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Giudizio e decisione Prof. Eleonora Bilotta.

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Presentazione sul tema: "Giudizio e decisione Prof. Eleonora Bilotta."— Transcript della presentazione:

1 Giudizio e decisione Prof. Eleonora Bilotta

2 Euristiche e “biases” cognitivi
Gli individui spesso si servono di euristiche, o espedienti, che possono produrre il risultato desiderato in alcune situazioni ma che possono anche risultare fuorvianti in altre situazioni. Anche se alcune euristiche funzionano molto bene, talvolta esse rappresentano dei processi inferenziali che si discostano dai principi del ragionamento corretto. I soggetti spesso compiono degli errori di ragionamento a causa della tendenza alla conferma e del bias di confronto. Sono stati scoperti circa 30 di questi biases cognitivi.

3 Probabilità soggettiva
Jacob Bernoulli ( ) ha scoperto il fenomeno chiamato legge dei grandi numeri. Uno dei fraintendimenti che circondano tale legge ha a che fare con la sua relazione con quella che viene comunemente chiamata legge delle medie (Newman, 1956). La legge dei grandi numeri specifica quanto spesso un evento si verifica a lungo andare. Supponiamo per esempio che 10 lanci di una moneta non truccata diano sempre croce. La comune credenza nella legge delle medie ci porta spesso a credere che sia più probabile che il lancio della moneta dia testa anziché croce. Dato che a lungo andare le frequenze di teste e croci devono essere approssimativamente uguali, dopo una lunga sequenza di teste o croci siamo portati ad aspettarci un cambiamento che compensi lo squilibrio precedente.

4 Euristica della rappresentatività e legge dei piccoli numeri
Spesso gli individui tendono a credere che un piccolo campione sia rappresentativo della popolazione da cui è stato tratto. Questa credenza è stata chiamata da A. Tversky e Kahneman (1971) legge dei piccoli numeri. La credenza in tale legge conduce gli individui a fare uso dell’ euristica della rappresentatività, ovvero a fare delle inferenze assumendo che piccoli campioni siano simili fra loro e siano anche simili alla popolazione da cui sono stati tratti. L’euristica della rappresentatività è responsabile anche di un altro tipo di errore che ha luogo quando i soggetti devono decidere se una sequenza di eventi è stata riprodotta o meno da un processo casuale. La Lopes (1982) ha notato che anche dei pensatori sofisticati e dotati di approfondire conoscenze matematiche si trovano in difficoltà quando devono specificare ciò che distingue un processo casuale da un processo che non lo è. Questa ricercatrice ha sottolineato la differenza tra un processo casuale e un prodotto casuale. Un processo casuale, può generare frequenze che non appaiono affatto casuali. Il prodotto di un processo casuale può apparire non casuale.

5 Euristica della disponibilità
La disponibilità si riferisce alla facilità con la quale un item può venire in mente come l’etichetta di una certa esperienza. Ovviamente, la disponibilità gioca un ruolo centrale nel modo in cui noi rievochiamo le esperienze precedenti. Ci sono molte cose di cui abbiamo fatto esperienza che però non ci vengono facilmente in mente. Tversky e Kahneman hanno studiato l’influenza delle disponibilità sul giudizio. Dai loro esperimenti è emerso che siamo portati a credere che le parole che vengono rievocate più facilmente siano più frequenti. In questo modo, confondiamo la frequenza di rievocazione con la frequenza delle occorrenze di un evento.

6 Correlazioni illusorie
La disponibilità può anche essere ritenuta responsabile del fenomeno delle correlazioni illusorie (Chapman & Chapman, 1969). Talvolta gli individui credono che eventi diversi si verifichino in concomitanza gli uni con gli altri anche se, in realtà questo non avviene. Tversky e Kahneman (1974) hanno avanzato l’ipotesi che la disponibilità influenzi anche i giudizi riguardanti la frequenza con cui eventi diversi si verificano contemporaneamente. Shweder (1977) ha sottolineato il fatto che la correlazione non è un concetto intuitivo. Tali tipi di concetti sono acquisiti con facilità, sono usati da quasi tutti gli adulti e non richiedono un’educazione formale per essere acquisiti. I concetti statistici, invece, vengono acquisiti senza istruzioni deliberate e senza la disponibilità ad apprendere.

7 Regressione verso la media
Il concetto di correlazione talvolta viene discusso in riferimento al fenomeno della regressione verso la media. Il termine regressione significa ritorno a, per cui se due variabili non sono perfettamente correlate, allora i valori alti della prima variabile tendono ad essere associati a valori più bassi della seconda variabile, mentre i valori bassi della prima variabile tendono ad essere associati a valori più alti della seconda variabile. I valori della variabile predetta sono dunque maggiormente simili alla media dei valori del predittore.

8 Addestramento nel ragionamento statistico
Nisbett et al. hanno suggerito che, se è vero che i biases cognitivi regolano i processi di ragionamento in molte situazioni, è vero anche che esistono però altre situazioni in cui gli individui sono in grado di produrre la soluzione corretta, inoltre sostengono che la capacità di fare uso delle corrette procedure di ragionamento dipende da tre fattori: Chiarezza dello spazio problematico: lo spazio problematico può essere compreso più facilmente in alcuni casi che in altri. Gli errori si verificano nei casi in cui lo spazio problematico viene compreso in maniera adeguata. Comprensione dei processi casuali: alcune situazioni rendono più chiaro di altre l’operato del caso. Non sempre gli individui si rendono conto della natura casuale dei fenomeni. Se gli individui sono consapevoli che un processo è influenzato da fattori casuali, allora è più probabile che facciano ricorso a procedure di ragionamento rigorose. Prescrizioni culturali: gli individui ragionano in maniera conforme ai principi statistici se hanno ricevuto un’educazione adeguata e se la loro cultura di appartenenza valuta in maniera favorevole i processi di ragionamento di questo tipo.

9 Pensiero magico Alcuni ricercatori hanno suggerito che almeno alcuni biases devono essere considerati come il risultato della persistenza di un processo primitivo chiamato pensiero magico. Il pensiero magico viene spesso ritenuto un esempio della permanenza di aspetti infantili nella vita adulta. Molti ricercatori hanno sottolineato che il pensiero magico è stato l’oggetto di un gran numero di studi interdisciplinari. La ricerca classica su tale forma di pensiero è quella effettuata dall’antropologo inglese Frazer (1911).

10 Pensiero magico Frazer credeva che le pratiche magiche fossero regolate da due leggi: Legge della somiglianza: tale legge afferma che le cose simili si influenzano reciprocamente. Cause ed effetti sono simili le une agli altri. Le pratiche magiche basate sulla legge della somiglianza sono state denominate da Frazer magia omeopatica. Legge del contagio: tale legge afferma che le cose che sono state una volta in contatto le une con le altre continueranno in seguito ad esercitare un’influenza reciproca. Le pratiche basate sulla legge del contagio costituiscono la magia del contagio.

11 Coincidenze significative
Percepire una coincidenza come dotata di significato per molti versi è un’esperienza simile a quella del pensiero magico (Jung, 1980). Una tale coincidenza si verifica quando degli eventi sembrano essere associati in maniera significativa anche se si è verificato simultaneamente soltanto per caso (cioè, non stanno in una relazione casuale gli uni con gli altri). Falk (1989) ha dimostrato che gli individui giudicano le coincidenze che li riguardano diversamente dal modo in cui giudicano quelle che riguardano gli altri, ed ha, inoltre, suggerito che una coincidenza è sorprendente nella misura in cui è personale. Gli individui tendono a considerare le coincidenze accadute nel loro passato come fatti importanti e degni di essere ricordati. Questo fenomeno è stato chiamato bias egocentrico.

12 Tendenza alla positività
A seconda della reazione soggettiva che provocano in noi, gli eventi vengono giudicati positivamente o negativamente. I concetti che noi usiamo per esprimere questi giudizi corrispondono ad aggettivi come felice, triste, forte, debole, attivo o passivo. Lo studio del modo in cui esprimiamo le nostre azioni soggettive agli eventi, dunque, è strettamente connesso allo studio del modo in cui usiamo gli aggettivi. Dal momento che le nostre reazioni positive e negative rappresentano un aspetto centrale della nostra vita, è ovviamente molto importante per noi comprendere come questi giudizi vengono effettuati.

13 Tendenza alla positività
La prima cosa da notare a proposito degli aggettivi è che spesso ciascun aggettivo è associato ad un altro aggettivo di significato opposto. Nella maggior parte dei casi ad ogni aggettivo positivo a cui si pensa corrisponde un altro aggettivo di significato opposto. Il membro positivo di una coppia di aggettivi di significato opposto solitamente viene chiamato aggettivo non marcato, mentre il membro negativo viene chiamato aggettivo marcato. La ragione per cui si parla di aggettivi marcati e non sta nel fatto che, in alcuni contesti, un aggettivo non marcato è neutralizzabile, mentre un aggettivo non marcato non lo è. L’aggettivo positivo possiede sia un senso contrastivo che un senso nominale. Gli aggettivi negativi possiedono, invece, soltanto un senso contrastivo .

14 Sezione Aurea La Sezione Aurea è definita come il rapporto tra due quantità a e b tale per cui a / b = b / a (a + b). Se volessimo esprimere questa definizione in parole, potremmo dire che se la Sezione Aurea definisce quella proporzione tra due quantità per cui il rapporto tra la quantità minore (a) e la quantità maggiore (b) è uguale al rapporto tra la quantità maggiore (b) e la somma delle due (a + b). La prima cosa da notare a proposito della Sezione Aurea è che essa è presente in innumerevoli opere d’arte, dalla pittura alla letteratura e dalla musica all’architettura. In secondo luogo, bisogna notare che molti psicologi hanno sostenuto che la Sezione Aurea è preferita ad altri tipi di proporzioni non solo dagli artisti ma anche dalle persone comuni.

15 Sezione Aurea Forse la Sezione Aurea è cosi famosa perché è la proiezione dell’equilibrio che gli individui tentano di mantenere tra gli opposti di cui fanno uso per rappresentare gli eventi. Forse gli individui tentano di organizzare le opposte polarità di felice e triste, forte e debole, attivo e passivo nei termini della Sezione Aurea. Benjafield e Adams-Webber (1976) hanno avanzato l’ “Ipotesi della Sezione Aurea”: “ogni qualvolta sia necessario dividere una cosa (o un insieme di cose) in due parti ineguali, questa divisione tende ad essere effettuata nei termini prescritti dalla Sezione Aurea” .


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