ed immergerli in soluzione disinfettante di ipoclorito di sodio ad una concentrazione di 1000ppm.  servizi igienici: devono essere dedicati e devono essere lavati e disinfettati almeno 4 volte al giorno. La disinfezione va effettuata con una soluzione di ipoclorito di sodio ad una concentrazione di 1000 ppm. posate, piatti, bicchieri: devono essere monouso e una volta utilizzati vanno smaltiti nel contenitore per rifiuti sanitari pericolosi a rischio infettivo posto all’interno della stanza.

230 Il trasporto del paziente non richiede particolari attenzioni
In caso di trasporto informare il personale del reparto/servizio dell’isolamento in atto Non utilizzare centrini o copri-comodini o copri-tavoli per permettere pulizia delle superfici piane - Le operazioni di pulizia ordinaria e straordinaria dei locali ospitanti pazienti in isolamento e dei bagni utilizzati, devono essere svolte per ultime rispetto agli altri locali.

231 RACCOMANDAZIONI Gli operatori sanitari sono tenuti ad informare i visitatori esterni, e comunque tutti coloro che non fanno parte dell’équipe medico-infermieristica (compresi i consulenti di altri reparti, il personale delle imprese di pulizia, il personale del servizio di manutenzione, etc.), delle precauzioni da adottare a seconda del tipo di isolamento attuato e che vengano utilizzati i DPI previsti per il tipo di isolamento attuato.

232 COME ESEGUIRE OPERATIVAMENTE L’ISOLAMENTO DA CONTATTO
Se la stanza non è fornita di una zona filtro organizzarsi come segue: ESTERNO DELLA STANZA Sulla porta applicare un cartello con l’indicazione di isolamento da contatto. A destra della porta di ingresso sistemare un tavolino con sopra guanti, cappellini, calzari e camici monouso (gli occhiali protettivi sono personali e ogni operatore deve esserne fornito) Tale zona deve essere delimitata da un paravento e deve essere adibita esclusivamente alla vestizione.

233 INTERNO DELLA STANZA Predisporre un piano d’appoggio sul quale porre materiale di riserva (guanti, camici, cappellini,calzari, mascherine chirurgiche, ecc.). Vicino al piano d’appoggio sistemare un contenitore per rifiuti sanit. peric. a rischio infettivo. Delimitare con un paravento l’area adiacente al letto del pz per dividerla dall’area adibita alla svestizione. La svestizione deve avvenire obbligatoriamente all’interno della stanza ed i DPI devono essere rimossi rispettando il seguente ordine: 1.                    camice 2.                   guanti 3.                   lavaggio mani con antisettico 4.                   mascherina 5.                   occhiali 6.                   cappellino 7.                   lavaggio mani con antisettico

234 LA STERILIZZAZIONE

235 LA STERILIZZAZIONE La sterilizzazione occupa, insieme al lavaggio delle mani, i primi posti nel controllo delle infezioni ospedaliere. L’aumento di tecnologia sofisticata e di pratiche invasive sul paziente, ha posto la sicurezza di tali operazioni in primo piano. Gli strumenti utilizzati in tali pratiche possono, se non opportunamente trattati diventare veicolo d’infezione.

236 LA STERILIZZAZIONE STERILITA’= E’ il raggiungimento di una definitiva condizione di sicurezza nella quale la sopravvivenza di forme viventi (microrganismi) sia altamente improbabile. Viene considerata sterile una partita di strumenti nella quale la probabilità di trovare un microrganismo sopravvissuto è pari a 10-6.

237 LA STERILIZZAZIONE La sterilità,intesa come la distruzione dei microrganismi i forma vegetativa e di spora, non deve essere considerata come attuata e conclusa nel processo chimico/fisico di sterilizzazione ma come risultato di una serie di procedure collegate ad una metodologia ben definita. Nel processo di sterilizzazione devono, essere comprese tutte quelle operazioni che sono preliminari e conseguenti al trattamento stesso. Tali procedure sono da definire (protocolli operativi) e assolutamente de rispettare per non compromettere l’incolumità del paziente e la salute dell’operatore

238 PRINCIPI AGENTE STERILIZZANTE MACCHINA VALORE NEGATIVITA’ POSITIVITA’ FISICO CALORE AUTOCLAVE ECCELLENTE Non possono essere sterilizzati i materiali termolabili Basso costo, è il più diffuso e si può adottare in tutte le strutture sanitarie RADIAZIONI (Beta, Gamma, ….) ACCELERATORI LINEARI BUONO E’ disponibile solo a livello industriale Economica CHIMICO ACIDO PERACETICO “STERIS” Alti costi, non permette il confezionamento Sterilizza strumenti termolabili PEROSSIDO DI IDROGENO (Gas plasma) “STERRAD” Alti costi, non tutto il materiale è compatibile Permette il confezionamento OSSIDO DI ETILENE AUTOCLAVI Tempi lunghi di ricevimento del materiale Permette il confezionamento Sterilizza strumenti termolabili GLUTARALDEIDE Macchine a circuito chiuso SCARSO Non garantisce una perfetta sterilizzazione, è tossico Bassi costi

239 LA PREPARAZIONE DEL MATERIALE DA STERILIZZARE - DECONTAMINAZIONE - DETERSIONE - RISCIACQUO - ASCIUGATURA - CONTROLLO E MANUTENZIONE - CONFEZIONAMENTO - IDENTIFICAZIONE DELLE CONFEZIONI

240 DECONTAMINAZIONE La normativa vigente (DPR 28/11/1990) prescrive che i presidi riutilizzabili debbono, dopo l’uso, essere immediatamente immersi in una soluzione disinfettante, di sicura efficacia contro il virus dell’HIV, per almeno 20 minuti. Questo serve come protezione del lavoratore prima che effettui del operazioni sul materiale (pulizia). Questa procedura è detta decontaminazione

241 La detersione è un requisito essenziale per la sterilizzazione
Se uno strumento non è pulito non si può in alcun modo ottenere la sua sterilità

242 DETERSIONE Le procedure per il lavaggio dello strumentario sono due: - lavaggio manuale - lavaggio automatico

243 LAVAGGIO MANUALE Il personale addetto a tale operazione deve essere addestrato ed idoneo alla mansione e deve: indossare robusti guanti di protezione fare molta attenzione agli strumenti appuntiti e taglienti rispettare il tempo di immersione della decontaminazione spazzolare il meno possibile Sciacquare asciugare bene tutto il materiale verificare l’efficienza dello strumento Lubrificare se necessario con apposito prodotto

244 LAVAGGIO AUTOMATICO Le macchine lavatrici automatiche e gli apparecchi ad ultrasuoni garantiscono una adeguata pulizia del materiale, senza che il personale venga a contatto con i presidi da pulire. Le macchine lavatrici provvedono automaticamente a tutte le fasi del programma impostato. Le macchine ad ultrasuoni provvedono alla pulizia in zone difficili oppure in strumenti piccoli e delicati

245 Il lavaggio automatico è da preferire al lavaggio manuale poiché oltre alla maggiore pulizia effettuata dalla macchina (ciclo a caldo, appositi prodotti, ecc.) vi è un minor rischio per il personale addetto alla procedura.

246 CONFEZIONAMENTO Ha lo scopo: Conservare la sterilità
Permettere la penetrazione ed il contatto con gli strumenti dell’agente sterilizzante Ridurre il rischio di contaminazione al momento dell’apertura

247 CONFEZIONAMENTO Il confezionamento deve essere adeguato a:
TIPO DI MATERIALE l’articolo che sarà sottoposto al trattamento deve essere resistente all’agente sterilizzante(calore, radiazioni, gas, ecc.) TIPO DI STERILIZZAZIONE la confezione deve permettere la penetrazione dell’agente sterilizzante e nello stesso tempo essere impermeabile all’aria. UTILIZZO L’estrazione del presidio dalla confezione deve essere comoda, sicura e non permettere la contaminazione del contenuto

248 CONFEZIONAMENTO MANTENIMENTO DELLA STERILITA’
Il prodotto sterilizzato deve mantenersi tale per il tempo previsto per la confezione COSTO La sterilizzazione del prodotto ed il suo confezionamento devono essere economicamente convenienti

249 CONFEZIONAMENTO Le confezioni devono avere alcune caratteristiche
PESO: i pacchi di teleria non devono superare i 5 Kg, mentre per lo strumentario non devono essere superati i 7 Kg DIMENSIONI: non devono essere superate le misure di 1 unità di sterilizzazione per ogni confezione (30 x 30 x 60) All’interno delle buste tubolari, piatte o a soffietto, il contenuto non deve superare i ¾ della confezione PROTEZIONI: aghi ed eventuali taglienti vanno protetti con supporti adeguati e resistenti al calore, in modo che non possano ferire chi le manipola e/o lacerare la confezione

250 ALLESTIMENTO: all’interno della confezione il materiale deve essere preparato in maniera logica in modo che faciliti l’estrazione senza essere contaminato POSIZIONAMENTO: per quanto possibile occorre conservare la forma originale del presidio o quanto meno la sua forma di utilizzo, poiché il calore tende a modificarla. Recipienti, tubi e simili devono essere disposti con l’apertura verso il basso onde evitare la raccolta di acqua di condensa o che si formino bolle d’aria che potrebbero lacerare la busta IDENTIFICAZIONE: vi deve essere un indicatore di processo ben visibile. La busta deve riportare la data di sterilizzazione e la data di scadenza

251 CONFEZIONAMENTO Per il confezionamento del materiale possono essere utilizzati: buste e/o rotoli in accoppiato carta/polipropilene carta medical o surgical grade liscia o crespata containers con filtri

252 CONFEZIONAMENTO CONFEZIONAMENTO CON ROTOLI E/O BUSTE IN ACCOPPIATO CARTA/POLIPROPILENE Viene utilizzato per materiale di piccolo ingombro (singoli strumenti, piccoli set chirurgici o per medicazione, garze, ecc.)

253 CONFEZIONAMENTO CONFEZIONAMENTO CON FOGLI IN CARTA (MEDICAL O SURGICAL GRADE LICIA O CRESPATA), FOGLI IN TNT O POLIPROPILENE Questo confezionamento è indicato per la sterilizzazione di set di biancheria e strumentario, mentre non è idoneo per dispositivi di piccole dimensioni o di materiali disomogenei tra loro e/o privi di supporto.

254 CONFEZIONAMENTO CONFEZIONAMENTO CON CONTAINERS CON FILTRI
I containers con filtri sono indicati per il confezionamento di set per interventi chirurgici da utilizzare in un’unica prestazione. I filtri possono essere di carta (monouso quindi sostituiti ogni volta) o di tessuto (multiuso, devono essere controllati e sostituiti quando deteriorati o comunque, ogni 50 cicli).

255 DURATA DEL CONFEZIONAMENTO
Nei reparti si confeziona il materiale utilizzando rotoli e/o buste in accoppiato carta/polipropilene di varie misure DURATA DEL CONFEZIONAMENTO BUSTA SEMPLICE 30 GIORNI BUSTA DOPPIA 60 GIORNI

256 IDENTIFICAZIONE DELLE CONFEZIONI
E’ necessario che sulle confezioni vengano sempre riportati i seguenti dati: Reparto di provenienza Data di sterilizzazione Data di scadenza Per scrivere questi dati sulle confezioni non si devono utilizzare penne appuntite che potrebbero danneggiare la confezione. Si raccomanda di scrivere i dati lungo il bordo, oltre la saldatura della buste.

257 CARICAMENTO DELL’AUTOCLAVE
Una volta che il materiale da sterilizzare è stato confezionato, inizia la fase di sterilizzazione vera e propria. Il primo momento importante è il caricamento dell’autoclave. Il caricamento all’interno dell’autoclave deve essere fatto in modo che il materiale risulti uniformemente distribuito, così da permettere al vapore di circolare liberamente e di penetrare in ogni confezione contenuta all’interno della camera di sterilizzazione. Il materiale non deve toccare le pareti e la porta della camera.

258 CARICAMENTO DELL’AUTOCLAVE
La capacità della camera di sterilizzazione non è infinita e deve essere gestita in modo opportuno. Il principio generale è di far passare l’agente sterilizzante (vapore) in ogni superficie, angolo e confezionamento. Le disposizioni generali sono: occorre che ci sia uno spazio tra una confezione e l’altra, non devono essere pigiate tra loro tra le confezioni ci deve passare comodamente una mano

259 CARICAMENTO DELL’AUTOCLAVE
le pareti della camera di sterilizzazione devono essere libere per la circolazione del vapore utilizzare ceste d’acciaio per il caricamento

260 STOCCAGGIO DEL MATERIALE
Le scorte di materiale sterile devono essere stoccate in un locale idoneo, non polveroso ed asciutto, non accessibile al transito comune, possibilmente in armadi chiusi, altrimenti in scaffalature disposte a 20/25 cm da terra ed a 40/50 cm dal soffitto. Il locale adibito allo stoccaggio deve garantire un buon isolamento dall’umidità, dagli insetti ed una buona pulizia. Le superfici devono essere lisce e senza crepe, lavabili e disinfettabili. Le scorte dovranno essere adeguate al fabbisogno, per ragioni sia di ordine igienico che economico.

261 STOCCAGGIO DEL MATERIALE
Le confezioni devono essere maneggiate il meno possibile; quelle lacerate, danneggiate, aperte o cadute a terra devono essere considerate non sterili e pertanto il materiale deve essere sottoposto nuovamente a tutte le fasi di preparazione (lavaggio, confezionamento, ecc.) e risterilizzato. Le riserve di materiale devono essere controllate periodicamente per valutarne l’usura e la scadenza. Il controllo deve avvenire settimanalmente e deve essere registrato su un’apposita scheda, segnalando la data e la firma dell’operatore. Tale scheda, che deve essere posta nelle vicinanze del luogo di deposito, va conservata per un anno.

262 LINEE GUIDA PROTOCOLLI PROCEDURE

263 LINEE GUIDA Le linee guida possono essere definite come indicazioni generali di comportamento volte ad identificare strategie appropriate per la gestione di determinate situazioni organizzative, gestionali, assistenziali, diagnostico-terapeutiche.

264 LINEE GUIDA Sono l’esplicitazione di principi generali di orientamenti di determinati processi. Servono a migliorare la qualità dei servizi erogati.

265 PROTOCOLLI Il protocollo è la formalizzazione della successione di un insieme di azioni fisiche attraverso le quali l’operatore raggiunge un determinato obiettivo. I protocolli nascono dalla necessità di migliorare i comportamenti degli operatori al fine di risolvere problemi di carattere organizzativo-assistenziale o promuovere azioni dei miglioramento degli interventi assistenziali stessi.

266 PROTOCOLLI I protocolli inoltre possono migliorare la consapevolezza degli operatori sulla correttezza dei principi applicati e permettono agli operatori stessi di controllare continuamente il processo di lavoro e l’impiego delle risorse.

267 PROTOCOLLI I protocolli non devono avere una valenza generale (sarebbero delle linee guida) ma essere adattati alla realtà in cui vengono utilizzati. I protocolli servono a migliorare la qualità dell’assistenza erogata

268 PROCEDURE La procedura è una dettagliata descrizione degli atti da compiere per eseguire determinate attività. E’ una parte del protocollo che permette di stabilire le corrette modalità con le quali effettuare un’azione assistenziale. Descrive il materiale da utilizzare e la sequenza corretta degli atti

269 Esempi di procedure: Tecnica del prelievo venoso all’interno del protocollo sulla venipuntura Tecnica della medicazione all’interno del protocollo sulla gestione del paziente chirurgico Tecnica di trasferimento letto-carrozzina dell’utente emiplegico all’interno del protocollo sulla mobilizzazione ICI LOredana Pani


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