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Disagio sociale, vulnerabilità e inclusione sociale

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Presentazione sul tema: "Disagio sociale, vulnerabilità e inclusione sociale"— Transcript della presentazione:

1 Disagio sociale, vulnerabilità e inclusione sociale
Provincia di Pistoia Corso per amministratore di Sostegno Disagio sociale, vulnerabilità e inclusione sociale Pistoia – Seminario Vescovile- 19 maggio 2012

2 Concetto di vulnerabilità sociale
il percorso di impoverimento di un potenziale soggetto può avvenire transitando nel corso della vita tra l'area dell'integrazione (inserimento stabile in circuiti occupazionali e disponibilità di solidi supporti relazionali, specialmente familiari) all'area della disaffiliazione, in cui versano i soggetti in condizione di povertà estrema (caratterizzata da processi di decomposizione e abbandono del Sé, incapacità di controllo dello spazio fisico, profonda rottura dei legami sociali, perdita delle capacità di trasformare i beni in opportunità di vita). Questa transizione avviene attraverso microfratture nell'esperienza dei soggetti, tanto a livello lavorativo che a livello relazionale, che generano situazioni di precarietà e fragilità: è questa l'area della vulnerabilità sociale. (Castel, 1995)

3 Concetto di marginalità sociale
La marginalità è uno status sociale nel quale un soggetto viene collocato a causa dei suoi comportamenti devianti o a causa dei pregiudizi sociali che le sue particolari caratteristiche o condizioni scatenano nella collettività. Si arriva a una tale condizione, difficilmente mutabile, attraverso un processo di emarginazione, che si attua tramite la stigmatizzazione e l'allontanamento, alla fine del quale il soggetto arriva a percepire se stesso come un emarginato ed impossibilitato a modificare tale condizione

4 Un esempio: il caso della salute mentale
Se si intrecciano le carriere sanitaria, istituzionale, familiare, sociale e morale si possono osservare meccanismi di esclusione sociale che si accentuano una volta che l’individuo accede ai servizi psichiatrici e viene riconosciuto come soggetto psichiatrico. La presenza del disagio psichico pare un potenziale fattore di marginalità sociale: la malattia e la vulnerabilità sociale mantengono un rapporto circolare di causa ed effetto, in cui l’esordio della malattia crea una frattura, la capacità di coping del soggetto viene meno, Tanto più la lacerazione diventa profonda e stabile nel tempo, tanto più il soggetto diventa gravemente marginalizzato.

5 Novità e complessità della figura dell’Amministratore di sostegno
La legge 6/2004 con l’istituzione della figura dell’amministratore di sostegno opera una scelta di civiltà, di tutela della dignità della persona e del suo diritto all’autodeterminazione; È un istituto di pubblica tutela proporzionato alla persona in condizioni di fragilità, cui offre la massima protezione, salvaguardia e valorizzazione, con la minore limitazione possibile della capacità di agire; la nuova figura è finalizzata a seguire il percorso emancipativo, di empowerment della persona beneficiaria Complessità del ruolo e della funzione: si pone nell’ambito dell’integrazione socio-giuridico-sanitaria, con l’obiettivo di far dialogare fra loro le parti e i loro rispettivi linguaggi;

6 Integrazione della legge 6/04 nel caso della salute mentale
la legge 6/04 ha come elemento innovativo nel caso della salute mentale quello di leggere tuttavia la questione del disagio come condizione dinamica e non statica, caratterizzato da fasi e dalla possibilità di “guarigione” (processo più articolato di quello organico), nel percorso di risalita da tale marginalità l’amministratore di sostegno svolge un ruolo fondamentale.

7 Le funzioni dell’amministratore di sostegno
L’a.d.s. è una figura che: Opera su mandato del giudice tutelare con competenza nel problem solving e nella conoscenza dei meccanismi territoriali; Assiste e accompagna sapendo stabilire un rapporto di fiducia e sostenendo in modo dialettico e flessibile il beneficiario nelle scelte da prendere insieme; riesce a concordare alla pari col giudice e a rapportarsi all’equipe curante; può facilitare il raccordo con i servizi socio-sanitari e tutti i soggetti pubblici e privati coinvolti.

8 Quali abilità e competenze deve possedere un amministratore di sostegno?
Motivazione Continuità (“mantenersi curiosi” A. Schopenhauer) Disposizione e disponibilità alla relazione come relazione sana che “ci vincola” ( la relazione incide sulla struttura stessa dell’io, disponendolo ad un rovesciamento su di sé, che comporta “la sostituzione all’altro”, “la responsabilità per l’altro”, il diventare “ostaggio dell’altro”, E. Levinas) con l’altro e ci arricchisce, rimandandoci ad esperienze che abbiamo vissuto direttamente, ma anche ad esperienze vissute dell’altro, ovvero come possibilità di sapere ciò che si è vissuto tramite l’altro Quali strumenti? La formazione formale e non formale, conoscenza della storia della persona con cui andiamo a relazionarci, consulenza tecnica.

9 Le funzioni dell’amministratore di sostegno
L’amministratore di sostegno pertanto deve cooperare, è chiamato ad accompagnare il cittadino beneficiario nella fruizione dei suoi diritti di cittadinanza attiva all’interno della propria comunità di riferimento in raccordo con i servizi di assistenza sociale, di salute mentale, con i servizi per handicap e quelli rivolti alle persone anziane non autosufficienti e ai detenuti e con tutti quei servizi che sarà necessario coinvolgere. Nello svolgimento della vostra funzione di amministratore di sostegno sperimenterete la solidarietà e la possibilità di aiutare persone che non dispongono per vari motivi di strategie di coping, tali da permettere di fronteggiare gli eventi critici che si presentano loro davanti.

10 Le funzioni dell’amministratore di sostegno
“Profondamente immersi nelle nostre esistenze di tutti i giorni, a fatica, e solo qualche volta, noi riusciamo a ragionare sul significato di quanto ci accade; e ancor meno spesso abbiamo l’opportunità di comparare la nostra esistenza privata con il destino degli altri, di vedere il sociale nell’individuale, il generale nel particolare…” (Bauman, 1999)


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