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Parte prima Ruolo e funzioni del sistema finanziario

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Presentazione sul tema: "Parte prima Ruolo e funzioni del sistema finanziario"— Transcript della presentazione:

1 Parte prima Ruolo e funzioni del sistema finanziario
Corso di Tecnica Bancaria. Anno Prof. Roberto Malavasi Parte prima Ruolo e funzioni del sistema finanziario

2 In questa parte …. Elementi di base: il sistema finanziario e le sue funzioni Le caratteristiche delle attività finanziarie La funzione creditizia e il saldo finanziario L’articolazione del sistema finanziario Gli intermediari: la banca e gli intermediari non bancari L’esistenza degli intermediari e la specificità della banca Aspetti tecnici del meccanismo dei pagamenti Il processo moltiplicativo La vigilanza sul sistema finanziario I controlli sulle banche

3 Elementi di base: il sistema finanziario e le sue funzioni

4 Elementi di base: il sistema finanziario e le sue funzioni
Un sistema finanziario è costituito dal complesso integrato di strumenti, istituzioni e mercati finanziari, esistenti in un dato luogo in un dato momento. Esso costituisce un’infrastruttura cruciale per il funzionamento delle moderne economie in quanto svolge tre importanti funzioni. Sistema Finanziario realizza il trasferimento di risorse dal risparmio agli investimenti (funzione creditizia o di allocazione delle risorse); assicura l’efficiente funzionamento del sistema dei pagamenti (funzione monetaria); trasmette al sistema economico gli impulsi della politica monetaria ed economica. Funzioni Tali funzioni possono essere peraltro ricondotte tutte alla prima, cioè all’attività di concessione di credito che, in varie forme tecniche e attraverso diversi strumenti, è indirizzata a soddisfare i bisogni di finanziamento degli individui e delle istituzioni che compongono il sistema economico.

5 Il sistema finanziario e le istituzioni che lo compongono hanno quindi la funzione fondamentale di trasferire potere d’acquisto agli operatori che lo richiedono per le loro operazioni correnti e di investimento. Poiché le passività di alcuni intermediari (in particolare delle banche) sono accettate come mezzi di pagamento, il sistema finanziario contribuisce a determinare il volume complessivo dei mezzi monetari a disposizione dell’economia, dunque del potere d’acquisto che può essere trasferito. La funzione creditizia e quella monetaria sono cioè strettamente correlate. Ne deriva che il trasferimento di risorse non avviene in modo, per così dire, neutrale e passivo, ma rappresenta uno dei momenti cruciali del funzionamento di un moderno sistema economico.

6 Anche se il risparmio è una grandezza reale, in una economia monetaria un atto di risparmio si concretizza necessariamente in una determinata quantità di unità monetarie, per la semplice ragione che i redditi vengono percepiti in forma monetaria. La moneta e tutte le altre attività finanziarie create dal sistema finanziario hanno appunto la funzione di collegamento tra il risparmio e gli investimenti: sono infatti espressione di operazioni di prestito mediante le quali viene ceduto potere d’acquisto.

7 Schema del sistema finanziario
Banca d’Italia Consob Antitrust Isvap Covip Intermediari Banche e Altri Investitori istituzionali Fondi comuni e fondi pensione Assicurazioni Mercati Monetario Finanziario (obbligazioni, azioni, derivati) Famiglie Depositi Quote Polizze Obbligazioni e azioni Imprese Settore pubblico Prestiti Titoli Le frecce indicano i principali strumenti che vengono utilizzati per effettuare il trasferimento di fondi. In termini economici tali strumenti sono definiti attività finanziarie. Rappresentano un rapporto di debito/credito fra le parti (o di partecipazione nel caso delle azioni) e sono il frutto di un contratto che disciplina gli impegni e i diritti reciproci

8 Le caratteristiche delle attività finanziarie

9 All’interno del sistema finanziario lo scambio di fondi è basato su strumenti come i depositi, le obbligazioni, i titoli pubblici e così via. Tali strumenti sono chiamati “attività finanziarie” Un bene che esprime un rapporto contrattuale nel quale entrambe le prestazioni sono denominate in moneta e scadono in tempi diversi. Una attività finanziaria prevede quindi un trasferimento di potere di acquisto contro una o più prestazioni future di segno opposto Attività finanziaria

10 La natura del contratto sottostante
Elementi fondamentali delle attività finanziarie La natura del contratto sottostante In una attività finanziaria le prestazioni delle due parti in causa sono rette da un contratto che può appartenere a tipologie diverse, che hanno implicazioni economiche diverse. Occorre innanzitutto distinguere, almeno, tra attività finanziarie che esprimono un rapporto di credito (obbligazioni, depositi) e attività finanziarie che esprimo un rapporto di partecipazione (azioni) Il tempo Ciò che contraddistingue un rapporto di credito (e dunque l’attività finanziaria che lo incorpora) da altri rapporti di scambio è la distanza temporale che separa le due prestazioni. Questa caratteristica rinvia alla distanza temporale che separa il momento della produzione di beni e servizi da quello della loro vendita. In ogni caso in cui il processo produttivo richiede un intervallo tra l’inizio della attività produttiva e la sua conclusione, si realizzano le condizioni affinché possano svilupparsi forme di credito non episodiche

11 Elementi fondamentali delle attività finanziarie
Il rischio Il fatto che il tempo sia l’elemento fondamentale del rapporto di credito comporta che in esso è insita una componente di rischio. Per quanto il creditore possa essere oculato nel valutare le condizioni prospettiche del debitore, esiste sempre una probabilità non nulla che alla scadenza il debito non venga onorato o che, comunque, durante la vita del prestito si verifichino fenomeni che non possono essere perfettamente previsti e che modificano la situazione economica del creditore e del debitore L’informazione La valutazione delle varie tipologie di rischio nel corso della vita dell’attività finanziaria dipende dalle informazioni disponibili alle parti in causa. L’informazione è allo stesso tempo input e output dell’attività degli intermediari e dei mercati finanziari. E’ input in quanto i processi decisionali degli operatori si basano su informazioni (concedere o non concedere un credito; acquistare o non acquistare un titolo). E’ anche output perché il prezzo di ciascuna attività finanziaria incorpora informazioni, in quanto è il frutto del processo decisionale stesso.

12 Elementi fondamentali delle attività finanziarie
L’interesse E’ la remunerazione per chi cede potere di acquisto, e quindi “fa credito”, e richiede un compenso sia per la rinuncia al potere di acquisto, sia per il rischio sopportato. Il tasso di interesse è innanzitutto il prezzo per lo scambio fra beni presenti e beni futuri. Poiché solo la moneta si scambia fra presente e futuro, possiamo definire il tasso di interesse come il premio percentuale pagato sulla moneta ad una certa data in termini di moneta disponibile in un momento successivo

13 La funzione creditizia e il saldo finanziario

14 La funzione creditizia
La diffusione della moneta consente di identificare 2 circuiti distinti ma sovrapposti, uno alimentato dai flussi reali dei fattori di produzione e dei beni e uno alimentato dai flussi finanziari. Il secondo costituisce la controparte monetaria del primo. Precisazione: gli eventi economici che generano una obbligazione nei confronti di un terzo possono essere rilevati nel momento in cui tale obbligazione sorge – principio di competenza – oppure nel momento in cui viene effettivamente realizzato il pagamento – principio di cassa. Di seguito si parlerà genericamente di reddito, mentre si dovrebbe parlare più correttamente di flussi finanziari in entrata.

15 Gli operatori di un sistema economico generano:
Entrate correnti (Y) destinate, in primo luogo, a coprire flussi finanziari in uscita (C). Generalmente, ma non necessariamente, Y > C da cui Y - C = S (risparmio) S non viene, tuttavia, determinato in modo residuale (alcuni operatori fissano S e quindi adeguano C in funzione di Y). S viene destinato ad alimentare il processo di investimento ( I ) (che serve a sua volta a ripristinare la capacità produttiva – amm/to - o ad incrementarla – investimento vero e proprio)

16 Evoluzione nel tempo dello stato patrimoniale di un operatore
Attivo Passivo AF AR PF CN Δ AF Δ PF Δ AR = I Δ CN = RN = S Y - C Δ AR + Δ AF = S + Δ PF

17 Dal confronto tra S e I nasce il saldo finanziario
A livello di sistema economico complessivo S = I (al netto dei trasferimenti da e verso l’estero, rilevati dal saldo delle partite correnti). A livello di singolo operatore è difficile che sia S = I, più frequentemente: S>I surplus o avanzo finanziario S<I deficit o disavanzo finanziario Questo significa che tutte le risorse finanziarie che vengono impiegate devono essere accumulate originariamente da qualcuno (residente o non) e che tutte le risorse finanziarie accumulate devono trovare una forma di impiego (dentro e fuori i confini nazionali).

18 Il riequilibrio (cioè l’impiego del Surplus, ovvero il finanziamento del Deficit) viene ottenuto agendo sullo stock di strumenti finanziari. L’esigenza degli operatori di riequilibrare la propria posizione si traduce nella necessità di operare un trasferimento: Chi detiene un Surplus si presenta come offerente di risorse finanziarie, cioè domanda strumenti finanziari (AF) Chi si trova in Deficit domanda risorse finanziarie, cioè offre strumenti finanziari (PF) Il trasferimento che consente di soddisfare queste opposte esigenze si concretizza nella creazione di uno strumento finanziario (PF) Attenzione Tutte le grandezze esaminate sono grandezze FLUSSO (nuovo reddito, consumo, investimento, risparmio, avviati da un operatore durante un esercizio). Questi flussi vanno ad accrescere (diminuire) lo stock di investimenti reali e finanziari (e di debito).

19 Il processo si svolge come segue:
SP0 AR PF AF PN Impieghi C Y (di norma + S) (anche – S se C > Y Fonti Δ+ AR Δ+ AF Δ- PF Δ- AR Δ- AF Δ+ PF Posizione patrimoniale iniziale ( t0 ) PN0 = AF0 +AR0 – PF0 Saldo finanziario S – I = Δ AF – Δ PF Posizione finanziaria finale AF1 – PF1 = AF0 + Δ AF – PF0 – Δ PF Posizione patrimoniale finale ( t1 ) AR1 + AF1 – PF1 = PN1 = PN0 + S C Y I = Δ+ AR S Δ- PF Δ+ PF Δ+ AF

20 Esempio 1 I = 100 S = 80 ΔPF = 20 ΔAF = 0 SF = - 20

21 Esempio 2 I + ΔAF = S + Δ PF 100 + 30 = 80 + 50
(20) I = 100 S = 80 ΔAF = 30 ΔPF = 50 (30) I + ΔAF = S + Δ PF = SF = S- I = 80 – 100 = -20 SF = ΔAF- Δ PF = = -20

22 La funzione creditizia: alcune osservazioni
Ogni settore ha una posizione che si colloca tra due estremi: Equilibrio finanziario Divergenza finanziaria S = 0 e quindi SF = I oppure I = 0 e quindi SF = S S = I e quindi SF=0 Dissociazione tra risparmio e investimento

23 Non completamente! Perché resterebbero:
In una economia con una struttura SF = 0, verrebbe meno il fabbisogno di trasferimento ? Domanda Non completamente! Perché resterebbero: le necessità monetarie (connesse al sistema dei pagamenti) le necessità derivanti dalla copertura dei rischi le necessità delle singole unità all’interno di ciascun settore le necessità derivanti dalla variazione delle PF per finanziare la variazione delle AF, indipendentemente dallo squilibrio tra S e I le necessità connesse alla ricomposizione dei portafogli di AF (gestione degli stock esistenti) AF1 PF1 Mon AF2 PF2 Ne consegue che i medesimi saldi finanziari possono dare origine a diverse combinazioni di variazioni delle AF e delle PF (del settore); non esiste cioè una relazione stretta tra saldi finanziari e fabbisogno di intermediazione.

24 I II Esempio 3 Famiglie Imprese AR 50 PN 450 AR 480 PN 80 PFF 400
AFI 400 S - I = - 400 SF = - 400 AF = 400 PF = 400 Ba II SF = 400 AF = = 800 PF = = 800 AFI 400 PFF 400 S - I = 400 SF = 400

25 Circuito finanziario puro
Esempio 3 III Famiglie Ba AR 50 PN 450 AF 450 PFF 450 AFB 450 PFB 50 I 400 (+50) (+50) F 50 Circuito finanziario puro AF = = 900 PF = = 900 S - I = 450 – 50 = 400 Δ AF - Δ PF = SF 450 – 50 = 400

26 IV Esempio 3 Famiglie AFb 400 AR 50 PN 450 Ba AFI 400 PFF 400 AR 50
+40 MON Famiglie Ba AFI 400 PFF 400 +40 AR 50 AFb 440 PN Ba AFI 400 PFF 400 Famiglie BOT 40 +40 40 MON a Tesoro Famiglie AFb 400 AR 50 PN 450 Ba AFI 400 PFF 400 -40 MON -40 AFBOT 40 40 MON a Tesoro

27 IV Il soggetto A possiede attività finanziarie (BOT) per 100. Il suo risparmio è pari a 20 e viene investito in AR per 8. Il saldo finanziario è quindi pari a 12 e viene interamente destinato all’acquisto di depositi bancari (AF). I 12 rappresentano esclusivamente un fabbisogno addizionale di trasferimento (offerta aggiuntiva di fondi suscettibili di trasferimento) A potrebbe avere riallocato nello stesso periodo la propria ricchezza finanziaria (AF) da BOT (-100) a Depositi (+100). Il sistema bancario si troverebbe a fine anno ad intermediare 112 pur a fronte di un saldo finanziario di 12.

28 I SF non catturano i processi di riallocazione della ricchezza finanziaria esistente (consentono solo di valutare in che modo si distribuiscono i flussi finanziari tra gli operatori). Gli aggiustamenti di portafoglio (variazioni degli STOCK) influenzano i fabbisogni di trasferimento, ma non i SF i SF indicano quali ripercussioni esercitano sulle variabili finanziarie le scelte in tema di variabili reali (scelte che non sono, ovviamente, indipendenti da considerazioni attinenti la dimensione finanziaria di tali operazioni)

29 Esiste dunque una stretta interrelazione tra variabili reali e finanziarie
La mobilizzazione ed il trasferimento dei saldi permettono la realizzazione di investimenti che altrimenti non potrebbero avere luogo Gli aggiustamenti di portafoglio sono stimolati dalla disponibilità di AF (PF) in grado di soddisfare le preferenze degli operatori (il “miglioramento” delle tecnologie di negoziazione e degli strumenti di informazione contribuisce a facilitare gli aggiustamenti di portafoglio). A parità di dimensione aggregata dei fenomeni di natura reale (Y,S,I) il volume degli strumenti finanziari in essere è più ampio se più accentuata è la tendenza alla divisione del lavoro (ossia alla dissociazione tra funzione di accumulazione e funzione di impiego del risparmio le quali si concentrano in unità appartenenti a settori diversi dell’economia).

30 I fattori determinanti della dimensione dell’attività finanziaria (volumi di AF in circolazione) sono allora: Dimensione dei SF settoriali (volumi di risorse da trasferire) Rilevanza dei circuiti finanziari “puri” (ΔAF = ΔPF cioè emissione di PF per investimento in AF) Peso relativo dei circuiti diretti e indiretti Intermediazione semplice e multipla nei circuiti indiretti (oltre allo sviluppo delle attività connesse con la gestione dei rischi) Ricomposizione di portafoglio (ampiezza degli scambi relativi agli strumenti finanziari in circolazione)

31 L’articolazione del sistema finanziario

32 L’articolazione del sistema finanziario
Fabbisogno di fondi Copertura del fabbisogno S Δ PF I + Δ AF Circuiti indiretti (intermediari) Circuiti diretti (mercati) Semplici Multipli Gli operatori che si trovano con SF attivi possono (secondo le loro preferenze) optare per un trasferimento diretto oppure appoggiarsi ad un intermediario.

33 Il sistema finanziario, cioè la rete di operatori finanziari, si colloca fra prenditori e prestatori finali di fondi. Una prima differenza si pone fra il collegamento diretto, via mercato, e quello indiretto, via intermediari. Il primo tipo di collegamento individua un circuito di intermediazione diretto nel quale le passività finanziarie create dalle unità in disavanzo finanziario trovano una contropartita diretta nelle attività ammesse allo stato patrimoniale delle unità in avanzo finanziario. (Come in tutti i mercati, sono necessari agenti che facilitino e consentano l’incontro fra domanda e offerta) Nel circuito finanziario indiretto il trasferimento di risorse avviene per il tramite di banche e in genere di operatori definiti intermediari finanziari. Per questi operatori la funzione di intermediazione, effettuata con l’interposizione del proprio bilancio, trova una diretta espressione contabile nella composizione del conto economico e dello stato patrimoniale La diversa articolazione del sistema finanziario rispecchia diverse modalità tecniche di trasferimento delle risorse dalle unità in surplus alle unità in deficit e diverse modalità di distribuzione dei rischi sui vari soggetti economici.

34 Il sistema finanziario realizza un pooling delle risorse finanziarie per rendere possibile il trasferimento di potere di acquisto dalle unità in surplus alle unità in deficit. Ciò vale per il sistema finanziario nel suo complesso, che può essere visto come un immenso serbatoio, nel quale le unità in surplus immettono risorse a cui attingono le unità in deficit Ciò vale anche a livello di singola istituzione e di singolo strumento. Banche e fondi comuni realizzano un pooling evidente: grazie alla divisibilità del deposito e della quota del fondo comune, un investitore è in grado di accedere ad un portafoglio diversificato (crediti a imprese e titoli nel primo caso; titoli nel secondo)

35 La trasformazione delle scadenze e dei rischi
Se il pubblico percepisce che le attività nei confronti delle banche hanno un grado di rischio inferiore a quello delle attività verso le imprese si ha anche una trasformazione dei rischi (le banche sopportano allora una parte del “rischio reale”, cioè di quello collegato all’andamento dei profitti lordi delle diverse attività economiche) Gli intermediari finanziari attuano poi una trasformazione delle scadenze (conciliando la preferenza alla liquidità delle unità in surplus con le esigenze delle imprese – in deficit- di avere fondi adatti a finanziare investimenti che generano profitti lordi nel medio periodo).

36 La struttura finanziaria delle banche comporta necessariamente una differenza di scadenze (mismatching) nel senso che le attività, per rispondere alle esigenze di trasformazione, devono avere scadenze superiori alle passività Tale divario è particolarmente forte nel caso delle banche che, per assolvere alla funzione monetaria, hanno una parte consistente del proprio passivo nella forma di conti a vista Sempre con riferimento al sistema degli intermediari e ai loro rapporti con le unità in deficit, è opportuno approfondire fin d’ora un aspetto relativo alla durata dei crediti

37 Abbiamo visto che con il credito le decisioni di spesa di un singolo operatore possono risultare indipendenti dalla disponibilità di fonti interne La stessa definizione di saldo finanziario mette in evidenza che il finanziamento della spesa per investimenti, cioè la spesa che per definizione ha effetti sulle produzioni future ed è quindi “di competenza” di più periodi può non essere coperta da profitti lordi generati nel periodo Vi è un’altra categoria di operazioni finanziarie da considerare: finora abbiamo infatti preso in esame il nesso fra crediti e investimenti e abbiamo trascurato il finanziamento della spesa corrente Questo credito viene riassorbito con la vendita delle merci e dunque è nullo per definizione e per il sistema nel suo complesso al termine di un intero ciclo produttivo

38 Poiché peraltro i processi produttivi si intrecciano tra loro, esiste sempre uno stock di attività correnti che deve essere finanziato: così come nel bilancio delle imprese c’è sempre una quantità di scorte e crediti verso clienti legata al livello corrente della produzione, così vi è una quantità corrispondente di debiti verso il sistema finanziario E’ allora naturale chiedersi se vi è una differenza e, in caso affermativo, di quale natura, fra il credito destinato a colmare un deficit temporaneo (ad esempio quando l’impresa si indebita all’inizio di un ciclo produttivo per comprare le merci che dovrà trasformare e vendere) e, dall’altro, il credito destinato a comprare nuove macchine e aumentare la capacità produttiva e dunque i ricavi futuri

39 E’ evidente che la spesa per investimenti è compiuta per accrescere la qualità e/o il livello delle produzioni future: in questo senso, essa è la manifestazione per eccellenza dell’attività imprenditoriale e del rischio che questa comporta, quella cioè in cui l’imprenditore deve dimostrare la sua capacità di cogliere e realizzare i processi innovativi tipici della sua attività. Questa differenza si riflette anche sulle modalità del processo di creazione del credito. Se per il momento ipotizziamo che i depositi bancari a vista (moneta bancaria) siano l’unica attività finanziaria esistente, possiamo dire che tutta la moneta che le banche consegnano alle imprese è moneta di nuova creazione.

40 Ma quella creata in relazione alle esigenze “correnti” è destinata ad essere distrutta mediante un procedimento decumulativo, nel momento in cui il prestito viene rimborsato. In un sistema stazionario, in cui S = I = 0, tutta la moneta bancaria creata inizialmente viene distrutta al termine del ciclo. Solo in un sistema in crescita, in cui ex post S = I > 0 avremo alla fine del processo di produzione un incremento netto della quantità di moneta, sulla base del credito creato per finanziare l’investimento In altre parole, la moneta che viene messa a disposizione degli imprenditori per effettuare gli investimenti non serve a sostituire moneta legale nel finanziamento delle transazioni corrispondenti ad un dato livello di reddito, ma serve ad aumentare quel livello, rendendo possibili nuove transazioni. Serve cioè a “comandare” nuove produzioni.

41 E’ in quest’ottica che emerge chiaramente il ruolo di allocazione delle risorse che viene svolto dal sistema finanziario. Attraverso le operazioni di finanziamento esso aumenta la capacità produttiva di un operatore e dell’economia nel suo complesso, dunque alimenta e sostiene il processo di crescita. La responsabilità del sistema finanziario è proprio quella di sapere indirizzare le risorse verso gli impieghi più efficienti, cioè quelli a più alta produttività marginale Il riferimento alla creazione netta di potere di acquisto che avviene al momento della creazione del credito porta anche ad identificare le condizioni che consentono il puntuale rimborso a scadenza. Saranno infatti le risorse aggiuntive consentite dall’operazione di prestito a fornire il potere di acquisto necessario per pagare alle scadenze pattuite gli interessi e il capitale (o, nel caso di una emissione azionaria, per pagare i dividendi implicitamente promessi)

42 I profitti lordi futuri sono quindi la variabile cruciale della capacità di rimborso del debitore, poiché corrispondono alle risorse create dall’impresa al netto dei costi correnti e quindi ( anche qui basta ricordare la definizione di saldo finanziario) sono la fonte a cui attingere per diminuire le passività precedentemente contratte Ciascuna operazione di finanziamento trova cioè la sua giustificazione (e il momento di accertamento della sua validità) nella capacità di generare un flusso aggiuntivo di risorse tali da consentire di pagare l’interesse, di ripagare il capitale e lasciare un margine di profitto per l’operatore che sopporta il rischio d’impresa. Ciò è valido anche per un macrosettore nel suo complesso: l’indebitamento accumulato può essere diminuito in valore assoluto (senza tener conto per il momento della variazione di potere di acquisto della moneta) solo da saldi finanziari positivi nel futuro.

43 Il settore pubblico ad esempio può ridurre il volume del suo debito solo ponendosi nella condizione di avere saldi finanziari positivi; un paese nel suo complesso può ridurre il suo debito estero solo trovandosi con un saldo delle partite correnti positivo In sintesi, i profitti lordi futuri sono la variabile da cui dipende la capacità di rimborso del debitore. Tutte le operazioni poste in essere dal sistema finanziario, tutta la piramide dei crediti costruita dalle banche e dagli altri operatori trova la sua convalida definitiva nei profitti futuri. Il che significa che la ragion d’essere del sistema finanziario è quella di consentire un processo di accumulazione capace di aumentare il flusso futuro di produzione e di reddito

44 Circuiti diretti e circuiti indiretti
I fattori che determinano la scelta sono: Livello informativo Mercati organizzati Grado di visibilità reciproca Mezzi di comunicazione Tecnologie di trasferimento Regole istituzioni e controlli Accordi di cambio Compatibilità fra le diverse esigenze Liquidità strumenti (titoli) Assetti competitivi Simmetria (asimmetria) informativa sull’esito futuro dell’impiego delle risorse Grado di fiducia dei fornitori di fondi rispetto ai prenditori

45 L’articolazione del sistema finanziario
L’evoluzione del sistema finanziario porta come logica conseguenza ad un ampliamento delle tipologie di intermediari esistenti Le banche presentano la caratteristica peculiare di essere gli unici operatori abilitati all’esercizio congiunto del credito e della raccolta di fondi direttamente presso il pubblico. In Italia la vigilanza è esercitata: dalla Banca d’Italia per quanto riguarda le banche e in generale i controlli di stabilità su tutti gli intermediari dalla CONSOB per quanto riguarda il mercato mobiliare e in genere i controlli di correttezza e trasparenza.

46 Gli intermediari: la banca e gli altri intermediari non bancari

47 L’attività bancaria: definizione
La nuova legge bancaria (Testo Unico Bancario, ovvero T.U.B., ovvero Dlgs 385/93) ha sancito che: “La raccolta di risparmio fra il pubblico e l’esercizio del credito costituiscono l’attività bancaria. Essa ha carattere di impresa” (art. 10, c. 1). L’attività bancaria può essere svolta solo dalle banche!!!! Le banche sono iscritte in un Albo previsto dall’articolo 13 del T.U.B. tenuto dalla Banca d’Italia

48 Le disposizioni di legge contenute nel T. U. B
Le disposizioni di legge contenute nel T.U.B. sono coerenti con la definizione economica di banca formulata dall’economia aziendale = azienda di produzione che svolge sistematicamente e istituzionalmente a proprio rischio un’attività di intermediazione finanziaria, cioè una attività di conferimento di risorse finanziarie a titolo di credito, utilizzando prevalentemente risorse ottenute da terzi a titolo di debito e, in parte, risorse a titolo di capitale proprio …………

49 ….. Le risorse ottenute a titolo di debito possono anche caratterizzarsi per una scadenza a vista, assumendo in questo caso una forma tecnica idonea a fungere da mezzo di pagamento in sostituzione della moneta legale Attenzione Le banche sono caratterizzate dalla contemporanea presenza dell’insieme di elementi sopra citati In mancanza di anche un solo di tali elementi l’azienda esaminata non può essere classificata come “Banca” e, quindi, farà parte di una diversa e articolata categoria di soggetti che vengono definiti, in generale, “Intermediari finanziari”

50 Oltre alla attività bancaria (raccolta di risparmio tra il pubblico e esercizio del credito), le banche esercitano ogni altra attività finanziaria, secondo la disciplina propria di ciascuna, nonché attività connesse e strumentali. Attenzione Sono tuttavia “salve le riserve di legge”. Ciò significa che vi sono alcune attività, quali ad esempio la gestione collettiva del risparmio e l’attività assicurativa, che non possono essere svolte dalle banche in via diretta, perché riservate ad altri soggetti.

51 Gli altri intermediari finanziari
Nei sistemi finanziari le banche rappresentano sicuramente l’intermediario più importante sotto il profilo delle funzioni economiche svolte e delle dimensioni delle operazioni di raccolta e di impiego Tuttavia l’evoluzione dei sistemi finanziari ha portato come conseguenza ad un ampliamento delle tipologie di intermediari esistenti Vediamo dunque quali sono gli altri principali intermediari presenti sul mercato e che tipo di funzioni essi svolgono

52 Si tratta di una categoria di operatori di vario tipo che svolgono la funzione creditizia (= concessione di finanziamenti sotto qualsiasi forma) o di assunzione di partecipazione in imprese ma che non presentano un’autonoma capacità di provvista presso operatori finali. Società finanziarie Attenzione: proprio perché non svolgono congiuntamente l’esercizio del credito e la raccolta di risparmio presso il pubblico (ma solo l’esercizio del credito), queste società non possono essere classificate come “Banche” Le società finanziarie sono iscritte in appositi elenchi previsti dall’articolo 106 e 107 del T.U.B. Tra le principali tipologie di società finanziarie ritroviamo: Società di leasing Società di factoring Società di credito al consumo Finanziarie di partecipazione

53 Società finanziarie Tra le società finanziarie sono inoltre ricomprese alcune tipologie di operatori attivi nel settore dei Servizi di pagamento. Ad esempio: Società emittenti carte di credito e di debito Società di gestione in concessione del servizio di riscossione tributi

54 SIM (società di intermediazione mobiliare)
Società introdotte con la legge n. 1/91 e oggi disciplinate dal Testo Unico della Finanza. Sono iscritte in un Albo tenuto dalla Consob SIM (società di intermediazione mobiliare) Si tratta di società per azioni che operano prevalentemente nel settore mobiliare potendo svolgere, come le banche, tutti i servizi di investimento previsti dal Testo Unico della Finanza Originariamente le Sim potevano sfruttare “l’esclusiva” delle contrattazioni in Borsa: in pratica, chi voleva comprare o vendere titoli in Borsa doveva effettuare la compravendita attraverso una SIM. Tale vantaggio operativo è però decaduto in quanto anche le banche sono state abilitate, a partire dal 1996, ad operare direttamente in Borsa. Il ruolo delle Sim si è di conseguenza ridimensionato. Molte di esse, peraltro, hanno deciso di trasformarsi in banche. Le Sim possono avvalersi, nella commercializzazione dei propri servizi, di Promotori Finanziari (persone fisiche abilitate all’offerta fuori sede di servizi di investimento e di strumenti finanziari che operano in qualità di agenti e con vincolo di monomandato); tuttavia le reti di Promotori Finanziari più numerose fanno oggi capo a intermediari bancari

55 SGR (Società di gestione del risparmio)
Introdotte dal Testo Unico della Finanza, sono società per azioni iscritte in un Albo tenuto dalla Banca d’Italia SGR (Società di gestione del risparmio) Le SGR operano prevalentemente nel campo della gestione collettiva del risparmio, insieme alle SICAV (vedi oltre) Le SGR gestiscono, in via esclusiva, i fondi comuni di investimento: ciò significa, quindi, che una banca non può gestire un fondo comune di investimento!! La banca colloca presso gli investitori i fondi comuni gestiti da SGR!! Tuttavia la maggior parte delle SGR appartengono a gruppi bancari, anche se di recente le Autorità di Vigilanza (leggasi Banca d’Italia) caldeggiano una maggiore autonomia di queste società dalle banche Oltre a gestire i fondi comuni di investimento le SGR possono istituire e gestire fondi pensione, svolgere l’attività di gestione individuale di portafogli nonché attività connesse e strumentali

56 Alcune definizione in tema di gestione collettiva
Oicr (organismi di investimento collettivo del risparmio): i fondi comuni di investimento e le Sicav Fondo comune di investimento: patrimonio autonomo, suddiviso in quote, di pertinenza di una pluralità di partecipanti, gestito in monte Gestione collettiva del risparmio: il servizio che si realizza attraverso: 1) la promozione, istituzione e organizzazione di fondi comuni d'investimento e l'amministrazione dei rapporti con i partecipanti; 2) la gestione del patrimonio di Oicr, di propria o altrui istituzione, mediante l'investimento avente ad oggetto strumenti finanziari, crediti, o altri beni mobili o immobili

57 SICAV (società di investimento a capitale variabile)
Società previste dal Testo Unico della Finanza e iscritte in un Albo tenuto dalla Banca d’Italia Anche le Sicav, come le SGR, svolgono la gestione collettiva del risparmio Tuttavia, mentre le SGR effettuano la gestione collettiva attraverso l’istituzione e la gestione di fondi comuni di investimento, le Sicav sono esse stesse un OICR (ossia uno strumento di investimento collettivo) La Sicav viene infatti definita nel TUF come “società per azioni a capitale variabile con sede legale e direzione generale in Italia avente per oggetto esclusivo l'investimento collettivo del patrimonio raccolto mediante l'offerta al pubblico di proprie azioni” In termini semplici la Sicav è una società che raccoglie denaro solo tramite l’emissione di proprie azioni che vengono collocate presso i risparmiatori, e il cui unico scopo è quello di investire le risorse raccolte in strumenti finanziari (azioni e obbligazioni prevalentemente) La Sicav è una società aperta (a capitale variabile), in quanto ogni giorno i risparmiatori possono sottoscrivere nuove azioni della Sicav, ovvero chiederne il rimborso, secondo le modalità stabilite dallo statuto della società stessa

58 Imprese di assicurazione
Disciplinate dal Codice delle Assicurazioni (Dlgs 209/2005), sono società per azioni o società cooperative che svolgono, in via esclusiva, l’attività assicurativa. Sono iscritte in un Albo tenuto dall’Isvap L’attività assicurativa è distinta nei cosiddetti Rami Vita e Rami danni I Rami vita comprendono tutte quelle forme di contratti (polizze) in cui, dietro pagamento di un premio, viene assicurata dalla compagnia di assicurazione una prestazione (erogazione di un capitale o di una rendita) che è dipendente dalla permanenza in vita (ovvero dalla morte) dell’assicurato I Rami danni riguardano invece tutte quelle forme di polizze legate ad eventi accidentali (furto, incendio, responsabilità civile ecc..)

59 Investitori istituzionali
Con il termine Investitori Istituzionali non si fa riferimento ad un’unica e specifica categoria di soggetti Tra gli Investitori Istituzionali, infatti, vengono ricompresi tutti quegli operatori caratterizzati dal fatto di investire un patrimonio per conto di più unità in surplus finanziario (risparmiatori). Possiamo dunque considerare Investitori Istituzionali i fondi comuni di investimento (nelle loro diverse tipologie), i fondi pensione, le Sicav, le compagnie di assicurazione Se si somma l’attività degli investitori istituzionali con le gestioni su base individuale poste in essere dalle banche (ma anche da SGR) ottiene l’insieme che viene definito Risparmio Gestito (Asset Management)

60 Tipologia istituzionale
Tavola riassuntiva Attività Tipologia istituzionale Esercizio del credito Credito a breve e medio lungo termine Banche: soggetti iscritti all’Albo di cui all’art. 13 del Testo Unico Bancario Leasing finanziario: locazione finanziaria Società di leasing finanziario (società finanziarie che esercitano in via esclusiva una o più delle attività previste dal T.U. all’art. 1, c.2, lett. f) punti da 2 a 12, ovvero altre attività finanziarie di cui al punto 15 del medesimo articolo Banche Factoring: cessione dei crediti di impresa Società di factoring (società finanziarie) Credito al consumo Società di credito al consumo (società finanziarie)

61 Tipologia istituzionale
Attività Tipologia istituzionale Finanziamento mobiliare Assunzione di partecipazioni nel capitale di imprese Finanziarie di partecipazione (società finanziarie) Società di merchant banking e di venture capital (società finanziarie) Banche Sottoscrizione e collocamento titolo Società di intermediazione mobiliare Negoziazione Negoziazione titoli per conto proprio e per conto terzi Gestione del risparmio Gestione individuale del risparmio Gestione collettiva del risparmio Società di gestione del risparmio Società di gestione del risparmio e Sicav

62 Tipologia istituzionale
Attività Tipologia istituzionale Assicurazione Assicurazione vita e previdenza Società di assicurazione Istituti di previdenza Fondi pensione Assicurazione danni Servizi di pagamento Offerta di strumenti di pagamento Banche autorizzate a svolgere funzione monetaria Società emittenti carte di credito (società finanziarie) Incasso e pagamento Società di incasso e pagamento (società finanziarie): società di gestione in concessione del servizio di riscossione tributi Banche

63 L’esistenza degli intermediari e la specificità della banca

64 L’esistenza degli intermediari e la specificità della banca
Domanda: perché esistono gli intermediari finanziari? Gli sviluppi più recenti della teoria dell’intermediazione motivano l’esistenza degli intermediari finanziari sulla base di una imperfezione informativa che caratterizza i mercati e i contratti finanziari e che scaturisce dalla diversa disponibilità di informazione esistente tra debitore e creditore. Gli studi in tema di asimmetrie informative individuano nell’intermediario l’operatore in grado di offrire una soluzione ideale al trasferimento di risorse finanziarie dalle unità in surplus a quelle in deficit, e ciò: in virtù delle economie che è in grado di realizzare nella produzione di informazioni relative ad un ampio e diversificato numero di imprese ma anche per la natura del rapporto che pone in essere e che consente di aver accesso a informazioni riservate sia nella fase di valutazione (screening) sia di controllo (monitoring) della qualità del debitore.

65 La banca è l’intermediario finanziario per eccellenza e in ogni sistema è il perno dell’intermediazione complessiva. Le sue caratteristiche fondamentali sono costituite da un lato dal fatto che una parte rilevante delle sue passività ha natura monetaria ed è normalmente accettata come mezzo di pagamento e, dall’altro, che l’attivo del suo bilancio è costituito in gran parte da prestiti non liquidi e generalmente non mobilizzabili, basati su “informazione riservata” (in contrapposizione a quella pubblica che caratterizza i mercati) Nonostante le profonde innovazioni che si sono susseguite nel tempo, si può dire che queste due caratteristiche colgono ancora la “unicità” della banca rispetto agli altri intermediari finanziari La definizione giuridica di banca non fa riferimento esplicito alla funzione monetaria, ed è basata invece sul contemporaneo esercizio dell’attività di raccolta e di impiego

66 La funzione monetaria È svolta da quegli intermediari che hanno la caratteristica particolare di avere PASSIVITA’ a vista che vengono universalmente accettate come mezzo di PAGAMENTO PASSIVITÀ della BC Sistema bancario PASSIVITÀ delle altre banche (depositi accettati sulla base di un rapporto fiduciario) Esame da due punti di vista Tecnico Il sistema bancario fornisce mezzi di pagamento accettati dal pubblico e compie tutte le operazioni necessarie per il regolamento degli scambi Monetario e macroeconomico Il sistema bancario contribuisce a determinare la quantità di mezzi dei mezzi di pagamento complessivi a disposizione del pubblico

67 Aspetti tecnici del meccanismo dei pagamenti

68 Aspetti tecnici del meccanismo dei pagamenti
Atto mediante il quale un operatore si libera di una obbligazione relativa all’acquisto di un bene o all’utilizzo di un servizio (atto finale) Pagamento Il principale aspetto innovativo della moneta bancaria è costituito dalla dissociazione in essa implicita tra mezzo di scambio e strumento di pagamento In altri termini: il pagamento a valere sulla moneta bancaria avviene generalmente in tempi e luoghi diversi da quelli in cui si compie lo scambio di beni Problemi di equilibrio microeconomico e di pubblico interesse che la gestione dei pagamenti comporta Gli strumenti che compongono il sistema dei pagamenti debbono presentare alcuni requisiti fondamentali Sicurezza Rapidità Accessibilità

69 I servizi di pagamento Le banche, unitamente ad altre istituzioni (banca centrale, sistema postale, altri intermediari), offrono servizi di pagamento che agevolano l’ordinato ed efficiente svolgimento degli scambi di natura monetaria (cioè scambi tra beni e moneta o moneta contro moneta), che sono alla base della rete di pagamenti del sistema economico e finanziario. I bisogni che la clientela delle banche esprime in relazione alla gestione dei propri flussi di incasso e pagamento (sinteticamente riassumibili nella ricerca dell’efficienza del servizio e della sua economicità, in termini di spese) possono essere classificati secondo tre principali profili.

70 La disponibilità e l’accesso agli strumenti di pagamento
E’ questa un’esigenza che origina dalla necessità di evitare che lo scambio di beni e servizi richieda la contestuale consegna materiale della moneta legale, ma possa essere regolato attraverso l’utilizzo di strumenti sostitutivi della moneta, che ne consentano la circolazione in tempi e luoghi diversi da quelli dello scambio. Le banche mettono a disposizione del pubblico un genere monetario che è assistito dalla garanzia di convertibilità in moneta legale. L’utilizzo della moneta bancaria ai fini della regolazione del pagamento presuppone l’esistenza di strumenti e procedure che consentano il trasferimento della titolarità della moneta stessa. Le banche producono documenti che sostituiscono temporaneamente la moneta come corrispettivo dello scambio e che costituiscono strumenti di pagamento quali l’assegno, la ricevuta bancaria, la carta di credito e di debito. Il loro carattere sostitutivo implica l’esistenza di un’implicita concessione di credito da parte della persona che accetta lo strumento a favore della controparte, per il periodo di tempo necessario al perfezionamento dell’operazione.

71 La sicurezza degli strumenti
di pagamento Sotteso all’utilizzo degli strumenti di pagamento come sostituti della moneta legale vi è un importante aspetto riguardante la loro sicurezza. Tale caratteristica è definibile soprattutto in termini di solidità dei rapporti fiduciari che si vengono a definire per effetto dell’utilizzo di strumenti sostitutivi della moneta. Il rapporto fiduciario sottostante la circolazione della moneta bancaria riguarda in primo luogo la solvibilità della banca rispetto al depositante ….. La possibilità di accreditare l’importo di un assegno sul conto della banca del beneficiario del pagamento presuppone che quest’ultimo abbia preliminarmente accordato fiducia alla capacità della sua banca di convertire in ogni momento il deposito in moneta legale. Esempio

72 Il secondo presupposto fiduciario riguarda la relazione fra le due controparti che utilizzano la moneta bancaria e gli strumenti ad essa connessi come mezzo di pagamento. Il rapporto fiduciario è in questo caso collegato alla “validità” che il beneficiario del pagamento attribuisce al diritto di credito vantato nei confronti della banca da colui che effettua il pagamento. L’accettazione di un assegno bancario, ad esempio, presuppone un atto di fiducia del beneficiario nei confronti del pagante e della sua capacità di copertura in termini di fondi disponibili sul conto corrente della propria banca. Esempio

73 Un terzo livello di relazioni fiduciarie interessa le banche coinvolte nel regolamento dei pagamenti. Infatti, l’utilizzo di strumenti di pagamento comporta la formazione di posizioni debitorie/creditorie tra le banche La banca trattaria di un assegno bancario risulterà debitrice nei confronti della banca del beneficiario (banca negoziatrice) trasformando, per la somma indicata sullo strumento, il debito verso il suo cliente in un debito interbancario. La fiducia in questo caso riguarda la capacità della banca creditrice di regolare con versamento di base monetaria il debito contratto. Esempio

74 L’efficienza del regolamento
dei pagamenti Oltre alla natura fiduciaria, il sistema dei pagamenti presenta un profilo tecnico-operativo che riguarda le procedure con cui avviene lo scambio dei documenti, delle informazioni contabili e della base monetaria tra le banche interessate al regolamento dei pagamenti. Al fine di assicurare la circolazione di mezzi di pagamento, le banche debbono infatti garantire l’esecuzione delle seguenti fasi operative: Lo scambio di documenti (assegni, effetti cambiari, ricevute bancarie, ecc.) e delle informazioni contabili-amministrative relative alle operazioni di incasso e pagamento effettuate per conto dei clienti la compensazione delle posizioni debitorie e creditorie reciproche che si vengono a determinare nel tempo tra banche trattarie e banche negoziatrici la liquidazione in base monetaria delle posizioni creditorie e debitorie nette

75 Ogni operazione di pagamento consiste in un complesso di registrazioni, cioè in uno scambio di informazioni fra i soggetti interessati (allo scambio). Sono tre i problemi principali collegati al funzionamento del sistema dei pagamenti La trasmissione delle informazioni e dei fondi all’interno del sistema bancario I tempi impliciti nel sistema dei pagamenti La remunerazione del sistema dei pagamenti Il problema essenziale del meccanismo di pagamenti amministrato dal sistema finanziario è quello di ridurre al minimo la circolazione materiale della moneta legale, di cui comunque quella bancaria è il sostituto. Questo evidentemente per motivi di sicurezza, di costo e soprattutto di convenienza per la banca, che non corre il rischio di dover intaccare le proprie riserve di moneta legale.

76 Stanza di compensazione
Al limite, la situazione ideale per il sistema bancario sarebbe quella di trasformarsi in un unico grande centro di registrazione contabile in cui segnare i vari pagamenti. A quel punto gli stessi non darebbero origini a spostamenti delle riserve di contanti né per i soggetti interessati, né per la banca. Quest’ultima vedrebbe così perfettamente stabilizzati i propri depositi e vedrebbe annullarsi una delle ragioni fondamentali delle uscite di cassa. Consente di minimizzare il deflusso di moneta legale conseguente allo svolgimento della funzione monetaria. Questo istituto è pertanto espressione di aspetti assai significativi dell’attività bancaria, come l’accettabilità della moneta bancaria rispetto a quella legale, nonché l’importanza dei rapporti di corrispondenza che uniscono con legami di sistematicità tutti gli operatori bancari. Stanza di compensazione Luogo e modo del regolamento, cioè di accertamento delle posizioni di debito e credito nei confronti di tutti gli altri partecipanti al sistema dei pagamenti e di liquidazione delle somme relative

77 Compensazione (clearing) Mercato interbancario
Ordini di pagamento Banche Compensazione (clearing) Mercato interbancario Tasso a breve Regolamento (settlement) Credito banca centrale

78 Il processo moltiplicativo

79 In un regime di fractional reserve banking le banche concorrono a determinare il volume di moneta a disposizione dell’economia Ciò significa che esse sono in grado di influire sulle decisioni di spesa dei vari soggetti e quindi di incidere sui prezzi e, attraverso questi, sulle grandezze reali Il problema che dobbiamo esaminare è come si determina la quantità complessiva di moneta legale e di moneta bancaria e se, e in che modo, il problema debba essere controllato

80 La prima questione da affrontare è come ha origine la moneta
La prima questione da affrontare è come ha origine la moneta. Si è già detto che tutta la moneta oggi esistente è emessa dal sistema bancario, cioè dalle banche centrali e dalle banche. Essa è inoltre la contropartita di operazioni di credito. La moneta emessa dalla banca centrale viene messa a disposizione del pubblico per effetto di prestiti concessi dalla banca centrale stessa ad alcuni operatori (generalmente il settore estero, il Tesoro e le banche). La moneta legale non è perciò creata dal nulla in virtù di un’autonoma prerogativa delle banche centrali, ma rappresenta la contropartita di operazioni di credito compiute dalla banca centrale nei confronti di altri operatori

81 Un ragionamento simile può essere fatto per la creazione della moneta bancaria, la cui contropartita è costituita da operazioni attive effettuate dalle banche mediante prestiti di varia struttura tecnica o mediante acquisto di titoli Da questo punto di vista prestiti e depositi sono due facce della stessa medaglia, o meglio due lati di uno stesso bilancio: appunto quello della banca. Il vincolo di bilancio agisce qui nella solita maniera ferrea: all’aumento (diminuzione) della moneta legale corrisponde un aumento (diminuzione) dei prestiti concessi dalla banca centrale; all’aumento (diminuzione) dei depositi corrisponde un aumento (diminuzione) dei prestiti bancari. La quantità complessiva di moneta (moneta legale e moneta bancaria) a disposizione del pubblico varia quindi in parallelo alla quantità complessiva dei prestiti concessi tanto dalla banca centrale quanto dalle banche

82 Il moltiplicatore dei depositi e della moneta
La descrizione del processo del moltiplicatore parte dalla definizione di alcune identità fondamentali: in primo luogo, quella che riguarda la moneta a disposizione del pubblico (M), che è data dalla moneta legale (o circolante: CIRC) e dai depositi bancari M = CIRC + DEP

83 BM = BMp + BMb = CIRC + LIQ + ROB
La seconda grandezza fondamentale è la moneta legale emessa dalla banca centrale, che si distribuisce fra pubblico e banche e che, per i motivi che saranno spiegati, viene definita base monetaria. La base monetaria del pubblico coincide con il circolante, mentre quella delle banche può essere utilizzata come riserva libera (LIQ) oppure come riserva obbligatoria (ROB). Avremo cioè BM = BMp + BMb = CIRC + LIQ + ROB

84 Da questa definizione possiamo derivare tre rapporti cruciali:
CIRC/DEP (c): indicatore di composizione del portafoglio del pubblico, cioè del modo in cui il pubblico distribuisce la propria ricchezza tra moneta legale e moneta bancaria BMb/DEP: indicatore di copertura del bilancio delle banche, che indica in che percentuale i depositi bancari sono fronteggiati da riserve di moneta legale Tale rapporto a sua volta si può distinguere in: b1) ROB/DEP (ro) cioè il coefficiente di riserva obbligatoria b2) RIS/DEP (rl) cioè il coefficiente di riserva libera

85 I rapporti ro e rl sono fra loro complementari
I rapporti ro e rl sono fra loro complementari. L’esigenza per la banca di mantenere una riserva legale dipende in primo luogo dalla stessa dimensione di CIRC/DEP: quanto maggiore è la preferenza al contante del pubblico, tanto più intenso sarà il prelevamento di contante dai depositi Dall’altro lato, BMb/DEP deve anche coprire dal rischio che CIRC/DEP vari nel tempo, sottoponendo la banca a prelievi imprevisti Sono proprio i tre rapporti indicati a scandire il ritmo della creazione di moneta e a porre nello stesso tempo un limite alla capacità della banca di mettere in circolazione propri debiti a fronte di operazioni di credito, a porre cioè un limite alla possibilità di creazione della moneta bancaria, secondo il noto schema del moltiplicatore descritto in ogni testo base di economia

86 BM / DEP = c + ro + rl DEP = BM ____1______ c + ro + rl
Il moltiplicatore dei depositi bancari, cosi come altri moltiplicatori in economia, viene ricavato con una serie di manipolazioni di identità contabili, ed è perciò esso stesso un’identità, che deve essere vera per definizione. BM / DEP = c + ro + rl DEP = BM ____1______ c + ro + rl

87 La frazione è per definizione superiore all’unità, e ci dice che i depositi sono legati da un rapporto di proporzionalità inversa con la preferenza alla liquidità del pubblico e con il coefficiente di riserva delle banche, scomposto nella parte libera e in quella obbligatoria. Potremmo allora dire che, date le ipotesi fatte, il valore del moltiplicatore individua il valore massimo potenziale dei depositi che può essere raggiunto per date quantità di base monetaria in circolazione Se supponiamo che la base monetaria sia perfettamente controllabile dalle autorità, queste potranno fissare dei tetti, cioè dei limiti superiori, alla crescita della capacità di spesa del pubblico. Il volume effettivo dei depositi e del credito sarà poi fissato dal comportamento delle banche e del pubblico

88 E’ il comportamento degli agenti economici che hanno rapporti con la banca (e della banca stessa) a scandire i tempi del moltiplicatore e a determinare il valore finale Al centro del problema vi sono le scelte dei depositanti in ordine alla composizione del proprio attivo, quelle delle imprese in ordine al proprio indebitamento, e quelle delle banche in ordine alle proprie riserve che mettono in moto il processo Il meccanismo del moltiplicatore non è una sorta di processo di trasformazione a coefficienti fissi che consente alla banca centrale di determinare la quantità di moneta a disposizione del pubblico una volta controllata la base monetaria in circolazione.

89 Né il sistema bancario è il passivo meccanismo di trasmissione di questo processo.
Al contrario, sono i comportamenti delle unità economiche a determinare la dimensione del moltiplicatore e i tempi in cui esso agisce: per il sistema bancario l’unica componente fissa (ed esogena) è l’aliquota di riserva obbligatoria. Le altre variabili sono endogene e in particolare sono legate alle scelte di convenienza delle banche, dei depositanti e delle imprese

90 Minori costi di trasmissione (sistema)
Se aumenta la preferenza del pubblico per la moneta scritturale (rispetto a quella legale) l’attività delle Aziende di credito connessa alla funzione monetaria si espande, anche in assenza di un incremento dei saldi finanziari attivi da intermediare La capacità di attrarre clientela (e BM) è connessa alla capacità di offrire un sostituto di BM che ne elimini gli svantaggi, cioè una moneta che abbia: Minori costi di trasmissione (sistema) Un rendimento

91 La caratteristica fondamentale della banca consiste nel fatto che le sue passività (i depositi in conto corrente) sono accettate come mezzo di pagamento. Tale accettazione non deriva da una norma di legge, come nel caso della moneta emessa dalle banche centrali, ma da un rapporto fiduciario che si stabilisce fra i partecipanti allo scambio e fra questi e le banche. Le banche cioè possono continuare a svolgere la loro funzione monetaria e creditizia nella misura in cui il pubblico continua ad avere fiducia nella moneta bancaria. Tale grado di fiducia non riguarda solo il singolo emittente, ma il sistema bancario nel suo complesso La natura monetaria dei depositi e la gestione del sistema dei pagamenti rappresentano dunque le caratteristiche peculiari della banca di deposito II ruolo della banca di deposito nell’ambito del sistema finanziario viene tuttavia ridotto con il ridimensionamento del peso dei depositi e della moneta nel portafoglio di attività complessivamente detenute dagli operatori in surplus. Il problema della liquidità e, quindi, del mismatching possibile, è strutturalmente legato alla dinamica della raccolta.

92 Rilevanza della funzione Monetaria dei Depositi sulla determinazione degli equilibri di gestione
In prima approssimazione: i Depositi a vista impongono vincoli di liquidità stringenti una efficiente gestione della Funzione Monetaria dei Depositi migliora le condizioni di liquidità e quindi il potenziale di redditività della Banca Miglioramento efficienza tecnico – economica dei Depositi di sostituire la moneta legale + propensione a detenere D (+ credito con assegni) – richiesta di conversione D in moneta – bisogno riserve monetarie - vincoli di liquidità + equilibrio economico

93 Il processo moltiplicativo
I c/c non si formano solo perché i clienti delle AC ritengono di delegare la custodia delle banconote al sistema bancario (se così fosse essi sorgerebbero per effetto della conversione di BM in moneta bancaria: solo trasformazione di specie monetaria). In realtà la moneta bancaria si forma in quanto il c/c tende a divenire il mezzo di pagamento più importante per la nostra economia. È la CIRCOLAZIONE di questi conti che determina la formazione e la crescita della moneta bancaria (e in particolare è la circolazione di quelli accesi a fronte dei prestiti utilizzati dalla clientela). L’utilizzo avviene tramite ordini di pagamento a favore di terzi che il cliente invia al sistema bancario che si trasforma così in DEBITORE del beneficiario dell’ordine: se questi è titolare di un c/c il sistema gli accredita l’importo (che rappresenta la quota di moneta bancaria passata di mano)

94 La vigilanza sul sistema finanziario

95 La vigilanza sulle istituzioni creditizie
L’importanza delle funzioni svolte dal sistema finanziario richiede: Stabilità del valore della moneta, stabilità delle istituzioni e del sistema nel suo complesso Il mercato non è autonomamente in grado di realizzare questi obiettivi. Di qui la necessità di “regolamentazione” Efficienza allocativa e operativa degli intermediari Tutela del risparmiatore in quanto tipico contraente debole dei contratti finanziari, soprattutto per quanto riguarda la trasparenza delle informazioni e la correttezza del comportamento degli intermediari Per il settore creditizio Per il mercato mobiliare Concorrenza dei mercati in cui operano gli intermediari

96 Sul primo versante (vigilanza sul settore creditizio - Banca d’Italia), la regolamentazione si è preoccupata soprattutto di assicurare la stabilità e l’efficienza. Sul secondo versante, (vigilanza sul mercato mobiliare - Consob ) la regolamentazione è stata rivolta a garantire da un lato la completezza e la correttezza dell’informazione fornita dagli emittenti dei titoli e, dall’altro, la correttezza del comportamento degli intermediari nei loro rapporti con i clienti. I controlli di stabilità mirano ad assicurare l’equilibrio patrimoniale di lungo periodo di ciascun intermediario e dunque dell’intero sistema I controlli di trasparenza e correttezza hanno l’obiettivo di garantire gli utenti dei servizi finanziari nel momento in cui entrano in contatto con gli intermediari finanziari. Il rischio di stabilità è differente in base alle varie funzioni svolte dagli intermediari. È ovviamente massimo per la funzione monetaria ed è quasi nullo per gli intermediari che non assumono posizioni in proprio, come i brokers e quelli che gestiscono in forma collettiva o individuale il patrimonio della clientela. Il dissesto di un singolo istituto può minare la fiducia del pubblico nei confronti dell’intero sistema

97 Gli obiettivi della vigilanza
Gli obiettivi della vigilanza sul sistema bancario e finanziario sono la stabilità e l’efficienza dei singoli intermediari e del mercato nel suo complesso. Le motivazioni per cui la stabilità e l’efficienza degli intermediari finanziari, ed in particolare delle banche, sono oggetto di un’ azione di regolamentazione e di controllo derivano dalla crucialità delle due funzioni che gli intermediari svolgono nell’ambito del sistema economico: la funzione monetaria e quella creditizia. Il perseguimento dell’obiettivo dell’efficienza, nelle sue diverse fattispecie è strettamente collegato al grado di concorrenza all’interno dell’industria finanziaria. Il concetto di efficienza presenta più fattispecie L’obiettivo della stabilità dei singoli intermediari è a tutela della clientela: la stabilità è necessaria per mantenere la fiducia di chiunque utilizza la moneta bancaria e, in generale, dei risparmiatori. Tale obiettivo viene perseguito a livello dei singoli operatori, verificandone e garantendone le condizioni di liquidità e di solvibilità, nonché limitandone l’assunzione dei rischi. Efficienza tecnico-operativa Efficienza allocativa Efficienza informativa

98 Gli strumenti della vigilanza
La funzione di vigilanza si esplica principalmente attraverso tre direttrici Vigilanza regolamentare Vigilanza informativa Vigilanza ispettiva Interviene a regolamentare aspetti della struttura e dell’attività degli intermediari, per limitarne l’assunzione dei rischi. In quest’area, la classificazione degli strumenti di controllo può essere ricondotta: controlli all’entrata, strutturali, prudenziali e di trasparenza e correttezza.

99 Controlli strutturali
Questi strumenti vengono utilizzati per definire o modificare la morfologia del mercato interessato, in termini di caratteristiche principali delle imprese operanti. I controlli di tipo strutturale possono essere così classificati: Condizioni per l’accesso all’attività Vincoli all’operatività Condizioni per determinate operazioni Controlli strutturali I controlli di questo tipo hanno l’obiettivo di limitare il grado di rischio assunto dai singoli intermediari e quindi di salvaguardarne la solvibilità e la liquidità. Il fulcro di questo tipo di strumenti è oggi costituto proprio dalle normative in materia di adeguatezza del capitale. Controlli prudenziali Questo tipo di controlli è anche noto come fair play regulation e comprende norme volte a garantire la correttezza e la trasparenza in due aree principali: i rapporti bancari e l’attività di investimento. Controlli di trasparenza e correttezza

100 Il TUB e l’attuale assetto dei controlli in Italia
Un ruolo importante nello sviluppo della normativa bancaria in Italia è stato svolto dal processo di integrazione finanziaria europea. Infatti il recepimento della II direttiva in materia creditizia (15 dicembre 1989 n. 89/646/CEE), avvenuto con il decreto legge n. 481 del 1992, ha rappresentato un punto di svolta rispetto alla legislazione precedente; essa costituisce l’ossatura portante del successivo TU del 1993, la nuova legge bancaria italiana

101 La legislazione comunitaria è diretta a realizzare un’armonizzazione minima delle normative dei singoli paesi, allo scopo ultimo di unificare i diversi mercati dei servizi finanziari, in un solo mercato, attraverso il mutuo riconoscimento delle normative nazionali. Il mercato unico, oltre alla libertà di circolazione dei capitali, deve consentire una piena libertà d’insediamento e di prestazione dei servizi, assicurando al tempo stesso condizioni di effettiva concorrenza tra gli intermediari. La possibilità di operare in tutti i paesi comunitari è riconosciuta sulla base del criterio dell’autorizzazione unica, per cui un soggetto, abilitato nel proprio paese di origine, acquisisce il diritto ad estendere l’attività sull’intero territorio della Comunità Con il recepimento della II Direttiva è stato introdotto nel nostro ordinamento il modello di banca universale, abilitata ad offrire tutti i servizi mutuamente riconosciuti

102 Gli effetti sul sistema bancario italiano del recepimento della II direttiva sono stati di estremo rilievo: in primo luogo, con l’introduzione del modello di banca universale, è venuta a cadere la distinzione introdotta con la precedente legge bancaria del 1936 tra aziende di credito, operanti sul breve termine, e istituti di credito speciale (ICS), abilitati ad operare a medio/lungo termine (Da rilevare che l’emissione di obbligazioni degli enti creditizi non è vincolata al rispetto dei limiti quantitativi fissati dal codice civile per le società per azioni)

103 La seconda grande innovazione dovuta alla nuova normativa è la possibilità concessa alle banche di effettuare direttamente operazioni prima loro precluse: per esempio, leasing e factoring, che esse svolgevano attraverso società controllate, all’interno dei gruppi bancari Vi sono due aree della attività finanziaria in cui le banche non possono intervenire: l’attività assicurativa, riservata alle assicurazioni, e l’attività di gestione collettiva del risparmio riservata alle SGR e alle Sicav. Per svolgere tali attività la struttura del gruppo è quindi indispensabile

104 Elenco attività che beneficiano del mutuo riconoscimento
1) raccolta di depositi o di altri fondi con obbligo di restituzione 2) operazioni di prestito (compreso in particolare il credito al consumo, il credito con garanzia ipotecaria, il factoring, le cessioni di credito pro soluto e pro solvendo, il credito commerciale incluso il «orfaiting) 3) leasing finanziario; 4) servizi di pagamento; 5) emissione e gestione di mezzi di pagamento 6) rilascio di garanzie e di impegni di firma 7) operazioni per proprio conto o per conto della clientela in: strumenti di mercato monetario; cambi; contratti su tassi di cambio e tassi d'interesse; valori mobiliari; 8) partecipazione alle emissioni di titoli e prestazioni di servizi connessi; 9) consulenza alle imprese in materia di struttura finanziaria, di strategia industriale e di questioni connesse, nonché consulenza e servizi nel campo delle concentrazioni e del rilievo di imprese 10) servizi di intermediazione finanziaria del tipo «money broking» 11) gestione o consulenza nella gestione di patrimoni 12) custodia e amministrazione di valori mobiliari 13) servizi di informazione commerciale 14) locazione di cassette di sicurezza 15) altre attività che, in virtù delle misure di adattamento assunte dalle autorità comunitarie, sono aggiunte all'elenco allegato alla seconda direttiva in materia creditizia del Consiglio delle Comunità europee

105 Una terza innovazione della nuova normativa è costituita dalla possibilità, ora concessa alle banche, di assumere partecipazioni nel capitale delle imprese non finanziarie, comunque entro ben precisi limiti, per evitare il costituirsi di posizioni a rischio. Viene quindi in parte eliminata la rigida separatezza tra banca e imprese che era stata introdotta sempre con la legge del 1936

106 Il versamento del capitale minimo richiesto
Le condizioni dell’autorizzazione all’esercizio della attività bancaria La banca esiste e opera in forza di un’autorizzazione formale delle autorità competenti L’autorizzazione viene concessa dalla Banca d’Italia quando ricorrono le seguenti condizioni: La forma di società per azioni o di società cooperativa per azioni a responsabilità limitata Il versamento del capitale minimo richiesto La presentazione del programma concernente l’attività iniziale, con l’atto costitutivo e lo statuto

107 I requisiti di onorabilità stabiliti per i soci
La struttura proprietaria (composizione e ripartizione dei diritti proprietari) rispetti particolari vincoli in tema di partecipazione al capitale delle banche I soggetti che svolgono funzioni di amministrazione, direzione e controllo abbiano i requisiti richiesti di onorabilità e professionalità Le condizioni esposte vengono verificate dalla Banca d’Italia, che nega l’autorizzazione quanto esse non garantiscono la sana e prudente gestione.

108 L’evidente corollario del principio di autorizzazione è l’esistenza di un apposito Albo in cui la Banca d’Italia iscrive le banche autorizzate e le succursali delle banche comunitarie stabilite nel territorio nazionale

109 La partecipazione al capitale delle banche: vincoli normativi e regime autorizzativo
Il problema dei rischi derivanti dalla possibilità che l’esercizio dell’attività bancaria venga controllato da soggetti portatori di interessi estranei, diversi e confliggenti con quelli istituzionali della banca, è sempre stato oggetto di attenzione da parte delle autorità di controllo, preposte in via primaria alla tutela della stabilità della banca La normativa tende quindi a salvaguardare l’autonomia di quest’ultima rispetto a interessi divergenti da quelli istituzionali

110 In proposito il TU persegue l’obiettivo di autonomia e separatezza sottoponendo ad autorizzazione preventiva (e successiva, nella forma della revoca dell’autorizzazione) l’acquisizione diretta o indiretta di partecipazioni superiori al 5% del capitale della banca o che – indipendentemente da tale limite – comportino il controllo della banca stessa Inoltre la norma vieta l’acquisizione diretta o indiretta di partecipazioni superiori al 15% o comunque di controllo ai soggetti che svolgono in misura rilevante attività di impresa in settori non bancari e non finanziari

111 Altri profili rilevanti di regolamentazione dell’attività bancaria
Il TU attribuisce alla Banca d’Italia funzioni di vigilanza, finalizzati prevalentemente a tutelare la sana e prudente gestione della banca, la stabilità complessiva, l’efficienza e la competitività del sistema finanziario, cioè lo stesso principio che sta alla base dei poteri autorizzativi demandati allo steso organo di controllo Allo scopo di definire i confini dell’attività bancaria è necessario richiamare gli oggetti fondamentali della vigilanza regolamentare, che persegue appunto lo scopo di regolare alcuni profili dell’attività della banca con criteri definiti “prudenziali”

112 Con il TU si è inoltre realizzato il definitivo passaggio da una azione di vigilanza discrezionale, basata su controlli strutturali (Banca d’Italia Regista), ad una vigilanza prudenziale, che poggia sulla presenza di requisiti oggettivi (Banca d’Italia Arbitro). Tale svolta è sancita dalle finalità stesse della funzione di vigilanza, che sono individuate nella sana e prudente gestione dei soggetti controllati, nella stabilità complessiva, nell’efficienza e nella competitività del sistema finanziario, nonché nell’osservanza delle disposizioni in materia creditizia

113 Intermediari Finalità Stabilità Trasparenza Concorrenza Banche
Banca d’Italia CICR MEF Consob (Antitrust per pubblicità ingannevole) Banca d’Italia (parere Antitrust) Società di intermediazione mobiliare (idem Antitrust) Antitrust Assicurazioni Isvap Cipe Antitrust (parere Isvap) Organismi di investimento collettivo Fondi pensione Covip Ministero Lavoro

114 La Banca d’Italia, in conformità alle deliberazioni del CICR emana disposizioni di carattere generale avente per oggetto: L’adeguatezza patrimoniale Il contenimento del rischio nelle sue diverse configurazioni Le partecipazioni detenibili L’organizzazione amministrativa e contabile e i controlli interni Questi aspetti dell’attività bancaria sono oggetto di analitiche e dettagliate “istruzioni di vigilanza” emesse dalla Banca d’Italia I primi tre profili di regolamentazione concorrono a definire i confini quantitativi e qualitativi dell’attività bancaria per quanto concerne la dimensione e la composizione della struttura dell’attivo e del passivo della banca

115 Le disposizioni riguardanti l’adeguatezza patrimoniale impongono alle banche il mantenimento di un coefficiente patrimoniale minimo obbligatorio, detto coefficiente di solvibilità. Questo ha la funzione di tutelare la solvibilità della banca e fa riferimento alla composizione dell’attivo patrimoniale mediante ponderazione delle sue diverse componenti in funzione della classe di rischio di appartenenza Il coefficiente di solvibilità – inteso come rapporto minimo fra patrimonio di vigilanza e attivo patrimoniale ponderato per il rischio – deve assumere valori non inferiori all’8% Esso si riferisce sia alla singola banca sia all’insieme del gruppo bancario cui essa appartiene e in cui eventualmente funge da capogruppo

116 Considerata l’impostazione logica del coefficiente, ne deriva che la composizione dell’attivo per classi di rischio è condizionata dalla dimensione del patrimonio esistente e dalla possibilità di accrescerlo per autofinanziamento o per apporto esterno Si tenga presente che, in questa materia, il Comitato di Basilea ha elaborato una normativa più avanzata e articolata, orientata innovativamente a consentire agli intermediari di adottare modelli interni per governare i rischi e per determinare i requisiti patrimoniali correlati Secondo tale prospettiva, l’attività di vigilanza sarà soprattutto focalizzata a validare l’affidabilità e la robustezza dei menzionati modelli interni Questa nuova regolamentazione sarà definitivamente efficace a partire dal gennaio 2008

117 Sempre nella logica prudenziale e con il fine di tutelare la stabilità della banca, le disposizioni regolanti il contenimento del rischio disciplinano i requisiti patrimoniali connessi all’assunzione di rischi specifici, secondo diverse configurazioni. Queste ultime sono essenzialmente tre: La concentrazione dei rischi per i grandi fidi: le disposizioni relative – finalizzate a mantenere un’adeguata diversificazione del rischio di credito per classi di importo degli affidamenti – regolano le dimensioni massime individuali e aggregate dei grandi fidi assumendo come parametro di riferimento il patrimonio La trasformazione delle scadenze e l’esposizione al rischio di interesse. Come spiegato, l’intermediazione creditizia comporta una strutturale (ed entro certi limiti fisiologica) divaricazione fra le scadenze delle attività e quelle delle passività, nel senso che le prime sono più lunghe delle seconde.

118 Ciò è implicito nelle funzioni di intermediazione creditizia, che devono saldare le diverse schede di preferenza dei datori e dei prenditori di risorse finanziarie. La trasformazione delle scadenze attuata dalle banche comporta quindi sia rischi finanziari e di liquidità connessi con la maggiore lentezza della rotazione dell’attivo rispetto al passivo, sia rischi economici riferibili alla possibilità che la combinazione fra le strutture per scadenze dell’attivo e del passivo e le variazioni dei tassi di mercato producano diminuzioni del margine di interesse. Anche la disciplina di questi profili di rischio fa riferimento al patrimonio della banca

119 i rischi di mercato. Questo concetto identifica la possibilità che le attività finanziarie possedute dalla banca e oggetto di apprezzamento da parte del mercato (si tratta quindi, principalmente, di valori mobiliari, ivi compresi gli strumenti derivati, e di posizioni in cambi) subiscano una variazione di valore per fatti di mercato. Pure in tale fattispecie la disciplina del rischio fa riferimento al patrimonio della banca. Per quanto riguarda infine le partecipazioni detenibili, le disposizioni emanate dalla Banca d’Italia attuano in via preliminare la suddivisione fra due insiemi: a) Partecipazioni in banche, in società finanziarie e strumentali e in imprese di assicurazione

120 L’assunzione e la gestione di tali partecipazioni – soprattutto quando esse comportino posizione di controllo per il titolare/proprietario – sono disciplinate dalle norme e istruzioni riguardanti il gruppo bancario e la capogruppo b) Partecipazioni in altri soggetti indicati come “imprese non finanziarie” In proposito le disposizioni vigenti distinguono: un limite complessivo, che definisce il valore massimo totale delle partecipazioni detenibili in rapporto al patrimonio. Tale limite si riferisce alle imprese quotate nei mercati regolamentati, mentre viene ridotto per le imprese non quotate un limite di concentrazione, che definisce il rapporto massimo fra singola partecipazione detenuta e il patrimonio della banca

121 un limite di separatezza, che definisce il rapporto massimo fra singola partecipazione detenuta e il patrimonio dell’impresa partecipata In proposito si segnala la particolare attenzione posta dalla Banca d’Italia a limitare il coinvolgimento della banca nel rischio dell’impresa partecipata, a conferma del principio che l’assunzione di partecipazioni ha finalità di finanziamento e non di controllo gestionale. Inoltre le istruzioni della Banca d’Italia differenziano i tre limiti menzionati, aumentandoli in relazione alla circostanza che la banca abbia un patrimonio di rilevanza superiore a 1 miliardo di euro (banca abilitata) oppure attui esclusivamente raccolta a medio e lungo termine (banca specializzata)

122 In conclusione le disposizioni riguardanti il contenimento e il frazionamento del rischio nelle sue diverse configurazioni assumono grande rilevanza ai fini della gestione bancaria per due aspetti fondamentali, poiché da un lato pongono precisi confini all’attività bancaria (e quindi alle scelte e al processo decisionale di chi gestisce l’impresa) e dall’altro attribuiscono peso e criticità alla variabile economica del patrimonio, che diviene sostanzialmente – anche dal punto di vista regolamentare, oltre che economico – il perno principale e fondamentale della gestione

123 La nozione di gruppo bancario
Il gruppo bancario è composto alternativamente: dalla banca italiana capogruppo e dalle società bancarie, finanziarie e strumentali da questa controllate dalla società finanziaria capogruppo e dalle società bancarie, finanziarie e strumentali da questa controllate, quando nell’ambito del gruppo abbia rilevanza la componente bancaria, secondo quanto stabilito dalla Banca d’Italia, in conformità alle deliberazioni del CICR Questa definizione viene ulteriormente specificata dagli articoli 59 e 61 del TU

124 Inoltre l’articolo 61 del TU definisce “l’azienda capogruppo” in funzione di due caratteri necessari: l’appartenenza alla nazionalità italiana e l’autonomia da qualsiasi altra persona giuridica controllante In materia di gruppo bancario (o creditizio), le istruzioni di vigilanza della Banca d’Italia precisano che nel gruppo viene a realizzarsi un disegno imprenditoriale unitario a direzione strategica accentrata e che la capogruppo, avendo ruolo di referente della Banca d’Italia ai fini della vigilanza consolidata, esercita attività di direzione e coordinamento, ed esercita pure un controllo gestionale, nell’interesse della stabilità del gruppo. Al gruppo bancario viene fatto obbligo di pubblicità: esso è iscritto in un apposito albo tenuto dalla Banca d’Italia

125 Le modalità di vigilanza regolamentare di cui si è parlato con riferimento alla banca si applicano anche al gruppo bancario. In proposito la legge impiega significativamente il termine di vigilanza su base consolidata. In definitiva, nell’ordinamento vigente le attività di intermediazione finanziaria – cioè l’attività bancaria e le altre attività finanziarie, secondo la terminologia ufficiale – possono essere esercitate secondo due modelli istituzionali diversi: il modello della “banca universale”, che consiste nel tipo di banca che esercita congiuntamente e direttamente l’attività bancaria propria e le altre attività finanziarie ammesse, con una diversificazione che può essere definita universale

126 il modello del “gruppo bancario”, che invece consiste nell’esercizio di attività bancarie e finanziarie da parte di un unico soggetto economico mediante aziende giuridicamente separate, ma direttamente coordinate secondo un disegno imprenditoriale unitario a direzione strategica accentrata Il livello di diversificazione raggiungibile dal gruppo è tuttavia maggiore di quello della banca universale poiché il perimetro del gruppo può essere esteso a comprendere il controllo di società esercenti attività protette da precise riserve di legge: in particolare le società di gestione del risparmio, le società di investimento a capitale variabile, le società di assicurazione e i fondi pensione (come si è già detto queste attività non possono essere esercitate direttamente dalla banca)

127 La vigilanza sui conglomerati finanziari
La Direttiva europea 2002/87 ha definito norme in materia di vigilanza supplementare su banche, assicurazioni e imprese di investimento appartenenti a un conglomerato finanziario. La normativa è stata recepita nelle legislazioni nazionali e lo stesso è avvenuto in Italia

128 I conglomerati finanziari
Secondo la Direttiva, si tratta di entità organizzative complesse che prendono la forma di gruppo o sottogruppo di imprese e che presentino alcune caratteristiche principali: a capo del gruppo vi sia un’impresa regolamentata (intermediario finanziario) o almeno una delle imprese figlie del gruppo sia impresa regolamentata; nel primo caso l’impresa regolamentata sia un’impresa madre di un’altra impresa del settore finanziario qualora a capo del gruppo non vi sia un’impresa regolamentata, le attività del gruppo si svolgano principalmente nel settore finanziario

129 Almeno una delle imprese del gruppo operi nel settore assicurativo e almeno una operi nel settore bancario e nel settore dei servizi di investimento Le attività consolidate o aggregate delle imprese del gruppo che operano nel settore assicurativo e nel settore bancario o dei servizi di investimento siano entrambe significative


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