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Benjamin e Derrida a confronto.  Prefazione a una traduzione dei Tableaux parisiens di Baudelaire  Elemento importante di riflessione  Il discorso.

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Presentazione sul tema: "Benjamin e Derrida a confronto.  Prefazione a una traduzione dei Tableaux parisiens di Baudelaire  Elemento importante di riflessione  Il discorso."— Transcript della presentazione:

1 Benjamin e Derrida a confronto

2  Prefazione a una traduzione dei Tableaux parisiens di Baudelaire  Elemento importante di riflessione  Il discorso teorico, anche nelle sue vette più metafisiche, si ancora a una pratica traduttiva  Saggio complesso e oscuro

3  Missione, etica, fatica  Senso di una originarietà perduta che il traduttore partecipa a portare a nuova manifestazione  Lo sguardo, nonostante il riconoscimento del potere e dovere innovativo della traduzione, è rivolto all’indietro, all’origine  compito≠ da qualità dell’uomo tout court  Compito in funzione di qualcosa/qualcuno = vocazione-dovere- funzione -ruolo

4  Anche la traduzione non può basarsi sulla comunicazione (inessenziale)  Non ha propria autonomia

5 La legge della traduzione è racchiusa nell’originale e nella sua possibilità di esser tradotto La traducibilità dipende da 2 elementi: 1 (di carattere problematico) esiste un lettore adeguato 2 (ovvio) l’opera d’arte consente/esige una traduzione

6  “Se la traduzione è una forma la traducibilità deve essere essenziale a certe opere”  Benjamin riflette a partire dai ricordi “istanti indimenticabili” in virtù non del fatto che ogni uomo li ricordi ma dell’esigenza che la loro essenza ha di essere ricordata ricordo di Dio

7  La traduzione non è essenziale per le opere (non aggiunge loro significato)  La traduzione è in un rapporto intimo con l’originale proprio perché questo porta scritto nella sua essenza la possibilità di esser tradotto. La traducibilità è la manifestazione di un determinato significato dell’originale Tra originale e tradizione si instaura un “RAPPORTO DI VITA” O MEGLIO “RAPPORTO DI SOPRAVVIVENZA”

8 Il senso della parola vita non è legato alla sfera dei sensi e nemmeno a quello dell’anima ma a quello della STORIA La storia delle grandi opere Fonte Formazione nell’epoca dell’artista Sopravvivenza (le traduzioni sono trasmissioni di un’opera quando questa ha raggiunto il periodo di gloria)

9  "Überleben“ - "Fortleben" -"überdauern“  Di fatto, la forma "Überleben" occorre nel testo solo una volta, e per di più tra virgolette, mentre in tutti gli altri casi viene usato il termine "Fortleben". In particolare, Benjamin dice che la traduzione "procede" ("geht hervor") dalla "sopravvivenza" ("Überleben") dell’originale, e che essa "segna nelle opere eminenti … lo stadio della loro sopravvivenza" ("bezeichnet … bei den bedeutenden Werken … das Stadium ihres Fortlebens").  LA TRADUZIONE PROCEDE SECONDO UNA LINEA SPESSO DIACRONICA (SOPRAVVIVENZA)E NON SINCRONICA (VITA)

10  "nella sua sopravvivenza, che non potrebbe chiamarsi così se non fosse mutamento e rinnovamento del vivente, l’originale si trasforma. C’è una maturità postuma anche delle parole che si sono fissate"  "maturità", ted. "Nachreife", indica, più che uno stato, un processo ("maturazione", o più precisamente "postmaturazione"): anche qui, insomma, l’accento viene posto sul processo di rinnovamento e di trasformazione che un testo attraversa nella traduzione, e il processo nello stesso tempo va in avanti e indietro.

11 In virtù di quanto detto le traduzioni non aggiungono gloria all’originale ma è la gloria dell’originale che dà loro sostegno attraverso la traduzione "la vita dell’originale raggiunge, in forma sempre rinnovata, il suo ultimo e più comprensivo dispiegamento".

12 Così come le finalità della vita non descrivono la vita stessa ma ne esprimono l’essenza e il significato così la traduzione non rappresenta l’originale ma il rapporto che esiste tra le lingue poiché le lingue non sono estranee tra loro ma affini in quello che vogliono dire

13 La traduzione non è possibile quando mira a riprodurre/imitare l’originale Così come l’originale cambia attraverso la sua sopravvivenza nella storia così anche la traduzione sarà sempre parziale e infinita/incompiuta per sua attinenza sia all’opara d’arte che alla lingua del traduttore, anch’essa in costante mutamento attraverso il percorso della storia

14 Nella traduzione si esprime l’affinità delle lingue ( ovvero il tendere alla rappresentazione di uno stesso significato ) affinità ≠ somiglianza Affinità?

15 L’affinità tra le lingue non consiste nella forma delle stesse ma nella pluralità delle intenzioni espresse da loro Es. Brot/ pain (modi di intendere/ inteso) Mito della lingua prima, originaria ma cancellata, che però non è mai effettivamente raggiungibile, pena la fine stessa delle lingue e del linguaggio umani (o - che è lo stesso - il ritorno a quella dimensione del linguaggio in cui la parola è - è immediatamente - la cosa).

16 La pura lingua è ciò che emerge dall’armonia dei modi di intendere Essenza che c’è dietro la comunicazione

17  La traduzione non si può riprodurre il senso che una parola poetica ha nell’originale Il valore poetico non si esaurisce nell’inteso ma attraverso un passaggio “affettivo” esso si compone del,odo di intendere la parola specifica Es. guadagnarsi la pagnotta Traduzione non deve essere atto linguistico ma atto d’amore, affetto di resa di una complessità di relazioni e modi di intendere legati alla storia, all’essenza e alla gloria/sopravvivenza.

18  L’idea della traduzione come forma, e di conseguenza del suo "essere altro" rispetto all’originale ma in connessione con esso, ha sicuramente a che fare con ciò che Benjamin stesso scrive a proposito della concezione della forma nel primo Romanticismo, "senza la quale sarebbe impensabile il lavoro, veramente importante, svolto da A.W. Schlegel come traduttore dall’italiano, dallo spagnolo e dal portoghese"

19  ogni forma, di fatto, "è una modificazione particolare dell’autolimitazione della riflessione e, non essendo mezzo per l’esposizione di un contenuto, non ha bisogno di alcun’altra giustificazione … L’idea dell’arte come medium produce, dunque, per la prima volta, la possibilità di un formalismo non dogmatico o libero … La teoria primo-romantica fonda la validità delle forme indipendentemente dall’ideale delle opere".

20 In Des Tours de Babel Cambiando di segno la riflessione benjaminiana

21  Jacques Derrida nasce in Algeria da famiglia di origini ebraiche (1930-2004)  Nel 1966, con la conferenza dal titolo La struttura, il segno e il gioco nel discorso delle scienze umane, Derrida inaugura un nuovo atteggiamento filosofico che chiama "decostruzionismo", atteggiamento volto ad operare una decostruzione della tradizione filosofica occidentale in nome di una libera interpretazione dei significati prodotti dalle diverse costruzioni metafisiche.

22  Logocentrismo centralità della parola - intende definire la forma di comunicazione privilegiata  La parola, di per sé mostra una sua instabilità – tendenza alla deriva semantica

23  A cominciare dal titolo - intraducibilità  Des tours - Détours – per assonanza (in francese svolta o deviazione)  Torri, giri, performances, ritorni  Delle torri di Babele, Intorno a Babele, Gioco di parole su Babele, delle performances di Babele, Ritorno a Babele

24  La molteplicità che non è possibile ridurre ad unità chiama la creazione di un mito, di una figura di molteplicità  La torre interrotta, la torre di Babele “esibisce una incompiutezza, l’impossibilità di completare, di totalizzare, di saturare, di compiere qualcosa che sarebbe dell’ordine dell’edificazione, della costruzione architetturale, del sistema e dell’architettonica”

25  Molteplicità degli idiomi:  Limite non solo per la traduzione ‘vera’ (“intra-espressione trasparente e adeguata)  Ma per la creazione di un coerente ordine strutturale, ovvero ‘constructum’  E come nel racconto della torre importanza particolare riveste il materiale di costruzione dell’edificio, argilla e bitume, nella ricostruzione di Derrida assume centralità la lingua in quanto ciò di cui il pensiero è materiato.

26  In quale lingua la torre di Babele fu costruita e decostruita? In una lingua all’interno della quale il nome proprio di Babele poteva quindi, per confusione, essere tradotto con “confusione”.  In quanto nome proprio Bavel (come tutti i nomi di persona o di città) doveva restare intraducibile, e lo sarebbe stato in qualunque lingua tranne quella in cui la narrazione viene tramandata

27  Babele non vuol dire soltanto  Confusione/  Confusione degli architetti di fronte alla costruzione interrotta  ma anche il nome del padre  Ba – padre  Bel – Dio  Nelle traduzioni mancata ambiguità tra nome proprio Bavel e nome comune bavel.

28  natura instabile delle parole, decostruendo faux amis come gift (dono in inglese) e Gift (veleno in tedesco), Accomunati da una comune radice del dare: offrire un dono, somministrare un veleno.  Dono  Veleno

29  Le lingue si disperdono, si confondono o si moltiplicano, secondo una discendenza che nella sua dispersione stessa resta sigillata dal solo nome che sarà stato il più forte, dal solo idioma che l’avrà vinta  Questo idioma porta in sé la marca della confusione, vuol dire impropriamente l’improprio, vale a dire Bavel, confusione

30  La traduzione allora si rende necessaria e impossibile come l’effetto di una lotta per l’appropriazione del nome, necessario e proibito. E il nome proprio di Dio si divide a sufficienza nella lingua, già per significare così, confusamente, “confusione”.

31  Del nome di Dio stesso  “and he war” il lemma war congiunge e decostruisce ESSERE E GUERRA  James Joyce, Finnegan’s Wake  War: essere  Guerra

32  “possibilità per le lingue di essere implicate in numero superiore a due in un testo”  Come tradurre un testo scritto in più lingue contemporaneamente?  Come ‘rendere’ l’effetto di pluralità?  E se si traduce attraverso più lingue contemporaneamente, lo chiameremmo ancora tradurre?” questioni che rispondono a interrogativi aperti da Benjamin nel Compito del traduttore.

33  Orizzonte di Benjamin, per Derrida, la ‘riconciliazione’  Il centro della scena è occupato dallo sforzo di costruire una scena genealogica  Trasmissioni – metaforiche – di un seme familiare (genealogia)  Lessico del debito e del dono modo derridiano di leggere la ‘sopravvivenza’ benjaminiana

34  Compito, missione alla quale si è sempre destinati: impegno, dovere, debito, responsabilità  Traduttore che deve assolversi di qualcosa che implica una caduta, uno sbaglio.  Indebitato. Il suo compito è quello di rendere ciò che deve essere stato dato – restituzione del senso.  Quello che Benjamin intende per forma della traduzione non è il contenuto comunicato nel messaggio, ma la ‘forma’, il movimento del sopravvivere Tale sopravvivenza dà un più di vita, più che una sopravvivenza. L’opera non vive soltanto più a lungo, vive più e meglio, al di sotto dei mezzi del suo autore

35  “l’originale esige la traduzione anche se nessun traduttore è là, in grado di rispondere a questa ingiunzione, che è allo stesso tempo richiesta e desiderio nella struttura stessa dell’originale”  Se la struttura dell’originale è segnata dall’esigenza di essere tradotta, facendone la legge, l’originale comincia a indebitarsi ugualmente nei confronti del traduttore. L’originale è il primo debitore, il primo richiedente  La traduzione non cercherebbe di dire questo o quello, di trasportare tal o tal altro contenuto, di comunicare questo carico di senso ma di far rimarcare l’affinità tra le le lingue, di esibire la sua propria possibilità –

36  Attraverso i Nomi sarà possibile - Sparsi in ogni lingua, della ‘lingua pura’  Contatto tra i corpi dei due testi attraverso la traduzione è sempre ‘fugace’. Derrida rimarca questo movimento come movimento d’amore  “accompagniamo questo movimento d’amore, il gesto di questo amante (Liebend, in Benjamin) che opera nella traduzione. Esso non riproduce, non restituisce… salvo in questo punto di contatto o di carezza: l’infinitamente piccolo del senso  Ogni lingua allarga il senso verso la grande, perduta lingua pura, il ‘sacro’, l’’esser da tradurre’

37 il limite dell’intoccabile  Il limite che Benjamin tocca, e che Derrida cerca di forzare, è il limite dell’intoccabile  La traduzione ha un limite, non arriva alla radice della lingua pura, del sacro.  Essa è solo promessa di riconciliazione  L’intoccabile è ‘ciò che affascina e orienta il lavoro del traduttore’  Traduttore sacrilego! “Vuole toccare l’intoccabile, ciò che resta del testo quando se ne è estratto il senso comunicabile (punto di contatto … infinitamente piccolo)

38  amplifica il lessico della congiunzione erotica  Matrimonio  Copulazione  Riproduzione  La lingua materna per Derrida si altera ugualmente. Contratto di traduzione o di matrimonio: promessa di concepire un bambino il cui seme darà luogo a storia e crescita

39  Benjamin dice, ricorda Derrida, nella traduzione l’originale ingrandisce, cresce piuttosto che riprodursi – aggiunge: come un bambino, ma con la forza di parlare da solo che fa di un bambino ben altro che un prodotto assoggettato alla legge della riproduzione

40  Spostamento del discorso benjaminano verso l’evento davanti al quale ogni traduzione si ferma  “Ciò che accade in un testo sacro è l’evento di un pas de sens – passo del senso/niente di senso  “È là il sacro. Esso si affida alla traduzione che gli si dedica. Non sarebbe nulla senza di lei, lei non avrebbe luogo senza di lui, sono inseparabili”  il senso cavo, o vuoto da riempire

41  Benjamin seguiva un  ri-farsi del senso attraverso la traduzione progressiva (in questo ancora debitrice alla teoria romantica di Friedrich Schlegel)  Derrida abbraccia  il niente e il passo del senso, cambiando di segno alla nostalgia genealogica benjaminiana, e rimettendo sull’orizzontale il momento verticale di redenzione puntuale su cui si fondava l’immagine della traduzione benjaminiana.


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