SEMINARIO REGIONALE DEI COORDINAMENTI PEDAGOGICI PROVINCIALI “Sguardi dal bambino per il bambino. La bottega dell’educazione” Relatrice: MICHELA SCHENETTI.

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SEMINARIO REGIONALE DEI COORDINAMENTI PEDAGOGICI PROVINCIALI “Sguardi dal bambino per il bambino. La bottega dell’educazione” Relatrice: MICHELA SCHENETTI Dipartimento di Scienze dell’Educazione, Università di Bologna Salsomaggiore Terme 29 novembre - 1 dicembre 2007 Seminario Regionale dei Coordinamenti Pedagogici Provinciali

Sguardi nei contesti quotidiani: ripensando luoghi, spazi, arredi, materiali e tecnologie Michela Schenetti Dip. di Scienze dell’Educazione Università di Bologna

SGUARDO PRATICA DELL ’ OSSERVAZIONE RIPENSARE PRATICA DELLA RIFLESSIONE PEDAGOGICA

UNO SGUARDO SUI CONTESTI QUOTIDIANI ALLA RICERCA DI DIREZIONI E CATEGORIE CHE SUGGERISCANO IL COME GUARDARE

‘La cura educativa di sé e degli altri si esercita nel tempo e trova i suoi tempi, ma avviene anche nei contesti, nei luoghi dell’educazione, che non sono meri contenitori di esperienza, bensì variabili educative, in quanto elementi dei processi di interazione. Parlare di cura e contesto significa concepire la possibilità di una relazione che prevede la cura del contesto, in quanto considera il contesto stesso come potenziale agente di cura.’ (Manini, Cure e contesto, 2007, p. 23)

 LA DIMENSIONE ESTETICA  LA DIMENSIONE NARRATIVA  LA DIMENSIONE RELAZIONALE

‘Porsi, nei confronti di tutto ciò che possiamo incontrare nel mondo che ci circonda, come, se si trattasse di un’opera d’arte, non per cercarne necessariamente il bello come valore. Porsi nei confronti del mondo come se le sue singole parti fossero opere d’arte significa invece accettare che ciascuna di queste parti contengano una grande percentuale di interpretabilità, di ambiguità di attribuzione di significato che dà loro un senso da parte nostra.’ (Dallari, Arte e didassi, 1994, p. 202)

RIPENSARE  CHE COSA E’ STATO PENSATO  A PARTIRE DA COSA E’ STATO PENSATO  QUANDO E’ STATO PENSATO

 LA SCELTA DI ORGANIZZAZIONE DELLO SPAZIO NON E’ MAI NEUTRALE ED OGGETTIVO  NON ESISTE NE’ UNO SPAZIO ASTRATTO, NE’ SPAZIO IMMEMORE

SULLA BASE DI COSA RIPENSIAMO? Esperienza Sguardi di chi riflette sui servizi Ricerca in campo educativo

Uno sguardo ad alcune scale di valutazione ed autovalutazione (SVANI, SOVASI, ASEI, SCIN & SCIC, INDICATORI DI QUALITA’)

Si ritrovano i concetti di accessibilità e riconoscibilità, di regolarità flessibile, di gradevolezza estetica ma anche sicurezza, di varietà e differenziazione funzionale ma pure e soprattutto di igiene. Emerge un’attenzione al coinvolgimento del bambino nei processi di modificazione degli spazi affinché il contesto sia caratterizzato da una significatività educativa. In tutti questi strumenti la qualità è caratterizzata da un contesto in grado di sollecitare un senso di appartenenza, costituire memoria e sollecitare discussioni alla portata dei bambini.

IN CHE MODO QUESTO MODELLO SI INCONTRA/ O SI SCONTRA CON LE RICHIESTE ISTITUZIONALI E GIURIDICHE (con lo spazio ideale delineato dall’ AUSL, per esempio, promotore di uno spazio asettico, ignifugo, sicuro)? IN QUESTA DIREZIONE QUANTO POSSIAMO DICHIARARE CHE QUESTO MODELLO DI CONTESTO EDUCATIVO POSSA ESSERE PRATICATO E PENSATO PERSEGUENDO FINALITÀ’ EDUCATIVE E DI SVILUPPO?

RITORNIAMO AL PENSIERO ad un pensiero che interroga…

- 1 – Come possiamo mediare e conciliare dimensioni che a volte possono essere o apparire lontane fra loro (es: rapporto tra dimensione estetica/dimensione funzionale)?

- 2 – Partendo dal presupposto che una riflessione sugli spazi, sugli arredi e materiali non possa prescindere da una costante riflessione sui propri principi pedagogici; quali messaggi veicolano gli spazi e gli arredi, ma anche i materiali, non soltanto a noi addetti ai lavori, ma anche e soprattutto ai bambini? In un periodo storico in cui il sostegno alla genitorialità è considerato come una delle priorità dei servizi educativi, quali messaggi veicolano ai genitori?

- 3 - Come promuovere forme di confronto rispetto ai punti 1 e 2 non solo dentro ai servizi (tra educatrici, tra educatrici e genitori) ma anche e soprattutto fra professionisti differenti (politici, tecnici di altri comparti, …) – che concorrono a vario titolo alla progettazione e all’apertura di un servizio, per evitare che gli interventi continuino ad apparire come frammentati, a volte aleatori e spesso scoordinati proprio quando il servizio è chiamato a garantire tempestività?

L’idea di educazione, l’idea di bambino e l’idea di società a cui formarlo costituiscono, spesso troppo implicitamente, l’organizzazione di un contesto di vita rivolto all’educazione dei bambini, dando adito ad una costruzione simbolica caratterizzata, così, da grande complessità.

Il valore del nostro incontro di oggi, così come il valore della formazione e delle pratiche dei coordinamenti si può rintracciare proprio in quell’ottica a spirale che ritorna sempre su se stessa prevedendo un’instancabile passaggio dallo sguardo al pensiero, per poi ritornare allo sguardo in un incessante dialogo mai dato una volta per tutte. Grazie Michela Schenetti