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UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI FIRENZE FACOLTÀ DI SCIENZE POLITICHE "CESARE ALFIERI" novembre 2010 UNA PROPOSTA ECOLOGICA DELL’ECONOMIA. RIFLESSIONI DAL PUNTO.

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1 UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI FIRENZE FACOLTÀ DI SCIENZE POLITICHE "CESARE ALFIERI" novembre 2010 UNA PROPOSTA ECOLOGICA DELL’ECONOMIA. RIFLESSIONI DAL PUNTO DI VISTA DELLA STORIA DELL’ECONOMIA Dr. Carles Manera Dipartimento di Economia Applicata UNIVERSITÀ DELLE ISOLE BALEARI

2 1. Industrializzazione e storia dell’ecologia I fattori che spiegano la nascita dell'industrializzazione sono stati oggetto di una forte e continua polemica, soprattutto dal dopoguerra. Si è suggerito che lo stimolo iniziale che provocò il cambiamento verso la società industriale fu conseguenza diretta della scarsezza di risorse e di altri effetti ecologici provocati dalla necessità di soddisfare il fabbisogno di una popolazione in costante crescita. Ad ogni modo è necessario aver presente che la Rivoluzione Industriale non fu, almeno all’inizio, una questione di nuove industrie, ma piuttosto di sviluppo di innovazioni applicate alle tecniche preesistenti. Queste innovazioni intendevano porre rimedio alla mancanza di materie prime conseguenza della diminuzione della terra disponibile. Così lo sviluppo del vapore fu favorito dal punto di vista ecologico. L'applicazione della macchina a vapore rappresentò l'ultima fase della nascita del sistema industriale, e, nato con la rivoluzione industriale, ne divenne il principale vettore energetico.

3 La transizione che provocò questo cambiamento di prospettive fu lo spostamento da un'economia basata sullo sfruttamento di energia di origine organica avanzata ad un'economia basata sullo sfruttamento di energia di origine minerale. Questa evoluzione era essenziale affinché i problemi che David Ricardo aveva analizzato non ne frenassero la crescita e affinché non si superassero le tensioni indicate da Thomas Malthus. Per superare le limitazioni inerenti a tutte le economie organiche, risultava fondamentale un altro tipo di capitalismo, soprattutto era decisiva una fonte di energia la potenza della quale facesse possibile un aumento della produzione per lavoratore, un aumento che non poteva darsi finché l’unico mezzo esistente per manipolare oggetti materiali fosse stata la forza muscolare dell’uomo o degli animali.

4 Una fonte di energia di questo tipo non poteva venire offerta dall’economia organica, dunque il cambiamento storico non fu da una tecnica statica alle nuove macchine dell'industria cotoniera del Lancashire del XVIII secolo. In effetti, il ruolo del vapore è stato notevolmente ridimensionato in una recente opera di D. Greenberg, analizzando il crescente numero di studi che ora permettono di realizzare una stima più precisa -che un tempo si dava per già conosciuta- ­ ma che era notevolmente influenzata da un palese determinismo tecnologico. La conclusione più rilevante è che l'energia idraulica continuò a essere estremamente importante tant’è vero che aveva permesso, già prima del periodo della rivoluzione industriale e della meccanizzazione della lavorazione della lana, la filatura della seta e varie fasi della produzione del lino.

5 Ciò vuol dire che non vi fu nessun cambiamento significativo in questa tradizione innovatrice tra il Medioevo e la creazione delle fabbriche cotoniere del XVIII secolo. In definitiva, fu la crescita industriale che favorì la macchina a vapore e la ferrovia, e non furono la macchina a vapore e la ferrovia che fecero possibile la crescita industriale.

6 2. Crisi ecologiche, crisi dovute a molteplici cause Lo studio empirico dell'utilizzazione dell'energia nell'economia è recente, ma i cambiamenti economici legati a problemi energetici non sono nuovi. I grandi cicli fisico-chimici si sviluppano secondo modalità e limitazioni di tempo rigide che pesano molto sullo sviluppo delle società. Le alterazioni del clima, per esempio, sono state il tema di varie ricerche pubblicate a partire dagli anni cinquanta e mostrano una correlazione molto stretta tra la meteorologia e la congiuntura economica delle società agricole praticamente sin dal Neolitico. In questo senso Ch.Pfister ha messo in evidenza l'importanza delle variazioni climatiche sul prezzo dei cereali e, più in generale, nei cicli economici delle società preindustriali dell'Europa continentale

7 Dalla preistoria fino ad oggi, le attività umane di predazione e di riproduzione hanno introdotto la riduzione generale e la trasformazione continua degli ecosistemi naturali secondo un determinato numero di grandi tendenze plurisecolari. In altre parole, le tensioni attuali tra le società e la natura hanno un'origine molto lontana: sono il risultato di crisi ecologiche accumulate. Dal punto di vista dell’ecologia, nessuna civiltà è innocente. Abbastanza prima dell'industrializzazione europea dell'epoca moderna, l'attività umana si è rivelata profondamente distruttrice del tessuto ecologico, un tessuto cui ha fatto patire modificazioni irrimediabili, la più antica e generale delle quali è stata la deforestazione. Questa fu effetto e condizione dello sviluppo dell'agricoltura, dell'allevamento, dell'artigianato e delle attività protoindustriali. La società ha fatto ricadere sui boschi la parte più importante delle sue appropriazioni distruttive.

8 L'evoluzione economica delle società ha sempre posto problemi ecologici. Attualmente le preoccupazioni essenziali si concentrano sugli effetti provocati dalle emissioni di CO² nell’atmosfera provocate dall’azione umana nell’ambiente a causa delle attività economiche. Questa questione, la cui soluzione è improrogabile, mette in evidenza la necessità imperiosa di mettere in relazione l’ambito fisico con quello economico in maniera armonica, e ha come fenomeno saliente il cambiamento climatico e, in particolare, il surriscaldamento della Terra.

9 Per capire quali possano essere gli effetti del cambiamento del clima nel futuro conviene vedere le ripercussioni sull’umanità che i cambiamenti del clima ebbero nel passato. Non dobbiamo concentrarci sugli isolati eventi catastrofici -dai cui effetti normalmente ci si recupera in poco tempo- bensì sull'evoluzione dei cambiamenti a lungo termine e, per quanto ne sappiamo, questa evoluzione dimostra che la capacità di adattamento dell'uomo è straordinaria. Di fatto, persino società che disponevano di una tecnologia molto primitiva si sono mostrate abili ad affrontare cambiamenti che si sono prodotti gradualmente, in un lungo periodo di tempo, ragion per cui ci possiamo aspettare che la nostra capacità di adattamento non sarà minore, anche se facciamo parte di una civiltà specialmente insensata e depredatrice nell’uso delle risorse naturali. In ogni caso, anche se questa riflessione basata sull'esperienza storica può tranquillizzarci, ce n’è un’altra più allarmista, che viene proposta in questi ultimi anni da chi si occupa di scienze naturali: si tratta di un'immagine dell'evoluzione del nostro pianeta nella quale gli eventi catastrofici di proporzioni cosmiche sono molto più frequenti e molto più importanti di quel che eravamo abituati a pensare. Lo studio delle fluttuazioni climatiche del passato mostra che è probabile che ci troviamo in un periodo interglaciale che può finire, come tante altre volte è avvenuto, col ritorno di una nuova glaciazione. Il periodo caldo nel quale stiamo vivendo da circa diecimila anni non solamente può non essere "normale", ma può darsi che sia assolutamente eccezionale.

10 3. Ripensando l'economia 1. La monetizzazione dei costi sociali. Per parlare di valore economico totale dovremmo includere tre componenti: il valore di uso attuale, il valore di uso futuro ed il valore di esistenza, cioè, che qualcosa esista e che abbia valore anche se non si commercializza, come per esempio è il caso delle specie vegetali ed animali. I metodi per misurare questo valore possono essere diretti o indiretti. I primi si basano su preferenze rivelate o sulla disponibilità a pagare per ottenere determinati benefici ambientali (o evitare costi ambientali) sia mediante mercati impliciti (per esempio, abitazioni più care in zone non inquinate) sia attraverso tecniche sperimentali o questionari che cercano di conoscere la disponibilità degli intervistati a pagare. I secondi tentano di valutare la relazione che esiste tra l'inquinamento ed il suo impatto ambientale non monetario -per esempio sulla salute, sulla vegetazione, gli edifici, i raccolti perduti- valutando posteriormente in termini economici questo impatto. Rispetto a ciò alcuni economisti indicano che l'interesse di questi metodi sta nel fatto che, a dispetto dei loro limiti, contribuiscono a fornire stime monetarie che ci danno informazioni sui danni ambientali. Tuttavia, quando affrontiamo una situazione nella quale l'inquinamento è positivo, cioè, quando le emissioni di residui superano la capacità di assimilazione ambientale, le limitazioni cui accennavamo sono tanto gravi che l'analisi costo-beneficio risulta inoperante e diventa necessario far ricorso a valutazioni di tipo sanitario, epidemiologico o biofisico.

11 Seguendo questa chiave di lettura, risulta sempre più interessante la nozione di "funzioni ambientali" che sviluppa l'ecosistema, dato che la decisione sul mantenimento di tali funzioni ad un livello sostenibile o riproducibile non deve vincolarsi alla disposizione a pagare, ma all'adozione di alcuni criteri biologici. Per fare un esempio: la qualità dell'acqua per uso urbano non può dipendere dalla capacità di reddito, ma da un minimo biologico che ha a che fare con la salute.

12 2. L'economia intesa come sistema aperto. La conseguenza di quanto si è appena detto è che risulta molto difficile considerare i fatti economico- monetari come privi di relazione con la natura, perché i sistemi economici sono profondamente e reciprocamente in relazione con gli altri sistemi e, in questo senso, sono fondamentalmente sistemi aperti. È possibile che considerare l'economia come un sistema chiuso risulti conveniente dal punto di vista metodologico e permetta alla teoria economica di formulare i suoi concetti e le sue teorie in accordo con i canoni della logica matematica formale, ma questo tende a perpetuare una percezione distorta della realtà che riduce il nostro orizzonte teorico. Le implicazioni sulla nozione e sull'oggetto dell'economia che derivano dalla considerazione dei sistemi economici come sistemi aperti sono diverse ed estremamente importanti.

13 La nozione di economia dovrebbe considerare tre aspetti fondamentali:  Riproporsi i concetti economici che sono stati creati per trattare questioni in un contesto di sistema chiuso, come se non esistessero né la biosfera né le leggi fisiche, ma non di sistema aperto nel quale l'uomo interagisce inevitabilmente con l'ecosistema mediante relazioni che non costituiscono scambi che passano attraverso il mercato.  La necessità di studiare il funzionamento degli ecosistemi, per conoscere che cosa sia realmente ciò che si gestirà.  Decidere che stili di vita e di sviluppo sono compatibili o sostenibili con i differenti ecosistemi e se le tecnologie disponibili sono adeguate al fine di raggiungere questa compatibilità o sostenibilità.

14 L'economia, scienza sociale. Una economia che accetti le premesse alternative esige uno sforzo di ricerca transdisciplinare che si spinge oltre le competenze degli economisti, ma non può realizzarsi senza di essi. Ciò esige però un atteggiamento mentale differente da parte degli economisti affinché possano assumere le nuove nozioni imprescindibili per pensare in termini di sistemi aperti. In questo senso l'economia ecologica intende comprendere la posizione dell'uomo in un mondo che viene simultaneamente creato e distrutto da lui, date le connotazioni entropiche delle attività economiche.

15 Su questo punto, è importante avere in mente tre fattori determinanti. In primo luogo, l'importanza ineludibile delle leggi della termodinamica e dell'influenza che esercita la struttura istituzionale nel determinare la formazione dei prezzi e dei valori monetari. In secondo luogo, qualunque trasformazione dell'economia non può ignorare, proprio come ricorda il vecchio Adam Smith nella sua Teoria dei Sentimenti Morali che, in fondo, la giustizia è la colonna che sostiene tutto l'edificio della società umana e che questa struttura senza di essa cade in pezzi. E, in terzo luogo, la storia dell’economia prova senza ombra di dubbio che la natura ha un ruolo preponderante nel processo economico e nella formazione del valore economico. È necessario indicare che questo è fondamentale per poter considerare le conseguenze che ciò ha sui problemi attuali dell'Umanità.

16 A partire da queste considerazioni, la domanda che segue è ben semplice: cosa è che produce il processo economico? Una risposta a questo interrogativo indica che è necessario considerare il processo economico come un tutto e che bisogna esaminarlo anche dal punto di vista fisico. Se si fa questo, la prima cosa che si avverte è che il processo economico è un sistema parziale che si trova circoscritto da un limite attraverso il quale si scambia materia ed energia con il resto dell'universo materiale. Cosa fa questo processo materiale? La risposta è chiara: non produce né consuma materia-energia, ma solo la assorbe e la espelle continuamente. Questo è ciò che ci insegna la fisica pura. Ma l'economia non è fisica pura. Tutto sommato, in economia, esiste una differenza tra quello che entra nel processo economico e quello che ne esce. Il processo economico riceve risorse naturali preziose ed emette residui senza valore. E tutto questo ce lo conferma la termodinamica, una branca della fisica. La materia-energia entra nel processo economico in uno stato di bassa entropia ed esce in uno stato di alta entropia. Quando si brucia un pezzo di carbone, per esempio, il suo contenuto di energia chimica non diminuisce e non cresce. Tuttavia, l'energia libera iniziale si dissolve in forma di calore, di fumo e di cenere e l'uomo non la può più utilizzare. Assimilare queste coordinate nel mondo dell’economia è decisivo per cambiare le prospettive metodologiche e teoriche imperanti nel terreno dell'economía convenzionale

17 4. Un possibile incontro tra economia ambientale ed economia ecologica. Pigou contro Coase: una osservazione sulla Riforma Fiscale Ecologica Le posizioni concettuali dell'economia ambientale e dell'economia ecologica sembrano chiare e possono riassumersi in termini di “economia di sistema chiuso” contro “economia di sistema aperto”. In ogni caso può darsi un certo punto di convergenza di carattere strumentale attraverso quella che si denomina Riforma Fiscale Ecologica (RFE), che ha un precedente chiaro nella posizione di A.Pigou. Arthur Pigou (1877-1959) nella sua opera The Economics of Welfare, pubblicata nel 1920, perfeziona il concetto marshalliano dell'effetto esterno fino a derivarne una teoria economica generale dall'intervento pubblico.

18 R.Coase sintetizza una visione non interventista che si oppone alla proposta di Pigou. L'idea basilare di Coase consiste nel dimostrare che, se si danno determinate condizioni, non risulta necessario nessun tipo di intervento per ottenere una esternalità ottima. È sufficiente che vi sia una corretta definizione dei diritti di proprietà perché la libera negoziazione, tra l'agente che genera l'inquinamento e l'agente che la soffre, porti all'ottimo sociale. Secondo Coase, la soluzione più efficace in caso di danni prodotti dall’inquinamento è un processo di negoziazione tra chi ha inquinato e chi è stato danneggiato dagli effetti dell’inquinamento. Ognuno potrebbe compensare l'altro a seconda di chi detiene i diritti di proprietà: se chi li ha è chi contamina, il danneggiato potrebbe pagarlo affinché non inquinasse; se il diritto è di chi patisce l’inquinamento, chi inquina può dargli una contropartita affinché tolleri il male. I costi di transazione tra le due parti sono bassi e, nella fattispecie, devono essere minori dei benefici che –come risultato della negoziazione– ottiene l'agente che deve coprire i suddetti costi di transazione. Si dice che in un'economia nella quale i diritti di proprietà siano ben definiti, gli individui e le imprese hanno tutti gli incentivi per usare le risorse naturali nel modo più efficiente possibile. L'inquinamento ambientale è un tipo di errore del mercato, conseguenza dell’eccessivo sfruttamento delle risorse considerate proprietà comune o che non appartengono a nessuno. Se è così, il mercato non funziona correttamente quando i diritti di proprietà non sono specificati adeguatamente o non si trovano sotto il controllo di chi potrebbe averne un beneficio personale dedicando tali risorse ad un uso di valore superiore.

19 . In ogni caso questa proposta di Coase pone seri problemi perché non introduce le influenze sociali che possiedono gli agenti che entrano in conflitto. C’è da supporre che, in molte occasioni, chi inquina godrà di un'influenza o di un peso negoziatore molto superiori a quelli che possono avere le persone che patiscono le esternalità, e questo può portare ad effetti discutibili tanto da un punto di vista etico quanto da un punto di vista ambientale. Il ragionamento di Coase funziona bene quando si tratta di esternalità mutue tra imprese e se queste sono capaci di attribuire a tali esternalità un valore monetario attuale. È corretto anche se si tratta di esternalità tra consumatori o tra imprese e consumatori, purché si possano identificare tutte le persone coinvolte e queste aggiudichino valori monerari alle esternalità.

20 5. Nuove scommesse metodologiche nel campo dell'economia In questo senso la scommessa per una netta trasformazione nei parametri economici implica che si ridimensionino gli strumenti analitici e metodologici convenzionali. Per esempio, la riformulazione di indicatori come il PIL, per non confondere i costi con i benefici, il prodotto globale con il benessere o il deprezzamento del capitale naturale con i redditi, significherebbe un avanzamento concettuale decisivo. Per gli economisti, la crescita economica si riferisce agli incrementi annuali del prodotto interno lordo, PIL. Per i difensori dell'ecosistema, normalmente significa un incremento nel consumo delle risorse naturali. Ma non si tratta della stessa cosa. In economia il PIL e la sua crescita sono misure di flussi di reddito nell’economia: il PIL non tabula il consumo fisico di risorse naturali né misura l'inquinamento.

21 Pertanto, il grado in cui un qualsiasi aumento del PIL è nocivo per l'ecosistema dipende da quel che sta crescendo. Come semplice aggregato monetario, il PIL non distingue tra differenti tipi di attività economica: registra solamente il totale. È possibile che il PIL cresca anche usando meno risorse e generando meno inquinamento, se il contenuto della crescita si allontana dalle attività dannose all’ecosistema. A questo punto il concetto fondamentale di coefficiente d'impatto ambientale diviene decisivo: si può definire come il grado di impatto - o quantità di consumo ambientale - causato dall'incremento di una unità di reddito nazionale. Se il contenuto dell'attività economica sta cambiando, in modo che una unità extra di PIL tende a consumare meno risorse rispetto all'anno anteriore, allora si può dire che il coefficiente di impatto ambientale sta decrescendo.

22 Se un aumento del PIL ha come risultato un maggiore livello di consumo ambientale, il coefficiente di impatto ambientale è costante o sta crescendo. Questo concetto non pretende di essere esatto per una ragione: esige un modo per misurare il consumo ambientale ma questo metodo di misura non è ancora abbastanza sviluppato. Tuttavia il concetto è utile perché dimostra che un PIL ascendente non deve significare per forza che l'ecosistema stia peggiorando, infatti la protezione dell’ambiente tende a richiedere investimenti in nuovi strumenti e materiali, e questo investimento stimola la crescita.

23 6. Conclusione. L'inserimento dell'economia nell'ecologia è difficile non solo perché richiede di dare valori attuali a necessità future (valori che non possono venir stabiliti da una transazione con persone che non sono ancora nate), ma anche perché implica la conoscenza del funzionamento dell'ecologia per cercare di attribuire valori alle esternalità. Il corollario sembra chiaro: per comprendere ed analizzare con maggiore cura le decisioni che si prendono nello stretto ambito della gestione economica le scienze economiche non dovrebbero prescindere dai contributi che altre discipline biofisiche possono apportare.


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