METODOLOGIA DELLA RICERCA 2 SCELTA DEL PROBLEMA E DEFINIZIONE DELLE IPOTESI
I FATTORI CHE INCIDONO SULLA SCELTA DELLA RICERCA L’indagine nasce dalla consapevolezza di un problema e dalla convinzione che esista una risposta più convincente delle altre Vi sono molti aspetti che condizionano però in qualche modo l’operato di un ricercatore, e di questi dobbiamo avere consapevolezza Possiamo distinguere fra Condizionamenti interni: paradigma scientifico, valori del ricercatore, metodologia del ricercatore e della sua comunità scientifica Condizionamenti esterni: contesto istituzionale normativo, politiche educative dominanti, risorse disponibili
Condizionamenti interni: paradigma scientifico Il paradigma è la prospettiva o il quadro di riferimento adottato dal ricercatore. Persone che partono da paradigmi, schemi mentali diversi percepiscono e descrivono diversamente lo stesso fenomeno. Un paradigma è infatti costituito da assunti (giudizi su come vanno le cose) e valori (fini remoti che guidano le nostre azioni) che costituiscono una sorte di lente che condiziona la percezione della realtà. All’interno delle discipline che si occupano di fenomeni sociali possono esistere paradigmi diversi, che guidano interpretazioni e indirizzano anche verso diverse tipologie di ricerca
Condizionamenti interni: valori del ricercatore I nostri giudizi di valore hanno ricadute sul nostro modo di intendere la realtà (ad esempio possiamo pensare la scuola come un luogo che deve trasmettere le conoscenze in modo che i giovani si inseriscano nella nostra società industriale o come un luogo che prepari i ragazzi a cambiare in qualche modo la natura della società) Alcuni hanno ritenuto che per fare ricerca bisogna uscire da una prospettiva valutativa. E’ una posizione ingenua, perché le nostre idee e i nostri valori influenzano il nostro modo di fare ricerca, e dobbiamo esserne consapevoli e poterli analizzare anch’essi come elementi che possono in qualche modo intervenire nella nostra ricerca(es. delle ricerche su ereditarietà genetica)
Condizionamenti interni: metodologia del ricercatore Anche la diversità di approccio metodologico può influenzare la scelta dell’oggetto di indagine e la formulazione delle ipotesi Ad esempio scegliere un approccio quantitativo o uno qualitativo determina la scelta non solo degli strumenti ma anche delle dimensioni delle realtà da osservare sarebbe meglio che la scelta dell’approccio non fosse legata all’appartenenza ad una “scuola di pensiero”, ma avvenisse in seguito alla definizione del problema o, ancora meglio, si dovrebbe operare su un problema con una molteplicità di approcci e di metodologie
Condizionamenti esterni: contesto istituzionale Esistono dei vincoli normativi e istituzionali che devono essere tenuti presenti nel nostro fare ricerca. Chi si occupa di educazione deve conoscere le caratteristiche del sistema normativo in cui opera (ad esempio le leggi sulla scuola) per conoscere anche quali possano essere gli interlocutori di un determinato progetto (Ministero, organi regionali, consiglio di istituto) Così chi si occupa di formazione sul lavoro deve conoscere le norme relative ai rapporti di lavoro, alla formazione continua, alla sicurezza sul lavoro…
Condizionamenti esterni: indirizzi politici E’ necessario inoltre conoscere quali siano gli obiettivi che le singole istituzioni ai diversi livelli si propongono. Ad esempio la Comunità europea si pone ogni certo numero di anni obiettivi specifici di formazione che finanzia con determinate azioni. Chi si propone di lavorare in quella direzione avrà maggiori possibilità di ottenere finanziamenti Gli indirizi politici rappresentano quindi elementi di opportunità e di vincolo con i quali un ricercatore si deve confrontare
Condizionamenti esterni: le risorse e il tempo Il primo compito di un ricercatore è la ricerca dei fondi necessari per fare ricerca Il ricercatore deve conoscere i canali di accesso alle risorse, saper formulare progetti e partecipare a bandi pubblici Ogni ricerca richiede una pianificazione di risorse Il piano economico di un’indagine deve quindi essere disegnato in modo altrettanto serio del piano sperimentale e prevedere ogni voce di costo. Anche il tempo è un vincolo che bisogna tener presente . Può essere definito dalla committenza, che deve prendere decisioni,, oppure dipendere dal contesto (nella scuola si possono fare ricerche solo in determinati periodi)
Formulazione del disegno di ricerca I fini della ricerca devono essere tradotti in obiettivi operativi (cosa voglio ricercare, cosa mi propongo di fare con i risultati di ricerca). Dalla definizione degli obiettivi (es. a quale livello e in quali contesti voglio studiare la validità di due diversi programmi di E-learning) dipenderà la formulazione della mia ipotesi e la scelta del metodo
Formulazione del disegno: le ipotesi di ricerca La formulazione di ipotesi avviene in seguito al percepire una situazione come problematica e all’aver intravisto (nella propria esperienza o nel contesto stesso) possibili soluzioni al problema. Le ipotesi possono essere Indotte: quando scaturiscono dall’osservazione dei fatti (es. differenza di giudizio fra diversi giudici rispetto alle prove di riassunto) Dedotte: quando sono formulate in seguito a teorie, all’elaborazione della conoscenza pregressa (es. idea di accoglienza formulata partendo dalle teorie della motivazione)
Formulazione del disegno: le ipotesi di ricerca Le ipotesi non sono domande ma affermazioni formulate in modo da poter essere verificate o falsificate. Queste affermazioni possono indicare l’esistenza di una relazione generica fra due fenomeni oppure una relazione di causa effetto fra i due (possiamo dire che vi è una relazione significativa fra titolo di studio dei genitori e successo scolastico ma non possiamo provare che l’uno sia la causa dell’altro) L’ipotesi deve essere verosimile (coerente con le teorie di cui disponiamo) e verificabile (deve poter essere sottoposta a verifica sul piano logico) Per essere verificabile deve essere definita in termini operativi (legata ad operazioni osservabili)
I diversi approcci di ricerca Gli approcci più usuali nell’ambito della ricerca operativa possono essere suddivisi in sei grandi filoni: Approccio teorico Approccio storico Approccio clinico Approccio comparativo Approccio di ricerca azione Approccio sperimentale
I diversi approcci di ricerca: teorico e storico L’approccio teorico è volto ad approfondire, con strumenti conoscitivi di tipo teorico, logico ed epistemologico gli apparati concettuali e i costrutti teorici che sono alla base della ricerca educativa.. In tutti gli ambiti scientifici esiste una dimensione di ricerca teorica L’approccio storico usa l’impianto metodologico della ricerca storica (legata alle fonti e ai diversi paradigmi storiografici) per esaminare le dottrine pedagogiche e le pratiche educative della scuola e della famiglia nel corso del tempo
I diversi approcci di ricerca: comparativo e clinico L’approccio comparativo opera un confronto sistematico tra modelli educativi e sistemi formativi di differenti contesti regionali o nazionali, mettendoli in relazione anche con il contesto politico, economico, sociale e culturale. Sono comparative le ricerche IEA E PISA L’approccio clinico mette al centro del suo interesse l’individuo nella sua particolarità e nella sua storia (es. il metodo di Piaget, a metà fra colloquio e intervista volta a mettere in luce il modo di pensare dei bambini). Utilizza prevalentemente l’analisi qualitativa di singoli casi individuali ma rende possibili anche generalizzazioni quantitative
I diversi approcci di ricerca: La ricerca-azione Indagine di tipo riflessivo, orientata all’azione e al cambiamento, spesso condotta da ricercatori non professionisti che indagano sulle proprie azioni al fine di risolvere situazioni problematiche e cercare di apportare miglioramenti. Modo collaborativo di fare ricerca, che si avvale però di strumenti e metodi della ricerca di tipo sperimentale L’accento è su entrambi i termini, ricerca e azione Fonte di dibattito è l’attendibilità dei suoi risultati e la loro trasferibilità Si avvale di tecniche e strumenti utilizzati anche in altro tipo di indagine, ma con finalità più specifiche legate alla riflessione (registrazioni audio e video, questionari, interviste, diari di bordo, fotografie, racconti…)
I diversi approcci di ricerca: l’approccio sperimentale Il termine sperimentale è utilizzato in relazione ad indagini sul campo che fanno riferimento a procedure di ricerca rigorose e controllate Comprende sia ricerche sperimentali in senso proprio, sia le indagini basate sulla ricerca di correlazioni (ad esempio le grandi surveys internazionali come IEA o Pisa o le indagini nazionali condotte dall’INVALSI) Il termine sperimentazione è stato in Italia negli anni 60 usato in modo inesatto, riferendosi ad innovazioni non rigidamente controllate, anche se in alcuni casi feconde
La ricerca sperimentale come ricerca di correlazioni In questo tipo di ricerca non si fanno intervenire attivamente delle variabili, ma si indagano, sulla base di un modello teorico ben definito, le relazioni esistenti fra alcune variabili principali e altre variabili di sfondo. La correlazione ci dice solo che una variabile cresce al crescere dell’altra, ma non ci permette di definire che tipo di rapporto esiste fra le variabili (potrebbero essere anche completamente indipendenti e dipendere entrambe da un’altra variabile o dal caso come il caso dell’aumento del’abitudine a fumare e la diminuzione della tisi) né tantomeno stabilire un rapporto di causa-effetto (ad esempio fra titolo di studio dei genitori ed esiti scolastici) Anche l’assenza di correlazione ci dà informazioni interessanti (es. delle ricerche che fino agli anni 80 rilevavano una correlazione fra profitto e indice di benessere, poi questa correlazione non è mai più stata colta)
La ricerca sperimentale come “esperimento” L’esperimento prevede l’intervento attivo dello sperimentatore che introduce, sulla base di un modello teorico rigoroso, in una situazione controllata, una o più variabili indipendenti per verificare gli effetti di queste sulla variabile dipendente L’obiettivo è introdurre elementi nuovi per produrre cambiamenti e interpretare così questi eventuali mutamenti. L’introduzione di questi elementi nuovi viene definita trattamento, e si ipotizza quindi che il trattamento causerà una modifica nella variabile dipendente In alcuni casi il trattamento può essere occasionale, cioè non è introdotto dallo sperimentatore (anche per motivi etici) ma solo osservato
I disegni sperimentali Nell’esperimento in senso stretto tutte le variabili che intervengono dovrebbero essere controllate Questo è molto difficile quando si lavora in campo educativo, anche con tempi lunghi. Se non siamo in grado di controllare molte variabili concorrenti, dobbiamo costruire un piano sperimentale che ci consenta di considerare queste variabili come costanti, cioè tali da non influenzare l’esperimento
Disegno con due gruppi equivalenti con pre test e post test Trattamento Post-test Gruppo sperimentale A Misura delle conoscenze in ingresso Unità Didattica Misura delle conoscenze in uscita Gruppo di controllo B Misura delle conoscenze in ingresso Misura delle conoscenze in uscita Questo disegno sperimentale consente ad esempio di tenere sotto controllo le differenze di conoscenze iniziali fra due gruppi scelti come omogenei o equivalenti