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I centri storici di Modena e della sua provincia non sono da “ consumare ” (e non è quello che vogliamo farvi fare) ma sono da vivere alla scoperta.

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Presentazione sul tema: "I centri storici di Modena e della sua provincia non sono da “ consumare ” (e non è quello che vogliamo farvi fare) ma sono da vivere alla scoperta."— Transcript della presentazione:

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3 I centri storici di Modena e della sua provincia non sono da “ consumare ” (e non è quello che vogliamo farvi fare) ma sono da vivere alla scoperta dei patrimoni storico-architettonici e delle emozioni che sanno dare

4 MODENA – la città Il Palazzo Ducale, sito in piazza Roma (ora sede dell’Accademia Militare) fu commissionato da Francesco I d’Este all’architetto romano Bartolomeo Avanzini, a partire dal 1634, sui resti di un precedente Castello. L’edificio ha ospitato per oltre due secoli la corte estense quando la capitale del ducato fu trasferita da Ferrara a Modena. La visita inizia dal Cortile d’onore e prosegue nel Museo storico, quindi negli appartamenti di Stato (Salone d’onore, Salottino d’oro, gabinetto di lavoro dei Sovrani) tutti corredati da mobili d’epoca e da una importante quadreria. Modena, fu fondata nel 183 a.c. dal Console romano Marco Emilio Lepido. Di lui vediamo un’interpretazione nella statua posta in una nicchia laterale al portone del Palazzo Ducale, opera del Clemente, (il reggiano Prospero Sogari Spani), fra il 1565 ed il 1568.

5 Dietro al Palazzo vi è il Giardino Ducale dove trova spazio la Palazzina dei Giardini Pubblici (costruita tra il 1634 e il 1656) grazie all’opera del Vigarani, l’architetto più famoso nell’Emilia del XVII sec, inizialmente destinata allo svago poi adibita a serra, oggi sede espositiva.

6 Pochi passi lungo le vie del centro, e si raggiunge il cuore della città con il suo simbolo: il Duomo e la torre della Ghirlandina che si affacciano su Piazza Grande. Il primo è uno dei massimi capolavori del romanico europeo costruito nell’anno 1099 dall’architetto Lanfranco e finemente cesellato in tutta la sua magnificenza dal Wiligelmo prima, poi dai maestri Campionesi.

7 Il protiro e i leoni stilofori, il loggiato ad arche cieche con trifore, gli archetti pensili, le formelle che rappresentano episodi dell’antico testamento (la Bibbia dei poveri), il Portale Maggiore, la Porta della Pescheria, la Porta dei Principi, le metope… La torre campanaria che sfiora i 90 metri di altezza, è di epoca più tarda iniziata nel 1261 su progetto di Arrigo da Campione e terminata nel 1319. La Ghirlandina è il simbolo della città, il suono delle sue campane scandiva la vita degli abitanti: segnava l’apertura delle porte e chiamava la popolazione in caso di pericolo.

8 Sulla stessa piazza, si affaccia il Palazzo Comunale di cui sono visitabili la “Sala della torre mozza” con i resti dell’antica torre civica e opere di Giuseppe Graziosi, Giovanni Forghieri e Armando Vandelli. La “Sala del fuoco” camera cinquecentesca con opere di Niccolò dell’Abate alle pareti e di Giacomo Cavazza, Alberto Fontana e Ludovico Brancolini al soffitto. La “Sala del Vecchio Consiglio”dove si trova il gonfalone dipinto da Ludovico Lana con opere esposte di Bartolomeo Schedoni ed Ercole dell’Abate. La “Sala degli Arazzi” le cui tele affidate a Girolamo Vannulli e a Francesco Maria Vaccari raffigurano episodi legati alla Pace di Costanza. La “Sala dei Matrimoni” alle cui pareti sono appesi numerosi dipinti di Adeodato Malatesta.

9 La Galleria Estense che racchiude una tra le più importanti collezioni d’arte italiane. Essa riflette gli interessi della famiglia degli Estensi. Di grande importanza sono il busto di Francesco I del Bernini, il ritratto dello stesso duca del Velasquez e poi opere di Cosmè Tura, del Correggio di El Greco ed un cospicuo nucleo di opere della pittura padana dal Trecento al Settecento. Importantissimi la Biblioteca estense ed il medagliere, sempre chiamato “Estense”. Entrambe le istituzioni, l’una per i suoi antiche testi, l’atra per gli oltre 35.000 coni, placchette medaglie, molte rinascimentali, che custodisce, hanno grandissimo valore artistico, storico ed estetico.

10 continua Le chiese di Modena sono numerose ed interessanti. San Pietro preziosa testimonianza dell’arte rinascimentale modenese.. Sant’Agostino che ha subito un’importante trasformazione barocca dal primo edificio trecentesco. Chiesa del Voto fatto alla Madonna della Ghiara chiedendole che facesse cessare la terribile epidemia di peste del 1630; San Vincenzo detto il Pantheon degli Estensi; San Giorgio ospita l’immagine della Beata Vergine Ausiliatrice del Popolo Modenese, dipinta nel seicento da Pietro Paolo dell’Abate. San Biagio eretta all’inizio del trecento e completamente trasformata in luogo barocco verso la metà del seicento.

11 San Domenico la “Chiesa di corte” vista la sua vicinanza al Palazzo Ducale. San Francesco costruita nel 1221 fuori le mura ha subito numerosi rimaneggiamenti fino a quello attuale che risale all’ottocentesco neogotico. San Bartolomeo con dipinto un magnifico apparato prospettico dipinto dal Barberi. S.Maria Pomposa una delle chiese più antiche della città che il Muratori fece riedificare trovandola in pessimo stato, racchiude oggi le spoglie dello scrittore-storiografo. San Lazzaro edificio risalente al XIII secolo, viene risistemato nel cinquecento. Vi si richiudevano i lebbrosi e gli incurabili. Il fregio di decori, degno di menzione, dovrebbe essere di Antonio Scacceri, detto il Frate e risale all’inizio del XVI secolo. Notevoli gli affreschi rinascimentali dei fratelli carpigiani Setti.

12 Il Museo Lapidario del Duomo, raduna rilievi, sculture e iscrizioni d'età romana, medievale e rinascimentale, recuperati negli interventi al Duomo fra Otto e Novecento, rinvenuti in scavi o rimossi per motivi di conservazione. Frammenti romani mostrano il reimpiego nell'edilizia sacra medievale di marmi antichi. Capitelli e cornici documentano l'attività dei Campionesi, che proseguirono il cantiere del Duomo iniziato da Lanfranco e Wiligelmo. D'eccezionale bellezza sono le "metope“ romaniche, scolpite da un seguace di Wiligelmo. Fra i reliquiari del ricchissimo Tesoro spicca il Braccio di S. Geminiano del 1667.

13 CARPI – Pieve La Chiesa di Santa Maria in Castello detta “La Sagra” trae il suo nome dall’atto della sua consacrazione, avvenuta nel 1184 da parte di Papa Lucio III. Secondo la tradizione, fu fondata nel 752 da Astolfo, re dei Longobardi e nel XII secolo fu ricostruita in forme romaniche da Matilde di Canossa. L’attuale portale, recuperato dall’antica Pieve, è di scuola wiligelmica e risale al XII secolo. Di notevole interesse all’interno, sono gli affreschi databili tra il XIII e il XV secolo, l’ambone marmoreo e il sarcofago di Manfredo Pio.

14 CARPI - Castello CARPI - Castello Sul lato sinistro di Piazza Martiri, fra le più grandi d’Italia con i suoi 200 metri di lunghezza, si erge il complesso del Palazzo dei Pio, detto comunemente Castello; era la residenza signorile della famiglia dei Pio. E’ composto di diversi edifici databili fra l’età medioevale e il XVIII secolo. Il più antico di questi, è la Torre del Passerino (1320), tipica torre di avvistamento con merlature ghibelline. Al suo interno è racchiuso il Museo Civico che conserva diverse e importanti collezioni attinenti all’arte e alla storia locale, di dipinti, arredi, ceramiche, xilografie, materiali archeologici e risorgimentali

15 CASTELVETRO-Palazzo Rangoni Sui resti del castrum romano, si impiantò il castello e il borgo altomedioevale, che venne distrutto da un tremendo terremoto nel 1501, fu sottoposto in seguito a profondi cambiamenti. Oggi il suo profilo è caratterizzato dall’erigersi di torri e campanili. Degno di nota è il Palazzo Rangoni, ora canonica, che vide fra i suoi ospiti Torquato Tasso. Egli, in fuga da Bologna dove si trovava per completare gli studi, si rifugiò presso i Rangoni a Modena, ma non sentendosi qui ben protetto, fu accompagnato dal Signore del casato nel suo possedimento di Castelvetro. Il Tasso si innamorò di questo luogo e si narra che vi tornò più volte e che qui compose il canto VII della sua “Gerusalemme liberata”. Molto interessanti, all’interno del Palazzo Rangoni i decori di alcuni locali, da taluno attribuiti ad Antonio Scacceri.

16 FINALE EMILIA- Castello Fu una vera “città d’acqua”, il suo aspetto era tipicamente lagunare. Il Panaro divideva in due la città e la fece diventare tappa obbligata delle comunicazioni fluviali tra Modena, Ferrara e Venezia oltre che fiorente centro di commerci. Rocca Estense: A pianta quadrangolare con quattro torri merlate, era anticamente posizionata sul corso del fiume ed era l’antica porta di accesso alla città. La tradizione attribuisce al padre di Matilde di Canossa la costruzione del mastio del castello. Ricostruita poi nel 1402 da Bartolino da Novara (lo stesso che costruì il castello di Ferrara nel 1385 e quello di Mantova nel 1395) che si vide commissionare i lavori dal Marchese Nicolò III d’Este, fu ampliata successivamente, subì a più riprese le alluvioni del Panaro. Trova il suo completo recupero negli anni sessanta ed oggi è sede di mostre e di incontri culturali

17 FINALE EMILIA – Orto degli Ebrei Fra i quartieri più antichi della città, vi è il ghetto istituito nel 1736 su approvazione del duca reggente Niccolò Lucchesini, della facoltosa comunità ebraica, stabilitasi qui fin dal 1541. Questa era la mentalità di allora anche se gli Estensi furono una signoria tutt’altro che ostile alla minoranza ebraica. Il vecchio cimitero, conserva lapidi dal XVII secolo in poi.

18 FORMIGINE - Castello Sorse in un’area di terramare. La Rocca costituì il perno e il baluardo difensivo dell’abitato verso il confine reggiano. La sua origine risale al 1201 e fasi successive di riorganizzazione, la portarono all’impianto quattrocentesco ancora oggi visibile dopo la completa ricostruzione in seguito alla distruzione del 1945. Appartenne agli Este poi fu infeudata dai Pio di Carpi e nel XV secolo, divenne rocca signorile. Per entrare in municipio, di cui oggi è la sede, si passa ancora attraverso il ponte levatoio, realizzato a suo tempo per passare il fossato, oggi chiuso.

19 MIRANDOLA - Castello Situata al centro di un triangolo formato dai fiumi Po, Panaro e Secchia, ha origini leggendarie. Per la sua ubicazione, assume sempre maggiore importanza strategica e, per il medesimo, motivo, subisce saccheggi, distruzioni e assedi.Capitali dei feudi della famiglia dei Pico, lega il suo nome a Giovanni Pico della Mirandola, uomo di vastissima e profonda cultura del rinascimento italiano, nonché dotato di prodigiosa memoria. Fu una delle prime città bastionate d’Italia, fu fortificata infatti tra il 1541 e il 1544 con un caratteristico perimetro ottagonale. Poco purtroppo rimane delle sue celebri fortificazioni

20 MIRANDOLA – Chiesa S.Francesco Degna di nota è la Chiesa di San Francesco: il pantheon della famiglia dei Pico. All’interno sono visibile alcune delle arche marmoree che rappresentano la potenza dei Pico, un busto di Giovanni Pico e il ricco altare secentesco della Madonna della Ghiara, prezioso dipinto di Sante Peranda.

21 MONTECUCCOLO-Castello E’ il più famoso di tutto il Frignano. Anticamente era sede del potere militare e amministrativo e luogo di nascita del condottiero Raimondo Montecuccoli (1609-1680). Il castello posto in posizione strategica e dominante sulla valle dello Scotenna conserva le caratteristiche dell’impianto originario

22 NONANTOLA - Abbazia La sua famosa Abbazia Benedettina fu fondata da S.Anselmo e consacrata nel 753, divenne, in breve tempo, una delle più potenti dell’Italia settentrionale. Passò ai Cistercensi nel 1514 e fu soppressa nel 1769. La facciata di scuola wiligelmica, riporta nello stipite formelle raffiguranti i Santi e l’infanzia di Gesù. L’interno, solenne ed austero, è diviso in tre navate, sorrette da possenti pilastri in fascio di cotto. L’altare maggiore racchiude le reliquie di S.Silvestro a cui è dedicata la Chiesa.

23 NONANTOLA - Abbazia Di particolare suggestione è la cripta sorretta da 64 colonnine dotate di capitelli risalenti ai secoli VIII-XII, che custodisce, all’interno dell’altare, le reliquie dell’Abate S.Anselmo fondatore dell’Abbazia. A destra della facciata della Basilica, si trova il palazzo abbaziale, che oggi ospita l’Archivio (la parte più antica ed importante è costituita dalle pergamene, è fra i più importanti d’Europa) e la Biblioteca Abbaziale oltre che al Museo Benedettino Nonantolano e Diocesano di arte sacra che racchiude il Tesoro Abbaziale. L’Abbazia nonantolana custodisce 2500 pergamene risalenti all’antico scriptorium monastico di cui solo 250 circa esplorate

24 SAN CESARIO – Abbazia Fu un importante baluardo difensivo del sistema militare modenese contro Bologna e, nei suoi dintorni, si svolse nel 1325, la famosa battaglia diede origine all’episodio della “Secchia rapita” cantato da Alessandro Tassoni. Costruzione romanica del XII secolo, sorse sui resti di un impianto precedente. La facciata è animata da contrafforti e, nella parte centrale, da una grande arcata a tutto sesto. L’interno, dai caratteri altomedioevali, è a pianta basilicale a tre navate, ripartite da colonne romane con capitelli marmorei romanici e presenta pregevoli decorazioni scultoree. Da notare le eleganti absidi e l’elaborata cornice in mattoni che decora i fianchi

25 SAN CESARIO – Palazzo Boschetti Si tratta dell’antico palazzo feudale edificato nel XV secolo e trasformato in residenza dai conti Boschetti nel XVI secolo. Possiede una bellissima loggia sul lato posteriore e un parco di notevoli dimensioni aperto al pubblico Fu un importante baluardo difensivo del sistema militare modenese contro Bologna e, nei suoi dintorni, si svolse nel 1325, la famosa battaglia diede origine all’episodio della “Secchia rapita” cantato da Alessandro Tassoni.

26 SAN FELICE - Castello San Felice si identifica con la sua Rocca derivata da un antico fortilizio. Fu eretta nel 1340 dal bolognese Marchesino della Tuade per conto di Obizzo III d’Este. Fu restaurata nel 1406 e assunse la configurazione a pianta quadrangolare con torri angolari, sulla più alta di queste, svetta una banderuola in rame. All’interno una bella scala a loggia coperta arriva nella sala detta di Giulio II che racchiude un affresco di S.Francesco.

27 SASSUOLO – Palazzo Ducale Nel 1634 il Palazzo fu trasformato per volontà del duca Francesco I d’Este e per mano dell’architetto Bartolomeo Avanzini, in una vera e propria Reggia. All’interno, lo scalone d’onore e le sale del piano nobile, furono affrescate e decorate dal francese Jean Boulanger, pittore ufficiale della corte estense a cui si affiancarono alcuni fra i più famosi pittori del tempo, quadraturisti, abili decoratori e scenografi di fama come l’architetto Giuseppe Vigarani. Tra le opere del parco è visibile la Peschiera nata dalla collaborazione proprio con il Vigarani, e il casino del Belvedere al cui interno dipinto raffigurano le ville di delizia estensi.

28 SOLIERA - Castello E’ detto anche Rocca Campori perché infeudata dalla stessa famiglia, di cui si mantiene lo stemma dipinto nel voltone d’ingresso. Costruita alla fine del XIII secolo dagli Estensi e in seguito ampliata dai Pio, conserva, pur con rimaneggiamenti, l’architettura fortificata con due possenti torri quattrocentesche, il cassero, il portale, le cortine, feritoie e merli

29 SPILAMBERTO - Castello La Rocca Rangoni, è di proprietà della famiglia stessa trasformata a loro dimora nel XVII secolo. E’ un baluardo a pianta rettangolare, difesa da quattro torrioni unite da cortine con merlature e caditoie. Rimangono poche tracce dell’antico ponte levatoio. L’impianto originale, aveva facciata principale, quattrocentesca, principale rivolta verso il Panaro. Nella parte retrostante, spicca l’alta torretta con belvedere costruita in stile nei primi anni del novecento.

30 QUARANTOLI - Pieve Alla fine di una breve strada chiusa, si trova la Pieve che viene citata, per la prima volta, nell’anno 1044. La chiesa primitiva risale al VII secolo, mentre l’attuale fu eretta intorno all’anno 1114, data incisa sull’altare.Molte manomissioni di epoca barocca, che riguardarono soprattutto la facciata, hanno alterato l’originario aspetto romanico. L’origine resta documentata nel pulpito, nella planimetria basilicale a tre navate e nella suddivisione ad arcate su pilastri. L’ambone viene attribuito a scuola wiligelmica, se non addirittura all’artista stesso.

31 VIGNOLA – Castello La tradizione la vuole fondata dagli abati di Nonantola, soggetta poi ai vescovi e al Comune di Modena, quindi agli Estensi nel 1336, che la infeudarono alla famiglia dei Contrari di Ferrara nel 1401. Sorta come struttura difensiva, di cui porta ancora i segni, con i Contrari divenne sontuosa dimora ricca di decorazioni ed affreschi. In seguito passò alla famiglia dei Boncompagni. Per il ponte levatoio si entra nella suggestiva corte interna. Al piano terra rimangono le sale di rappresentanza. A quello superiore le stanze di abitazione. Nei sotterranei due sale usate ora per mostre, convegni e concerti. E’ possibile visitarlo completamente e percorrere i camminamenti di ronda che collegano tra loro le torri.

32 Di fronte alla Rocca si trova Palazzo Barozzi con all’interno la famosa scala a chiocciola a pianta ovale; oggi è sede della scuola di canto “Cubec”, (Centro Universale del Bel Canto), tenuta dalla celeberrima Mirella Freni VIGNOLA – Palazzo Barozzi

33 Per le fotografie si ringraziano: -Amministrazione Provinciale di Modena da Archivio fotografico -Ufficio Stampa del Comune di Modena da Archivio fotografico -Provincia di Modena da ”Passaggi e paesaggi” -Alain Claverie (fotografo) Traduzione a cura della Benedict School di Modena Ideazione: Viaggintondo Testi di: Maura Gazzotti, Antonio Mascello


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