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FA0192Propedeutica alla filosofia teoretica I 20 ottobre 2012 Lorigine della metafisica: Parmenide – Platone – Aristotele 27 ottobre 2012 La metafisica.

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1 FA0192Propedeutica alla filosofia teoretica I 20 ottobre 2012 Lorigine della metafisica: Parmenide – Platone – Aristotele 27 ottobre 2012 La metafisica nel medioevo e nella modernità: SantAnselmo – Cartesio – Kant 10 novembre 2012 Loblio dellessere e la fine della metafisica: Heidegger e la filosofia dellesistenza

2 Linizio della «Metafisica» di Aristotele «Tutti gli uomini per natura tendono al sapere. Segno è lamore per le sensazioni: infatti, essi amano le sensazioni per se stesse, anche indipendentemente dalla loro utilità, e, più di tutte, amano la sensazione della vista: in effetti, non solo ai fini dellazione, ma anche senza avere alcuna intenzione di agire, noi preferiamo il vedere, in certo senso, a tutte le altre sensazioni. E il motivo sta nel fatto che la vista ci fa conoscere più di tutte le altre sensazioni e ci rende manifeste numerose differenze fra le cose.»

3 Origine del filosofare: la meraviglia «gli uomini hanno cominciato a filosofare, ora come in origine, a causa della meraviglia: mentre da principio restavano meravigliati di fronte alle difficoltà più semplici, in seguito, progredendo a poco a poco, giunsero a problemi sempre maggiori […] chi prova un senso di dubbio e di meraviglia riconosce di non sapere […]. Cosicché, se gli uomini hanno filosofato per liberarsi dallignoranza, è evidente che ricercano il conoscere solo al fine di sapere e non per conseguire qualche utilità pratica» (Metafisica, A 2, 982 b 11 - 22)

4 La metafisica come sapere sommo La filo-sofia come amore per la sapienza. Ma cosa significa sapienza (σοϕία)? Ci risponde Aristotele: «col nome di sapienza (σοϕία) tutti intendono la ricerca delle cause prime e dei principi […] E le più esatte tra le scienze sono soprattutto quelle che vertono intorno ai primi principi» (Met., A 1, 981 b 30; A 2, 982 a 25)

5 Contenuto della filosofia Contenuto della filosofia, quindi, è la conoscenza del principio di tutte le cose. Ciò comporta che essa voglia spiegare la totalità delle cose in quanto sono/esistono. Essa risponde alla domanda: Perché lessere?

6 Metodo della filosofia – Il logos Ricercando i principi primi, le cause, di ciò che è, la filosofia ha un metodo che si differenzia dalla conoscenza mitologica e religiosa, da cui però deriva: il logos. In generale esso viene inteso come ragione.

7 I Naturalisti Prima di Parmenide la ricerca filosofica si occupava del principio di tutte le cose e ne ricercava lorigine nella physis (aria, acqua, terra, fuoco, ecc.) Talete di Mileto: lacqua Anassimandro di Mileto: lapeiron (indeterminato) Anassimene: laria

8 Parmenide Con Parmenide di Elea (VI-V secolo a.C.) la cosmologia si trasforma in ontologia: teoria dellessere Nel suo poema Sulla natura, descrive due vie di ricerca della verità: Quella dellassoluta verità: il «sentiero del giorno» illuminato dalla luce della ragione Quella delle opinioni: «il sentiero della notte», proprio delle apparenze dei sensi

9 Parmenide Il principio della verità per Parmenide è: Lessere è e non può non essere; il non essere non è e non può in alcun modo essere Tutto ciò che uno pensa e dice è poiché non si può pensare e dire se non pensando e dicendo qualcosa che è. Pensare e dire il nulla significa non pensare affatto e dire il nulla è indicibile. Il nulla, quindi, non è.

10 Parmenide Lessere è: -Ingenerato (altrimenti deriverebbe da un non-essere, il che è assurdo) -Eterno (altrimenti dovrebbe ammettere un prima, che non è più – e un poi, che non è ancora. Lessere è eterno presente) -Immutabile e Immobile (perché il divenire presuppone il non- essere verso cui lessere dovrebbe muoversi o in cui dovrebbe mutarsi -Presenta il carattere dellUnità (una pluralità di esseri non è infatti concepibile dal momento che più enti non potrebbero distinguersi, né nellessere, che è immutabile, né nel non essere, che non è)

11 Parmenide La via delle opinioni è la via dei sensi, che testimonia del divenire della realtà nella mescolanza di luce e notte, i due principi. Tutto ciò, però, è puramente apparente, poiché la ragione mostra che lessere è uno, immutabile e immobile, essendo il divenire lespressione del passaggio dal e verso il non-essere (il che è inconcepibile)

12 Parmenide: Univocità del concetto di essere L«essere» di Parmenide assume un significato univoco: «si predica di una moltitudine di realtà in senso totalmente identico per ciascuna di esse». Ad es. il concetto di «vivente». (A. Alessi, Sui sentieri dellessere, LAS p. 110). Ciò deriva da una considerazione di «pura formalità degli enti»: tutto è essere allo stesso modo.

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14 Platone Con Platone (428/427 a.C. – 347 a.C.) si giunge alla scoperta di una realtà superiore al mondo sensibile e quindi la distinzione tra due livelli dellessere: materiale e immateriale Questa scoperta viene descritta da Platone con limmagine marinaresca della «seconda navigazione»

15 Platone La «prima navigazione» è quella affidata alle forze fisiche. I naturalisti spiegano la realtà con gli elementi fisici (aria, acqua, terra, fuoco, apeiron) La «seconda navigazione» subentra quando le forze fisiche dei venti non sono più sufficienti e sono necessarie quindi le forze umane: la ragione si sforza di scoprire le vere cause della realtà

16 Platone Es. Per spiegare il bello non basta conoscere gli elementi che rendono una cosa bella, ma è necessario conoscere cosè il bello in sé, ovvero lIdea del bello, la sua essenza. Lo stesso vale per il bene e per ogni esistente. La traduzione del gr. idéa (dal verbo idéin: vedere), è «forma», intesa, prima di Platone, come «forma visibile» delle cose. Con Platone essa assume il significato di «forma interiore» o «essenza della cosa», il cui sinonimo è ousìa (v. Aristotele)

17 Platone Al vertice del mondo delle idee: lUno: principio originario che nella Repubblica viene identificato con il Bene poiché tutto ciò che lUno produce è bene. Diade (ápeiron): secondo principio originario ma inferiore allUno. La diade è il principio indeterminato ed illimitato (molteplicità illimitata), su cui lUno agisce come principio limitante e determinante.

18 Platone e il superamento della visione univocista Sostenendo la molteplicità delle Essenze (Idee) Platone supera lunivocità dellessere di Parmenide. Infatti, le Idee sono molteplici, ma per essere molteplici devono essere luna diversa dallaltra: luna non-è laltra. Quindi: Non-essere = diverso

19 Limiti del «non-essere» di Platone Non-essere platonico non spiega i fenomeni e lesperienza del divenire (nascere, crescere, morire, alterarsi, mutare). Per cercare di salvare il mondo dei fenomeni, Platone afferma nella Repubblica che se il mondo sensibile non è il vero essere, esso però non è il non-essere, ma piuttosto un intermedio tra essere e non-essere. Soluzione ambigua

20 Aristotele Aristotele (384/83-322 a.C.) cerca di superare i limiti delle concezioni parmenidea e platonica, ampliando la concezione dellessere per includervi qualsiasi realtà si presenti, tanto alla ragione che allesperienza.

21 Aristotele Aristotele divide le scienze in tre branche: -Scienze teoretiche (metafisica, fisica, matematica) -Scienze pratiche (etica, politica) -Scienze poietiche (tendono alla produzione di qualcosa) Alla base di tutte e tre: la logica, propedeutica a tutte le scienze

22 La metafisica «Meta-fisica» (= oltre la fisica) non è termine di Aristotele, che intendeva la Filosofia che studia le cause e i principi primi «Filosofia prima». Il termine «metafisica» è stato dato da Andronico di Rodi nel I secolo a.C. in occasione delledizione delle opere di Aristotele

23 Aristotele La metafisica indaga: -le cause e i principi primi -lessere in quanto essere -la sostanza -Dio e la sostanza soprasensibile

24 Aristotele Se la metafisica ricerca le cause prime è necessario capire quante e quali sono queste cause. Aristotele le riconduce a quattro: -Formale -Materiale -Efficiente -Finale Causa formale e materiale spiegano la realtà statica. Ma la realtà è in divenire, è quindi necessario capire in che modo essa diviene. Riguardo alluomo, ad es., la causa efficiente sono il padre e la madre, la causa finale è il fine a cui tende luomo.

25 La ricerca dellessere in quanto essere «Cè una scienza che considera lessere in quanto essere e le proprietà che gli competono in quanto tale. Essa non si identifica con nessuna delle scienze particolari: infatti nessuna delle altre scienze considera lessere in quanto essere in universale, ma, dopo aver delimitato una parte di esso, ciascuna studia le caratteristiche di questa parte. […] Orbene, poiché ricerchiamo le cause e i principi supremi, è evidente che questi devono essere cause e principi di una realtà che è per sé. […] Dunque, […] dobbiamo ricercare le cause prime dellessere in quanto essere.» (Met., libro 4, 1003 a, 20-30).

26 I molteplici significati dellessere «Lessere si dice in molteplici significati, ma sempre in riferimento ad una unità e ad una realtà determinata. […] alcune cose sono dette esseri perché sono sostanza, altre perché affezioni della sostanza, altre perché vie che portano alla sostanza, oppure perché corruzioni, o privazioni, o qualità, o cause produttrici o generatrici sia della sostanza, sia di ciò che si riferisce alla sostanza, o perché negazioni della sostanza di queste, ovvero della sostanza medesima. (Per questo anche il non- essere diciamo che «è» non-essere)» (Met, L. 4, 1003 b 1-10)

27 La molteplicità dei significati dellessere Aristotele ha distinto quattro gruppi di significati dellessere: -lessere come categoria -lessere come atto e potenza -lessere come accidente -lessere come vero

28 Ousìa «Pur dicendosi in tanti significati […] il primo dei significati dellessere è lessenza, la quale indica la sostanza (ousìa). […] è evidente che è in virtù della categoria della sostanza che anche ciascuno di quei predicati è essere. […] leterno problema: che cosè lessere, equivale a questo: che cosè la sostanza» (Met, L 7, 1028 a 1- 1028 b 5) Ciò significa anche che lessere non è un genere, esso «ingloba in sé ogni perfezione, dal momento che nulla può esistere di esteriore ad esso».

29 Aristotele: il rifiuto dellunivocità Proprio perché lessere deve essere inteso in modo molteplice, complesso e diverso, esso non ha ununità assoluta, ma relativa. La varietà dellessere, quindi, non comporta una omonimia, perché ciascun significato fa riferimento ad una sostanza. Esiste un rapporto comune tra tutte le accezioni e la sostanza, la quale diventa il principe analogato per eccellenza dellessere.

30 Lanalogia di attribuzione (Sui sentieri dellessere, pp. 128-130) Un concetto si dice analogo quando si predica di una molteplicità di realtà in senso in parte identico e in parte diverso. Analogia di attribuzione intrinseca: quando la perfezione espressa dal concetto si ritrova formalmente (intrinsecamente, veramente) in tutti gli individui di cui il termine analogo si predica. (Es. concetto di «vivente») Analogia di attribuzione estrinseca: perfezione presente formalmente solo nellanalogato principale. (Es. «sano» si predica del cibo, del colore, dellambiente, tuttavia la sanità si ritrova solo nei viventi. Il cibo è detto sano in quanto comporta una correlazione effettiva con la sanità dellessere vivente)

31 Lanalogia di proporzionalità (Sui sentieri dellessere, pp. 128-130) «Si ha analogia di proporzionalità quando un concetto si dice di una moltitudine dindividui per una certa somiglianza di rapporti intercorrenti tra gli individui stessi». (Es. la conoscenza nelluomo e nellanimale: correlazione tra conoscere umano e sua natura è proporzionalmente analogo a correlazione tra conoscere animale e sua natura) Analogia di proporzionalità intrinseca: la perfezione espressa dal concetto si ritrova formalmente in tutte le realtà di cui il termine si predica (la nozione «conoscente» si attribuisce a tutti gli esseri capaci di consapevolezza) Analogia di proporzionalità estrinseca: la perfezione non si ritrova formalmente in tutti i termini analogati (la «regalità» è propria solo delluomo, ma si predica anche del leone) Aristotele sembra prediligere lanalogia di proporzionalità

32 Che cosè la sostanza? I Naturalisti la indicano negli elementi materiali I Platonici nella forma Aristotele afferma che: la materia funge da «sostrato» della forma (così come un pezzo di marmo è il sostrato della forma della statua). È la statua in potenza La forma è l«essenza», ciò che è ciascuna cosa. È atto che in-forma la materia. Ma non è, come in Platone, qualcosa di staccato dalla realtà, essa è «forma-nella-materia» (la forma che la mente astrae dalla realtà) Il sinolo di materia e forma è sostanza che riunisce principio materiale e principio formale La forma è causa prima dellessere La sostanza per eccellenza è la forma

33 La sostanza soprasensibile Le sostanze sono le realtà prime. Se tutte le sostanze fossero corruttibili non esisterebbe nulla di incorruttibile, ma il tempo e il movimento non sono corruttibili. Il tempo non si è generato (se ci fosse un prima e un poi del tempo, sarebbero comunque tempo) Il tempo, inoltre, è una determinazione del movimento. Leternità del primo postula quindi leternità del secondo.

34 La sostanza soprasensibile Ma a quale condizione può sussistere un tempo e un movimento eterni? Serve un principio primo, causa di esso, che sia -Eterno, così come eterno è leffetto -Immobile, infatti tutto ciò che è mosso è mosso da altro, il quale, se è mosso, è mosso da altro ancora. Ma il regressus allinfinito non è possibile, altrimenti non si giungerebbe a nessuna causa prima -Atto puro, poiché se fosse in potenza potrebbe anche non muovere in atto

35 La sostanza soprasensibile Il Motore immobile muove senza essere mosso. Ma cosa sa muovere senza essere mosso? Così come loggetto del desiderio è ciò che è bello e buono, e il bello e il buono attraggono la volontà delluomo senza muoversi essi stessi, allo stesso modo il Primo motore muove come loggetto di amore attrae lamante. Causa di tipo finale: a cui tutto tende. Nous: Pensiero di pensiero

36 La metafisica si occupa di conoscere i principi primi «tra le scienze [è] in maggior grado sapienza quella che è scelta per sé e al puro fine di sapere, rispetto a quella che è scelta in vista dei benefici che da essa derivano» (Met., A 2, 982 a 15) «la più elevata delle scienze […] è la scienza che conosce il fine per cui viene fatta ogni cosa; e il fine, in ogni cosa, è il bene, e, in generale, nella natura tutta, il fine è il sommo bene.

37 Platone e Aristotele


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