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Secondo la prospettiva categoriale , i Disturbi di Personalità rappresentano sindromi cliniche distinte qualitativamente. Una alternativa all’approccio.

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1 Secondo la prospettiva categoriale , i Disturbi di Personalità rappresentano sindromi cliniche distinte qualitativamente. Una alternativa all’approccio categoriale è la prospettiva dimensionale, secondo la quale i Disturbi di Personalità rappresentano varianti non adattive di tratti di personalità che si confondono impercettibilmente con la normalità e tra loro.

2 Aspetti considerati per un modello dimensionale
Le cinque dimensioni: neuroticismo, introversione verso estroversione, chiusura verso apertura all’esperienza; antagonismo verso accettazione, e coscienziosità. Descrizione delle aree più specifiche della disfunzione della personalità, includendo dimensioni (per es., reattività affettiva, apprensività sociale, distorsione cognitiva, impulsività, mancanza di sincerità, egocentrismo, affettività positiva, affettività negativa e inibizione; ricerca della novità, dipendenza dalla gratificazione, evitamento del danno, potere (dominio verso la sottomissione) e affiliazione (l’amore verso l’odio)

3 Il Disturbo Dipendente di Personalità
E’ un quadro caratterizzato da comportamento sottomesso legato ad un eccessivo bisogno di essere accuditi. Il comportamento dipendente e sottomesso è finalizzato a suscitare protezione, e nasce da una percezione di sé come incapace di funzionare adeguatamente senza l’aiuto di altri. Difficoltà a prendere le decisioni quotidiane Passività, delega ad altre persone (spesso una persona singola) delle responsabilità per la maggior parte dei settori della vita. Difficoltà ad esprimere il disaccordo verso altre persone per timore di perdere l’approvazione Disagio o indifesi quando sono soli, a causa del timore esagerato di essere incapaci di prendersi cura di sé. Relazioni sbilanciate e distorte. Possono fare sacrifici straordinari, o tollerare l’abuso verbale, fisico o sessuale.

4 STILE Un modo di funzionamento che è possibile identificare nell’individuo attraverso una gamma dei suoi atti (comportamenti) specifici STILE NEVROTICO Modi di pensare e percepire, di provare emozioni, di esperire soggettivamente e di agire associati a varie condizioni nevrotiche. Stili nevrotici principali: OSSESSIVO-COMPULSIVO, PARANOIDE, ISTERICO, IMPULSIVO.

5 Un modo di pensare può essere un aspetto determinante l’aspetto o forma del sintomo, il meccanismo di difesa ed eventuali tratti adattativi. Alcune COERENZE FORMALI nel funzionamento di un individuo non possono essere spiegate solo come manifestazioni di certi meccanismi di difesa o come derivate da specifiche pulsioni. Es.: relazione fra attività professionali e stili individuali

6 Stabilità dello “stile”
“Quando si rilevano le alterazioni del comportamento dall’infanzia alle successive età prescolari si apprende che non un solo comportamento è rimasto invariato: e nondimeno si è colpiti dall’intrinseca continuità dello stile di comportamento e dei modelli di adattamento del bambino” (Escalona e Heider, 1959)

7 Il problema della “scelta della nevrosi”
Il problema della comprensione del “carattere” L’interesse principale della psicoanalisi è lo studio delle pulsioni istintuali e delle loro vicende. Si studia il contenuto del singolo sintomo, che rappresenta un certo contenuto pulsionale, nell’ambito di una certa fase psicosessuale di sviluppo. MA PERCHE’ L’USO DI UNO SPECIFICO MECCANISMO DI DIFESA PIUTTOSTO CHE UN ALTRO?

8 L’ “attivismo” nel funzionamento nevrotico
Quello che la persona nevrotica fa (sente) e il modo particolare in cui lo fa (sente) sono parti funzionali fondamentali della nevrosi. Ossia, i suoi atteggiamenti e interessi sono tali da rendere inevitabili le continue esperienze nevrotiche, pur dolorose, perpetuando il processo nevrotico. Es.: Il paranoide che si sente sempre umiliato e vittimizzato “deve” costantemente vigilare su ingiustizie e umiliazioni e le “riconosce” immediatamente, come unica cosa plausibile da fare. Es. 2: l’ossessivo a contenuto “ipocondriaco” che trova sempre nuovi elementi di incertezza nonostante l’evidenza dei fatti

9 Lo stile ossessivo-coatto
RIGIDITA’ INTELLETTUALE Aspetti cognitivi PERDITA DELLA REALTA’ Aspetti relativi all’attività e all’ esperienza affettiva DISTORSIONE DELL’ESPERIENZA DI AUTONOMIA (L’attività “obbligata”)

10 La rigidità intellettuale
Sebbene possa essere riferita a varie caratteristiche (la postura corporea, i modi sociali duri e impacciati), la rigidità descrive soprattutto un modo di pensare. DOGMATICITA’ E OSTINAZIONE (pensiero che “va per la sua strada”) ATTENZIONE POCO MOBILE, RISTRETTA Interessante analogia con lesioni cerebrali organiche che causano “perseverazioni” ideative e del comportamento. Caratteristico andamento al test di Rohrschach

11 La perdita della realtà
NON E’ DELIRIO !! Il tipo di cognizione rigido appena descritto , insieme alla contrazione e restrizione generale dell’esperienza soggettiva immediata, ha come conseguenza rilevante la perdita dell’esperienza della convinzione. Non è mai “è davvero così”, ma “dev’essere così”, “è probabile”

12 Nello stile ossessivo-coatto l’esperienza affettiva si contrae.
Quantità, intensità e concentrazione nell’attività lavorativa L’attività di queste persone è caratterizzata da un’esperienza più o meno continua di tesa deliberatezza, da un senso di sforzo e di prova.

13 La proposta di Shapiro di una relazione formale fra l’eccessiva focalizzazione dell’attenzione nello stile cognitivo coatto su dettagli tecnici e la mancanza del senso di convinzione risolve l’apparente paradosso dell’ossessivo (DOGMA vs. DUBBIO), che invece la psicoanalisi risolveva assumendo che il dogma nasce per potere superare il dubbio e l’ambivalenza, e per compensarli. Se è vero che tanto il dogma quanto il dubbio in definitiva riposano nell’ossessivo-coatto sulla perdita generale dell’esperienza della convinzione, va sottolineato che essi estendono quelle possibilità e forniscono ulteriori garanzie contro quella esperienza, ossia ne rappresentano attive difese.

14 Aspetto essenziale della perdita della realtà è il cosiddetto “interesse ritualistico”.
Ogni atto compulsivo e rituale sarebbe altrettanto privo di scopo per l’ossessivo quanto per il normale, se il primo non avesse un senso della realtà menomato e la sua vita non consistesse principalmente nella percezione e manipolazione di “indicatori” tecnici.

15 L’attività dell’ossessivo è da lui percepita come se fosse imposta.
Tuttavia, lui stesso ne è l’ “impositore”, é l’ “ispettore di sé stesso”. Tale ideazione traduce una notevole distorsione della normale funzione di esperienza di volizione, ancora una volta in analogia con alcune sindromi neuropsicologiche a carico del lobo frontale.

16 Lo stile impulsivo Secondo Shapiro, accomuna sia le diagnosi in cui predomina il comportamento impulsivo (disturbo antisociale) che quelle da caratteri nevrotici-passivi (disturbo evitante, disturbo dipendente) o narcisisti (disturbo narcisista) TipI peculiarI di ESPERIENZA SOGGETTIVA DELL’AZIONE e di MODALITA’ COGNITIVA.

17 Esperienza soggettiva dell’azione
Verte su una menomazione del normale senso di deliberatezza e d’intenzione. L’impulso ad agire non è semplicemente un’eruzione di energia incontrollabile che prende il sopravvento sui normali apparati esecutivi.

18 L’espressione “Ho fatto questo, non so perché”,che implica anche una sorta di giustificazione difensiva, sembra riflettere un’azione non sentita come deliberata, totalmente voluta. Questa esperienza può tradursi in varie forme: CAPRICCIO: In quel momento non potevo fare a meno di bere IMPULSO: Io non lo voglio fare, ma non riesco proprio a trattenermi. CAPITOLAZIONE: Io non avrei voluto farlo, ma lui insistette ed io ho dovuto cedere.

19 CAPRICCIO: desiderio non integrato in un sistema di interessi, motivazioni, valori
BISOGNO o IMPULSO: annullamento più o meno inconsapevole dei normali freni inibitori CAPITOLAZIONE: esternalizzazione della responsabilità


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