ATTIVITA’ IN RETE IN CONTESTI INTEGRATI Formazione e-tutor Veneto -maggio 2006- ATTIVITA’ IN RETE IN CONTESTI INTEGRATI (Gruppo 5) Coordinatore Michela Bacchion Redattore Stefania Baldin Attività in rete in contesti integrati Validatore Antonio Fichera Relatore Chiara Cattapan Tutor Salvatore Amato
SCUOLA: profondi cambiamenti IL CONTESTO SCUOLA: profondi cambiamenti aggiornamento e la formazione in servizio dei docenti attività formative come base di questa trasformazione DIRETTIVA N. 143 del 2001. Cambia la scuola, cambia il contesto formativo: dall'aula alla rete = FORMAZIONE BLENDED I profondi cambiamenti in atto nel mondo della scuola attribuiscono all’attività formativa una importanza basilare alla formazione in servizio. La direttiva 143 della Pubblica amministrazione individua nella formazione Blended la tipologia adottata basata sull’utilizzo delle nuove tecnologie. utilizzo delle nuove tecnologie
IL CICLO DELLA FORMAZIONE MIUR Caduta in verticale Individua e dispone INDIRE Realizza e implementa USR Organizza sul territorio Ed ecco il ciclo della formazione nella scuola così come lo vediamo oggi. Il Miur individua e dispone, l’indire realizza e implementa, l’ufficio scolastico Regionale organiza sul territorio L’istituto svolge il percorso formativo Una lunga caduta in verticale in cui alla base troviamo il corsista ISTITUTO Svolge il percorso formativo CORSISTA
Apprendimento collaborativo LA FORMAZIONE BLENDED nuove tecnologie momenti in presenza momenti in rete Nei corsi blended il processo di insegnamento/apprendimento avviene in maniera integrata attraverso un bilanciamento, opportunamente progettato, tra momenti in presenza e momenti in rete. Si realizza quindi un’alternanza tra lezioni frontali e attività che avvengono a distanza all’interno degli ambienti di discussione e di pubblicazione dei contenuti. Nei corsi blended, e-tutor segue attentamente tutte le fasi della progettazione: · analizza i requisiti e gli obiettivi didattici · individua le soluzioni e le metodologie più adatte per andare incontro alle esigenze del corsista e garantire l’efficacia delle attività programmate · organizza la comunità e i ruoli all’interno di essa · garantisce il rispetto della Netiquette (Il termine è un neologismo sempre più usato che indica il galateo della comunicazione in rete, ovvero l'insieme delle norme di comportamento che dovrebbero regolamentare la comunicazione in rete per evitare forme di sovraccarico comunicativo, incomprensioni, equivoci o situazioni più concretamente difficili da gestire (come lo spamming, cioè l'invio di grandi quantità di messaggi non richiesti a indirizzi di e-mail di soggetti ignari)). · monitora costantemente lo svolgimento del corso organizza interventi di formazione diversificati esempio la familiarizzazione con gli strumenti informatici adottati. Apprendimento collaborativo La collaborazione implica "sinergia". Per questo, l'apprendimento collaborativo ha il potenziale di fornire valore aggiunto rispetto all'apprendimento sviluppato da soli. La formazione in rete può essere un mezzo eccellente per il lavoro di gruppo, poiché facilita l'interazione tra studenti, docenti o tutor che dispongono di mezzi di comunicazione sincroni (chat, lavagne condivise, videoconferenze) e asincroni (e-mail, forum) per imparare e crescere in una dimensione sociale apprendimento collaborativo.
STRUTTURA DEL BLENDED LEARNING Attori E-tutor Corsista Strumenti piattaforma Piattaforma multimediale Software che permette di creare un ambiente virtuale di apprendimento con La struttura del Blended vede come attori protagonisti della formazione il o meglio i corsisti e le-tutor Per permettere all’e-tutor di supportare le proprie lezioni in presenza con attività di interazione in rete, viene messa a disposizione un'Aula Virtuale con forum per la comunicazione asincrona e chat per la comunicazione sincrona La comunicazione sincrona si attua quando gli interlocutori sono contemporaneamente collegati, come accade quando si telefona: perché si possa comunicare si deve agire nello stesso tempo. Ambienti tipicamente sincroni sono la chat e la videoconferenza. Per comunicazione asincrona si intende la comunicazione che avviene in modo non simultaneo. Solitamente tale interazione si sviluppa attraverso lo scambio di e-mail tra corsisti, tra corsisti e tutor e la partecipazione a forum. Stumento indispensabile per la formazione a distanza è Piattaforma multimediale un Software che permette di creare un ambiente virtuale di apprendimento all’interno del quale è possibile erogare corsi di formazione, gestire e monitorare i percorsi formativi degli utenti e accedere ad una serie di strumenti di comunicazione e di servizi collegati, quali i forum e il tutoring. Attualmente sul mercato esistono due tipi di piattaforme: quelle di prima generazione, più orientate al delivery, ovvero all’erogazione dei contenuti/corsi, e pertanto denominate Content Delivery System; quelle di seconda generazione, più orientate alla gestione di tutto il processo formativo e pertanto denominate Learning Management System aula virtuale risorse di rete Chat Forum
Cambiano le caratteristiche LE CONSEGUENZE Nuovi scenari Contesti Nuovi Cambiano le caratteristiche Cambiando lo scenario, cambiano anche i contesti e le realtà correlate. Sintetizziamo brevemente i vantaggi e le problematiche VANTAGGI PROBLEMATICHE
quando dove cosa Libertà di scelta I VANTAGGI >>Facilitazione d’approccio >>Nuove motivazioni dove cosa Nuove possibilità,forse non ancora del tutto realizzate si prospettano quali vantaggi preziosi: La libertà di gestire i tempi, i luoghi e i percorsi formativi in modo personalizzato, attingendo ad una ricca e qualitativa disponibilità di risorse e materiali la formazione online permette di commisurare l’esigenza di aggiornamento alle necessità di ciascuno sia perché la distribuzione online consente di “frequentare il corso” comodamente da casa propria o da scuola ottimizzando l’uso del tempo, sia perché la ricchezza dell’offerta formativa che Indire mette a disposizione permette a ciascuno di ritagliare un proprio percorso coerente con i bisogni di aggiornamento e stimolante anche verso innovazioni o approcci ai quali magari inizialmente non si era pensato; trattandosi di una formazione che può coinvolge tutto il territorio nazionale, ha come effetto quello di contribuire a creare un patrimonio di conoscenze e di riflessioni comuni che in qualche modo, sul lungo periodo, può rendere tutto il sistema educativo più omogeneo in termini di conoscenze e di competenze dei corsisti; consentendo interazioni a distanza tra docenti (grazie all’uso di forum e anche di laboratori sincroni) permette un confronto più allargato di quello, a volte reso asfittico dalla lunga frequentazione con gli stessi colleghi e dalla fatica del lavoro quotidiano, che è possibile nelle singole scuole. Qualità e Quantità risorse e materiali
I VANTAGGI Isolamento tradizionale Individualismo comunità di pratica e virtuali amplificazione della formazione confronto, condivisione della conoscenza e delle risorse costruttivismo e collaborativismo professione docente di nuove strategie Individualismo La grossa opportunità di uscire dall’isolamento tradizionale verso comunità di pratica e virtuali in modalità costruttica e collaborativa, l’amplificazione della comunicazione e del proprio contributo, tutto ciò arricchisce la professione docente di nuove strategie
Risvolti professionali PROBLEMATICHE Risvolti professionali 1- assenza di un documento d’intesa (A.T.A. nel prot2875 del 20 luglio 2004) 2- valore degli attestati: scarso se non addirittura nullo all’interno della professione. 3- figura dell'e-tutor: individuazione, formazione, funzione (contrattualizzazione) 1 Relativamente alle problematiche consideriamo in sintesi i risvolti professionali assenza di un documento d’intesa così come sottoscritto e perviato nel protocollo de luglio 2004 Scarso valore se non addirittura nullo degli attestati rilasciati all’interno della professione Figura dell’e-tutor un compito e un destino pieno di avversità. Chi lo individua, con quale criterio, quale percorso specifico. Formazione senza riconoscimento e attestazione finale quando la sua funzione è stata dichiarata principale anche dal monitoraggio CEFA del 2005 recentemente presentato. Il tutor esiste, ora, occorre riconoscere l’esistenza.
PROBLEMATICHE Risvolti tecnici 1- strumentalità: i costi della tipologia formativa sostenuti dal corsista 2- gradualità formativa e competenze del corsista: necessita una gradualità formativa che passi attraverso l’alfabetizzazione, l’approfondimento, il consolidamento. 2 Sin ora non si sono considerati i costi della tipologia formativa sostenuti dal corsista come attrezzatura, collegamenti, le licenze… tutto ciò si amplifica per l’e-tutor che precursore si è fatto carico delle spese, dei tempi necessari per diventarlo. Appare indispensabile una maggiore gradualità formativa. Una significante presenza di corsisti non ancora tecnologicamente alfabetizzati, abbassa il livello di raggiungimento degli obiettivi inerenti all’iniziativa proposta. Necessita una gradualità formativa che passi attraverso l’alfabetizzazione, l’approfondimento, il consolidamento.
MOMENTI IN RETE – MOMENTI IN PRESENZA Negli approcci blended si cercano di coordinare il momento dell'autoistruzione con appuntamenti di didattica collaborativa, in rete o in presenza. Le attività svolte in presenza non dovrebbero limitarsi alla classica lezione frontale, ma dovrebbero gettare un ponte verso le successive attività a distanza: dopo la stipula del contratto formativo, è bene chiarificare gli obiettivi, i tempi e le modalità di svolgimento delle attività. Nello stesso modo, le attività a distanza devono essere impostate in modo tale da facilitare i successivi momenti in presenza. La blended solution, se ben impostata, facilita il corsista nel processo di apprendimento, permettendo, nel momento di attività a distanza, l'interiorizzazione dei concetti esposti a lezione grazie allo svolgimento di attività mirate, di carattere essenzialmente operativo
CORSISTA l'ingrediente principale, il più importante in assoluto: il corsista, il fruitore del corso, l'allievo, il discente, l'apprendista, l'utilizzatore o "utente", come preferite. E' facile capire perché il corsista è spesso l'ingrediente che determina più di altri qualità ed efficacia di un'attività di e-learning. Lasciando infatti inalterati tutti gli altri componenti e cambiando solo i corsisti, si possono avere esperienze dai risultati anche diametralmente opposti: un successo con un gruppo di corsisti, un disastro totale con un altro. Ecco dunque quali dovrebbero essere gli elementi/abilità/caratteristiche fondamentali che un corsista deve disporre per poter essere un "buon" corsista: Motivazione Abilità tecniche di base Capacità comunicative Consapevolezza degli altri Disponibilità a mettersi in discussione Apertura al confronto e allo scambio gratuito Ritmi costanti Esplorazione nel contesto classe della situazione analizzata: la formazione di un immagine su uno specchio piano; • Esposizione in rete del resoconto della propria esperienza; Confronto con gli altri partecipanti e discussione in rete sui contributi inseriti. Non dimentichiamo però l'ingrediente principale, il più importante in assoluto: il corsista, il fruitore del corso, l'allievo, il discente, l'apprendista, l'utilizzatore o "utente", come preferite. E' facile capire perché il corsista è spesso l'ingrediente che determina più di altri qualità ed efficacia di un'attività di e-learning. Lasciando infatti inalterati tutti gli altri componenti e cambiando solo i corsisti, si possono avere esperienze dai risultati anche diametralmente opposti: un successo con un gruppo di corsisti, un disastro totale con un altro. Il problema è capire "come" diversi gruppi di corsisti condizionano in modo così determinante l'efficacia di un progetto di e-learning. Una volta quindi garantita la qualità degli altri ingredienti, come assicurarsi anche la "bontà" dei corsisti? Non possiamo certo pretendere di sceglierli, specie se i corsi sono offerti a pagamento e direttamente a privati. Quello che possiamo fare è osservare i casi di successo e quelli di fallimento e cercare di dedurre cosa manca al corsista per "vivere" bene il corso, per essere un "buon" corsista. Si potrebbe quindi favorire lo sviluppo di queste "qualità", con l'esecuzione di attività preparatorie e la fornitura di materiali "metaformativi" prima che inizi il corso vero e proprio. Dopo aver diretto in circa un anno corsi in rete frequentati da oltre 1500 corsisti, tutti insegnanti, tutti paganti di tasca propria e per propria iniziativa, qualche osservazione è possibile farla e mi piacerebbe condividerla per trovarne eventuale conferma e confronto. Ecco dunque quali, a mio avviso, dovrebbero essere gli elementi/abilità/caratteristiche fondamentali che un corsista deve disporre per poter essere un "buon" corsista: Motivazione Abilità tecniche di base Capacità comunicative Consapevolezza degli altri Disponibilità a mettersi in discussione Apertura al confronto e allo scambio gratuito Ritmi costanti Motivazione Il primo elemento è ovviamente la motivazione. Perché quella persona ha deciso di partecipare a questo corso? Vi è stata costretta o è stata una libera iniziativa sulla base di obiettivi ed aspettative spontanei? Sta pagando di tasca propria o altri pagano per lei/lui? In genere anche le cose più belle e piacevoli, quando si è "costretti" a farle tendono a mal disporre e a far assumere un atteggiamento difensivo e ipercritico nei confronti di quello che si fa. Anche il fatto di non rimetterci soldi propri alle volte porta ad atteggiamenti "leggeri" verso l'attività proposta, a meno che alla base non ci sia comunque un personale interesse. Ad esempio: a) un impiegato ha chiesto al proprio capo di frequentare un corso di aggiornamento in rete a spese dell'azienda; b) l'azienda costringe l'impiegato a frequentare un determinato corso di aggiornamento in rete. Nel caso a) pur non avendo l'impiegato pagato di tasca propria, la sua partecipazione dovrebbe essere più alta rispetto al caso b). La motivazione massima la si ha ovviamente quando una persona ha deciso di frequentare un corso in rete autonomamente, magari fuori dall'orario di lavoro e con proprie risorse (linea telefonica, computer, etc..) e senza aspettarsi alcun riconoscimento o rimborso dall'ambiente di lavoro dove magari le sue nuove competenze potrebbero avere ricadute. E' questo il caso in cui mi sono trovato ad operare nella mia esperienza di oltre 1500 insegnanti i quali, spesso addirittura con il parere sfavorevole del loro dirigente, hanno speso denaro, tempo (anche il più prezioso, quello in genere dedicato alla famiglia e al tempo libero) ed energie per acquisire nuove competenze in rete. Situazione "motivazionale" ideale, quindi, ma ancora non sufficiente a garantire il successo dell'iniziativa. Ci sono altri elementi che devono concorrere. Abilità tecniche di base I corsi in rete richiedono l'uso di ammennicoli ancora di non immediato e facile utilizzo. Per quanto notevole sia stata l'evoluzione dei sistemi operativi, c'è ancora molta strada da fare per rendere intuitivo e semplice l'accesso ai contenuti in rete. La configurazione del modem, la connessione al provider, i "crash" improvvisi dei sistemi operativi costituiscono ancora ostacoli intimidatori nei confronti di una persona che pretende (giustamente) di poter usare internet così come usa il televisore, senza cioè doversi preoccupare di installare l'antenna, di sintonizzare i canali e di non vedersi improvvisamente spegnere l'apparecchio solo perché stava cercando di cambiare canale. A questo si aggiunge la non ancora ideale usabilità delle interfacce dei browser web (Internet Explorer, Netscape, etc..) e dei programmi di gestione della posta elettronica (Outlook Express, Eudora, etc..). Questi programmi sono necessari per l'uso di qualsiasi sistema di e-learning. Si aggiunge, ancora, l'interfaccia web dei sistemi di e-learning (LMS). Alcune criptiche, magari in inglese, poco intuibili o che costringono ad arzigogolati procedimenti solo per riuscire ad iscriversi ad un corso. Infine, anche l'interfaccia dei contenuti potrebbe porre dei problemi di usabilità: difficili da scaricare, o da fruire online. Tutti questi ostacoli prescindono completamente dal contenuto effettivo del corso che, almeno quello, si spera sia posto in modo chiaro e comprensibile. Per affrontare gli ostacoli di "usabilità" viene ancora richiesta al corsista un dose sufficiente di abilità tecniche ed operative, e anche di paziente indulgenza verso gli strafalcioni dei progettisti di software. Windows visualizza infatti ancora messaggi come: "Questo programma ha eseguito un'operazione non valida e sarà terminato", inculcando un sottile senso di colpa nell'utente che si starà chiedendo angosciato cosa di così tanto non valido avrà fatto commettere a quel programma da fargli meritare una pena di morte senza appello! :) L'utente dei corsi in rete, quindi, deve saper usare la rete e i suoi strumenti di base (web, email). Capacità comunicative Saper comunicare non è facile, comunicare in rete poi, è ancora più difficile. Perché se non si possiedono buone doti comunicative si può incorrere spesso in equivoci indotti dal medium tecnologico. Non potendo vedere "in faccia" l'interlocutore non se ne coglie il tono, l'ammiccamento, la componente non verbale della comunicazione. Si potrebbe avere inoltre l'impressione di essere osservati direttamente e personalmente, anche magari quando taluni messaggi sono rivolti a tutti, e di conseguenza reagire in modo esagerato od improprio ai vari stimoli. Non si capisce bene fino a che punto ci si può spingere con la "confidenza" con il tutor e con i colleghi di corso. Uso il tu o il lei? Si offenderà? Sta effettivamente ridendo o mi sta prendendo in giro? Ce l'ha con me? Mi crede un idiota? Queste sono alcuni dei dubbi che attanagliano un corsista poco comunicativo ed insicuro quando ad esempio interagisce con il tutor, specie se anche quest'ultimo è scarsamente comunicativo. Il corsista insomma deve saper essere e saper comunicare in rete. Saper essere e saper comunicare in rete significa riuscire ad esistere nella rete così come riusciamo ad esistere nel mondo fisico. Per fare questo è necessario smitizzare la rete e considerarla come uno dei tanti luoghi nei quali la nostra persona e la nostra personalità esiste e come uno dei tanti strumenti con i quali i nostri pensieri vengono espressi. Si deve cioè smettere di considerare la rete come una cosa "virtuale" e viverla invece come una cosa assolutamente e decisamente "reale", perché reale e non virtuale è, ad esempio, una telefonata :) Le "emoticon" aiutano. I vari :) ;) etc.., cioè possono colmare alcuni svantaggi del mancato contatto visivo, ma non bastano, occorre saper tradurre la propria personalità e comunicabilità in termini di pixel e bit. Personalità che rimane comunque "reale", indipendentemente quindi dal luogo in cui si esprime e dallo strumento con cui si esprime. Anche il semplice porre una domanda in rete, richiede una buona percezione del senso della rete, oltre che abilità comunicative. Mi è capitato di osservare alcuni corsisti che pretendevano che io capissi la loro questione come se stessi lì fisicamente al loro fianco, mi scrivevano infatti: "ho provato questa pagina ma non funziona. Perché?". Quale pagina? Cosa esattamente non funziona? Ho esemplificato un caso estremo ovviamente, in cui il senso della rete era completamente ignorato, rimanendo attaccato alla più rassicurante esperienza fisica del qui ed ora. La capacità di comunicazione in rete è strettamente legata alla consapevolezza degli altri, che vado quindi immediatamente a commentare. Consapevolezza degli altri In un corso in rete non ci sono solo io e il tutor. Ci sono anche gli altri. Questo alle volte il corsista non lo percepisce a fondo. La comunicazione tende quindi ad essere individuale, ignorando completamente la presenza degli altri. Questo è un gran peccato, perché si decide di perdere a priori l'enorme contributo che gli altri possono dare alle questioni dibattute nel corso. E' evidente infatti che se un corsista comunica solo con il tutor ignorando gli altri, mal dispone gli altri ad offrire una mano per risolvere eventuali suoi problemi o per approfondire insieme i vari argomenti. E' una grossa perdita per il corsista ma anche una grossa perdita per il corso: un enorme patrimonio intellettuale che rimane allo stato potenziale. Il corsista deve sapere che esistono anche gli altri e comunicare con tutti gli attori coinvolti dal corso per avvalersi di tutte le intelligenze con cui può entrare in contatto. In questo modo non solo il corsista, ma tutto il corso ne trarrà straordinario beneficio. Prendendo consapevolezza degli altri l'esperienza corsuale oltre ad essere formativa, può rappresentare anche un'importante esperienza di socializzazione. Ma non basta solo comunicare ed essere consapevoli di comunicare con altri, è necessario anche disporsi a rinunciare a proprie convinzioni e accettare quelle degli altri, se ritenute effettivamente più valide. E' questo il successivo elemento che vado ad osservare. Disponibilità a mettersi in discussione Mettersi in discussione significa non restare attaccati ad ogni costo alle proprie idee e convinzioni e accettare anzi critiche e punti di vista degli altri, se costruttivi e ben argomentati. In questo modo ci si sente anche in diritto di poter criticare, costruttivamente, e comunicare il proprio punto di vista agli altri. E il corso, oltre al corsista, cresce in competenze. Criticare costruttivamente significa innanzitutto non offendere, non fare osservazioni personali del tipo "mi stai molto antipatico e quindi quello che dici non lo condivido", ma piuttosto argomentare la propria opinione ma sempre avendo presente che è la "propria" opinione, uno tra i tanti punti di vista che possono scaturire. Esempio di critica costruttiva: "stando a quello che ho imparato finora, e in particolare per questo e quel principio, mi sembra che il tuo lavoro difetti in questo e quello. Personalmente lo correggerei in questo e quest'altro modo. Non ti pare?" Esempio di critica non costruttiva: "ho visto il tuo lavoro, non mi piace. Perché non lo migliori?" Non è facile mettersi in discussione, l'orgoglio, la presunzione, la convinzione di aver fatto il lavoro migliore per il semplice fatto di averci dedicato nottate e giorni interi rappresentano forti e naturali ostacoli ad una vera "messa in discussione". Ma non è il tempo che ci si dedica ad una cosa a renderla valida, ma l'effettiva rispondenza di quella cosa agli obiettivi che ci si era proposti. E questa rispondenza è il gruppo a confermarla, raramente l'autore. Il corsista deve saper accettare le critiche, per poterle fare. Un corsista capace di mettersi in discussione sarà sicuramente un corsista che accrescerà di molto le sue competenze in ordine ai contenuti del corso e saprà aiutare gli altri a fare altrettanto. Questo perché il sapersi mettere in discussione agevola un altro importante atteggiamento del "buon" corsista in rete: l'apertura al confronto e allo scambio gratuito. Apertura al confronto e allo scambio gratuito Mettendosi in discussione ci si pone naturalmente disponibili a ricevere suggerimenti e contributi. Spesso validi contributi, altre volte meno, ma comunque cose nuove e "in più" che da soli non si sarebbe riusciti a realizzare. Ricevendo contributi, ci si sente in qualche modo obbligati a fornirne dei propri agli altri, in una sorta di spirale virtuosa che conduce al raggiungimento di traguardi impensabili. Si pensi ad esempio che è proprio grazie a queste attitudini che è nato, cresciuto e pasciuto Linux, l'unico sistema operativo in grado di impensierire seriamente Microsoft. La gratuità degli scambi è ripagata dalla ricchezza di contributi che in questo modo si ricevono. Il corsista che non contribuisce, tenendo tutto per sé e aspettando che sia solo il tutor a dirgli "va bene" o "non va bene" si isola dal gruppo e si impoverisce di tutte le potenziali idee risolutive e migliorative che dal gruppo provengono. Il corsista deve saper condividere le proprie idee per potersi arricchire di quelle degli altri. Ma tutto ciò non deve avvenire sporadicamente, saltuariamente. E' necessario mantenere un ritmo e una frequenza costante nel corso. Ritmi costanti Il ritmo è importante. Il corsista deve imporsi dei tempi e una frequenza di presenza e lavoro nel corso. Non necessariamente alti, ma comunque costanti. Ad esempio: "mi collego una volta al giorno per almeno un'ora". In questo modo cresce non solo la consapevolezza tua degli altri nel corso, ma anche gli altri si rendono conto che tu ci sei. Inoltre, se non si mantiene il ritmo si può rischiare di perdere concentrazione e non fissare quindi le competenze che si vanno apprendendo. E' più difficile entrare in un corso in rete se non se ne è condivisa nel tempo tutta la sua storia. E' certo compito del tutor aiutare il corsista che si è "assentato" per molto tempo dal corso a rimettersi in carreggiata, ma è anche il corsista a doversi organizzare per garantire un ritmo costante e continuo, compatibile con i propri impegni e la propria vita personale e professionale. Un buon corsista deve saper organizzare la propria partecipazione al corso. Conclusioni Queste per me le qualità che fanno di un corsista un "buon" corsista, a prescindere dagli obiettivi e dai contenuti del corso in rete. Nei corsi in rete che dirigo e conduco cerco di formare nel corsista queste caratteristiche o di esaltarle, quando sono già presenti. Non sempre ci si riesce, ma è comunque un obbligo, a mio avviso, provarci. Potremmo anche disporre della migliore piattaforma di e-learning, dei migliori contenuti, dei più grandi tutor, ma se non abbiamo anche il migliore gruppo di corsisti (nel senso che qui ho descritto) rischiamo che tutto fallisca miseramente. Sarebbe proprio un gran peccato. http://www.espertoweb.it/articolo.php?id_articolo=corsista
E- TUTOR Il ruolo dell'e-tutor si è imposto nell'ambito dell'e-learning come uno dei fattori decisivi per la buona riuscita dell'attività formativa. A questa figura spetta, infatti, il compito delicato di accompagnare i percorsi di apprendimento dei corsisti, sostenendone l'acquisizione di conoscenza, mediando la loro relazione con la tecnologia, favorendone il lavoro collaborativo, monitorandone in tempo reale atteggiamenti e comportamenti. Si tratta di un ruolo la cui centralità è sentita anche nella scuola italiana dal momento che la formazione degli insegnanti in servizio, per decisione del Miur, passa ormai attraverso le modalità dell'e-learning L'e-tutor è un ruolo previsto nei corsi blended e online, in cui la comunità virtuale è coinvolta in attività – individuali o di gruppo – a distanza. Il numero degli e-tutor per corsisti è fortemente condizionato dal tipo di attività che si intendono svolgere online. In genere, è previsto un e-tutor ogni 20/25 corsisti A discrezione del e-tutor, i materiali didattici possono essere presentati anche in forma multimediale, integrando testo, audio, video, al fine di potenziarne l'efficacia (qualità comunicativa dell'oggetto in relazione ai contenuti), l'estetica (qualità dell'oggetto in relazione alla cura dell'interfaccia sul piano grafico), l'usabilità (qualità dell'oggetto in relazione alla sua facilità d'uso). Durante la progettazione di ambienti multimediali il focus è sempre sul modo in cui i corsisti riusciranno a interagire con la risorsa; si cercherà quindi di creare oggetti (audio, video, photogallery, musicagallery, glossari interattivi, ecc.) facilmente fruibili e navigabili, per non compromettere l'efficacia comunicativa del tutto. Il ruolo dell'e-tutor si è imposto nell'ambito dell'e-learning come uno dei fattori decisivi per la buona riuscita dell'attività formativa. A questa figura spetta, infatti, il compito delicato di accompagnare i percorsi di apprendimento dei corsisti, sostenendone l'acquisizione di conoscenza, mediando la loro relazione con la tecnologia, favorendone il lavoro collaborativo, monitorandone in tempo reale atteggiamenti e comportamenti. Si tratta di un ruolo la cui centralità è sentita anche nella scuola italiana dal momento che la formazione degli insegnanti in servizio, per decisione del miur, passa ormai attraverso le modalità dell'e-learning. in cosa questa figura si differenzia da quella più tradizionale del tutor in presenza? Quella dell'e-tutor è una figura ancora in fase di definizione. Essa presenta tuttavia alcuni significativi elementi di discontinuità rispetto alle forme di tutoring diffuse nella didattica tradizionale: mentre il tutor nelle pratiche più comuni mantiene una funzione sostanzialmente collaterale rispetto a quella del docente, svolgendo per lo più attività di orientamento e di supporto in aula o al tirocinio, l'e-tutor tende ad assumere un ruolo sempre più centrale all'interno delle funzioni istruttive (preparazione di materiali didattici, gestione delle interazioni, valutazione), ora rimodulate in una versione più articolata (facilitazione, animazione, moderazione di gruppi): in breve nella formazione online il tutor, o meglio l'e-tutor, acquista una inedita centralità , giungendo ad appropriarsi del core dell' "istruzione", mentre allo stesso tempo quest'ultima si amplia e riconfigura. 2. Quali sono i compiti essenziali dell'e-tutor? Uno dei compiti essenziali dell'e-tutor può essere individuato nel concetto di "abolire l'assenza", secondo un orientamento di studi ormai sviluppato nella letteratura internazionale. Che cosa intendiamo? Va da sé che, nonostante gli indubbi vantaggi che l'indipendenza dai vincoli spazio-temporali può comportare, è proprio sul versante della delocalizzazione della relazione che sono più evidenti le criticità di una relazione educativa mediata dal computer: non è forse la separatezza fisica tra allievo e docente il principale fattore di debolezza dell'e-learning e della didattica a distanza in generale? Ora non c'è dubbio che la "distanza", intesa come rottura spazio-temporale e conseguente separazione delle attività di insegnare e apprendere, possa costituire e vada considerata come un problema per il rapporto educativo. Tuttavia lo stesso concetto di distanza andrebbe problematizzato per considerare come questo fattore entri normalmente in gioco nell'apprendimento. Lo studio del problema ha portato a scoprire che le problematiche della "distanza" hanno un carattere eminentemente psicologico e sociale. Moore ha fornito sin dagli anni '70 un interessante contributo teorico introducendo il concetto di distanza transazionale (Moore 1995): la distanza transazionale è una variabile che non dipende dalla distanza fisica quanto piuttosto ed essenzialmente dal grado di strutturazione del percorso formativo e dall'assenza o meno di dialogo tra docente e studente. Tanto più il percorso è strutturato, lasciando scarso spazio al dialogo e alla negoziazione, tanto più alta è la distanza transazionale. Il problema non è tanto la distanza fisica, ma l'"assenza simbolica", l'assenza di dialogo", il senso di distacco che lo studente avverte nei confronti dell'attività formativa, e in questo senso un corso in presenza non offre maggiori garanzie. Da un punto di vista educativo, si tratterà quindi non tanto di cercare di "rimpiazzare" ciò che è fisicamente assente (distanza geografica) - progetto da sempre fallimentare - ma piuttosto di "far circolare i segni della presenza" (Jaquinot, 2002). In questo senso, docenti, tutor e formatori dovrebbero sviluppare consapevolezza sui diversi modi di "dare" e "sollecitare" i segni della presenza attraverso i nuovi media. Nel volume, ci soffermiamo su questa pista di lavoro che ci appare essenziale per comprendere in che modo l'e-tutor possa far circolare i segni della presenza , intervenendo in un equilibrio costante tra cura dell'allievo e supporto allo sviluppo della sua autonomia. 3. Quali competenze un e-tutor dovrebbe possedere? Comunemente si tende a ritenere che per diventare e-tutor sia sufficiente possedere una competenza di dominio, integrata con una serie di conoscenze tecniche sugli strumenti di comunicazione on line. Oppure, peggio ancora, si sottovaluta la stessa competenza di dominio, finendo con l'assimilare la figura dell'e-tutor a quella di un tecnico di rete in grado di operare in ogni ambito disciplinare. Sfugge spesso l'articolato complesso di competenze che questa figura richiede su più versanti, ossia: le competenze di dominio, che non dovrebbero mai essere al di sotto di quelle degli allievi, quelle tecnico-comunicative, che dovrebbero includere non solo la conoscenza degli strumenti di comunicazione online e della netiquette, ma anche una comprensione delle specificità della comunicazione mediata dal computer (CMC), quelle fenomenologiche e quelle metodologiche, entrambe molto trascurate. Un e-tutor deve confrontarsi con questi diversi piani che interagiscono tra loro secondo modalità che vanno dialetticamente definite. Si tratta di un passaggio cruciale per un'effettiva comprensione e definizione operativa di questo profilo. In sintesi, si può affermare che le competenze essenziali dell'e-tutor debbano comprendere, oltre alle necessarie competenze sul piano tecnico e disciplinare, almeno competenze metodologico-didattiche, comunicative, relazionali, organizzative e di gestione di gruppi e comunità virtuali. Maria Ranieri, Mario Rotta
FORUM Ambiente virtuale all'interno del quale gli utenti possono discutere su argomenti di interesse comune. È basato in genere su bacheche ove è possibile lasciare dei messaggi di avvio di una discussione “thread” o repliche ad altri messaggi. Può essere libero o animato da un e-tutor L’ambiente di formazione infatti prevede due tipologie di forum: una strettamente legata all’attività di formazione (forum connessi ai vari laboratori o alle tematiche oggetto di studio) e una community che invece è aperta alla discussione generale. Questa seconda area è risulta indispensabile per evitare che i forum di lavoro siano intasati di messaggi OT, cioè fuori tema. Ambiente di comunicazione in rete di tipo asincrono, basato in genere su bacheche su cui è possibile lasciare dei messaggi o sotto forma di messaggi di avvio di una discussione o come repliche (reply) ad altri messaggi. Ambiente virtuale all'interno del quale gli utenti possono discutere su argomenti di interesse comune. È basato in genere su bacheche ove è possibile lasciare dei messaggi di avvio di una discussione o repliche ad altri messaggi. Può essere libero o animato da un e-tutor. I forum sono un significativo valore aggiunto al modello di formazione online perché allargano le possibilità di discussione e di confronto ben al di là della classe, reale e virtuale, nella quale il docente è inserito. Per la maggior parte degli insegnanti si tratta di un’esperienza nuova e potenzialmente molto coinvolgente: dimostrano un grande interesse per la sperimentazione di questa modalità di relazione anche, e direi a volte soprattutto, in termini di potenziamento delle possibilità comunicative. L’ambiente di formazione infatti prevede due tipologie di forum: una strettamente legata all’attività di formazione (forum connessi ai vari laboratori o alle tematiche oggetto di studio) e una community che invece è aperta alla discussione generale. Questa seconda area è risultata indispensabile per evitare che i forum di lavoro fossero intasati di messaggi OT, cioè fuori tema Il forum è un particolare strumento di comunicazione telematico in cui l'utente può scrivere dei messaggi (post) che verranno pubblicati in uno spazio comune insieme ai messaggi degli altri utenti. Ad ogni messaggio potranno seguire diverse risposte (reply), che seguiranno l'argomento del messaggio originario (topic), costituendo un thread, abbreviato in 3D.
CHAT La chat (in inglese, letteralmente, "chiacchierata") è una forma di comunicazione in rete che consente di comunicare con altri utenti (uno o più di uno) attraverso la tastiera del computer: si scrive una frase e questa è immediatamente visualizzata sugli schermi degli altri partecipanti. A differenza della posta elettronica, in una chat la comunicazione avviene quindi in tempo reale. Forma di comunicazione in rete che consente di comunicare con altri utenti (uno o più di uno) attraverso la tastiera del computer: si scrive una frase e questa è immediatamente visualizzata sugli schermi degli altri partecipanti. A differenza della posta elettronica, in una chat la comunicazione avviene quindi in tempo reale. Il termine chat (in inglese, letteralmente, "chiacchierata") viene usato per riferirsi a un'ampia gamma di servizi sia telefonici che via Internet; ovvero, complessivamente, quelli che i paesi di lingua inglese distinguono di solito con l'espressione "online chat", "chat in linea". Questi servizi, anche piuttosto diversi fra loro, hanno tutti in comune due elementi fondamentali: il fatto che il dialogo avvenga in tempo reale,
AULA VIRTUALE Aula virtuale: La lezione a distanza Oggi prende sempre più slancio la formazione contemporanea a più studenti presenti in sedi diverse da parte di un unico docente, tramite le aule virtuali. Con questo tipo di formazione, il docente comunica a distanza tramite sistemi sofisticati di videoconferenza e gli studenti lo vedono su uno schermo tramite un proiettore o sul proprio computer. L'obiettivo della creazione di questi ambienti informativi è di associare alla situazione reale di aula (lezioni, appuntamenti di lavoro, incontri formativi, colloqui, discussione, elaborazione ...) uno spazio virtuale che consente di mettere in relazione altri materiali di studio e documentazione (Dossier didattici; bibliografie mirate; saggi di approfondimento; materiali di documentazione; ...). Mettendo assieme la situazione reale e quella dell'aula virtuale si vorrebbe fissare ancora meglio i contenuti, i significati e la "memoria" degli incontri di formazione. Aula virtuale: La lezione a distanza Oggi prende sempre più slancio la formazione contemporanea a più studenti presenti in sedi diverse da parte di un unico docente, tramite le aule virtuali. Con questo tipo di formazione, il docente comunica a distanza tramite sistemi sofisticati di videoconferenza e gli studenti lo vedono su uno schermo tramite un proiettore o sul proprio computer. Per l’insegnamento delle lingue, l’aula virtuale (solamente con audio) è alla portata anche dell’utente casalingo, purché dotato di cuffia con microfono (dal costo di 10-20 Euro), come nel caso di Englishtown (http://www.englishtown.com). Differenze organizzative tra aula virtuale e formazione a distanza - L’aula virtuale richiede la presenza contemporanea di un formatore e degli studenti in sedi diverse e la presenza di particolari attrezzature per la videoconferenza - I WBT e gli E-book possono essere consultati su qualunque computer "tradizionale" o su un palmare. Potremmo elencare altre caratteristiche, ma è subito chiaro che l’investimento iniziale in un’aula virtuale è maggiore rispetto ad altre soluzioni di FAD, ma offre la possibilità di essere immediatamente alternativa alla formazione in aula, con un risparmio sui costi di trasferta degli studenti. Le valutazioni da fare sono quindi prettamente di tipo economico nella scelta a favore o sfavore di una soluzione formativa che faccia uso di aule virtuali L'obiettivo della creazione di questi ambienti informativi è di associare alla situazione reale di aula (lezioni, appuntamenti di lavoro, incontri formativi, colloqui, discussione, elaborazione ...) uno spazio virtuale che consente di mettere in relazione altri materiali di studio e documentazione (Dossier didattici; bibliografie mirate; saggi di approfondimento; materiali di documentazione; ...). Mettendo assieme la situazione reale e quella dell'aula virtuale si vorrebbe fissare ancora meglio i contenuti, i significati e la "memoria" degli incontri di formazione.