Il rischio operativo di gestione come criterio distintivo tra appalto e concessione Laura Berionni Foligno, 10 ottobre 2013 Progetto di ricerca "Regioni.

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Il rischio operativo di gestione come criterio distintivo tra appalto e concessione Laura Berionni Foligno, 10 ottobre 2013 Progetto di ricerca "Regioni e Unione Europea" (Re.Ue) Università degli Studi di Perugia

Le ultime pronunce della Corte di Giustizia europea, così come la proposta di direttiva sull’aggiudicazione dei contratti di concessione COM 2011 (897), focalizzano l’attenzione sull’elemento del rischio operativo di gestione, quale elemento caratterizzante il “modello concessorio” e a cui far riferimento per distinguerlo dal “modello appaltizio”. Questa premessa apre diversi interrogativi; in particolare si cercherà di capire: 1. SU CHE COSA SI FONDA E PERCHÉ È IMPORTANTE LA DISTINZIONE TRA APPALTO E CONCESSIONE? 2. PERCHÉ VIENE DATA MAGGIORE ATTENZIONE ALL’ELEMENTO DEL RISCHIO? 3. COME SI DEFINISCE E QUANTIFICA IL RISCHIO? Universita' degli studi di Perugia- Progetto di ricerca "Regioni e Unione Europea" (Re.Ue)

1. SU CHE COSA SI FONDA E PERCHÉ È IMPORTANTE LA DISTINZIONE TRA APPALTO E CONCESSIONE? Direttiva 2004/18/CE (art.1, comma 2, lett. a) e d), e commi 3 e 4). La concessione è un contratto che presenta le stesse caratteristiche di un appalto pubblico. La differenza tra un appalto di servizi e una concessione di servizi risiede nel corrispettivo della fornitura di servizi. L’appalto di servizi comporta un corrispettivo versato direttamente dall’amministrazione aggiudicatrice al prestatore di servizi, mentre, nel caso di una concessione di servizi, il corrispettivo della prestazione di servizi consiste nel diritto di gestire il servizio, o da solo o accompagnato da un prezzo. Universita' degli studi di Perugia- Progetto di ricerca "Regioni e Unione Europea" (Re.Ue)

È importante distinguerli non sono per una questione formale, ma perché sono sottoposti a DUE DIVERSI REGIMI GIURIDICI. (Si veda Guida, p.96, n. 200) Un'autorità pubblica che decide di esternalizzare la gestione di un servizio con pagamento di un corrispettivo (versamento diretto/diritto di gestione) deve attenersi alle disposizioni del diritto dell'Unione. Si devono distinguere due casi: A) l'autorità pubblica aggiudica un appalto pubblico di servizi. In questo caso, l'autorità pubblica paga al fornitore di servizio un determinato corrispettivo. Quando il valore del mercato è superiore alle soglie di applicazione della direttiva 2004/18/CE, gli appalti pubblici di servizi rientrano nel campo di applicazione della direttiva, che va applicata in ogni punto. * Universita' degli studi di Perugia- Progetto di ricerca "Regioni e Unione Europea" (Re.Ue)

B) L'autorità pubblica aggiudica una concessione di servizi. In questo caso, il corrispettivo consiste principalmente nel diritto di gestire economicamente il servizio, con la conseguenza che il concessionario assume il rischio operativo derivante dalla gestione del servizio in questione. Al momento, mancando una direttiva ad hoc, le autorità pubbliche che aggiudicano una concessione di servizi devono rispettare le disposizioni e i principi essenziali del diritto dell'Unione e in particolare i principi di trasparenza, di parità di trattamento, di non discriminazione, mutuo riconoscimento e proporzionalità.

1.a. Dubbio: Il rispetto dei “principi” che cosa implica? Al momento, quali disposizioni si applicano alle concessioni di servizi?  Per quanto riguarda gli obblighi che derivano dai principi di trasparenza e non discriminazione si rimanda alla Guida, sez. 4, p. 99, n.202. e p.108 n Ulteriori indicazioni sono state fornite nella Comunicazione interpretativa della Commissione sulle concessioni nel diritto comunitario del 12 aprile 2000 (in GUCE C-121 del 29 aprile 2000).  Sembra invece interessante accennare a due recentissime sentenze del Consiglio di Stato che chiariscono quali disposizioni debbono ritenersi applicabili alle concessioni in quanto espressione di principi. (Consiglio di Stato, Adunanza Plenaria, 7 maggio 2013, n. 13; Consiglio di Stato, Adunanza plenaria, 6 agosto 2013 n. 19). Universita' degli studi di Perugia- Progetto di ricerca "Regioni e Unione Europea" (Re.Ue)

Consiglio di Stato, Adunanza Plenaria, 7 maggio 2013, n. 13; Consiglio di Stato, Adunanza plenaria, 6 agosto 2013 n. 19 Art. 30, comma 3, del codice dei contratti pubblici: prevede che l’affidamento delle concessioni di servizi non può essere sottratto ai principi espressi dal Trattato in tema di concorrenza ed ai principi generali relativi ai contratti pubblici. Da un lato tutte le norme di dettaglio costituiscono una più o meno immediata applicazione di principi generali; dall’altro, tuttavia, non si può sostenere l’applicazione di tutte le norme delle direttive (e del codice) alle concessioni, in quanto espressamente escluse. La soluzione individuata dal Consiglio di Stato è quella di “verificare” la ratio della disposizione in questione, cioè la sua natura: nel caso di una disposizione meramente procedurale non potrà sostenersi l’applicazione anche alle concessioni, mentre nel caso di disposizione che per sua natura si ricollega o enuncia un principio generale, si dovrà ritenere applicabile a tutti i contratti pubblici Universita' degli studi di Perugia- Progetto di ricerca "Regioni e Unione Europea" (Re.Ue)

Nelle sentenze richiamate, ad esempio, il C.S. afferma l’applicabilità alle concessioni di servizi di specifiche disposizioni del codice in quanto diretta attuazione di principi generali del codice dei contratti pubblici e dei principi generali del procedimento amministrativo, quali imparzialità e trasparenza. In particolare: art. 84, comma 4, relativo alle incompatibilità dei componenti della commissione giudicatrice e comma 10, relativo ai tempi di nomina della commissione, in Consiglio di Stato, Adunanza Plenaria, 7 maggio 2013, n. 13; art. 75, relativo alla commisurazione della garanzia a corredo dell’offerta e art. 69, a norma del quale le particolari condizioni di esecuzione del contratto che è possibile apporre, attinenti anche "a esigenze sociali", devono essere "precisate nel bando di gara, o nell'invito nel caso di procedure senza bando, in Consiglio di Stato, Adunanza plenaria, 6 agosto 2013 n. 19. Al di la del caso specifico, il messaggio da cogliere è quello per cui alle concessioni di servizi si applicano anche le norme di dettaglio del codice quando queste sono espressione di principi generali e ad essi riconducibili e quindi l’art. 30 del codice non va letto in modo ‘‘puro e semplice’’, ammettendo soltanto l’applicazione delle disposizioni espressamente richiamante.

2. PERCHÉ VIENE DATA MAGGIORE ATTENZIONE ALL’ELEMENTO DEL RISCHIO? Il corrispettivo quale elemento differenziante implica che la remunerazione, nel modello concessorio, non è garantita dall’amministrazione aggiudicatrice, bensì dagli importi riscossi presso gli utenti. Mentre l’appalto ha per oggetto la prestazione di servizi in favore dell’amministrazione verso un determinato corrispettivo e l’appaltatore ha quindi una ragionevole certezza di un determinato guadagno, la concessione ha per oggetto un servizio reso in favore dell’utenza, sulla base di un piano economico finanziario che prevede un determinato equilibrio alla luce di stime legate all’utilizzo del servizio da parte dell’utenza; il concessionario non ha quindi la certezza del suo income, che potrebbe aumentare o ridursi a seconda di diversi ed imprevedibili fattori. Universita' degli studi di Perugia- Progetto di ricerca "Regioni e Unione Europea" (Re.Ue)

Emerge la centralità del rischio legato alla gestione dei servizi in questione. Il mancato trasferimento al prestatore del rischio legato alla prestazione dei servizi indica che l’operazione in parola rappresenta un appalto pubblico di servizi e non una concessione di servizi. Alla luce del diritto europeo, è superata ed errata la tesi per cui la concessione si distingue dall’appalto di servizi in ragione del fatto che solo la prima ha come beneficiario la collettività mentre il secondo è reso in favore dell’amministrazione. Ne deriva l’insufficienza del solo aspetto “remunerazione” e della sussistenza di un rapporto c.d. triangolare al fine di qualificare una concessione: il fatto che il servizio sia reso all’utenza e questa paghi un prezzo al concessionario configura un appalto e non una concessione se viene a mancare il rischio operativo di gestione. Il caso del trasporto pubblico locale ne rappresenta un esempio emblematico Universita' degli studi di Perugia- Progetto di ricerca "Regioni e Unione Europea" (Re.Ue)

ESEMPIO (1) Affidamento del servizio di trasporto pubblico mediante autobus (sentenza CGUE 10 novembre 2011, Norma-A SIA e Dekom SIA contro Latgales plānošanas reģions). Una parte del corrispettivo consiste nel diritto di gestire i servizi di trasporto pubblico, ma al contempo l’amministrazione aggiudicatrice versa una somma pecuniaria a titolo di compensazione e, inoltre, le disposizioni di diritto pubblico che disciplinano la prestazione del servizio nonché le clausole contrattuali, limitano ulteriormente il rischio di gestione del servizio. Pertanto, nonostante il servizio è reso a favore dell’utenza e si prevede il pagamento di una tariffa, l’assenza di rischio configura un modello appaltizio con la conseguenza di applicazione della specifica normativa. Universita' degli studi di Perugia- Progetto di ricerca "Regioni e Unione Europea" (Re.Ue)

ESEMPIO (2) La giurisprudenza interna si conforma a quella europea: Affidamento del servizio di trasporto pubblico mediante autobus (Consiglio di Stato, sez. V, 3 Maggio 2012, n. 2531) Il contratto di servizio prevede l’erogazione, da parte dell’ente affidante, di un corrispettivo annuo. Ad avviso del Consiglio di Stato la previsione di siffatta remunerazione fa venir meno la presenza di un rischio trasferito in capo al singolo operatore, pertanto si tratta di contratti che devono essere aggiudicati tramite una procedura d’appalto. Nella sentenza si afferma, quindi, che in presenza di uno “specifico contratto di servizio ove si impongono specifici oneri e determinate remunerazioni, previste con riguardo al singolo operatore”, il rischio viene meno e ci troviamo di fronte a “contratti veri e propri che devono essere aggiudicati tramite una procedura d’appalto” e non, come avvenuto nel caso in esame, mediante affidamento diretto. Universita' degli studi di Perugia- Progetto di ricerca "Regioni e Unione Europea" (Re.Ue)

Implicazioni sulla disciplina applicabile L’art. 23 del Codice degli Appalti, esclude dall’applicazione del Codice medesimo gli “appalti delle stazioni appaltanti relativi alla prestazione di un servizio al pubblico di autotrasporto mediante autobus[…]”. Ma questo va applicato in conformità alla normativa comunitaria che ne definisce il campo operativo. L’art. 5 del Regolamento 23 ottobre 2007, n. 1370, specifica che i contratti di servizio o i contratti di servizio pubblico di cui alle direttive 2004/17/CE o direttiva 2004/18/CE per la fornitura di servizi di trasporto di passeggeri con autobus o tram sono aggiudicati secondo le procedure di cui a dette direttive, qualora tali contratti non assumano la forma di contratti di concessione di servizi. Pertanto, le disposizioni del regolamento n. 1370/07 (che ammette affidamento diretto) si applicano “solamente nel caso in cui i contratti assumono la forma di concessione di servizi”; diversamente, “se i contratti assumono la forma dell’appalto pubblico, ad essi si applicano le disposizioni di cui alle direttive 2004/17/CE e 2004/18/CE. Universita' degli studi di Perugia- Progetto di ricerca "Regioni e Unione Europea" (Re.Ue)

L’applicabilità della normativa sugli appalti in caso di trasporto pubblico mediante autobus non dipende dalla circostanza che il servizio sia reso ad una platea indifferenziata di utenti o a specifici destinatari, bensì dalla forma (appalto o concessione) del contratto stipulato dall’Amministrazione per l’affidamento del servizio medesimo. Qualora il rischio sia a carico dell’impresa la fattispecie sarà configurabile come concessione ed il servizio potrà essere affidato direttamente ai sensi dell’art. 5 del regolamento n. 1370/2007. Qualora, invece, l’impresa non supporti l’alea connessa alla gestione del servizio, la situazione dovrà essere posta sotto l’egida della disciplina degli appalti pubblici, con i conseguenti oneri di attivazione delle necessarie procedure competitive. Universita' degli studi di Perugia- Progetto di ricerca "Regioni e Unione Europea" (Re.Ue)

3. DEFINIZIONE E QUANTIFICAZIONE DEL RISCHIO. Posto che il rischio operativo di gestione è l’elemento chiave che consente di distinguere una concessione di servizi da un appalto di servizi, in che cosa consiste e quando può ritenersi sussistente? Universita' degli studi di Perugia- Progetto di ricerca "Regioni e Unione Europea" (Re.Ue)

Il rischio di gestione deve essere inteso come rischio di esposizione all’alea del mercato il quale può tradursi in: 1.rischio di concorrenza da parte di altri operatori, 2.rischio di uno squilibrio tra domanda e offerta di servizi, 3.rischio d’insolvenza dei soggetti che devono pagare il prezzo dei servizi forniti, 4.rischio di mancata copertura delle spese di gestione mediante le entrate 5.rischio di responsabilità di un danno legato ad una carenza del servizio Universita' degli studi di Perugia- Progetto di ricerca "Regioni e Unione Europea" (Re.Ue)

Proposta di direttiva sull’aggiudicazione dei contratti di concessione COM(2011) 897 (art. 2, comma 2) “Il diritto di gestire i lavori o i servizi di cui al paragrafo 1, punti 2), 4) e 7), comporta sempre il trasferimento al concessionario del rischio operativo sostanziale. Si considera che il concessionario assuma il rischio operativo sostanziale nel caso in cui non sia garantito il recupero degli investimenti effettuati o dei costi sostenuti per la gestione dell’opera o dei servizi oggetto della concessione. Tale rischio economico può assumere una delle due forme seguenti: (a) il rischio relativo all’uso dei lavori o alla domanda di prestazione del servizio; oppure (b) il rischio relativo alla disponibilità delle infrastrutture fornite dal concessionario o utilizzate per la fornitura dei servizi agli utenti Universita' degli studi di Perugia- Progetto di ricerca "Regioni e Unione Europea" (Re.Ue)

3.1 Dubbio. QUANTIFICAZIONE DEL RISCHIO Nel caso della concessione il corrispettivo consiste nel diritto di gestire il servizio da solo o accompagnato da un prezzo. Se dunque il diritto di gestire può essere accompagnato da una compensazione economica da parte dell’amministrazione al concessionario, bisognerà definire il quando e il quantum, dato che, comunque, questo prezzo non potrà essere tale da eliminare il rischio di gestione. Universita' degli studi di Perugia- Progetto di ricerca "Regioni e Unione Europea" (Re.Ue)

Quali sono i criteri oggettivi che consentono di stabilire che un certo livello di compensazione comporta l'eliminazione del rischio di gestione? GUIDA, punto 221, p.111. La nozione di rischio è un elemento essenziale del concetto di concessione […]. Il criterio della gestione, che implica l'esistenza di un rischio, costituisce quindi una caratteristica indispensabile per determinare se si è in presenza di una concessione. L'esistenza di un rischio significativo può essere verificata solo caso per caso. I rischi da prendere in considerazione sono quelli legati alla fornitura del servizio o alla messa a disposizione e all'utilizzo dell'opera, in particolare il rischio legato alla domanda. Si può ritenere in linea di principio che l'operatore si assuma notevoli rischi operativi quando esiste incertezza riguardo al rendimento dell'investimento sostenuto per fornire il servizio. Universita' degli studi di Perugia- Progetto di ricerca "Regioni e Unione Europea" (Re.Ue)

L'assenza di rischio significativo, per il fatto che la compensazione ha raggiunto importi che hanno eliminato o reso irrilevante il rischio di gestione, implica la riqualificazione del contratto di concessione di servizi in appalto di servizi con le conseguenze giuridiche che ne derivano (ossia la possibilità di annullamento del contratto in caso di violazione del diritto degli appalti pubblici).

Ulteriori principi enunciati dalla Corte di Giustizia europea. È normale che alcuni settori di attività, in particolare quelli riguardanti attività di pubblica utilità, siano disciplinati da normative che possono avere per effetto di limitare i rischi economici che si corrono. In alcuni settori, le amministrazioni aggiudicatrici non hanno alcuna influenza sulla configurazione di diritto pubblico applicabile all’organizzazione del servizio, e quindi sul livello del rischio da trasferire, e sarebbe peraltro irragionevole pretendere che un’amministrazione concedente creasse condizioni di concorrenza e di rischio economico più elevate rispetto a quelle esistenti nel settore in oggetto per effetto della disciplina ad esso applicabile. A tal proposito va ricordato che, quando la remunerazione del prestatore proviene esclusivamente da terzi, il trasferimento da parte dell’amministrazione aggiudicatrice di un rischio di gestione «molto ridotto» è sufficiente per poter ritenere sussistente una concessione di servizi.” Universita' degli studi di Perugia- Progetto di ricerca "Regioni e Unione Europea" (Re.Ue)

ESEMPIO. Causa Stadler, affidamento del servizio di soccorso con autoambulanze. Sentenza 20 marzo Causa C-274/09 L’art. 1, n. 2, lett. d), e 4, della direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio 31 marzo 2004, 2004/18/CE, relativa al coordinamento delle procedure di aggiudicazione degli appalti pubblici di lavori, di forniture e di servizi, deve essere interpretato nel senso che, quando la remunerazione dell’operatore economico selezionato è integralmente garantita da soggetti diversi dall’amministrazione aggiudicatrice che ha attribuito il contratto di prestazione di servizi di soccorso e tale operatore economico incorre in un rischio di gestione, per quanto molto ridotto, poiché, in particolare, l’importo dei corrispettivi d’uso dei servizi in questione dipende dall’esito di trattative annuali con soggetti terzi e non gli è garantita una copertura integrale dei costi sostenuti nell’ambito di una gestione delle sue attività conforme ai principi sanciti dal diritto nazionale, tale contratto deve essere qualificato come contratto di «concessione di servizi», ai sensi dell’art. 1, n. 4, della stessa direttiva. Universita' degli studi di Perugia- Progetto di ricerca "Regioni e Unione Europea" (Re.Ue)

Il prestatore di servizi non viene remunerato né dall’amministrazione pubblica, né direttamente dall’utenza, ma dagli enti previdenziali degli assicurati fruitori del servizio, in forma rateizzata e a cadenza regolare. Il prestatore è tenuto per legge ad avvalersi di tale erogazione in base all’ammontare preventivamente contrattato (e soggetto ad eventuale conguaglio), pertanto il rischio d’impresa si presenta sostanzialmente limitato. Nonostante questo la Corte qualifica l’affidamento come concessione di servizi, affermando che non rileva il quantum del rischio, ma la sola sussistenza di un’area legata al mercato. Universita' degli studi di Perugia- Progetto di ricerca "Regioni e Unione Europea" (Re.Ue)

Sulla base dei “5 indicatori” supra elencati, la Corte rileva la sussistenza di un rischio di gestione, anche se minimo, tale da legittimare il ricorso al modello concessorio. Nel caso di specie è possibile rilevare la presenza dei seguenti elementi di rischio:  non è garantita la copertura completa dei costi, dal momento che l’oscillazione della domanda potrebbe smentire i costi previsionali utilizzati come base per il calcolo dei corrispettivi;  non è garantita la copertura totale delle spese di gestione, dal momento che in sede di trattative, per legge, il corrispettivo deve fissarsi al livello più basso possibile;  l’operatore è esposto al rischio di inadempienza dei debitori, dal momento che una parte degli utenti è costituita da persone non assicurate o assicurate privatamente;  la legge non esclude che più operatori possano fornire il servizio, pertanto potrebbe configurarsi anche il rischio legato alla concorrenza. Universita' degli studi di Perugia- Progetto di ricerca "Regioni e Unione Europea" (Re.Ue)

4. APPLICAZIONE CONCOMITANTE DELLE NORME IN MATERIA DI AIUTI DI STATO E DELLE NORME RELATIVE AGLI APPALTI PUBBLICI E ALLE CONCESSIONI DI SERVIZI AI SIEG Quanto detto consente di risolvere agevolmente un ultimo punto messo in luce dalla Guida (punto. n. 219 pag. 111), che si ricollega anche alla materia aiuti di stato: È possibile per il concessionario di un SIEG ricevere un aiuto di Stato sotto forma di compensazione degli obblighi di servizio pubblico per coprire i costi effettivi del compito di servizio pubblico di cui è incaricato? Universita' degli studi di Perugia- Progetto di ricerca "Regioni e Unione Europea" (Re.Ue)

Se uno Stato membro decide che un ente è incaricato di un servizio d'interesse economico generale, tale ente può beneficiare di una compensazione degli obblighi di servizio pubblico se le entrate che ottiene dalla gestione del SIEG non sono sufficienti per coprire i costi. La compensazione non può essere superiore ai costi netti effettivamente sostenuti, ivi compreso un margine di utile ragionevole. In base alle norme relative agli appalti pubblici e alle concessioni, la nozione di concessione di servizio non è in contrasto con l'erogazione di un aiuto di Stato se il concessionario continua ad assumersi il notevole rischio operativo connesso alla fornitura del servizio. Se l'aiuto elimina il rischio connesso alla fornitura del servizio o lo rende irrilevante, il contratto in questione si configurerebbe come appalto pubblico di servizio. Universita' degli studi di Perugia- Progetto di ricerca "Regioni e Unione Europea" (Re.Ue)