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GEOGRAFIA ECONOMICA Outsourcing and Offshoring Prof.ssa SABRINA MALIZIA.

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Presentazione sul tema: "GEOGRAFIA ECONOMICA Outsourcing and Offshoring Prof.ssa SABRINA MALIZIA."— Transcript della presentazione:

1 GEOGRAFIA ECONOMICA Outsourcing and Offshoring Prof.ssa SABRINA MALIZIA

2 DEFINIZIONE  La crescente integrazione dei mercati mondiali si è accompagnata negli ultimi decenni alla disintegrazione dei processi produttivi: alcune fasi della produzione manifatturiera e alcuni servizi sono delocalizzati all’estero e sono combinati con quelli realizzati internamente.  Questo fenomeno è stato identificato in numerosi modi dagli economisti: Krugman (1996) parla di “slicing the value chain”, Leamer (1996) preferisce il termine “delocalization”, Deardorff (2005) usa il termine “fragmentation”. E ancora numerose altre definizioni sono state utilizzate in letteratura: “production sharing”, “globalized production”, “offshoring”, “outsourcing”, etc. Prof.ssa SABRINA MALIZIA

3  Già a partire dalla metà degli anni ’60 erano stati istituiti programmi di delocalizzazione produttiva dagli USA in Messico (Maquilladora) sotto un regime tariffario favorevole. E già negli anni ’70 le imprese tedesche effettuavano delocalizzazioni produttive nell’ Asia orientale nel settore tessile.  Tuttavia, è negli anni ’80 che il fenomeno diventa consistente soprattutto per USA e Giappone.  Alcuni economisti distinguono le tipologie di delocalizzazione a seconda della proprietà: si parla di “vertical FDI” o “intra-firm trade” o, talvolta, di “offshoring” quando la proprietà è della multinazionale che delocalizza; si parla di “international outsourcing” o “arm’s length trade” quando la proprietà e dell’impresa estera. DEFINIZIONE Prof.ssa SABRINA MALIZIA

4  Tuttavia volendo esprimere il concetto generale in forma particolarmente sintetica possiamo descrivere l’outsourcing, o in termini ancora più moderni l’offshore/nearshore outsourcing, come quel processo che porta alla “acquisizione da un fornitore esterno di prodotti o servizi attualmente risultanti dalla diretta attività produttiva e di gestione interna all’azienda”.  E’ uno degli strumenti manageriali, di carattere tattico e strategico, che hanno conosciuto la maggiore espansione nel corso dell'ultimo decennio e che, secondo autorevoli e diffuse proiezioni, continuerà a proporsi nei suoi diversi ambiti e nelle sue varie applicazioni come una via obbligata per la sopravvivenza sul mercato delle imprese, senza distinzione di industria, dimensione o missione aziendale.  In particolare negli Stati Uniti l’outsourcing ha acquisito fama in seguito alla crisi economica degli anni ottanta: alcuni giganti dell’industria automobilistica, le cui dimensioni erano diventate abnormi anche per lo sviluppo di aree complementari al core business, adottarono come soluzione fondamentale del problema contabile proprio l’esternalizzazione. Outsourcing: definizione e considerazioni di carattere generale Prof.ssa SABRINA MALIZIA

5  Il principio era semplice: far fare agli altri quello che sanno fare meglio di noi, in modo da ridurre i costi, migliorare la qualità dei servizi o dei prodotti intermedi di cui si ha bisogno, e “liberare” così le risorse necessarie per lo sviluppo di ciò che costituisce la vera attività dell’impresa.  Espresso in questi termini l’outsourcing può sembrare una sorta di formula magica per le imprese: per svolgere meglio la propria attività primaria è sufficiente delegare ad altri, che sono più esperti nel settore, le attività di supporto. In effetti, un assunto così semplice nasconde invece problematiche molto complesse perché all’impresa si chiede di cambiare il modo di fare business: non contare più solo ed esclusivamente sulle proprie forze ma affidarsi, per lo svolgimento di attività riguardanti, a volte interi settori, a qualcun’ altro.  Si tratta di un “legame di cooperazione tra committente, ossia l’impresa che esternalizza (outsourcee) e fornitore (outsourcer), nonché di un’alleanza strategica temporanea basata sul riconoscimento delle reciproche competenze, sulla volontà di instaurare un’effettiva collaborazione e sulla disponibilità di sviluppare relazioni corrette e trasparenti”.  Questo sistema di competizione/collaborazione tende a “favorire lo sviluppo delle capacità innovative proprie e degli altri, minimizzando i rischi che l’applicazione dell’innovazione comporta”.  Non sempre, infatti, un’impresa dispone al suo interno di tutte le competenze necessarie per essere competitiva in termini di qualità, innovazione e servizio per il cliente. Per raggiungere questi obiettivi le aziende tendono a focalizzare le risorse sulle proprie competenze distintive e a trasferire attività secondarie rispetto al core business ad aziende specializzate che fanno di altre aree il loro punto di eccellenza. Sotto questo profilo il ricorso all’outsourcing presuppone valutazioni di carattere strategico e deve essere improntato in un’ottica di medio-lungo periodo. Outsourcing: definizione e considerazioni di carattere generale Prof.ssa SABRINA MALIZIA

6  La decisione di esternalizzare la realizzazione di alcune fasi dei processi aziendali ad operatori esterni è realizzata da parte delle imprese analizzando differenti fattori.  Una variabile critica è costituita dal tempo, che risulta rilevante in differenti momenti del processo decisionale.  Una prima fase organizzativa riguarda la definizione delle esigenze dell’impresa committente e la specificazione degli obiettivi dell’outsourcing.  Per obiettivi ci si riferisce in tal senso a impegni di prestazione esplicitamente misurabili, contenuti in programmi, confrontati con benchmarking e parametri target, per esempio di costo. Il top management che intende ricorrere all’outsourcing occorre che si chieda continuamente il perché tale esternalizzazione rappresenti il mezzo migliore per raggiungere l’obiettivo. E’ importante, infatti, che la decisione non sia dettata da semplice intuizione o imitazione, ma che al contrario gli scopi siano ma ben misurabili e definibili.  E’ frequente prevedere anche un obbligo da parte del fornitore di produrre relazioni periodiche, i cosiddetti report, dei servizi erogati.  In casi specifici il ricorso all’esternalizzazione può trovare ostacoli esterni, legati al sistema economico e sociale ed all’assetto del sistema produttivo e delle piccole e medie imprese locali. In altri casi possono esservi ostacoli interni, riconducibili alla resistenza, alla burocrazia e alle posizioni delle associazioni professionali e delle organizzazioni sindacali. Diventa cruciale il ricorso ad una politica di comunicazione aziendale, al fine di far comprendere al personale interno le motivazioni alla base dell’iniziativa di outsourcing e di incrementare la motivazione.  Tenere in opportuna considerazione questi elementi e definire una strategia anticipativa permette all’amministrazione di effettuare una valutazione approfondita e realistica degli effetti legati alla scelta di esternalizzazione.  L’effettiva realizzazione ed il successo delle attività di outsourcing sono, quindi, direttamente legate alla valutazione dei fattori critici di successo ed alla minimizzazione dei rischi, attraverso lo sviluppo di logiche di risk managemet. Outsourcing: definizione e considerazioni di carattere generale Prof.ssa SABRINA MALIZIA

7 Introduzione  Mentre negli anni ’80-’90 con il termine “outsourcing” si faceva riferimento soprattutto alla delocalizzazione di fasi produttive relative a beni fisici, negli anni recenti il termine si riferisce soprattutto al commercio internazionale di servizi: per esempio, call center delocalizzati a Bangalore per servire utenti di New York, radiografie trasmesse digitalmente da Boston per essere lette a Bombay, etc.  Le nuove tecnologie informatiche e della comunicazione permetto di rendere tradable servizi che non lo erano in precedenza. Prof.ssa SABRINA MALIZIA

8 Introduzione  Nella presente lezione, dopo un chiarimento sulla definizione di “outsourcing” secondo il WTO, passeremo a considerare alcuni schemi analitici che descrivono i possibli effetti dell’outsourcing sul reddito nazionale, sui salari e sulla distribuzione del reddito.  Inizialmente analizzeremo modelli come quello di Bhagwati et al. (2004) in cui l’outsourcing (inteso come “offshore trade in arm’s length service”) può essere studiato come un semplice fenomeno di commercio internazionale e, pertanto, illustrato secondo gli schemi standard della teoria del commercio internazionale.  Successivamente passeremo a considerare lo schema analitico di Baldwin che, basandosi su Blinder (2006) e Grossman, Rossi-Hansberg (2006), parla di un nuovo paradigma interpretativo associato all’outsourcing che va al di là degli schemi standard della teoria del commercio internazionale Prof.ssa SABRINA MALIZIA

9 Piano della lezione  La definizione di outsourcing secondo il WTO  Outsourcing e teoria standard del commercio internazionale nello schema di Bhagwati et al. (2004)  Outsourcing: un nuovo paradigma interpretativo? L’analisi di Baldwin (2006)

10 La definizione di outsourcing secondo il WTO  Il WTO distingue 4 modalità in cui i servizi possono essere commerciati internazionalmente.  Modalità 1. Il commercio in servizi consiste in uno scambio a distanza in cui il fornitore e l’acquirente restano nelle proprie sedi (arm’s length trade). Le ICT hanno contribuito molto a questo tipo di scambio. Lo scambio può avvenire tra imprese (call center, back office, programmazione di software, contabilità, etc.) oppure tra fornitori individuali (architetti, designer, consulenti, etc) e consumatori (o imprese)  Modalità 2. Il commercio in servizi consiste in uno scambio in cui l’acquirente raggiunge la sede del fornitore. Esempi: il turismo, le cure mediche fornite a pazienti stranieri, l‘istruzione fornita a studenti stranieri. Prof.ssa SABRINA MALIZIA

11 La definizione di outsourcing secondo il WTO  Modalità 3. Il fornitore stabilisce una presenza commerciale nel paese straniero sede dell’acquirente. Questa offerta di servizi implica un elemento di IDE, sia pur in forma limitata. Esempi: banche e assicurazioni.  Modalità 4. Il commercio in servizi consiste in uno scambio in cui il fornitore raggiunge la sede dell’acquirente. Esempi: costruzioni, attività di consulenza, cure mediche portate nel paese straniero, istruzione portata nel paese straniero. Questo tipo di scambio comporta un’emigrazione temporanea.  Paradossalmente, nelle trattative in sede GATT (WTO dopo) la modalità 1 risultò essere la meno controversa al contrario della 3 e 4. I paesi avanzati spingevano per favorire la presenza commerciale all’estero (modalità 3), mentre si opponevano alla presenza straniera attraverso la modalità 4. L’attitudine dei paesi meno avanzati era opposta. Prof.ssa SABRINA MALIZIA

12 La definizione di outsourcing secondo il WTO  Attualmente, la maggior parte degli economisti si riferisce alla modalità 1 quando parla di “outsourcing”. Tuttavia, nel dibattito pubblico (non solo accademico) sugli effetti dell’outsourcing su salari e occupazione spesso si includono indiscriminatamente nella modalità 1 le importazioni di componenti da parte delle imprese manifatturiere o gli IDE. Ma questo è scorretto e crea confusione nella comprensione del fenomeno.  Nel modello di Bhagwati et al. che ci apprestiamo a considerare l’outsourcing consiste strettamente nella modalità 1 secondo la definizione WTO che abbiamo riportato. Prof.ssa SABRINA MALIZIA

13 Il modello di Bhagwati, Panagariya e Srinivasan (2004)  Come si è detto, nel modello di BPS gli effetti dell’outsourcing sono analizzati secondo l’approccio della teoria standard del commercio internazionale. Secondo quest’ultima (per esempio il modello HOS), l’analisi procede guardando agli effetti del passaggio dall’autarchia al free trade in termini di: 1) incremento del reddito nazionale di ciascuna nazione; 2) cambiamento nella distribuzione del reddito (dato che l’analisi è di lungo periodo e presuppone il pieno impiego, l’aggiustamento dei prezzi dei fattori necessario a garantire la piena occupazione ha effetti sulla distribuzione).  Lo stesso approccio è seguito nel modello che segue. Prof.ssa SABRINA MALIZIA

14 Vantaggi dell’outsoucing in presenza di commercio (2)  L’outsourcing è dunque benefico in termini aggregati se si fa l’ipotesi del paese piccolo. Se però si assume che il paese è abbastanza grande da influenzare i prezzi internazionali, l’effetto aggiuntivo sulle ragioni di scambio potrebbe contrastare o esaltare l’incremento di welfare generato dall’outsourcing.  Se per esempio l’outsourcing permette di aumentare l’offerta del bene esportato al di sopra della domanda mondiale, si determinerà un deterioramento delle ragioni di scambio che eroderà i vantaggi dell’outsourcing. Se invece l’outsourcing permette di espandere l’output del bene import-competing, si ridurrà la domanda di importazioni determinando un miglioramento delle ragioni di scambio che si andrà ad aggiungere ai vantaggi dell’outsourcing Prof.ssa SABRINA MALIZIA

15 Outsourcing: un nuovo paradigma interpretativo?  Recentemente alcuni eminenti economisti dell’Università di Princenton, (Grossman, Blinder) hanno fatto notare che la globalizzazione è entrata in una fase nuova e del tutto differente da quella precedente, tanto da richiedere “un nuovo paradigma” per essere interpretata. I titoli degli articoli di questi due autori sull’argomento sono emblematici: Grossman et al. (2006) “The rise of Offshoring: it’s Not Wine for Cloth Anymore”, Blinder (2006), “Offshoring: the Next Industrial Revolution?”  Baldwin (2006), passando in rassegna i nuovi contributi che cercano di offrire una nuova chiave interpretativa delle tendenze recenti dei processi di internazionalizzazione, pone a confronto vecchio e nuovo paradigma della globalizzazione contribuendo a chiarirne le differenze. Prof.ssa SABRINA MALIZIA

16 Outsourcing: un nuovo paradigma interpretativo?  Nella prima fase della globalizzazione (che include le due ondate che conosciamo), la riduzione dei costi di trasporto ha posto fine alla necessità di produrre i beni vicino ai luoghi di consumo.  Nella seconda fase, la rapida caduta dei costi di comunicazione e di coordinamento ha permesso di porre fine alla necessità di concentrare spazialmente tutte le fasi di produzione di un bene. Più recentemente, la separazione spaziale ha riguardato i servizi. Quindi non solo la frammentazione delle fabbriche ma anche degli uffici.  Mentre la teoria standard del commercio internazionale è il vecchio paradigma che serve a spiegare la prima fase della globalizzazione, un nuovo paradigma è necessario per comprendere la seconda fase Prof.ssa SABRINA MALIZIA

17 Outsourcing: un nuovo paradigma interpretativo?  Nel primo paradigma interpretativo, l’unità di analisi era il settore e le imprese all’interno di esso. Il commercio internazionale favoriva alcune imprese e danneggiava altre. Poiché la maggior parte delle imprese appartenenti ad un settore erano accomunate dalla stessa sorte, anche il tipo di lavoro utilizzato più intensivamente nel settore seguiva la stessa sorte delle imprese e del settore e quindi l’accorpamento di questo tipo di lavoro (per esempio, skilled vs unskilled) in un unico aggregato era utile dal punto di vista analitico per valutare gli effetti redistributivi del commercio internazionale.  Nella seconda fase della globalizzazione, la competizione non è tanto tra imprese o settori ma è tra “task” (mansioni, compiti) all’interno dell’impresa. Questa circostanza altera sostanzialmente l’approccio analitico precedente Prof.ssa SABRINA MALIZIA

18 Il vecchio paradigma  Il vecchio paradigma si concentra, dunque, sui settori (non sui task) e sul costo declinante dei beni commerciabili (non delle idee).  In conclusione, se la competizione internazionale avviene tra settori e se i costi di trasporto subiscono un calo generalizzato comune a tutti i settori, i settori vincenti saranno quelli che erano comunque di vantaggio comparato fin dall’inizio e i lavoratori vincenti saranno quelli che lavorano più intensivamente nei settori vincenti. L’opposto accade per i settori declinanti e per i lavoratori di questi settori. E’ la storia raccontata dalla teoria standard del commercio internazionale (HOS). Prof.ssa SABRINA MALIZIA

19 Il vecchio paradigma  Le implicazioni di policy associate al vecchio paradigma nel caso dell’UE sono chiare: se la liberalizzazione commerciale avvantaggia i settori di vantaggio comparato (nel caso UE, quelli più skill intensive) allora le misure di politica economica devono puntare ad un upgrading nel livello di istruzione della forza lavoro (Società dell’informazione).  Quando dal vecchio paradigma si passa al nuovo paradigma queste certezze in termini di policy sono meno chiare. Prof.ssa SABRINA MALIZIA

20 Vecchio e nuovo paradigma Prof.ssa SABRINA MALIZIA

21 Il nuovo paradigma  Il diagramma che segue è molto simile a quello precedente, solo che adesso la competizione in Europa avviene tra task e non tra settori. Sull’asse delle ascisse sono riportati i task ordinati in ordine decrescente secondo il vantaggio comparato (i task più competitivi sono a sinistra). E’ chiaro che il diagramma riporta una situazione diversa da quella precedente in quanto l’elevata specializzazione in un task non coincide con il vantaggio comparato di un settore (in quanto lo stesso task può essere impiegato in settori disparati).  Rispetto al diagramma precedente, vi è un’altra differenza sostanziale: gli avanzamenti nelle ICT riducono i costi di trasferimento di alcuni task ma non di altri (la riduzione dei costi non è generalizzata come nel caso precedente) Prof.ssa SABRINA MALIZIA

22 Il nuovo paradigma  Alcuni task (come il punto 1) iniziano ad essere esportati mentre altri iniziano ad essere importati (punto 2). Alcuni task dell’UE hanno un grosso calo nei costi di trasferimento ma non un forte incremento di produttività: il Sud, nonostante il forte calo nei costi di trasferimento, mantiene un vantaggio nel task 3 prima e dopo la riduzione dei costi. Il cambiamento nel costo di trasferimento dei task sembra arbitrario e questo è intenzionale. Prof.ssa SABRINA MALIZIA


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