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Economia regionale Sviluppo locale Domenico Cersosimo Corso di Economia regionale – Dipartimento di Scienze politiche e sociali Università della Calabria.

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Presentazione sul tema: "Economia regionale Sviluppo locale Domenico Cersosimo Corso di Economia regionale – Dipartimento di Scienze politiche e sociali Università della Calabria."— Transcript della presentazione:

1 Economia regionale Sviluppo locale Domenico Cersosimo Corso di Economia regionale – Dipartimento di Scienze politiche e sociali Università della Calabria

2 Mezzogiorno o Mezzo giorno? Luogo malato, altero, “Altro interno” ? Patologicamente familistico e uncivicness? Il Sud d’Italia soprattutto come costruzione discorsiva, come costruzione di autostereotipi e rappresentazioni Il M. come versione estrema dell’Italia, luogo dell’accentuazione di tutti i difetti nazionali [capro espiatorio di tutti i guasti del paese] Il M: come “problema”, come “trappola sulle trappole” …o solo legno più storto?

3 Cos’è il M. oggi? Pezzo “ordinario” dell’Italia [tutt’altro che compatto e indifferenziato] Un’area dipendente [macro e micro] e, per questo, più deresponsabilizzata Un’area a forte regolazione pubblica e delle “intermediazioni improprie” [poca regolazione di mercato; opacità; personalizzazione] Un luogo dove la politica è il “grande tutto”, il regolatore [quasi] unico dell’economia e della società [politica incollata alla società]

4 Troppo Stato e troppo poco Stato [“Stato introvabile”: regole e deroghe; “illegalesimo legale”; “fuga dello Stato”: Casmez e commissariamenti vari] Troppa Europa e troppo poca Europa Luogo degli eccessi [rendita degli eccessi] Studiare e altra postura culturale Bisogna essere strabici [guardare a ciò che rimane immobile e a ciò che si muove ma che non vediamo, perché siamo concentrarti su ciò che vediamo immobile; “accettare l’inferno e diventarne parte fino al punto di non vederlo [oppure] con attenzione e apprendimenti continui: cercare e saper riconoscere chi e che cosa, in mezzo all’inferno, non è inferno, e farlo durare, e dargli spazio” (Italo Calvino)

5 L’ossessione del Pil procapite [%M/CN] [fonte: Svimez (2011) e Daniele e Malanima (2007)]

6 Fordismo inossidabile Il Mezzogiorno come problema economico [incapacità a crescere] La crescita come totem della trasformazione economica e sociale [è la fabbrica/la crescita che cambia il contesto…]

7 La crescita è ferma Non cresce l’Italia, da molti anni Nel corso dei passati dieci anni il prodotto interno lordo è aumentato in Italia meno del 3 per cento; del 12 in Francia, paese europeo a noi simile per popolazione. Il divario riflette integralmente quello della produttività oraria: ferma da noi, salita del 9 per cento in Francia. Il deludente risultato italiano è uniforme sul territorio, da Nord a Sud. (Draghi 2011, p. 7) Aumento % m.a. produttività tra 1999-2011: I-0,1; DeF+0,7; Usa+2; GB+1,1

8 Stato unitario? Il problema del Sud è oggi il divario civile: carenze quantitative e bassa qualità dei servizi essenziali Il divario economico può considerarsi un connotato “fisiologico”, “sostenibile”, ”riassorbibile” di un sistema capitalistico nazionale Il divario civile è socialmente insostenibile e immotivato per uno stato nazionale: per i cittadini la ragione d’essere di uno stato unitario consiste nel potere usufruire di servizi minimi di pari qualità, a prescindere dal luogo di residenza e dal reddito

9 Stato unitario? Il Paese non si rompe per il divario economico: il Mezzogiorno “conviene” [capitale umano; mercato di sbocco; “Altro interno”] Lo Stato rischia la rottura più per il divario civile A maggior ragione: il problema fondamentale del Sud oggi è un problema di crescita civile

10 Le “sofferenze” civili del Mezzogiorno I numeri mostrano un divario civile enorme in termini di disponibilità, accessibilità, qualità Non sempre per deficit di spesa pubblica centrale Spesso per carenze di strutture Spesso per inefficienza gestionale Spesso per distorsione della funzione obiettivo dei servizi

11 Le sofferenze scolastiche SudIsoleNord-ONord-E Laureati per 100 venticinquenni14,213,118,520,3 Laureati fuori corso per 100 laureati64,868,744,755,9 Saldo migratorio netto degli studenti (2006-7)-18.572-4.5421.3456.487 Studenti con scarse competenze in lettura (2009)27,514,415,7 Studenti con scarse competenze in matematica (2009)33,5 17,524,4

12 Bambini senza servizi [bambini 0-2 anni, 2008] CalabriaCampaniaLombardiaVeneto % bambini che utilizzano: a. servizi per l'infanzia2,72,816,512 b. asili nido2,31,713,39,8 % comuni con: a. asili nido13,915,456,265,2 b. servizi per l'infanzia15,650,562,270,2

13 Vita meno sicura [dati 2009] SudIsoleNord-ONord-E Omicidi volontari consumati (per 100.000 abitanti)1,61,20,80,6 Estorsioni16,112,18,56,7 Quoziente di mortalità infantile (per 1.000 nati vivi)4,04,43,03,2

14 Giustizia poco civile [dati 2006] MezzogiornoNord-ONord-E Durata media (in giorni) dei procedimenti di 1° grado: a. cognizione ordinaria1.209694897 b. lavoro, previdenza e assistenza1.031369609 Durata media dei procedimenti esecutivi immobiliari2.3221.036862

15 Sanità malata CalabriaCampaniaLombardiaVeneto % parti cesarei41,662,028,728,9 % anziani trattati in Adi: a. con 65 e più anni2,51,84,19,3 b. con 75 e più anni1,31,710,316,7 % anziani con diagnosi principale di frattura del collo del femore operati entro 48 ore30,822,143,142,3 Emigrazione ospedaliera per ricoveri acuti in % delle persone ricoverate nella regione16,29,93,83,3

16 Servizi meno accessibili [dati 2010] SudNord-ONord-E Famiglie con difficoltà a raggiungere: Farmacie27,516,119,3 Pronto soccorso66,348,549,1 Uffici comunali40,728,129,7 Polizia, Carabinieri47,735,033,4 Uffici Postali36,421,122,3

17 Meridionali in fila [dati 2010] SudNord-ONord-E Persone di 18 anni e più che attendono oltre 20 minuti per accedere ai servizi di: Anagrafe16,514,111,6 Asl57,040,636,8 Banca27,78,74,7 Posta per invio raccomandata34,824,522,3 Posta per ritiro pensione65,230,138,9

18 Città più sporche e meno acqua [dati 2010] CalabriaCampaniaLombardiaVeneto Sporcizia nelle strade38,333,629,323,1 Irregolarità nell'erogazione dell'acqua33,412,06,21,9 Non bevono acqua dal rubinetto52,036,728,717,0

19 Il regno dell’indifferenziata [kg/ab.] [dati 2008] MezzogiornoNord%M/N Totale differenziata72,8247,629,4 Rifiuti organici21,689,524,1 Plastica3,915,325,5

20 Lontani dal “buon governo” MezzogiornoCentro-N Indice generale di buon governo4,36,4 Indice di semplificazione4,46,1 Indice di informatizzazione della PA3,64,7

21 Disoccupazione: la “mortificazione” civile più grave MezzogiornoNord-ONord-E Tasso di disoccupazione: fino alla licenza media15,48,06,7 diploma13,05,85,2 laurea8,93,73,9 15-24 anni38,821,719,1 25-34 anni20,37,67,2 Disoccupati “strutturali” (12 mesi e più) 54,143,635,7 Giovani 15-29 anni che non lavorano e non studiano:30,915,6 % su totale giovani 15-29 anni40,118,3 % su giovani laureati26,915,0

22 Crescita civile Priorità alla crescita civile, anche ai fini della crescita economica [non esiste una precisa e meccanica sequenzialità, però…..] La NPR “forza” il nesso di causalità del paradigma tradizionale: dall’economia alla società/dalla società all’economia [“dall’ingegneria economica e industriale all’ingegneria sociale”] Ispirazione della NPR: migliorare permanentemente il contesto [ridimensionamento degli aiuti al K ed enfasi sulle politiche di offerta di servizi per i cittadini per compensare la sottoproduzione di beni collettivi]

23 Nel “retrobottega” della NPR 1. Prendere atto di ciò che succede nel mondo reale e di come lo vedono gli scienziati sociali 2. Enfasi sui paradigmi emergenti 23

24 E’ cambiato il mondo e il modo di vedere il mondo prevedibilità vs incertezza ontologica [se prima riuscivi a prevedere tutto ora non sei assolutamente di grado di fare un quadro esaustivo della situazione né di arrivare a rappresentarti la gamma delle scelte possibili e delle loro conseguenze] razionalità assoluta vs razionalità riflessiva un mondo assai più complicato di prima 24

25 Due motori della trasformazione: 1. Globalizzazione sempre più reti produttive e non dilatazione abnorme dei perimetri dei processi decisionali e produttivi mercati di massa vs. massa di mercati bisogni semplici vs. bisogni complessi frantumazione delle conoscenze e dei poteri [folla di soggetti] 25

26 …e smaterializzazione della produzione Nelle catene del valore contano molto più di prima griffe emozioni intangibile la “testa” e la “coda” dei cicli produttivi baricentro squilibrato verso i venditori 26

27 ….si produce in modo diverso globalizzazione e materializzazione spingono verso trans-territorialità e trans-settorialità produzione come puzzle rompicapo i settori si sfumano moltitudini di soggetti [economici e non] [tendenzialmente più governance e meno goverment] 27

28 si squilibra il pendolo luoghi-flussi contano di più i flussi si appannano i luoghi indistinti contano le risorse idiosincratiche si aprono nuove finestre di opportunità per lo sviluppo locale [non localismo] 28

29 Perché è importante lo sviluppo locale prodotto e processo [imprese e contesto, virtù imprenditoriali e virtù civiche, infrastrutture fisiche e infrastrutture morali] fini e mezzi hanno la medesima importanza [identica enfasi sugli aspetti sostanziali e su quelli procedurali (su cosa ti aspetti di raggiungere e su come lo raggiungi)] 29

30 Tutto ciò non è banale per gli economisti mainstream il problema dell’arretratezza è innanzitutto (e soprattutto) un problema di incentivi alle imprese per il paradigma dello sviluppo locale conta soprattutto la qualità del contesto socio- istituzionale [intensità delle relazioni tra istituzioni, propensione all’azione collettiva, capitale sociale] la qualità del contesto condiziona il rendimento istituzionale e quindi le performances economiche 30

31 Parentesi: sul concetto di capitale sociale 1.il capitale sociale consiste nella propensione alla cooperazione, alla fiducia e all’associazionismo civico dei soggetti che operano in un determinato contesto Questa interpretazione ha acquisito popolarità grazie a un famoso studio di Putnam (1993) riferito alle regioni italiane. la performance delle istituzioni intermedie sarebbe migliore nelle regioni del Centro-Nord rispetto a quelle del Sud a causa dell’esistenza nelle prime di maggiore capitale sociale (civicness). 31

32 Putnam Le ragioni della differente dotazione di capitale sociale va ricercata, a parere di Putnam, nella storia «lunga» dei diversi luoghi In particolare, le differenze nella civicness hanno origine, secondo Putnam, otto secoli fa, quando in Italia si affermano i liberi comuni al Centro Nord, che avviano una ricca tradizione di impegno civico e di relazioni politico-istituzionali orizzontali, mentre il Sud è governato dalla gerarchica e autocratica monarchia normanna 32

33 Coleman 2. Una seconda interpretazione è riconducibile a Coleman (1990), che definisce il capitale sociale come rete di relazione tra soggetti Questa interpretazione sostituisce al paradigma deterministico e causale di Putnam un paradigma dell’azione 33

34 Putnam/Coleman a differenza del carattere path dependent del capitale sociale à la Putnam (è una certa cultura che favorisce cooperazione e successo delle istituzioni) il capitale sociale à la Coleman è, invece, una risorsa che viene costruita, alimentata o distrutta attraverso le azioni degli individui 34

35 I vantaggi dell’interpretazione di Coleman L’enfasi posta da Coleman sui network di relazioni, anziché sulla cultura, attribuisce centralità alle azioni intenzionali degli attori, singoli o collettivi Il capitale sociale può essere creato o deteriorato come conseguenza della scelta di adottare strategie che rafforzano (strategie cooperative) o impoveriscono (strategie non cooperative) le relazioni interpersonali. Questa concezione del capitale sociale che si costruisce nel corso delle interazioni strategiche tra gli individui apre nuove prospettive anche sul piano normativo 35

36 Capitale sociale e istituzioni il capitale sociale e le istituzioni hanno in comune la caratteristica di essere «strumenti di efficienza» in grado di ridurre i costi di transazione le istituzioni consentono (direttamente) ai membri di un gruppo sociale di ridurre l’incertezza nei rapporti tra i membri stessi nonché quella derivante da accadimenti esterni il capitale sociale (indirettamente), aumentando il grado di fiducia, pure riduce i costi di transazione e le difficoltà che gli agenti incontrano nella contrattazione 36

37 37

38 Un insegnamento non secondario del gioco è sforzarsi di individuare i meccanismi in grado di generare fiducia e di perseguire strategie e politiche che collochino i soggetti sul ramo d dell’albero del gioco, anche quando la situazione di partenza, considerata isolatamente, prospetta convenienze individuali a non cooperare 38

39 Com’è noto, l’esito può divenire cooperativo se, sotto l’ipotesi di informazione perfetta, il gioco da statico diventa ripetuto per un numero infinito o imprecisato di periodi Un’altra possibilità è che il radicamento dei soggetti in un contesto sociale crei un legame tra le interazioni strategiche che si svolgono in ambiti diversi Superando il calcolo statico dei payoff, la strategia di fidarsi potrebbe diventare ottimale e l’economia si rimetterebbe in moto 39

40 Perché è importante la fiducia quando i contratti sono completi la fiducia non svolge alcun ruolo [un contratto completo implica osservabilità e verificabilità delle azioni che le parti sono in grado di produrre] in molte situazioni del mondo reale, tuttavia, i contratti risultano incompleti perché esistono costi di transazione 40

41 linea ideale che indica l’incompletezza contrattuale in un punto poco distante dall’origine, i contratti sono incompleti, ma al contempo molto dettagliati. i costi di transazione ex ante sono molto alti (impasse) in un punto molto distante dall’origine i contratti sono abbastanza incompleti ma “snelli” e implicano bassi costi di transazione ex ante rischi di comportamenti opportunistici ex post (impasse) 41 incompletezza contrattuale

42 tuttavia…nonostante le difficoltà che si incontrano nella contrattazione, i soggetti economici nella realtà portano avanti transazioni anche complesse, caratterizzate da contratti incompleti… questo indica che in fin dei conti il comportamento opportunistico post contrattuale non viene preso in considerazione? oppure operano altri fattori che rafforzano la convinzione di un esito cooperativo? in sintesi, cosa sblocca l’impasse? 42

43 una possibilità è che si attivino meccanismi di fiducia tali da indurre le parti a formulare aspettative di un esito cooperativo della transazione nonostante l’esistenza di contratti incompleti nell’alimentare la fiducia e nel sostenere esiti cooperativi un ruolo rilevante è svolto dal capitale sociale in un contesto con elevato capitale sociale, le persone possono reciprocamente fidarsi di più perché le reti che esistono tra i soggetti forniscono migliori opportunità per punire chi devia 43

44 supponiamo un determinato ambito sociale A s in cui è inserito un insieme di agenti N che intraprendono anche un altro tipo di transazione in un ambito diverso A p l’importanza del capitale sociale risiede nel fatto che: se consideriamo isolatamente l’ambito A p, il comportamento cooperativo degli N agenti può non rivelarsi self enforceable se gli stessi agenti N sono coinvolti nello stesso tempo in un gioco che si svolge nell’ambito sociale a cui appartengono e che può produrre un ammontare sufficientemente grande di capitale sociale, l’equilibrio cooperativo nell’ambito A p può divenire autovincolante 44

45 il timore di perdere i benefici del capitale sociale rende incentive compatible per gli agenti adottare un comportamento cooperativo nell’ambito A p l’interesse dei membri della comunità a evitare un comportamento opportunistico nell’ambito A p li spinge ad adottare sanzioni nei confronti di chi attua un comportamento opportunistico nell’ambito A s 45

46 in assenza di un contesto istituzionale in grado di tutelare pienamente le parti il capitale sociale è una risorsa in grado di potenziare le aspettative di un esito cooperativo della transazione ciascun soggetto che sia parte di una rete di relazioni, valuta non soltanto le conseguenze delle proprie azioni sull’esito nel gioco corrente, ma anche gli effetti che tale esito avrebbe su altre transazioni nell’ambito del medesimo network questa valutazione implica un calcolo dei payoff che tenga conto del complesso degli esiti che un eventuale comportamento non cooperativo produrrebbe nella “catena” delle interazioni strategiche 46

47 generando fiducia e attese di cooperazione tra gli attori, le reti sociali consentono di ridurre i costi di uso del mercato per questa via le reti sociali influenzano il volume delle transazioni e alcuni aspetti organizzativi della produzione: rendendo meno costosi i processi di decentramento di funzioni, il capitale sociale può rendere relativamente più efficienti modelli organizzativi flat 47

48 Equilibrio del gioco e capitale sociale C= Ci(e) e2 Ci(e2) di+z di e1 effort Costi, Benefici

49 Un’altra e più radicale innovazione del paradigma dello sviluppo locale il contesto può essere influenzato e modificato attraverso appropriate politiche pubbliche per le teorie sociali standard, i cambiamenti del contesto sono indotti o dal cambiamento economico [arriva l’impresa che tutto cambia!] oppure dall’evoluzione carsico della storia [cambiamenti molecolari della storia lunga] in entrambi i casi nessuno spazio per politiche intenzionalmente rivolte a modificare il contesto 49

50 Lo sviluppo locale “osa” il contesto socio-economico si può cambiare senza aspettare che prima cambino le condizioni economiche e in tempi non secolari le nostre azioni e i nostri orizzonti umani dipendono molto di più di quanto si pensi dalla storia corta, dalla matrice corrente delle opportunità dunque, cambiando la matrice, le regole del gioco e la posizione dei giocatori, è possibile condizionare e cambiare le strategie d’azione e le logiche di comportamento degli attori 50

51 Parentesi: sulla concertazione la concertazione può essere assimilata ad una forma di democrazia diretta, deliberativa che vantaggi si possono conseguire adottando forme di democrazia diretta/deliberativa? 51

52 Cos’è la democrazia deliberativa? dialogo e confronto argomentato per arrivare a scelte pubbliche condivise tre vantaggi attesi da forme di democrazia deliberativa nel contesto specifico dello sviluppo locale 52

53 1° vantaggio: +democrazia aumento del n. degli attori coinvolti partecipazione preferenze endogene emersione di imprenditorialità istituzionale [importante: piena eguaglianza e libertà per i partecipanti] 53

54 2° vantaggio: cittadini “migliori” cittadini più propensioni alla cooperazione migliori perché più informati, aperti e sensibili ai beni pubblici/virtù civiche dialogo e confronto può condurre a più considerazione della coesione sociale e istituzionale 54

55 3° vantaggio: scelte migliori migliori perché strategie comuni possono implicare meccanismi di learning by doing che accrescono competenze in tema di sviluppo economico degli attori e dunque possibilità per scelte più consapevoli perché il maggiore orientamento verso i beni comuni (o meno opportunismo, particolarismo) può implicare la possibilità di equilibri “superiori” 55

56 Cosa ci dice l’esperienza empirica di politiche basate sulla concertazione? buoni risultati in termini di processo [miglioramento della propensione alla cooperazione e all’azione collettiva; sedimentazione di nuove competenze tecniche e relazionali; aumento della coesione sociale e istituzionale;…anche se molte coalizioni collusive, esclusive…il contesto è cambiato!] risultati meno buoni in termini di output economici e soprattutto di nuovi beni pubblici locali 56

57 Perché pochi beni pubblici? più partecipazione e più coesione hanno implicato solo in parte una maggiore efficacia dei risultati economici, mentre solo in pochi casi l’azione collettiva è stata finalizzata alla produzione di beni pubblici locali perché la connessione è poco robusta? perché la concertazione poche volte conduce a scelte ottime? (cioè a programmi di sviluppo integrato, azioni-sistema, nuove esternalità positive) perché “buoni” processi non conseguono “buoni” prodotti? 57

58 carenze nel disegno istituzionale carenze nel disegno istituzionale e regolativo [ovvero nel sistema di regole – regole delle regole– che delimitano il campo di autodeterminazione degli attori locali] molti limiti del centro [opacità, instabilità, assenza di meccanismi di selezione, carenza di forme di cooperazione istituzionale verticale e orizzontale, indicazioni sbagliate sulle soluzioni organizzative] 58

59 carenze di strategia a livello locale spesso fallimenti locali: rendite particolaristiche, negoziazione distributiva i decisori politici locali hanno più difficoltà a selezionare il progetto economicamente ottimale in presenza: a)distribuzione asimmetrica dei benefici [il vincolo del consenso lo sconsiglia] [progetto vs programma] 59

60 b) vantaggi politici immediati da un progetto subottimale [ vantaggi di breve periodo vs lungo periodo: la funzione obiettivo dei soggetti diverge dalla funzione di benessere sociale] [legare gli attori] c) incapacità di valutare i benefici o a concepire un progetto ottimale [le carenze di competenze abbassano l’orizzonte delle soluzioni possibili] [aiuti esterni]

61 Fallimento della democrazia deliberativa? La maggiore propensione motivazionale alla cooperazione non significa automaticamente capacità di superare gli ostacoli insiti nell’azione collettiva. In particolare: non sempre è vero che i soggetti coinvolti nei processi di concertazione riescono a superare i conflitti di interesse adottando scelte che riflettono i benefici collettivi [rischio di scelte subottimali consensuali] non è scontato che le coalizioni partenariali assumono il punto di vista generale e non il loro particolare [rischio delle logiche politiche di breve periodo] non è per nulla facile che la concertazione attraverso dibattito, ricerca e sperimentazione conduce a scelte innovative [la carenze di competenze abbassa l’orizzonte delle soluzioni possibili] 61

62 Che fare….ricapitolando la scarsa efficacia delle politiche per lo sviluppo locale può essere fatta risalire a: 1.limiti del disegno istituzionale 2.carenze di competenze degli attori locali 3.ridondanza di politicizzazione dei processi deliberativi locali 62

63 Che fare….ricapitolando curare bene disegno istituzionale [serve poco un disegno istituzionale “perfetto”] coerenza intersettoriale e territoriale delle politiche locali e centrali [Regioni e Governo si “parlano”?; gli assessori parlano tra loro? La Regione parla con i sindaci?] abbassare l’enfasi sui finanziamenti [i trasferimenti monetari sono l’esito di un processo di mobilitazione istituzionale locale (“prima il progetto sostenibile”)] trasferimenti a trance 63

64 Che fare….ricapitolando competenze locali. Si può fare moltissimo rafforzando la cooperazione istituzionale verticale incentivando la riunificazione delle conoscenze locali disperse tra gli attori trasferendo conoscenze pertinenti, rare, globali non disponibili a livello locale attribuendo maggiore peso ad organismi tecnici su scala locale [agenzie tecniche legittimate] il centro conta! 64

65 che fare….ricapitolando eccesso di politicizzazione dare più potere ad alcuni attori/leader della rete partenariale meno oppressi dal vincolo del consenso [per forzare le scelte, per dirimere i conflitti non in modo consensuale] equilibrio tra elementi ed organismi di governace e di government [equilibrio tra consenso e decisione] inserire nel disegno istituzionale un elemento forte di intenzionalità 65

66 che fare ….ricapitolando sperimentare e istituzionalizzare [learning by doing e formalizzazione; innovazioni e routines]] pianificazione strategica e semplificazione procedurale più monitoraggio e valutazione [creare memoria collettiva dei processi nelle comunità locali e nelle istituzioni; non avere fretta e non ripartire da zero] meno enfasi sulla spesa e sui tempi e più attenzione alle performance e ai risultati amministrazioni competenti ed efficienti, imparziali e trasparenti


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