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Dopo alfabeti: alcune lampadine e sottolineature...

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Presentazione sul tema: "Dopo alfabeti: alcune lampadine e sottolineature..."— Transcript della presentazione:

1 Dopo alfabeti: alcune lampadine e sottolineature...

2 Una prima lampadina: “ Perché fare?” (…) Evolvendo la società, non si assiste al trionfo della razionalità dei fini e dei valori; la società, piuttosto, va frammentandosi e si assiste al trionfo della razionalità strumentale e della razionalità economica che hanno svolto, in qualche modo il ruolo principale nello sviluppo della nostra società. Così ci troviamo di fronte a una vittoria dell’interrogativo “ come fare ?” rispetto all’interrogativo “perché fare?”. Perché ci si impegna? Quale legittimazione ha la nostra azione? Come si rapporta la nostra azione agli orientamenti di fondo, alle direzioni verso le quali vogliamo andare? (…) Eugène Enriquez (Università Paris VII)

3 La prima idea è questa: "fra noi e le cose come sono c'è sempre un filtro creativo"... Sergio Manghi Una seconda lampadina...

4 Cerchiamo di dirlo con una storiella. La storia di due litiganti che vanno da un arbitro, un rabbino. Gli chiedono di dirimere la loro controversia: il primo chiede: "chi ha ragione?" Il rabbino dice: "hai ragione tu, però ascoltiamo anche l'altro". L'altro racconta. "In effetti hai ragione tu". Ci sono gli allievi rabbini che chiedono come mai abbia dato ragione a tutti e due e il rabbino dà ragione anche a loro.

5 La prima idea è questa: "fra noi e le cose come sono c'è sempre un filtro creativo"... Quando i due litiganti si trovano senza rabbino si accorgono che non c'è uno che ha ragione e uno che ha torto. Ma uno ha ragione dalla sua parte e uno dall'altra. Magari non piace, ma è una verità da un altro punto di vista. Chi possiede la Verità se non c'è più il rabbino? Nessuno. Ci accorgeremo di due cose: che l'idea di verità e di autorità sono molto associate. Per tutta la modernità si è pensato che la verità fosse una cosa che si vede tutta intorno: quando si litiga si dice: "Guarda in faccia la realtà!" Ma significa soltanto: "se vedessi le cose come la vedo io mi daresti ragione".

6 L'altro strumento di lavoro che mi sento di suggerire è questo: pensare che la relazione viene sempre prima, precede… Sergio Manghi Una terza lampadina...

7 Quando i due litiganti si trovano a dire "io dico questo, io dico quello", mentre nel passo precedente imparano che vedono il mondo perché lo descrivono in un certo modo, ora si accorgono che le loro descrizioni del mondo sono come le opere di un artista. C'è un altro apprendimento possibile, cioè che non soltanto ciascuno vede a modo suo, ma quello che io penso è strettamente associato a quello che pensa l'altro. La mia idea è differente dalla sua, perché, nel tempo, si sono costruite come differenti attraverso il confronto tra di loro. Quale è il suono di una mano sola in un applauso? Il rumore di un applauso è come una idea. Quando mi viene una idea è perché c'è stato un applauso, nell'interazione con gli altri mi si è generata quella idea.

8 Sottolineature… di Gino Mazzoli Quest'ultima (la scuola) in particolare è l'interlocutore privilegiato di tutti i miei progetti, io lavoro prevalentemente con le superiori, anche se faccio una fatica notevole a trovare flessibilità nella struttura che è quella che è, ma sono convinto che la scuola sia il luogo centrale in cui tutti i ceti sociali, tutte le classi sociali si intreccino. Diventa un luogo politico dove ricostruire i legami che si stanno sciogliendo, evaporando, vanificando, per le grandi trasformazioni che stiamo vivendo, su cui mi soffermerò oggi.

9 Dicevo quindi costruire un network di territorio attraverso questo strumento che si chiama ricerca-azione, che più che un metodo è un approccio generale ai problemi, un approccio a problemi complessi, dove ci sono interessi confliggenti...

10 Lavorando soprattutto in una situazione di innovazioni io cerco di fare alcune obiezioni di coscienza, nel mio lavoro, cioè non faccio quasi più lavori in aula tradizionale, cerco di non lavorare in contesti non innovativi, cerco solo di lavorare dove si cerca di attivare dei cittadini.

11 È da ricostruire questo tessuto di fiducia che si sta lacerando, per motivi che vanno oltre il problema del rapporto amministrazione comunale e locale e cittadino, ma che sono dentro a questo contesto che si sta modificando.

12 Ci sono sempre più disagi invisibili, che toccano delle famiglie, degli individui cosiddetti normali, di conseguenza del cosiddetto ceto medio.

13 Ed è proprio in questa zona che si muove una nuova categoria sociale, un nuovo ceto, il ceto medio povero, ci sono lente, sottili, transizioni silenziose verso la povertà, si segnalano anche con il fatto di solitudini, partono con bisogni di tipo relazionale, poi diventano problemi reali, lavoro, casa, soldi. Ma c'è la vergogna di dirlo, perché siamo prestativi. Dobbiamo essere all'altezza di questa società.

14 E mentre c'è una fascia di utenti che vengono cercati attivamente dalle strutture perché rientrano nella soglia di povertà, quindi vengono inseguiti dai servizi sociali, su questa fascia che sta crescendo dal punto di vista quantitativo, si interviene molto poco.

15 Io personalmente imparo molto di più a lavorare con le famiglie che a leggere un libro, che pure leggo e che mi interessa, ma le intuizioni più importanti sono dentro a chi vive in tempo reale le situazioni; l'operatore sociale, il vigile urbano, l'insegnante, che essendo a contatto con i problemi, elabora le intuizioni, le idee, ma magari non riconosce che queste idee possono essere costruzione di nuovo sapere. Io credo che sia qui la differenza tra un professionista e un aspirante.

16 VENIAMO A NOI…

17 Con Alfabeti abbiamo fatto una chiara scelta di campo: la realtà è più complicata di quel che sembra e per tentare di comprenderla occorre darsi qualche strumento in più. Non è che dovremmo partire proprio da questo dualismo tra teoria e prassi, da questa prevalenza di agito rispetto al riflesso, da questa divisione del mondo tra i pratici e i pensanti? Che è poi il discrimine fra cuore e pancia, pensiero tecnico e pensiero creativo, maestri e geometri, bianco e nero, sinistra e destra … Questa matassa della complessità come com-plica, come im-plica quel che facciamo?

18 Facciamo tutti parte di una grande Organizzazione che è il Territorio che ci comprende. Ci arrovelliamo per far bene il nostro mestiere ma cogliamo anche la parzialità, nostra e di chi ci fa compagnia. Perché sovente non sappiamo l’uno dell’altro, anche giungendo a non stimare sufficientemente l’operato degli altri. Perché non tentare allora a “provarsi” su un “campo”, prendendo a pretesto un oggetto di lavoro su cui concordare?

19 Abbiamo appreso che un altro pensiero è possibile, forse accorgendoci di quanto se ne possa anche fare a meno, pur con qualche rammarico dopo averlo intrapreso. Ma se organizzassimo una “comunità praticante” che con qualche tecnica, artificio e sostegno si ponesse in una situazione di esplorazione e arricchimento del proprio pensiero lavorativo?

20 Noi partecipanti di Alfabeti siamo riconducibili alla scuola, al sociale, alle professioni. Ma c’è più di una condizione che ci attraversa: alcuni siamo genitori e siamo consumatori, cittadini, volontari. Che ne facciamo di questo, lo teniamo tra parentesi? O andiamo a indagare qualcosa che accomuna, in quegli scampoli di vita quotidiana dove più forti emergono le domande?

21 Guardandoci intorno, il ruolo della scuola e dei servizi è rilevante. Sono cose “certe” di un territorio in cui si specchia la vita delle persone. Di cui ci si fida. E chi vi accede o vi lavora qualcosa comunica inevitabilmente. Da un riconoscimento reciproco potrebbe derivarne un risultato che è più della somma delle parti? Qualche cosa in questi anni si è fatto e questo rapporto/incontro si potrebbe approfondire.

22 Un lavoro di comunità intorno a “creare legami”, “fare nodi”...

23 - creare un gruppo di lavoro “interforze” - costruire un questionario per individuare domande di ricerca vere per riconoscere / costruire problemi

24 su alcuni argomenti - l’uso del tempo, - i consumi/stili di vita, - il senso degli altri. - …..

25 - per un lavoro di ricerca con le famiglie degli allievi - dentro la classe

26 - per le scuole il lavoro di rilevazione con le famiglie potrà originare una percezione, un legame, su cui lavorare... - così pure per i servizi, non lavorando più solo su “casi”, ma su contesti … Costruendo insieme una metodologia Documentando dandosi alcuni altri appuntamenti

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