INTRODUZIONE AL TESTO POETICO Che cos’è la poesia? Uno dei più grandi poeti italiani del Novecento, Giuseppe Ungaretti ( ), durante un’intervista radiofonica trasmessa nel 1950, alla domanda “Qual è la sua definizione della poesia?”, così rispondeva: “Non so se la poesia possa definirsi. Credo e professo che sia indefinibile e che essa si manifesti nei momenti della nostra parola quando ciò che ci è più caro, ciò che di più ci ha inquietato e agitato nei nostri sentimenti e nei nostri pensieri, ciò che appartiene più profondamente alla ragione stessa della nostra vita, ci appaia nella sua verità più umana [...]. La poesia è dunque un dono come essa comunemente è considerata, o meglio essa è il frutto d’un momento di grazia al quale però una sollecitazione paziente, disperata, è necessaria [...]. I modi della poesia sono dunque infiniti, sono tanti quanti sono i poeti del passato, d’oggi e del futuro.”
Proviamo a definire la poesia... Il testo poetico è un testo in cui l’autore esprime, in versi ed in forma soggettiva, suggestiva ed allusiva, il suo particolare modo di vedere la realtà e il suo mondo interiore. Testo letterario per eccellenza, il testo poetico costituisce una forma di espressione molto particolare. Infatti: 1.Esprime, attraverso le parole, esperienze, emozioni e sentimenti che sono nello stesso tempo personali dell’autore e comuni a tutti gli uomini. 2.Mira a stabilire un rapporto diretto tra autore e lettore: coinvolge il lettore facendogli rivivere le esperienze dell’autore e stimolandolo a riflettere sulle proprie. 3.E’ un discorso fatto per immagini, volto cioè a condensare in immagini le esperienze e le emozioni dell’autore, attraverso un processo di astrazione e di simbolismo dei dati reali.
4.E’ ricco di contenuti, ma non si riduce mai al solo contenuto. L’autore, infatti, vuole esprimere le sue esperienze ed emozioni, o la sua visione del reale in modo originale, attraverso una scelta sapiente delle parole e la loro studiata disposizione nel testo. Egli, quindi, si preoccupa non solo del significato delle parole, ma anche del suono, del timbro e del ritmo che esse, messe le une accanto alle altre, producono e di questi elementi si serve per comunicare il messaggio. polisemico connotativo 5.E’ un testo polisemico, cioè ricco di significati e “aperto” a tutte le interpretazioni. Al suo interno le parole non vengono utilizzate con un senso unico, determinato, ma caricate di più sensi, indeterminati ed ambigui, che possono pertanto presentare svariati significati ed essere aperti a più interpretazioni. Le parole sono usate anche in senso connotativo, racchiudono cioè un significato allusivo, emotivo ed evocativo che va al di là del loro significato letterale e presentano invece un significato metaforico e figurato.
6.Utilizza un particolare tipo di linguaggio, o meglio, manipola liberamente il linguaggio della comunicazione usuale sia sul piano lessicale sia sul piano sintattico. versi struttura ritmica e metricaritmo suoni metro I testi poetici quindi sono dei testi scritti in versi, caratterizzati da una struttura ritmica e metrica. Il ritmo è una successione ordinata di suoni, determinata, nel sistema della lingua italiana, dall’alternanza di sillabe toniche (accentate) ed atone (non accentate); il metro è invece uno schema astratto, un particolare tipo di struttura (convenzionale o originale) del verso o della strofa o del componimento.
poesia lirica lira Appartengono alla poesia sia i poemi di carattere narrativo (poesia epica), sia le opere drammatiche in versi, sia le brevi composizioni a carattere soggettivo, che costituiscono la poesia lirica, il più importante e diffuso tra i generi poetici. Il suo nome deriva dalla lira, strumento musicale a corde con cui gli antichi greci accompagnavano il testo. connotativo denotativo Diversamente dalla prosa, i forti vincoli formali adottati in poesia ne caratterizzano necessariamente il messaggio; pertanto nel linguaggio poetico il livello connotativo (cioè i significati aggiuntivi delle parole, le sfumature di ordine soggettivo, i valori allusivi, evocativi, affettivi) prevale su quello semplicemente denotativo (cioè il significato di base, di uso comune).
COME LEGGERE UN TESTO POETICO Per comprendere nella sua globalità un testo poetico, che, come si è detto, è complesso e polisemico, occorre imparare a leggerlo con una duplice operazione di analisi e di interpretazione. L’analisi e l’interpretazione di un testo poetico implicano 2 fondamentali modi di leggere: – 1) LETTURA DENOTATIVA – 2) LETTURA CONNOTATIVA La prima operazione da compiere sul testo è di tipo informativo – denotativo, per comprenderne innanzitutto il significato letterale. Il punto di partenza deve essere costituito dalla PARAFRASI. Fare la parafrasi (dal greco paraphrázein = “dire con altre parole”) significa riformulare sintatticamente e lessicalmente un testo, mantenendone inalterati i contenuti, trasformando il linguaggio utilizzato dall’autore in un linguaggio più vicino a quello del lettore.
COME LEGGERE UN TESTO POETICO Si tratta di un’operazione preliminare fondamentale, perché consente di avvicinare il lettore, attraverso il suo codice– lingua, al testo prodotto nel codice–lingua dell’autore; ciò vale, in particolar modo, quanto più lontano storicamente è l’autore dal lettore. La parafrasi, come tutte le altre forme di trascrizione, è un atto interpretativo, che coinvolge quindi le competenze e le conoscenze di chi la realizza. Essa va vista quindi come la fase dell’interpretazione preliminare all’analisi del testo. connotativa Infatti, per comprendere il testo nella sua complessità e specificità espressiva e recuperarne l’originalità, occorre procedere ad una lettura connotativa, che si articola in: LIVELLO FONICO-TIMBRICO LIVELLO METRICO-RITMICO LIVELLO STILISTICO E’ necessario poi inserire il testo in esame nel CONTESTO STORICO- CULTURALE in cui esso è stato prodotto e all’interno del quale ha operato l’autore.
COME LEGGERE UN TESTO POETICO 1.PIANO DENOTATIVO Con la parafrasi il testo viene trascritto dal codice- lingua del poeta nel codice-lingua del lettore; ciò avviene ripristinando l’ordine sintattico normale (soggetto + predicato + complementi; proposizione principale + proposizioni subordinate) e sostituendo i termini arcaici (o comunque sentiti di difficile comprensione dal lettore) con sinonimi più familiari e di uso più comune. Questa prima operazione ci consente di avvicinarci al testo, cogliendone il significato generale; per cogliere ora la densità espressiva del testo occorrerà integrare la parafrasi con l’analisi relativa agli altri livelli.
UGO FOSCOLO – “ALLA SERA” Forse perché della fatal quïete tu sei l'immago, a me sì cara vieni o Sera! E quando ti corteggian liete le nubi estive e i zeffiri sereni, e quando dal nevoso aere inquïete tenebre e lunghe all'universo meni sempre scendi invocata, e le secrete vie del mio cor soavemente tieni. Vagar mi fai co' miei pensier su l'orme che vanno al nulla eterno; e intanto fugge questo reo tempo, e van con lui le torme delle cure onde meco egli si strugge; e mentre io guardo la tua pace, dorme quello spirto guerrier ch'entro mi rugge. PARAFRASI Oh Sera! A me vieni così cara, forse perché sei l’immagine della morte. Scendi sempre desiderata e occupi dolcemente i luoghi più segreti del mio cuore, sia quando ti accompagnano le festose nuvole estive ed i piacevoli venticelli primaverili, sia quando riversi sul mondo le lunghe e agitate tenebre invernali. Mi fai vagare coi miei pensieri sulle vie che conducono alla morte; intanto fugge questo tempo ingrato e fuggono insieme ad esso gli innumerevoli affanni con cui [il tempo] si consuma insieme a me. Mentre io contemplo la tua pace, quello spirito battagliero che freme dentro di me si acquieta.
2.PIANO CONNOTATIVO LIVELLO FONICO-TIMBRICO suoni Il testo poetico è caratterizzato da una particolare componente musicale, che nasce dalla collocazione dei vari elementi fonici (i suoni) presenti nella lirica. suoni chiarisuoni cupi Nel sonetto di Ugo Foscolo “Alla sera” possiamo osservare un’alternanza di suoni chiari [le vocali A, E] e di suoni cupi [O, U], e l’iterazione di suoni che conferiscono organicità e coesione espressiva alla composizione, rimandando, sul piano tematico, al sofferto rapporto tra il desiderio di abbandono del poeta ed il senso angoscioso della vita che lo travagliava. I suoni chiari sono dati: dal ripetersi insistito della vocale E, spesso in posizione tonica; dal ripetersi dell’accostamento delle vocali I ed E, che determinano un suono dolce; dalla presenza di consonanti doppie (iMMago, corteGGian, zeFFiri, fuGGe, vaNNo, nuLLa, fuGGe, struGGe, ruGGe) e di suoni labio- dentali (Forse, Fatal, Vieni, zeFFiri, inVocata, Vie, soaVemente, Vagar, Fai, Vanno, fuGGe, Van).
levità Il senso di levità è dato inoltre dalle scelte lessicali: liete, sereni, corteggian.... L’atmosfera cupa L’atmosfera cupa della seconda parte del sonetto è resa invece attraverso i suoni scuri delle vocali U ed O. La frequenza delle R e dei gruppi consonantici con R è in relazione allo spirito battagliero del poeta. LIVELLO METRICO-RITMICO sonetto Quella adottata dal poeta è una struttura chiusa, che non offre cioè libertà d’azione rispetto alle componenti esterne, quali verso, strofe e rime. Il sonetto, infatti, per definizione, è composto da 14 versi endecasillabi (cioè con l’accento sulla decima sillaba) ripartiti in 2 quartine e 2 terzine, con collocazione, anch’essa obbligatoria, delle rime in clausola [secondo lo schema ABAB ABAB (rima alternata) CDC DCD (rima incatenata)]. enjambements L’autore, pertanto, per imprimere il suo personale ritmo alla composizione, deve “forzare” in qualche modo tali vincoli, giocando, ad esempio, sull’ampiezza dei periodi, sull’uso degli enjambements, sulle scelte lessicali.
“Alla sera” In questo caso possiamo osservare come il sonetto “Alla sera” sia diviso esattamente in 2 parti, corrispondenti rispettivamente alle 2 quartine ed alle 2 terzine. Nelle quartine l’andamento è più ampio e disteso ed i periodi sono lunghi e complessi, mentre nelle terzine il tono diviene più concitato: prevalgono, infatti, i verbi di movimento (VAGAR, VANNO, FUGGE, VAN) ed i periodi sono più brevi. enjambements enjambements Il ritmo disteso è determinato anche dalla particolare struttura sintattica e dall’uso insistito degli enjambements. I numerosi enjambements servono a dare l’idea di un indefinito scorrere del tempo e ad accentuare il contrasto tra la pace della sera e la negatività del presente storico. LIVELLO STILISTICO Il sonetto presenta un perfetto equilibrio formale, come abbiamo già osservato. Il lessico è ricco di rispondenze e di echi; la presenza di latinismi rivela la formazione classica del poeta ed il suo legame con la tradizione (IMMAGO, AERE, SECRETE, REO, TORME, CURE, MECO).
La sintassi presenta periodi ampi e variamente modulati, in un alternarsi equilibrato di ipotassi (ossia con frasi subordinate) e paratassi (con frasi coordinate). Il movimento ampio delle quartine è affidato al parallelismo delle 2 frasi coordinate, cui si oppone la concitazione drammatica delle terzine. Tutto il componimento si fonda sul rapporto “IO”/”TU”: tu sei l’immago; a me [tu] sì cara vieni; Vagar [tu] mi fai co’ miei pensieri; e mentre io guardo la tua pace. Le voci pronominali iterate, accostate alla presenza significativa di aggettivi possessivi di prima persona, accentuano l’individualismo e la centralità dell’IO tipici dell’eroe romantico. IL CONTESTO STORICO-CULTURALE Per una piena comprensione del testo poetico, occorre infine inserirlo in un preciso contesto storico e culturale, per meglio comprendere le motivazioni dell’autore, nonché le ragioni del messaggio che egli ha inteso comunicare.
UGO FOSCOLO (ZANTE 1778 – LONDRA 1827) Provato e deluso dalle avversità del tempo presente, sia sul piano storico che su quello individuale, il poeta desidera allontanarsi dal presente ed immergersi in una dimensione cosmica e fuori dal tempo, nella morte, che è totale annullamento ma anche pace definitiva. La meditazione sulla pace dell’animo che la sera, in quanto metafora della morte, suscita nel poeta, è il tema centrale del sonetto. I nuclei concettuali della riflessione di Foscolo sono sintetizzati dalle espressioni fatal quïete, Sera, reo tempo. Tra i primi 2 vi è un rapporto di identità (la sera è come la morte), che viene a contrapporsi al terzo, ossia il tempo avverso (reo tempo). I temi della sera e della fatal quïete si articolano a loro volta in due motivi contrastanti. La sera appare sia nella dimensione serena (primavera ed estate) che in quella turbata (l’inverno). La fatal quïete viene presentata sia come nulla eterno, sia come pace. L’aspetto negativo (nulla eterno) e quello positivo (pace) risultano saldamente correlati nell’espressione iniziale fatal quïete.
UGO FOSCOLO (ZANTE 1778 – LONDRA 1827) Il tema del reo tempo rinvia al periodo storico in cui vive infelicemente il poeta (l’esilio, la patria perduta), e viene sviluppato nella seconda parte del sonetto, in rapporto all’azione (quello spirto guerrier ch’entro mi rugge) e alle passioni (le torme / delle cure onde meco egli si strugge). [Nel 1797, col trattato di Campoformio, Napoleone cede la repubblica di Venezia (patria del poeta) all’Austria; deluso, Foscolo sceglie un volontario esilio.] Nel sonetto Foscolo costruisce di sé un’immagine eroica, che emerge dallo scontro dell’uomo generoso e appassionato con una realtà storica che genera senso di sradicamento e di infelicità.
ALLA SERA Forse perché della fatal quïeteA tu sei l'iMMago, a me sì cara vieniB o Sera! E quando ti corteGGian lieteA le nubi estive e i zeFFiri sereni, B e quando dal nevoso aere inquïeteA tenebre e lunghe all'universo meniB sempre scendi invocata, e le secreteA vie del mio cor soavemente tieni. B Vagar mi fai co' miei pensier su l'ormeC che vanno al nulla eterno; e intanto fuGGeD questo reo tempo, e van con lui le tormeC delle cure onde meco egli si struGGe; D e mentre io guardo la tua pace, dormeC quello spirto gueRRier ch'entro mi ruGGe. D
DIVISIONE IN SILLABE For│se │ per │ ché │ del │ la │ fa │ tal │ quï │ é │ te tu │ sei │ l'im │ ma │ go, a │ me │ sì │ ca │ ra │ vié │ ni o │ Se │ ra! E │ quan │ do │ ti │ cor │ teg │ gian │ lié │ te le │ nu │ bi e │ sti │ ve e i │ zef │ fi │ ri │ se │ ré │ ni, │ e │ quan │ do │ dal │ ne │ vo │ so ae │ re in │ quï │ é │ te te │ ne │ bre e │ lun │ ghe al │ l'u │ ni │ ver │ so │ mé │ ni sem │ pre │ scen │ di in │ vo │ ca │ ta, e │ le │ se │ cré │ te vie │ del │ mio │ cor │ so │ a │ ve │ men │ te │ tié │ ni. Vagar mi fai co' miei pensier su l'orme che vanno al nulla eterno; e intanto fugge questo reo tempo, e van con lui le torme delle cure onde meco egli si strugge; e mentre io guardo la tua pace, dorme quello spirto guerrier ch'entro mi rugge.