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1 Come affrontare la crisi del mercato creditizio: i principi per una corretta gestione finanziaria CONFINDUSTRIA VICENZA Associazione Industriali della.

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Presentazione sul tema: "1 Come affrontare la crisi del mercato creditizio: i principi per una corretta gestione finanziaria CONFINDUSTRIA VICENZA Associazione Industriali della."— Transcript della presentazione:

1 1 Come affrontare la crisi del mercato creditizio: i principi per una corretta gestione finanziaria CONFINDUSTRIA VICENZA Associazione Industriali della Provincia di Vicenza 10 dicembre Schio - ore 15 11 dicembre Vicenza - ore 9 11 dicembre Bassano -ore 15

2 2 LA FINANZA PER L’IMPRESA Gli strumenti per l’analisi della dinamica economico-finanziaria d’impresa: Il fabbisogno finanziario e gli equilibri economico - finanziari

3 3 FATTURATO CAPITALE INVESTITO NETTO REDDITO OPERATIVO FABBISOGNO FINANZIARIO Capitale di terzi Capitale proprio Il governo della dinamica finanziaria: gli equilibri dell’impresa ROI ROE TURNOVER

4 4 Struttura degli investimenti Capitale circolante netto operativo Capitale fisso (tangibile e intangibile) Decisioni di investimento Inv.tecnici impianti fabbricati etc. Inv.immateriali Marchi e brevetti; Avviamento Formazione R&S Inv.organizzativi Spin-off Riassetto societario (gruppo) Delocalizzazione Outsourcing Joint-Ventures M&A Ristrutturazione industr. etc. Inv.circolante regolamento crediti/debiti livello scorte logistica vs fornitori/clienti magazzino prodotti finiti Il governo della dinamica finanziaria: gli investimenti dell’impresa

5 5 Classi fondamentali di investimento indotte dalla gestione caratteristica (Capitale Investito Netto ) CAPITALE FISSO (O CAPITALE IMMOBILIZZATO NETTO) riguardante l’acquisizione di un’adeguata struttura (immobilizzazioni, tecniche, immateriali, finanziarie) necessarie all’avviamento del processo produttivo CAPITALE CIRCOLANTE NETTO OPERATIVO originato dalla sequenza costante e ripetitiva delle operazioni di acquisto-trasformazione-vendita; si tratta degli impieghi rappresentati dai crediti commerciali e dalle scorte, al netto dei debiti di fornitura. Il governo della dinamica finanziaria: gli investimenti dell’impresa

6 6 CAPITALE FISSO INVESTIMENTO EFFETTIVO RICHIESTO DALLA COSTITUZIONE E MANTENIMENTO DELLA STRUTTURA PRODUTTIVA FABBISOGNO FINANZIARIO A LENTO RECUPERO DI LIQUIDITA’ Mezzi Propri + Debiti finanziari a medio/lungo termine Il governo della dinamica finanziaria: gli investimenti dell’impresa

7 7 CAPITALE FISSO IMMOBILIZZAIONE LORDE – FONDI AMMORTAMENTO (recupero del logorio fisico ma anche monetario attraverso il trasferimento sui prezzi di vendita delle quote di AMMORTAMENTO ECONOMICO) IMMOBILIZZAIONE LORDE – FONDI AMMORTAMENTO (recupero del logorio fisico ma anche monetario attraverso il trasferimento sui prezzi di vendita delle quote di AMMORTAMENTO ECONOMICO) Il governo della dinamica finanziaria: gli investimenti dell’impresa

8 8 CAPITALE CIRCOLANTE NETTO OPERATIVO INVESTIMENTO EFFETTIVO RICHIESTO DALLA GESTIONE OPERATIVA CORRENTE (ciclo acquisto-trasformazione- vendita) INVESTIMENTO EFFETTIVO RICHIESTO DALLA GESTIONE OPERATIVA CORRENTE (ciclo acquisto-trasformazione- vendita) FABBISOGNO FINANZIARIO A VELOCE RECUPERO DI LIQUIDITA’ Debiti finanziari a breve termine Il governo della dinamica finanziaria: gli investimenti dell’impresa

9 9 Struttura finanziaria Capitale di debito Capitale di rischio Decisioni finanziarie Debito breve Bancario Fornitura Parabancario (factoring) Mercato Capitale di rischio Emissione valori mobiliari Merchant banks Partner industriale/finanz. Soci Fondi chiusi etc Debito m/l Bancario Parabancario (leasing) Obbligazioni etc Il governo della dinamica finanziaria: la struttura finanziaria dell’impresa

10 10 Indicatori per l’analisi della dinamica finanziaria Schema di reporting economico- finanziario

11 11 Gli obiettivi della programmazione finanziaria Sempre più la finanza diviene fattore di accelerazione o decelerazione dei percorsi di sviluppo dell’impresa Business con un divario temporale tra il momento dell’investimento e il breakeven finanziario, con incremento dei capitali necessari per lo sviluppo Settori in cui si rileva la convenienza dell’incremento delle dimensioni aziendali e del posizionamento su più mercati geografici Imprese che costruiscono il proprio sentiero di successo attraverso la crescita per acquisizioni

12 12 Gli obiettivi della programmazione finanziaria  Razionalizzare la gestione finanziaria per valutare la compatibilità finanziaria dei programmi aziendali.  Valutare le caratteristiche qualitative degli investimenti e dei fabbisogni finanziari derivanti dai programmi aziendali.  Ottimizzare la gestione finanziaria, facendo collimare il più possibile i flussi in entrata e i flussi in uscita, trovando un impiego efficiente per i fondi temporaneamente in eccesso, prevedendo in tempo utile l’insorgenza di fabbisogni da coprire.

13 13 Gli orizzonti della programmazione finanziaria La pianificazione a medio – lungo termine Copre un arco temporale di 3 – 5 anni e si basa su elementi caratterizzati da un grado di certezza non assoluto (le previsioni dovrebbero essere il più possibile accurate) La pianificazione a breve termine Copre un arco temporale di 12 mesi e viene effettuata mediante la redazione di un piano finanziario annuale e di un budget di cassa

14 14 Il processo di programmazione finanziaria (annuale e pluriennale)  Costruzione del piano previsionale che evidenzia gli ipotetici effetti futuri delle scelte operative e commerciali dell’impresa  Definizione della quantità di mezzi finanziari necessari per sostenere lo sviluppo aziendale  Messa a punto di sistemi di controllo sulle variabili significative, al fine di verificare il rispetto del piano  Sviluppo di piani alternativi con previsione di diversi scenari

15 15 IL budget di cassa La pianificazione annuale fornisce informazioni strategiche di grande riferimento, ma presenta limiti per la gestione periodica dei flussi di entrate ed uscite. Per questo viene integrata con la costruzione del budget di cassa Fornisce informazioni dettagliate circa l’avvicendarsi delle entrate ed uscite di mezzi liquidi in un determinato arco di tempo. Consente di monitorare la liquidita’, intesa come attitudine a fronteggiare tempestivamente ed economicamente ogni esigenza di esborso imposta dalla gestione

16 16 IL budget di cassa Il budget mette in evidenza i flussi monetari che si manifesteranno nei periodi considerati, vale a dire: Entrate di cassa  Incassi di fatture  Incassi per crediti tributari  Incassi per accensione mutui  Incassi per aumenti di capitale  Incassi per altre forme di finanziamento (finanziamento soci, emissione di obbligazioni)  Incassi per entrate straordinarie (dismissioni di cespiti) Entrate di cassa  Incassi di fatture  Incassi per crediti tributari  Incassi per accensione mutui  Incassi per aumenti di capitale  Incassi per altre forme di finanziamento (finanziamento soci, emissione di obbligazioni)  Incassi per entrate straordinarie (dismissioni di cespiti) Uscite di cassa  Pagamenti per forniture di materiali  Pagamenti per servizi  Pagamenti per stipendi  Uscite per debiti tributari  Uscite per investimenti  Uscite per rimborso mutui  Uscite per pagamento dividendi Uscite di cassa  Pagamenti per forniture di materiali  Pagamenti per servizi  Pagamenti per stipendi  Uscite per debiti tributari  Uscite per investimenti  Uscite per rimborso mutui  Uscite per pagamento dividendi

17 17 L’output del budget di cassa è costituito dal prospetto mensile che riporta le seguenti informazioni:  Il saldo mensile cioe’ la differenza tra entrate ed uscite complessive del mese  Il saldo progressivo cioe’ la giacenza di cassa al termine del periodo, che tiene in considerazione anche il saldo dei mesi precedenti Gli output del budget di cassa Queste informazioni mettono in evidenza in anticipo:  La disponibilita’ di eventuali mezzi liquidi eccedenti, per programmare una piu’ eficace politica di investimenti  Il fabbisogno di mezzi liquidi da reperire apportando mezzi propri o procurando mezzi di terzi

18 18 Gli output del budget di cassa

19 19 IL NUOVO ACCORDO SUL CAPITALE E LA GESTIONE DEL CREDITO

20 20 BANCA DEI REGOLAMENTI INTERNAZIONALI

21 21 Classi di rischio nelle banche.... Ci concentreremo sul rischio di credito………. RISCHIO LIQUIDITA’ PERDITE DOVUTE A LIQUIDAZIONE ATTIVI O PASSIVI AZIENDALI

22 22 RISCHIO DI CREDITO APPROCCIO IRB I DUE SISTEMI DI RATING INTERNI COMPORTANO PER LA BANCA UNA PIU’ PRECISA VALUTAZIONE DEL RISCHIO MEDIANTE LA STIMA COMPLETA O PARZIALE DEI PARAMETRI: PD, EAD, LGD, M, (G) RISCHIO DI CREDITO I SISTEMI DI RATING INTERNI DOVREBBERO CONSENTIRE UN RISPARMIO DI PATRIMONIO DI VIGILANZA

23 23 PD, LGD, EADMaturityPD, LGD, EAD e Maturity rappresentano, i parametri fondamentali che un sistema di rating interno deve stimare. l’approccio IRB di baseLe banche che utilizzano l’approccio IRB di base possono stimare internamente soltanto la PD delle controparti, mentre devono fare riferimento a valori prefissati dalle Autorità di Vigilanza per quanto riguarda LGD, EAD e Maturity. l’approccio IRB avanzatoLe banche che utilizzano, invece, l’approccio IRB avanzato sono libere di stimare internamente tutte le componenti del rischio di credito. PD LGD EAD M IRB di base Stima interna banca IRB avanzato Stima interna banca Autorità di Vigilanza RISCHIO DI CREDITO

24 24 Non tutte le controparti vanno trattate nello stesso modo: non offrono le stesse informazioni e presentano caratteristiche operative e concentrazioni/correlazioni di rischio diverse. Pertanto, è necessario segmentare la clientela su basi oggettive in relazione alle informazioni disponibili e prevedere sistemi di calcolo dei rating differenziati LA SEGMENTAZIONE DELLA CLIENTELA E’ RILEVANTE PER L’APPREZZAMENTO DEL RISCHIO DEL PORTAFOGLIO Corporate Italia Large Corporate Imprese Retail Imprese POE RISCHIO DI CREDITO

25 25 UN CLASSICO ESEMPIO DI SEGMENTAZIONE DI MARKETING (CHE NON E’ NECESSARIAMENTE IDENTICA A QUELLA DI BASILEA2) DIMENSIONI  Fatturato > 100  Fatturato  (100 - 50)  Fatturato  (50 – 10)  Fatturato  (10 - 2.5)  Fatturato <2.5 SEGMENTO  Large Corp.  Corporate  Imprese  Imprese Retail  POE PER OGNI SEGMENTO LA BANCHE SEGUONO PROCEDURE DI ANALISI DIVERSE (PIU’ O MENO COMPLESSE) RISCHIO DI CREDITO

26 26 PRICING E CREDIT CRUNCH PROCICLICITA’ COMPETITIVITA’ STRATEGIE COMMERCIALI BANCHE STRUTTURA E METODI GESTIONE CREDITO LIMITI CREDITIZI BASATI SUL RATING PROCESSI DEL CREDITO MAGGIOR FOCUS SULLA FINANZA RICAPITALIZZAZIONE RISTRUTTURAZION E DEBITO DIVERSA COMUNICAZIONE RISCHIO DI CREDITO QUALCHE EFFETTO DI BASILEA 2...

27 27 COSTRUIRE I RATING CREDITIZI

28 28 LA COMPLESSITA’ E COMPLETEZZA DEI PERCORSI DI ANALISI SONO LEGATI ALLE DIMENSIONI DELLE IMPRESE VALUTATE CIO’ DIPENDE SIA DALLA QUANTITA’ E AFFIDABILITA’ DELLE INFORMAZIONI SIA DAL COSTO DELL’ANALISI IL CALCOLO DEL RATING LARGE CORP. METODI QUALITATIVI + METODI STATISTICI CORPORATE METODI QUALITATIVI + METODI STATICI PMI CORP. METODI STATISTICI + METODI QUALITATIVI PMI RETAIL METODI STATISTICI + QUALITATIVI PRIVATI RET. METODI STATISTICI

29 29 p = f (  +  1 x 1 + … +  n x n +  1 z 1 + … +  m z m ) p:è il risultato del modello in termini di PD z: è una variabile qualitativa (es.: la risposta ad una domanda del questionario) x: è una variabile quantitativa (es. un indice di bilancio o la professione di un individuo)  : sono i pesi delle diverse variabili. Sono stati attribuiti tramite analisi statistiche o calibrazioni. LE VARIABILI VALUTATE DALLA BANCA CONTRIBUISCONO A DEFINIRE PD (LA PROBABILITA’ DI DEFAULT) CON UNA ANALISI MULTIVARIATA IL CALCOLO DEL RATING

30 30 Classe di Rating LA DEFINIZIONE DELLA PD (PROBABILITA’ DI DEFAULT) PORTA A DEFINIRE LA CLASSE DI RATING IL CALCOLO DEL RATING

31 31 DUE TIPOLOGIE DI INFORMAZIONI LE INFORMAZIONI PER IL RATING Variabili quantitative  Anagrafica  Bilancio  Andamentali ... Variabili qualitative  Posizionamento nel settore  Esposizione al rischio di cambio  Adeguatezza degli investimenti ...  Di norma raccolte automaticamente  Necessaria solo una verifica formale  Di norma raccolte con una scheda  Possono richiedere la formulazione di giudizi soggettivi

32 32 Informazioni di natura quantitativa riguardanti il cliente : Andamento dei rapporti con l’istituto Andamento del cliente presso il sistema (Centrale Rischi Banca d’Italia e Associativa, informazioni pregiudizievoli) Bilancio aziendale ufficiale degli ultimi esercizi, (e anche Bilancio prospettico) Informazioni di natura settoriale. Informazioni di natura qualitativa riguardanti il cliente: Management, posizionamento competitivo, rischi particolari, prodotti, mercati, strategie etc. etc.. LE INFORMAZIONI PER IL RATING

33 33 COSA PIU’ INFLUENZA IL RATING I NORMALI STRUMENTI DI VALUTAZIONE DI UNA IMPRESA  Qualità della gestione (management)  Fattori di rischio specifici (commodities, cambi, concentraz. clientela etc.) VALUTATI DA MODELLI QUALI- QUANTITATIVI IN CHIAVE PROSPETTICA  Grado di indebitamento  Settore e posizionamento  Redditività e sostenibilità finanziaria (CASH FLOW e capacità di servizio del debito)  Tempestività e qualità della comunicazione  Flessibilità operativa e finanziaria

34 34 La Banca assegna ad ognuna delle aree di analisi un coefficiente di ponderazione. Quindi le diverse aree influenzano il Rating in modo diverso (e per ogni banca/segmento sono diversi) Ad. Es.: Area di indagine% di ponderazione Bilancio30% Centrale dei Rischi20% Andamento Rapporto25% Analisi qualitativa20% Analisi Settore5% L’Area d’Indagine Pregiudizievoli dà luogo ad una correzione diversa. LA FORMAZIONE DEL RATING

35 35 L’Area Bilancio è finalizzata ad analizzare in base ai dati contabili la situazione in essere e le prospettive economico-patrimoniali dell’impresa richiedente e rappresenta una delle componenti d’indagine fondamentale del modello. Si basa su calcolo di indici e flussi, su confronti temporali e di settore IL BILANCIO È la valutazione dei bilanci dell’azienda sotto TRE ASPETTI: EQUILIBRIO PATRIMONIALE EQUILIBRIO FINANZIARIO EQUILIBRIO ECONOMICO

36 36 ALCUNI INDICATORI PRINCIPALI…… GRADO DI INDEBITAMENTO RAPPORTO FRA DEBITI FINANZIARI E EBITDA RAPPORTO FRA ONERI FINANZIARI E EBITDA RAPPORTO FRA REDDITO OPERATIVO ED ONERI FINANZIARI ROTAZIONE DEL CAPITALE INVESTITO REDDITIVITA’ OPERATIVA DELLE VENDITE INDICE DI LIQUIDITA’ VOLATILITA’ DELLE VENDITE RIGIDITA’ DELLA STRUTTURA DEI COSTI OPERATIVI IL BILANCIO

37 37 L’Area Centrale Rischi analizza la situazione debitoria e i comportamenti creditizi dell’impresa nei confronti del Sistema Bancario evidenziandone le eventuali anomalie, ad esempio…. LA CENTRALE DEI RISCHI presenza di segnalazioni a sofferenze presenza di segnalazioni di passaggio perdita presenza di segnalazioni di crediti ristrutturati sconfinamenti su autoliquidanti e fidi di conto sconfinamenti su operazioni a scadenza sconfinamenti su operazioni import incremento degli utilizzi non seguito da incremento degli accordati numerose richieste di prima informazione senza incremento del numero degli enti affidanti riduzione degli accordati

38 38 Area d’Indagine Andamento Rapporto L’Area Andamento Rapporto rileva il comportamento del cliente già affidato con riferimento ai suoi comportamenti nei confronti della banca, e obiettivo del profilo è, quindi, l’utilizzo dell’analisi del comportamento passato del cliente quale indicatore predittivo dei suoi probabili comportamenti futuri. Il punteggio finale è generato in base agli score prodotti da un panel di vari indicatori. Il PAST DUE funziona secondo una logica discriminante. Pertanto il sistema in presenza di risposta affermativa attribuisce punteggio pari a zero per l’intera Area di Indagine L’ANDAMENTO RAPPORTO

39 39 L’analista valuta, con il profilo in esame, una serie di elementi strategico-qualitativi dell’impresa che possono condizionare positivamente o negativamente il suo merito di credito e le sue capacità di rimborso, ricondotti secondo una apposita check-list (questionario) ai seguenti quattro profili di osservazione: Governance Rischi Posizionamento Gestionale Posizionamento Strategico Per ciascun profilo l’analista è chiamato in particolare a definire una propria valutazione sulla base di una serie di elementi di indagine previsti dalla traccia; la struttura della traccia guidata è differenziata in versioni articolate per dimensioni e/o specializzate per settore. ANALISI QUALITATIVA

40 40 Specifica area di analisi che riguarda il rischio economico associato al settore indiustriale di appartenenza dell’impresa. In considerazione della caratteristica di rischio semi-specifico, la valutazione della rischiosità del settore assume una rilevanza relativamente limitata. IL SETTORE

41 41 Non sono parte del rating Servono a mitigare il rischio diminuendo la perdita potenziale della banca (LGD) Le garanzie valide per Basilea: ipoteche, fidejussioni con garante “A-”, pegno su titoli, Confidi (solo se legge quadro 326/2003 e art. 107 TUB). LE GARANZIE

42 42 PERSONALI STATI ENTI PUBBLICI BANCHE E SOC. FINANZIARIE IMPRESE CON RATING MIN. A- O PD ANALOGA NEL METODO IRB AVANZATO LA BANCA PUO’ ALLARGARE LA GAMMA DEI GARANTI SE RISPETTANO DETERMINATI REQUISITI LE GARANZIE

43 43 REALI IPOTECHE DENARO BUONI TESORO RATING MIN BB- OBBLIGAZIONI RATING MIN BBB- CARTA COMMERCIALE RATING ELEVATO AZIONI QUOTATE QUOTE FONDI COMUNI ORO NEL METODO IRB BASE SONO STANZIABILI ANCHE ALTRE FORME DI GARANZIA PARTICOLARE LE GARANZIE

44 44 MAGGIORE TRASPARENZA INFORMATIVA E RELAZIONALE SITUAZIONI CONTABILI INTERMEDIE BILANCI PRO-FORMA E B-PLAN UN PO’ DI PROGRAMMAZIONE MIGLIORE GESTIONE (REGOLARITA’) DEL RAPPORTO (Rate mutui, insoluti di portafoglio, Assegni senza provvista) ATTENZIONE AGLI SCONFINAMENTI GARANZIE REALI (AI FINI RATING NON VALGONO LE PERSONALI) RELAZIONE BANCA - IMPRESA


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