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Dimensioni delle imprese. Dimensioni delle imprese (%)

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Presentazione sul tema: "Dimensioni delle imprese. Dimensioni delle imprese (%)"— Transcript della presentazione:

1 Dimensioni delle imprese

2 Dimensioni delle imprese (%)

3 Tipi di impresa

4 Tipi di impresa (%)

5 L'industria alimentare è un settore importante dell'industria manifatturiera italiana:  Incidenza del VA alimentare sul VA industria (manifatturiero + attività estrattive) è circa il 9 %  Gli occupati nel comparto nel 2001 erano 454.000, pari all’8,7% dell’industria manifatturiera

6 Vi sono forti squilibri nella diffusione territoriale : Al centro nord si concentra il 72% degli occupati ed il 75% del valore aggiunto.

7 Il legame con l'agricoltura è andato riducendosi:  molte attività di trasformazione alimentare sono passate dalle aziende agricole ad imprese artigianali ed industriali vere e proprie;  la trasformazione della produzione agricola locale è andata riducendosi, sia per la concentrazione e specializzazione territoriale della stessa produzione agricola, sia per l'aumento degli scambi con l’estero (ricorso alla trasformazione di materie prime provenienti dall'estero). I processi di globalizzazione delle economie stanno accentuando rapidamente queste trasformazioni.

8 L’andamento occupazionale nell’industria alimentare rispecchia abbastanza fedelmente quello dell’intera economia. I Censimenti dell’industria evidenziano  Tendenza alla riduzione dell’occupazione.  Il peso dell’industria alimentare in termini occupazionali rimane stabile nel corso degli anni novanta nei confronti dell’intera economia (1,6%) e perde leggermente rispetto all’industria manifatturiera (7,6%).  Aumenta il peso dell'occupazione nell'industria alimentare rispetto all'occupazione agricola per il forte calo dell’occupazione in agricoltura.

9 L’industria alimentare in Italia secondo il Censimento del 1991 era costituita da circa: 67.500 unità locali 61.000 imprese 456.600 persone occupate (7% dell'occupazione totale dell'industria manifatturiera). *Dal Censimento intermedio del 1996, si evidenzia rispetto al 1991, è un aumento nel complesso delle unità locali dell’industria alimentare pari a quasi il +13%, che risultano essere 75.420. *Una notevole riduzione degli addetti (-5%), che scendono a poco più di 434.000. *Il 90% delle unità locali ha una dimensione inferiore a 9 addetti con una una percentuale di occupazione pari a circa il 42% del totale. *Quasi il 55% dell’occupazione è in unità locali piccole e piccolissime (meno di 20 addetti), mentre il 25% si concentra nelle unità locali con più di 100 addetti. *La concentrazione massima si ha però nella classe di addetti da 100 a 499, in cui solo 434 unità locali, pari allo 0,6% del totale, occupano oltre 79.000 persone, pari al 18,3% del totale

10 Le grandi trasformazioni dell'industria alimentare italiana hanno visto inoltre l'affermarsi di importanti cambiamenti strutturali. La formazione di grandi gruppi industriali, con una presenza di importanti investimenti esteri. La concentrazione e la specializzazione territoriale di piccole e medie imprese, con la formazione di specifici e caratteristici "distretti agroalimentari ".

11 Prima metà degli anni novanta: espansione degli investimenti esteri in Italia per acquisire quote di mercato, inoltre:  Crescita delle imprese europee e mondiali per “multinazionalizzazione”;  Difficoltà incontrate dalle imprese familiari italiane di fronte alla progressiva globalizzazione;  Privatizzazione di imprese nazionali che ha coinvolto anche il settore alimentare.

12 L’industria alimentare in Italia è diffusa su tutto il territorio nazionale. Circa 7.000 degli oltre 8.100 comuni italiani sono caratterizzati dalla presenza di unità locali dell’industria alimentare. La grande dispersione dell’industria alimentare sul territorio nazionale va però riconsiderata se si tiene presente che oltre il 50% degli addetti all’industria alimentare è concentrato in meno del 15% dei 7.000 comuni interessati dalla localizzazione dell’industria alimentare.

13 L’analisi strutturale dell’industria alimentare italiana, ed ancora di più l’analisi della localizzazione e specializzazione dei diversi comparti, pone in evidenza la necessità di effettuare delle analisi a livello territoriale sempre più disaggregato.

14 Interesse dei consumatori verso i “prodotti tipici” Forte legame prodotto-territorio Origine geografica delle materie prime e/o Localizzazione delle attività di trasformazione lavorazione e conservazione Regolamenti 2081/92 e 2082/92 definiscono crescenti livelli di tipicità per Sgp (specialità tradizionale garantita), Igp, Dop. Un elemento imprescindibile della tipicità è il legame prodotto territorio, questo implica effetti economici diretti e indiretti sull’economia dell’area interessata

15 * Comprende:cereali, panetteria, ecc. Fonte: Inea Poco meno del 10% della produzione agricola è costituita da produzioni certificate

16 L’analisi territoriale Il distretto rurale e agroalimentare di qualità è stato introdotto con DL n. 228 del 18/05/2001 “Orientamento e modernizzazione del settore agricolo”. 1. Si definiscono distretti rurali i sistemi produttivi locali di cui all’articolo 36, comma 1, della legge 5 ottobre 1991, n. 317, e successive modificazioni, caratterizzati da un’identità storica e territoriale omogenea derivante dall’integrazione fra attività agricole o di pesca e altre attività locali, nonché dalla produzione di beni o servizi di particolare specificità, coerenti con le tradizioni e le vocazioni naturali e territoriali. 2. Si definiscono distretti agroalimentari i sistemi produttivi locali caratterizzati da significativa presenza economica e da interrelazione e interdipendenza produttiva delle imprese agricole e agroalimentari. 3. Le Regioni provvedono all’individuazione dei distretti rurali e dei distretti agroalimentari.

17 Viene riproposta in sostanza la formulazione già utilizzata nella Legge 317/91 relativa ai distretti industriali, da cui l’industria agroalimentare è stata di fatto esclusa. La Legge di Orientamento non identifica però in maniera precisa né i criteri operativi per la identificazione dei Distretti rurali né individua le funzioni che essi dovrebbero svolgere, limitandosi a identificare nelle Regioni i soggetti responsabili alla loro identificazione e riconoscimento. Il nuovo strumento messo a disposizione dal legislatore nazionale si traduce in una identificazione “statistica e descrittiva” di alcune realtà economico-territoriali, o rappresenta una opportunità per quelle collettività locali territoriali in grado di dotarsi di un progetto comune per la valorizzazione di un determinato territorio?

18 Differenze di massima Nei distretti rurali l’agricoltura è una chiave importante, per valutare come ed in quale maniera i territori saranno in grado di rispondere ad una domanda sociale sempre più ampia, collegata alla loro multiforme capacità di attrazione (sviluppo integrato). Nei distretti agroalimentare di qualità prevale una logica di filiera che li rende più assimilabili alla figura classica del distretto industriale. La qualità assume diverse valenze: dalla presenza di produzioni a denominazione di origine a produzioni tradizionali o tipiche che rendono più flessibile il legame tra agricoltura e industria di trasformazione.

19 SLL: cluster addetti industria agroalimentare 1981 IAA = 41,4%,

20 SLL: cluster addetti industria agroalimentare 2001 IAA = 43%

21 Veneto: cluster addetti industria agroalimentare 1981 IAA = 20,1%, MAN = 10,2% LEGENDA: Rosso; alto-alto Blu; basso-basso Celeste; basso-alto Rosa; alto-basso

22 Veneto: cluster addetti IAA/MAN 1981 IAA = 4,5%, MAN = 1,1% LEGENDA: Rosso; alto-alto Blu; basso-basso Celeste; basso-alto Rosa; alto-basso

23 Veneto: cluster addetti agroalimentare 2001 IAA = 30,4%, MAN = 13,4% LEGENDA: Rosso; alto-alto Blu; basso-basso Celeste; basso-alto Rosa; alto-basso

24 Veneto: cluster addetti IAA/MAN 2001 IAA = 16,7%, MAN = 5,6%

25 Emilia R: cluster addetti industria agroalimentare 1981 IAA = 31,4%, MAN = 19,7% LEGENDA: Rosso; alto-alto Blu; basso-basso Celeste; basso-alto Rosa; alto-basso

26 Emilia R: cluster addetti agroalimentare 2001 IAA = 33,2%, MAN = 15,0% LEGENDA: Rosso; alto-alto Blu; basso-basso Celeste; basso-alto Rosa; alto-basso

27 Emilia R: cluster addetti IAA/MAN 2001 IAA = 17,6%, MAN = 8,1% LEGENDA: Rosso; alto-alto Blu; basso-basso Celeste; basso-alto Rosa; alto-basso

28 Lombardia: cluster addetti agroalimentare 1981 IAA = 30,5%, MAN = 30,7%

29 Lombardia: cluster addetti IAA/MAN 1981 IAA = 12,2%, MAN = 2,4% LEGENDA: Rosso; alto-alto Blu; basso-basso Celeste; basso-alto Rosa; alto-basso

30 Lombardia: cluster addetti agroalimentare 2001 IAA = 30,2%, MAN = 24,7% LEGENDA: Rosso; alto-alto Blu; basso-basso Celeste; basso-alto Rosa; alto-basso

31 Lombardia: cluster addetti IAA/MAN 2001 IAA = 8,6%, MAN = 1,9% LEGENDA: Rosso; alto-alto Blu; basso-basso Celeste; basso-alto Rosa; alto-basso

32 Cluster formaggi Dop interregionali

33 Cluster formaggi Dop intraregionali

34 Cluster vino Doc e Docg

35 Cluster olio Dop


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