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Antisemitismo Movimento ideologico, politico, religioso di ostilità nei confronti degli ebrei, fondato su una serie di pregiudizi. Ariani, Arii "Signori.

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2 Antisemitismo Movimento ideologico, politico, religioso di ostilità nei confronti degli ebrei, fondato su una serie di pregiudizi. Ariani, Arii "Signori dello spirito", popolo originario degli altipiani indo-iranici. Secondo le teorie razziali naziste, era ritenuto geneticamente puro e immune da contaminazioni con altri popoli. In Europa i tedeschi ne sarebbero stati in qualche modo i discendenti.

3 Auschwitz Fu uno dei più terribili campi di sterminio. Si trovava a circa 70 km a ovest di Cracovia nella Polonia meridionale. Il lager era molto grande e aveva oltre 40 campi dipendenti. Le torri di guardia con le mitragliatrici all’entrata del campo e una barriera di filo spinato in cui passava la corrente elettrica impedivano ai prigionieri di scappare. Il solo toccarla poteva causare una paralisi mortale. Sempre all’entrata si trovava una betulla ed un’aiuola ben curata, in netto contrasto con le cose terribili che accadevano in quel luogo. Vicino a quella betulla i prigionieri sostavano vestiti per l'ultima volta con le proprie vesti, e qui il guardiano di servizio (Blochführer) controllava lista alla mano, il loro numero, chiamandoli ancora con il proprio nome. Davanti a questa betulla passarono centinaia di migliaia di uomini e di donne che rappresentavano i cittadini di tutti i paesi europei occupati dagli hitleriani. Di loro se ne salvò solo qualcuno. l campo di sterminio di Auschwitz fu liberato dall’Armata Rossa proprio il 27 gennaio del 1945. In questo lager morirono circa 4 milioni di persone.

4 Bergen-Belsen Campo nazista nella Germania centrale, ricordato anche per le crude immagini riprese al momento della liberazione. Le condizioni di vita del campo erano durissime, tanto che nelle prime settimane dopo la liberazione del campo morirono più di 13.000 persone. Buchenwald Campo di concentramento nazista in Germania, istituito nel 1937, fu uno dei principali centri di lavoro forzato. Campi di concentramento Luoghi in cui le persone venivano confinate a causa della loro identità, comportamento o convinzioni. La maggior parte dei campi di concentramento nazisti fu utilizzata per lo sterminio di massa delle popolazioni civili, in particolare per gli Ebrei e come centro per il lavoro forzato.

5 Campi di sterminio Luoghi in cui uccidevano i deportati spesso tra atroci sofferenze, per la fame, e le atrocità a cui erano sottoposti. I corpi delle persone morte venivano bruciati o sepolti in fosse comuni; i campi di sterminio furono istituiti per lo sterminio razziale, in particolare ebraico Capro espiatorio Nell’antichità il sacrificio di un animale in onore di una divinità (o per placarne l’ira). Nel linguaggio corrente oggi si intende una vittima o un gruppo innocenti sui quali si fa riversare ogni colpa.

6 Diaspora Termine di origine greca che significa “dispersione”. Il termine è generalmente riferito agli ebrei che in seguito alle persecuzioni in varie epoche furono costretti a lasciare tutti i paesi nei quali vivevano

7 Führer "Guida", "capo supremo" del nazismo: appellativo di Hitler. Gestapo Acronimo di "Geheime Staatspolizei", "Polizia segreta di Stato". Era la polizia politica del partito nazista, una delle articolazioni della polizia amministrativa. Fu riconosciuta e condannata come organizzazione criminale al processo di Norimberga, alla fine della II guerra mondiale

8 Ghetto Interi quartieri di città in cui venivano rinchiusi gli ebrei, privati delle libertà fondamentali. Durante la II Guerra Mondiale, le autorità tedesche vi concentravano, sfruttavano e riducevano alla fame le popolazioni ebraiche locali.

9 Dachau Il primo dei campi di concentramento nazisti, istituito nel marzo 1933, fu tra gli ultimi ad essere liberato il 28 e 29 aprile 1945. Häftling Prigioniero, detenuto in un Lager. I deportati erano contraddistinti da un numero di matricola, tatuato sul braccio, e da differenti triangoli di pezza cuciti sulla divisa, a seconda delle diverse "categorie" nelle quali erano stati suddivisi al momento dell'arrivo nel Lager.

10 Hitler, Adolf Capo del partito nazista al potere in Germania dal 1933 al 1945, il principale artefice della Shoah. Israelita Lo stesso che “Ebreo” o “Giudeo”. Deriva da Israele, il nome dato da Dio al Patriarca Giacobbe (Israel), i cui discendenti furono chiamati israeliti. Uno dei due regni ebraici si chiamò appunto “Regno di Israele”, lo stesso nome che oggi è dello Stato ebraico. Kz Acronimo di Konzentrazionlager, campo di concentramento. Lager Letteralmente in tedesco “campo”. Generalmente è sinonimo di campo di concentramento, e campo di sterminio.

11 "Notte dei cristalli" Kristallnacht. Identifica la notte dal 9 al 10 novembre 1938, durante la quale si scatenò in tutta la Germania la furia antisemita contro i negozi e le sinagoghe ebraiche.

12 Olocausto Sacrificio supremo nell’ambito di una dedizione totale a motivi sacri o superiori. E' anche il sacrificio di animali che nell’antichità venivano offerti agli dei. Nessuno dei due casi può riferirsi allo sterminio di un popolo. E’ più corretto l’uso della parola “Genocidio”, oppure dell’ebraico Shoah, che letteralmente vuol dire “Catastrofe”. Partito Nazista Partito politico tedesco che affermava la superiorità razziale tedesca. Con il suo capo Adolf Hitler governò la Germania dal 1933 al 1945.

13 Shoah In ebraico significa “annientamento”; indica lo sterminio di oltre sei milioni di ebrei da parte dei nazisti. Si è preferito questo termine a “olocausto” per eliminare qualunque idea di sacrificio religioso insita in quest’ultimo. Soluzione finale Indicava nel linguaggio e negli atti nazisti il tentativo di risolvere la cosiddetta “questione ebraica”, uccidendo tutti gli uomini, donne e bambini ebrei in Europa.

14 Pregiudizio Opinione relativa a qualcosa o qualcuno, formulata prima di averne una conoscenza diretta. Selektion "Selezione", operazione di controllo per dividere gli inabili, oppure i malati più gravi o giudicati inguaribili, dai deportati abili o in qualche misura sani. Inabili e malati venivano uccisi con il gas, o con altri metodi.

15 Triangolo Nei Lager tutti i prigionieri, compresi i bambini, venivano privati dei loro abiti e obbligati ad indossare la zebrata, cioè una casacca e un paio di pantaloni per i maschi e un largo camicione per le femmine a strisce grigio-azzurre. Sulla zebrata venivano cuciti un triangolo e un numero di matricola. Il triangolo era un contrassegno di stoffa che veniva dato a ciascun deportato insieme al numero al momento dell’immatricolazione. Il colore del triangolo individuava la categoria con la quale l’amministrazione del Lager “catalogava” i deportati: triangolo rosso per i politici, triangolo giallo per gli ebrei, triangolo verde per i criminali comuni, triangolo nero per gli asociali, triangolo rosa per gli omosessuali, triangolo viola per i Testimoni di Geova. All’interno del triangolo rosso era stampata la sigla della nazionalità del deportato.

16 SS "Schutzstaffeln", "squadre di protezione": polizia di partito e guardia personale di Hitler (1925), poi corpo militarizzato che controllava i settori amministrativi dello Stato, i servizi di polizia e alcune imprese in stretto rapporto con la gestione dei campi di sterminio. Capo supremo delle SS era Heinrich Himmler (1900-1945).. Tatuaggio Il numero di matricola dei prigionieri oltre che essere cucito sugli abiti, ad Auschwitz e nei Lager ad esso collegati veniva tatuato sull'avambraccio sinistro, sull'esterno per gli uomini e all'interno per le donne.

17 In occasione del 70° anniversario della promulgazione delle leggi razziali, avvenuta nella Tenuta di San Rossore (Pisa) il 5 settembre 1938 dal re d’Italia Vittorio Emanuele III, Alcuni prestigiosi nomi della scienza italiana hanno voluto smontare l’architettura tanto accurata quanto infame che fu posta dal regime fascista a sostegno del razzismo e dell’antisemitismo italiano. Il prof. Marcello Buratti ha coordinato la stesura di un “Manifesto degli scienziati antirazzisti”, specularmene opposto a quello del 1938, riportato qui di seguito e accompagnato da firme autorevoli e prestigiose.

18 Enrico Alleva, D ocente di Etologia, Istituto Superiore di Sanità, Roma Guido Barbujani, D ocente di Genetica di popolazioni, Università Ferrara Marcello Buiatti, D ocente di Genetica, Università di Firenze Laura dalla Ragione, P sichiatra e psicoterapeuta, Perugia Elena Gagliasso, D ocente di Filosofia e Scienze del vivente, Università La Sapienza, Roma Rita Levi Montalcini, N eurobiologa, Premio Nobel per la Medicina Massimo Livi Bacci, D ocente di demografia, Università di Firenze Alberto Piazza, D ocente di Genetica Umana, Università di Torino Agostino Pirella, P sichiatra, co-fondatore di Psichiatria democratica, Torino Francesco Remotti, D ocente di Antropologia culturale, Università di Torino Filippo Tempia, D ocente di Fisiologia, Università di Torino Flavia Zucco, D irigente di Ricerca, Presidente Associazione Donne e Scienza, Istituto di Medicina molecolare, CNR, Roma

19 I. Le razze umane non esistono. L’esistenza delle razze umane è un’astrazione derivante da una cattiva interpretazione di piccole differenze fisiche fra persone, percepite dai nostri sensi, erroneamente associate a differenze “psicologiche” e interpretate sulla base di pregiudizi secolari. Queste astratte suddivisioni, …., sono pure invenzioni da sempre utilizzate per classificare arbitrariamente uomini e donne in “migliori” e “peggiori” e quindi discriminare questi ultimi (sempre i più deboli), dopo averli additati come la chiave di tutti i mali nei momenti di crisi. II. L’umanità, non é fatta di grandi e piccole razze. È invece, prima di tutto, una rete di persone collegate. È vero che gli esseri umani si aggregano in gruppi d’individui, comunità locali, etnie, nazioni, civiltà; ma questo non avviene in quanto hanno gli stessi geni ma perché condividono storie di vita, ideali e religioni, costumi e comportamenti, arti e stili di vita, ovvero culture. Le aggregazioni non sono mai rese stabili da DNA identici; al contrario, sono soggette a profondi mutamenti storici: si formano, si trasformano, si mescolano, si frammentano e dissolvono con una rapidità incompatibile con i tempi richiesti da processi di selezione genetica.

20 III. Nella specie umana il concetto di razza non ha significato biologico. L’analisi dei DNA umani ha dimostrato che la variabilità genetica nelle nostra specie, oltre che minore di quella dei nostri “cugini” scimpanzé, gorilla e orangutan, è rappresentata soprattutto da differenze fra persone della stessa popolazione, mentre le differenze fra popolazioni e fra continenti diversi sono piccole. I geni di due individui della stessa popolazione sono in media solo leggermente più simili fra loro di quelli di persone che vivono in continenti diversi. Proprio a causa di queste differenze ridotte fra popolazioni, neanche gli scienziati razzisti sono mai riusciti a definire di quante razze sia costituita la nostra specie, e hanno prodotto stime oscillanti fra le due e le duecento razze. IV. È ormai più che assodato il carattere falso, costruito e pernicioso del mito nazista della identificazione con la “razza ariana”, coincidente con l’immagine di un popolo bellicoso, vincitore, “puro” e “nobile”, con buona parte dell’Europa, dell’India e dell’Asia centrale come patria, e una lingua in teoria alla base delle lingue indo-europee. Sotto il profilo storico risulta estremamente difficile identificare gli Arii o Ariani come un popolo, e la nozione di famiglia linguistica indo-europea deriva da una classificazione convenzionale. I dati archeologici moderni indicano, al contrario, che l’Europa è stata popolata nel Paleolitico da una popolazione di origine africana da cui tutti discendiamo, a cui nel Neolitico si sono sovrapposti altri immigranti provenienti dal Vicino Oriente. L’origine degli Italiani attuali risale agli stessi immigrati africani e mediorientali che costituiscono tuttora il tessuto perennemente vivo dell’Europa. Nonostante la drammatica originalità del razzismo fascista, si deve all’alleato nazista l’identificazione anche degli italiani con gli “ariani”.

21 V. È una leggenda che i sessanta milioni di italiani di oggi discendano da famiglie che abitano l’Italia da almeno un millennio. Gli stessi Romani hanno costruito il loro impero inglobando persone di diverse provenienze e dando loro lo status di cives romani. I fenomeni di meticciamento culturale e sociale, che hanno caratterizzato l’intera storia della penisola, e a cui hanno partecipato non solo le popolazioni locali, ma anche Greci, Fenici, Ebrei, Africani, Ispanici, oltre ai cosiddetti ”barbari”, hanno prodotto l’ibrido che chiamiamo cultura italiana. Per secoli gli italiani, anche se dispersi nel mondo e divisi in Italia in piccoli Stati, hanno continuato a identificarsi e ad essere identificati con questa cultura complessa e variegata, umanistica e scientifica. VI. Non esiste una razza italiana ma esiste un popolo italiano. L’Italia come Nazione si é unificata solo nel 1860 e ancora adesso diversi milioni di italiani, in passato emigrati e spesso concentrati in città e quartieri stranieri, si dicono e sono tali. Una delle nostre maggiori ricchezze, é quella di avere mescolato tanti popoli e avere scambiato con loro culture proprio “incrociandoci” fisicamente e culturalmente. Attribuire ad una inesistente “purezza del sangue” la “nobiltà” della “Nazione” significa ridurre alla omogeneità di una supposta componente biologica e agli abitanti dell’attuale territorio italiano, un patrimonio millenario ed esteso di culture

22 VII. Il razzismo é contemporaneamente omicida e suicida. Gli Imperi sono diventati tali grazie alla convivenza di popoli e culture diverse, ma sono improvvisamente collassati quando si sono frammentati. Così é avvenuto e avviene nelle Nazioni con le guerre civili e quando, per arginare crisi le minoranze sono state prese come capri espiatori. Il razzismo é suicida perché non colpisce solo gli appartenenti a popoli diversi ma gli stessi che lo praticano. La tendenza all’odio indiscriminato che lo alimenta, si estende per contagio ideale ad ogni alterità esterna o estranea ri­ spetto ad una definizione sempre più ristretta della “normalità”. Colpisce quelli che stanno “fuori dalle righe”, i “folli”, i “poveri di spirito”, i gay e le lesbiche, i poeti, gli artisti, gli scrittori alternativi, tutti coloro che non sono omologabili a tipologie umane standard e che in realtà permettono all’umanità di cambiare continuamente e quindi di vivere. Qualsiasi sistema vivente resta tale, infatti, solo se é capace di cambiarsi e noi esseri umani cambiamo sempre meno con i geni e sempre più con le invenzioni dei nostri “benevolmente disordinati” cervelli.. VIII. Il razzismo discrimina, nega i collegamenti, intravede minacce nei pensieri e nei comportamenti diversi. Per i difensori della razza italiana l’Africa appare come una paurosa minaccia e il Mediterraneo è il mare che nello stesso tempo separa e unisce. Per questo i razzisti sostengono che non esiste una “comune razza mediterranea”. Per spingere più indietro l’Africa gli scienziati razzisti erigono una barriera contro “semiti” e “camiti”, con cui più facilmente si può entrare in contatto. La scienza ha chiarito che non esiste una chiara distinzione genetica fra i Mediterranei d’Europa (Occidentali) da una parte gli Orientali e gli Africani dall’altra. Sono state assolutamente dimostrate, dal punto di vista paleontologico e da quello genetico, le teorie che sostengono l’origine africana dei popoli della terra e li comprendono tutti in un’unica razza.

23 IX. Gli ebrei italiani sono contemporaneamente ebrei ed italiani. Gli Ebrei, come tutti i popoli migranti ( nessuno é migrante per libera scelta ma molti lo sono per necessità) sono sparsi per il Mondo ed hanno fatto parte di diverse culture pur mantenendo contemporaneamente una loro identità di popolo e di religione. Così é successo ad esempio con gli Armeni, con gli stessi italiani emigranti e così sta succedendo con i migranti di ora: Africani, Filippini, Cinesi, arabi dei diversi Paesi, popoli appartenenti all’Est europeo o al Sud America ecc. Tutti questi popoli hanno avuto la dolorosa necessità di dover migrare ma anche la fortuna, nei casi migliori, di arricchirsi unendo la loro cultura a quella degli ospitanti, arricchendo anche loro, senza annullare, quando é stato possibile, né l’una né l’altra. X. L’ideologia razzista é basata sul timore della “alterazione” della propria razza, …. È quindi del tutto cieca rispetto al fatto che molte società riconoscono che sposarsi fuori, perfino con i propri nemici, è bene, perché sanno che le alleanze sono molto più preziose delle barriere. Del resto negli umani i caratteri fisici alterano più per effetto delle condizioni di vita che per selezione e i caratteri psicologici degli individui e dei popoli non stanno scritti nei loro geni. Il “meticciamento” culturale é la base fondante della speranza di progresso che deriva dalla costituzione della Unione Europea. Un’Italia razzista che si frammentasse in “etnie” separate come la ex-Jugoslavia sarebbe devastata e devastante ora e per il futuro. Le conseguenze del razzismo sono infatti epocali: significano perdita di cultura e di plasticità, omicidio e suicidio, frammentazione e implosione non controllabili perché originate dalla ripulsa indiscriminata per chiunque consideriamo “altro da noi”.

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26 Terezin è una cittadina a circa settanta chilometri da Praga. Quando, nel 1941, la Polonia fu invasa dai Tedeschi, la cittadina diventò un ghetto per gli Ebrei. Tra le sue antiche mura a forma di stella, vennero ammassati quindicimila bambini e ragazzi, strappati dalle loro famiglie e destinati al campo di sterminio di Auschwitz. Solo un centinaio di loro riuscì a salvarsi

27 L’ultima, proprio l’ultima, di un giallo così intenso, così assolutamente giallo, come una lacrima di sole quando cade sopra una roccia bianca così gialla, così gialla! l’ultima, volava in alto leggera, aleggiava sicura per baciare il suo ultimo mondo. Tra qualche giorno sarà già la mia settima settimana di ghetto: i miei mi hanno ritrovato qui e qui mi chiamano i fiori di ruta e il bianco candeliere di castagno nel cortile. Ma qui non ho rivisto nessuna farfalla. Quella dell’altra volta fu l’ultima: le farfalle non vivono nel ghetto. Pavel Friedman (1921 – 1944)

28 L’ultima, proprio l’ultima, di un giallo così intenso, così assolutamente giallo, come una lacrima di sole quando cade sopra una roccia bianca così gialla, così gialla!

29 l’ultima, volava in alto leggera, aleggiava sicura per baciare il suo ultimo mondo. Tra qualche giorno sarà già la mia settima settimana di ghetto:

30 I miei mi hanno ritrovato qui e qui mi chiamano i fiori di ruta e il bianco candeliere di castagno nel cortile. Ma qui non ho rivisto nessuna farfalla. Quella dell’altra volta fu l’ultima: le farfalle non vivono nel ghetto. Ma qui non ho rivisto nessuna farfalla. Quella dell’altra volta fu l’ultima: le farfalle non vivono nel ghetto.

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