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L’uguaglianza difficile. Il caso italiano Chiara Saraceno.

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Presentazione sul tema: "L’uguaglianza difficile. Il caso italiano Chiara Saraceno."— Transcript della presentazione:

1 L’uguaglianza difficile. Il caso italiano Chiara Saraceno

2 Indubbi miglioramenti, ma parità ancora lontana Si è chiuso il gender gap nell’istruzione e oggi donne istruite tanto quanto e più degli uomini Aumenta sia tasso di attività che tasso di occupazione femminile Ma presenza di donne in sedi decisionali ancora scarsa Continuità nella occupazione in presenza di responsabilità familiari difficile Presenza di uomini in lavoro familiare molto ridotta Si rafforzano anche disuguaglianze tra donne: Nord e Sud più e meno istruite

3 Le donne sono più istruite L’Italia ha chiuso il gender gap nel’istruzione più tardi di altri paesi OECD countries, alla fine degli anni settanta Da allora tuttavia le donne partecipano all’istruzione come e più degli uomini, a volte anche con prestazioni migliori nel 2000-2001 59% delle ragazze che avevano completato la scuola media superiore hanno proseguito all’università, rispetto al 37% degli uomini Le ragazze hanno anche un curriculum più regolare, il che significa che terminano più spesso prima e con voti spesso migliori dei loro coetanei Molte studentesse entrano in corsi di studio tradizionalmente maschili (legge, economia, medicina) e sono molto presenti nei curricula scientifici, anche se rimangono alcuni curricula di fatto segregati per sesso: ingegneria che vede una netta predominanza maschile e lettere e pedagogia dove vi è una assoluta prevalenza femminile. Nel caso dei curricula a predominanza femminile si tratta di cosiddette “lauree deboli” In ogni caso non si può più ricercare la causa delle disuguaglianze di genere nel mercato del lavoro nel minor capitale umano delle donne. E l’istruzione è una risorsa cruciale per le donne per entrare e rimanere nel mercato del lavoro: tra le donne 30-49 in coppia con figli è occupato l’81% di quelle con la laurea, il 37,9% di quelle con la sola scuola dell’obbligo

4 Il titolo di studio tuttavia non rende nello stesso modo alle donne e agli uomini. Le donne da subito guadagnano di meno e hanno contratti più precari. A cinque anni dalla laurea meno donne che uomini sono occupati per ogni tipo di formazione universitaria notediapositiva 38/138 notediapositiva 38/138

5 Occupazione Nell’arco degli ultimi 10 anni l’occupazione femminile è cresciuta molto più di quella maschile Ma quasi tutto l’incremento di occupazione femminile (l’85%) si registra nel Centro-Nord, mentre nel mezzogiorno la crescita è stata ridotta e, dopo un forte aumento del tasso di attività, oggi si assiste ad una riduzione  scoraggiamento La posizione lavorativa delle donne migliora: Aumentano le dirigenti, le libere professioniste, le imprenditrici e le impiegate, mentre diminuiscono le lavoratrici in proprio e le coadiuvanti. La quota di donne tra direttivi e quadri, che nel 1993 era pari al 32%, è passata al 37%.

6 Ma rimangono forti problemi di conciliazione tra lavoro e famiglia Nel 2005 nella fascia 30-49 anni le donne single erano occupate nel 74% dei casi, le coniugate senza figli nel 64%, le coniugate con figli nel 54% dei casi Vi sono però enormi differenze tra ambiti territoriali e tra donne con titoli di studio diversi. Una donna a bassa istruzione che vive nel mezzogiorno è come se vivesse in un altro paese rispetto ad una donna ad alta istruzione che vive al Nord

7 Tasso di occupazione delle donne 30-49 anni per classe di età, ripartizione geografica, condizione famigliare e istruzione. 2005 Ripartizione Condizione familiare ISTRUZIONE Medie, elementari e nessun titoloScuola superioreUniversitario NordSingle 81,293,395,991,1 Monogenitore 82,785,893,685,1 Coniugata/coabitante senza figli 76,085,990,283,6 Coniugata/coabitante con figli 54,674,282,966,9 Totale 62,079,486,973,8 CentroSingle 82,089,195,189,4 Monogenitore 66,384,194,077,4 Coniugata/coabitante senza figli 66,474,187,475,5 Coniugata/coabitante con figli 45,467,580,860,8 Totale 52,571,784,267,0 MezzogiornoSingle 48,276,989,969,2 Monogenitore 42,164,287,753,1 Coniugata/coabitante senza figli 30,758,172,849,1 Coniugata/coabitante con figli 21,347,279,535,5 Totale 24,351,175,339,8 TotaleSingle 72,189,794,786,3 Monogenitore 64,280,392,073,5 Coniugata/coabitante senza figli 62,378,786,174,8 Coniugata/coabitante con figli 37,964,581,353,8 Totale 44,369,782,860,7

8 Ostacoli: Orari di lavoro rigidi e/o mancanza di protezione (nei contratti atipici) Politiche fiscali e dei trasferimenti che nei ceti più modesti scoraggiano un secondo occupato in famiglia (cfr. Assegni al nucleo familiare) Mancanza di servizi per la primissima infanzia e orari dei servizi poco amichevoli, pur con grandi differenze territoriali (per i servizi per la prima infanzia il livello di copertura da parte de servizi pubblici è dell’11%. Nelle regioni più generose non tocca il 30%) Una divisione del lavoro familiare in base al genere tra le più asimmetriche in Europa, nonostante i giovani padri siano oggi più presenti di un tempo (ma riducendo il tempo libero, non quello del lavoro remunerato).  il lavoro familiare e la cura dei piccoli (ma anche degli anziani fragili) continua ad essere un lavoro femminile. Inoltre le donne hanno una progressione di carriera più lenta di quella degli uomini e a parità di istruzione e posizione prendono meno.

9 Combinando lavoro remunerato e lavoro familiare, le donne occupate lavorano un’ora abbondante al giorno più degli uomini: 8 ore e 12 minuti rispetto a 7 ore e 4 minuti nel caso delle lavoratrici dipendenti. Il minor tempo da loro dedicato al lavoro remunerato non compensa il maggior tempo dedicato al lavoro familiare. Autonome hanno orario complessivo più lungo

10 L’indice di asimmetria nel lavoro familiare si riduce quando la donna è occupata, ma rimane consistente

11 Marginalità e assenza dai luoghi di presa di decisione Nelle elezioni del 2007 le donne hanno raggiunto il 21% dei deputati, il 18% dei senatori: 5% in più che nella precedente legisltura. Ma Due sole commissioni alla Camera e una al senato sono presiedute da una donna Ci sono solo 5 ministre donne (su 23), di cui solo due con portafoglio, e 5 sottosegretarie su 33, nessuna vice-ministro Tutti i segretari di partito sono uomini Le cose vanno un po’ meglio a livello locale e nei sindacati. Ma ci sono due sole presidente di regione e due-tre sindache di grandi città Nessuna presidente di authority e poche anche tra i membri delle stesse Nessuna donna presidente di Corte di cassazione, di sezione di Corte dei conti. Una sola donna nella Corte costituzionale Carriera diplomatica ancora rigidamente maschile Due sole donne rettore, e solo 15,6% dei professori ordinari Nessuna presidente di banca. Nessuna con ruolo importante in Banca d’Italia o rappresentante italiana in organismi internazionali Anche nella scuola, nonostante le donne costituiscano la maggioranza dei docenti, sono solo il 36% dei dirigenti

12 Per concludere Miglioramenti quasi tutti “autoprodotti” : più istruzione, più partecipazione al mercato del lavoro, più partecipazione politica Ma Scarsa modifica della società a livello pratico- organizzativo e culturale. Nel loro ruolo di “guardiani dei cancelli” gli uomini che hanno potere decisionale continuano a tenerli chiusi e a non modificare le condizioni che rendono difficile anche solo arrivarci. Così come continuano a legiferare su questioni sensibili soprattutto per le donne


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