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32° Congresso S.I.B.M. La flottiglia del porto di Livorno è rappresentata per la maggior parte da imbarcazioni dedite alla pesca artigianale, caratterizzate.

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1 32° Congresso S.I.B.M. La flottiglia del porto di Livorno è rappresentata per la maggior parte da imbarcazioni dedite alla pesca artigianale, caratterizzate da dimensioni abbastanza contenute ed operanti generalmente a poca distanza dalla costa, sia a nord che a sud del porto. Da settembre 1998 è in corso uno studio sull’attività di tale flottiglia, con rilevamenti condotti sia in banchina che direttamente a bordo. Il campionamento ha una cadenza quindicinale per un totale di 8 giorni al mese, durante i quali per ogni barca vengono rilevate informazioni sulle modalità di pesca (tipo di attrezzo, ora di cala e di salpamento, tempo in pesca), sull’area (coordinate geografiche, profondità), sullo sforzo (metri di rete utilizzata) e sulla cattura (pesi totali per specie e/o per categoria commerciale). I risultati (relativi ai campionamenti realizzati fino a Maggio 2001) mostrano che le imbarcazioni della pesca artigianale di Livorno che hanno svolto la loro attività durante questo periodo sono 60-70. Questa flottiglia ha operato principalmente con tre attrezzi, alternati durante l’anno in funzione delle specie bersaglio: il tramaglio, per la cattura della seppia, Sepia officinalis, prevalentemente nel periodo tardo invernale-primaverile, della mormora, Lithognathus mormyrus, e della sogliola, Solea vulgaris, soprattutto in primavera ed estate; il “tramaglino”, per la cattura delle triglie, Mullus barbatus e Mullus surmuletus, e della seppia, nel periodo tarda primavera-estate; la rete ad imbrocco, per lo sfruttamento della sogliola da marzo a ottobre. I dati georeferenziati relativi all’attività della flottiglia e alle catture per unità di sforzo (kg/1000m di rete) hanno permesso di identificare le zone di pesca dei singoli attrezzi e le aree con i maggiori rendimenti. Lo sforzo di pesca del tramaglio, l’attrezzo più utilizzato dalla marineria, è concentrato prevalentemente a nord del porto su bassi fondali sabbio-fangosi entro 15m di profondità. L’area in cui sono stati osservati i rendimenti più elevati coincide con la zona di maggior concentrazione dello sforzo di pesca per quanto riguarda la seppia, mentre è spostata leggermente più a nord per la sogliola (in corrispondenza della foce del fiume Arno) e più ad ovest per la mormora (su fondali compresi tra 15 e 20m). Sebbene lo sforzo di pesca del “tramaglino” interessi un’area piuttosto vasta, estesa a sud fino alle Secche di Vada, gran parte dell’attività viene svolta tra il porto e le Secche della Meloria, su fondi misti di roccia e fango. Anche in questo caso i maggiori rendimenti della seppia sono stati ottenuti nella zona di maggior concentrazione dello sforzo; per la triglia di scoglio i massimi rendimenti sono relativi alle zone di secca, su bassi fondali sia alla Meloria che a Vada; per la triglia di fango le catture per unità di sforzo sono risultate più elevate sul margine esterno della Secca della Meloria e lungo la costa, dove prevalgono i fondali sabbio-fangosi. La zona relativa allo sforzo di pesca della rete ad imbrocco è in gran parte sovrapposta a quella del tramaglio, ma si differenzia da quest’ultima perché l’area di maggior concentrazione interessa anche batimetriche più elevate (fino a circa 30m di profondità). Con quest’attrezzo, i maggiori rendimenti della sogliola sono stati osservati in una vasta area, con massimi valori tra 40 e 50m di profondità. Dallo studio è emerso che i rendimenti di pesca spesso sono inferiori nelle aree di maggior concentrazione dello sforzo di pesca; queste zone, abbastanza circoscritte, sono tra l’altro oggetto di una notevole competizione da parte della flottiglia sia per quanto riguarda lo spazio che per la risorsa disponibile. Zone di pesca sicuramente più redditizie (ove sono stati osservati i rendimenti più elevati) sono localizzate a maggiore distanza dal porto, ma spesso al di fuori del raggio d’azione delle imbarcazioni di più piccole dimensioni.


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