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Tecniche, stile e linguaggio

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Presentazione sul tema: "Tecniche, stile e linguaggio"— Transcript della presentazione:

1 Tecniche, stile e linguaggio
PLAUTO e TERENZIO Tecniche, stile e linguaggio BAGNALE CARMEN CL. III A

2 La commedia latina: Plauto e Terenzio
Il teatro comico e tragico si sviluppa a Roma dalla seconda metà del III sec. a.C. La fioritura di questo genere è sicuramente legata al contatto tra la civiltà latina e quella greca. La produzione comica latina era ispirata alle commedie greche e perciò mantenne l’ambientazione greca (in modo da rappresentare situazioni equivoche con una maggiore libertà) e i nomi dei personaggi greci. Questa rappresentazione si chiama “fabula palliata” e i suoi esponenti maggiori sono: Plauto, Terenzio e Nevio che introdusse la contaminatio. La palliata consisteva in un’alternanza di scene dialogate, deverbia, e scene recitate accompagnate dalla musica, i cantica. Per le biografie clicca sui collegamenti

3 Plauto: biografia Plauto si dedicò solo ad un unico genere letterario, alla composizione di commedie, operando - grosso modo - una sintesi tra commedia greca nuova ed elementi indigeni, attinti dalla farsa italica. Sappiamo poco di P. uomo e le notizie che possediamo [A. Gellio e S. Girolamo IV sec. d.C.] sono poco attendibili: nato come attore di successo, avrebbe investito malamente il capitale in commercio, ricoprendosi di debiti e costringendosi a guadagnarsi da vivere in un mulino girando la macina. In questo periodo cominciò a comporre commedie, fra cui il "Saturio" ("Il pancia piena") e l’ "Addictus" (schiavo per debiti), che già dai titoli richiamano gl'infelici rovesci personali; e una terza, dal titolo sconosciuto, che, rappresentate con successo, furono l’inizio di una fortunata attività teatrale durata oltre un quarantennio: alieno della politica, ma non insensibile agli avvenimenti del tempo [la sua produzione si svolse, del resto, praticamente durante la II guerra punica], visse interamente della sua arte, praticata con instancabile fervore creativo: egli, insomma, scriveva per vivere, la sua scrittura era non più che mera professione. Inoltre, Cicerone, nel "De senectute", afferma che P. compose da "senex" alcune commedie fra cui lo "Pseudulus": nel 191 a.C., doveva essere quindi già vecchio. Sempre Cicerone, nel "Brutus", ci rivela l'anno della sua morte. I codici, che contengono le commedie di P., ci hanno tramandato il suo nome completo, Tito Maccio P.. Ma "Tito" e "Maccio" sembrano fittizi: "Maccio", infatti, deriverebbe dall'omonima maschera atellana; lo stesso termine "Plautus" può significare o "piedi piatti" oppure "orecchie lunghe e penzoloni". Molto probabilmente, quindi, si tratta di nomi d’arte che P. aveva usato durante l’attività di attore.

4 Terenzio: biografia Publio Terenzio nacque a Castagne nel 185 a.C. e morì nel 159 a.C: queste informazioni sono contenute all’interno di un’opera di Svetonio, il De poetis. Probabilmente di origine libica, fu portato a Roma come schiavo, ma grazie alla sua intelligenza fu educato liberalmente. Frequentò maestri greci e fece in seguito parte del circolo degli Scipioni, dove gli aristocratici romani vedevano nella cultura greca il passo necessario per un rinnovamento concettuale. Il legame con questo circolo procurarono a Terenzio inimicizie personali che lo accusavano di essere un prestanome al servizio degli Scipioni, di utilizzare in modo eccessivo la contaminatio e di mancare di orignalità. Dal 166 al 160 a.C. compose sei commedie palliate, ed alcune di esse non fecero successo poiché Terenzio accentuava i caratteri meditativi e seriosi, a scapito della comicità. L’opera: Andria (La ragazza di Andro166), Heautontimerumenos (punitore di se stesso, 163 in cui compare il concetto di humanitas), Eunuchus (L’eunuco, 161), Phormio (Formione, 161), Adelphoe (I due fratelli, 160), Hecyra (La suocera,160).

5 Gneo Nevio: biografia Nasce tra il 275 e il 270 in Campania. Combatté nella Prima Guerra Punica. Fece rappresentare la sua prima opera drammatica nel 235. Non potendo votare intuì che poteva partecipare alla vita politica usando il teatro. Sappiamo che si schierò dalla parte di Catone il censore. Dopo lo slogan contro i Metelli fu incarcerato nel 204 e morì in esilio a Utica probabilmente nel 201. L'innovazione che Nevio portò nella letteratura latina fu l'introduzione della fabula praetexta, tragedie ambientate a Roma (anziché in Grecia). Ne conosciamo due titoli: Romulus (o Lupus) e Clastidium. Nevio scrisse anche sei tragedie non praetextae, di cui due (Danae e Equos Troianus) ripetono titoli di Livio Andronico. La tragedia meglio conosciuta è il Lycurgus di cui ci restano 24 frammenti. Si conoscono 34 titoli di commedie, con pochissimi frammenti, il più noto dei quali è quello della Tarentilla dove Nevio descrive la civetteria di una ragazza. Abbiamo, inoltre, i titoli di altre tre commedie: "Hariolus" l'indovino; la "Corollaria" la fioraia; 'l'"Apella" la donna di Puglia. Dal linguaggio dei frammenti si è dedotto che Nevio abbia avuto una certa influenza sul lessico usato da Plauto.

6 Plauto Utilizza la tecnica della contaminatio con la quale attinge da due o più modelli con lo scopo di creare un intreccio più complesso La lingua è caratterizzata da arcaismi (latino arcaico), neologismi (combinazione di radici), grecismi, figure retoriche (metafora soprattutto) e basata sul sermo familiaris il linguaggio della quotidianità. Rappresenta il rovescio della vita normale, perché nella finzione si può trasgredire. Tende a personificare cose inanimate Offre innovazioni come il metateatro (un personaggio rivela al pubblico i retroscena della commedia Tende ad allungare i dialoghi con lunghi insulti e battute spiritose A differenza di Terenzio, Plauto dà molto spazio alla musica e al canto (circa i due terzi del numero complessivo dei versi prevedevano il suono del flauto), mentre nelle commedie di Menandro sono molto scarse le parti composte in metri lunghi o in metri lirici. Nella metrica è un maestro: egli usa, seguendo la lingua latina, i già noti senari giambici e versi quadrati in varietà di forme, sottomesse a sottili regole. La mescolanza dei metri si precisa nelle due forme del "deverbium" (parti recitate senza accompagnamento) e, come detto, del "canticum" (recitativo accompagnato), alternate con estrema libertà.

7 Asinaria Il giovane Argirippo è innamorato di Filenio, figlia dell’avara Cleareta che pretende in giornata la somma di venti mine, altrimenti darà la figlia al rivale Diabolo. Sarà lo stesso padre a venire in soccorso di Argirippo, incaricando due servi di casa di procurarsi il denaro a danno della sua ricca e avara moglie. Uno dei servi fingerà di essere l’amministratore della padrona e riuscirà a riscuotere le venti mine che un mercante deve a quella per l’acquisto di certi asini.

8 PROLOGVS PROLOGO Orsù, spettatori, fate questo se volete; che questo spettacolo porti bene a me e a voi e a questa compagnia e ai capocomici e agli impresari. Orsù tu, o araldo, rendi il pubblico tutt’orecchi. E ora siediti: fa’ attenzione solo che non sia per nulla. Ora dirò perché io sia venuto qui e che intenzione abbia: affinché conosciate il titolo di questa commedia. Infatti, per quanto riguarda l’argomento, è certamente breve. Ora dirò ciò che ho detto di voler dire a voi: Questa commedia ha nome Onagos in greco; l’ha scritta Demofilo, Macco l’ha tradotta in lingua barbara (in latino); vorrebbe che (il titolo) fosse Asinaria, se lo permettete. C’è grazia e gioco in questa commedia, è uno spettacolo che fa ridere. Concedetemi benevolmente la vostra attenzione, affinché Marte vi protegga come ugualmente in altre circostanze. Hoc agite sultis, spectatores, nunciam, quae quidem mihi atque vobis res vertat bene gregique huic et dominis atque conductoribus. face nunciam tu, praeco, omnem auritum poplum. age nunc reside, cave modo ne gratiis. nunc quid processerim huc et quid mihi voluerim dicam: ut sciretis nomen huius fabulae; nam quod ad argumentum attinet, sane brevest. nunc quod me dixi velle vobis dicere, dicam: huic nomen graece Onagost fabulae; Demophilus scripsit, Maccus vortit barbare; Asinariam volt esse, si per vos licet. inest lepos ludusque in hac comoedia, ridicula res est. date benigne operam mihi, ut vos, ut alias, pariter nunc Mars adiuvet.

9 Terenzio Presenta maggior fedeltà hai modelli greci, ma anch’essi adopera la contaminatio( tecnica che non consiste per il nostro autore, “come pure è parso a molti, in un'ibrida mescolanza di più commedie, ma nell'inserimento di scene ricavate da altri drammi, all'interno di una commedia greca usata come modello”.) Mantiene un’ambientazione esclusivamente graca Sostituisce ai “cantica” dialoghi e versi lunghi Per quanto riguarda la lingua, introdusse la medietas ovvero l’equilibrio linguistico volontario, utilizzando un linguaggio prossimo alla quotidianità (ricavato dalla lingua parlata dagli aristocratici romani) depurato da elementi volgari. Inoltre, al centro della vicenda comica, troviamo amori ostacolati che, alla fine si realizzano felicemente. I personaggi sono quelli della commedia "nea", giovani innamorati, ragazze oneste ecc;troviamo anche i soliti stereotipi: equivoci, inganni ed altri ancora. Tende a complicare gli intrecci menandrei, inserendo nella commedia, accanto alla coppia principale, una seconda coppia. Gli "adulescentes" spesso sono quindi due e sono due i "senes". Costruisce i suoi intrecci con coerenza maggiore e con più credibilità, caratteristiche queste mancanti nell’altro(Plauto), che puntava sull’efficacia comica della singola scena. Per costruire testi più reali, oltre a sopprimere le parti di metateatro, soppresse le parti destinate al canto, inserendo più scene recitate. Il suo stile è privo di vis comica (capacità di far ridere) e di pathos (rappresentare passioni intense) Importante è il concetto di humanitas: in esso si fondono le idee greche di philanthropia (compassione verso chi sta peggio) e di paideia (educazione) con il mos maiorum romano; l’humanitas è l’attenzione per l’uomo in quanto uomo e si evolve, da idea di compassione per i limiti umani in Menandro, in fiducia nelle possibilità dell’uomo e ansia di valorizzarle.

10 Andria Trama:Una tormentata storia d'amore è l'elemento che determina il contrasto tra Simione e il figlio Pànfilo e muove l'intera vicenda: il padre, venuto a sapere che il figlio ama, ricambiato, una ragazza dell'isola di Andro, Glicerio, sorella di una cortigiana, si oppone alle nozze e si accorda con l'amico e vicino Cremète per far sposare al giovane una figlia di questi, Filùmena. La situazione viene risolta grazie all'intervento di Davo, servo di Pànfilo, e la scoperta che Glicerio in realtà è una figlia proprio di Cremète rapita in tenera età. La vicenda si conclude con un doppio matrimonio: Pànfilo sposa la sua amata Glicerio e il suo amico Carino sposa Filùmena.

11 PROLOGO PROLOGVS Quando decise di farsi scrittore di teatro, il poeta pensò che il compito suo fosse questo soltanto: far sì che al pubblico piacessero le commedie che avrebbe scritto. Capisce ora che le cose stanno diversamente, perché la sua opera si consuma tutta nel far dei prologhi, e non per raccontare la trama, ma per rispondere alle calunnie di un vecchio poeta velenoso. Ora tenete presente, per favore, che cosa gli stanno rinfacciando. Menandro ha scritto un'Andria e una Perinzia, no?, e chi conosce l'una le conosce tutte e due. Come trama non sono diverse, però diverse divengono per via del linguaggio e dello stile. Il poeta confessa che ha trasposto dalla Perinzia all'Andria, e ha usato come suoi, gli elementi che gli servivano. È questo che gli rinfacciano, loro, che stanno a disputare come e qualmente non sia lecito contaminare delle commedie. Ma non mostrano, facendo i saputi, di non sapere nulla? Chi accusa il nostro autore, accusa Nevio, Plauto, Ennio, che egli tiene come maestri e dei quali aspira a imitare la disinvoltura piuttosto che l'oscura diligenza di questi altri. Con il che li avverto, che stiano quieti, d'ora in poi, e la smettano di calunniare, se no vedran messe in piazza le loro porcherie. Siate benevoli, voi, venite con animo imparziale, soppesate bene la questione, per vedere se resta qualche speranza che le commedie, che gli capiterà nuovamente di fare, te di fare, sian degne, per voi, di essere viste o non piuttosto fischiate. Poeta quom primum animum ad scribendum adpulit, id sibi negoti credidit solum dari, populo ut placerent quas fecisset fabulas. verum aliter evenire multo intellegit; nam in prologis scribundis operam abutitur, non qui argumentum narret sed qui malevoli veteris poetae maledictis respondeat. nunc quam rem vitio dent quaeso animum adtendite. Menander fecit Andriam et Perinthiam. qui utramvis recte norit ambas noverit: non ita dissimili sunt argumento, [s]et tamen dissimili oratione sunt factae ac stilo. quae convenere in Andriam ex Perinthia fatetur transtulisse atque usum pro suis. id isti vituperant factum atque in eo disputant contaminari non decere fabulas. faciuntne intellegendo ut nil intellegant? qui quom hunc accusant, Naevium Plautum Ennium accusant quos hic noster auctores habet, quorum aemulari exoptat neglegentiam potius quam istorum obscuram diligentiam. de(h)inc ut quiescant porro moneo et desinant male dicere, malefacta ne noscant sua. favete, adeste aequo animo et rem cognoscite, ut pernoscatis ecquid <spei> sit relicuom, posthac quas faciet de integro comoedias, spectandae an exigendae sint vobis prius.

12 FINE


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