ANALISI SILLOGISTICA DELLE SENTENZE Nella cultura giuridica occidentale moderna, gli studiosi che si sono occupati dell'applicazione giudiziale del diritto.

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ANALISI SILLOGISTICA DELLE SENTENZE Nella cultura giuridica occidentale moderna, gli studiosi che si sono occupati dell'applicazione giudiziale del diritto utilizzano sovente espressioni come: "sillogismo", "sillogismo pratico", "sillogismo giuridico", "sillogismo giudiziale" e simili.

Un sillogismo è un ragionamento deduttivo articolato in tre enunciati: i primi due enunciati sono le "premesse"; il terzo enunciato è la "conclusione“. Un sillogismo è teorico se, ma solo se, tutti e tre i suoi elementi — le due premesse e la conclusione — sono costituiti da proposizioni apofantiche.

Ad esempio: Gli uomini sono esseri irrazionali. Giovanni Bianchi è un uomo. (Dunque) Giovanni Bianchi è un essere irrazionale. Se le due premesse sono vere, e il sillogismo è stato correttamente costruito, allora anche la conclusione è necessariamente vera, in quanto logicamente implicita nelle premesse.

Per contro, i "sillogismi pratici" sono ragionamenti la cui premessa maggiore e la cui conclusione sono enunciati che si assume esprimano proposizioni prescrittive: precetti o regole di vario tipo. Ad esempio: Gli amici dell'umanità devono aiutare gli indigenti Giovanni Bianchi è un amico dell'umanità. Giovanni Bianchi deve aiutare gli indigenti.

Il cosiddetto "sillogismo giudiziale" è una specie di sillogismo pratico. Si tratta, in particolare, di un sillogismo la cui premessa maggiore è una norma giuridica generale e la cui conclusione è una norma giuridica individuale.

Ad esempio: Chiunque partecipa a una rissa dev'essere punito con la multa fino a euro 309 (art. 588 c.p.). Il black block Tizio ha partecipato a una rissa. Il black block Tizio dev'essere punito con la multa fino a euro 309.

Una seconda distinzione concettuale, utile ai nostri fini, intercorre fra due tipi di ragionamento giudiziale: il "ragionamento decisorio" e il "ragionamento giustificatorio". Il ragionamento decisorio è l'insieme delle operazioni intellettuali — o "logiche", come si dice talvolta — tramite le quali il giudice perviene alla decisione del caso.

Per contro, il ragionamento giustificatorio consiste nell'attività intellettuale in esito alla quale il giudice formula ragioni giuridicamente plausibili a sostegno della decisione raggiunta. Quali relazioni intercorrono fra ragionamento decisorio, ragionamento giustificatorio, e gli enunciati redatti nella motivazione delle sen ‑ tenze?

Prima opinione: nella mente del giudice, ragionamento decisorio e ragionamento giustificatorio coincidono: ed entrambi si riflettono, di solito, nel testo della sentenza. Seconda opinione: ragionamento decisorio e ragionamento giustificatorio sono cose distinte, anche nella mente dei giudici.

E’ possibile individuare alcuni tipi diversi di discorso sul ragionamento giudiziale, nei quali ricorre il termine "sillogismo“. Ci limitiamo a ricordarne due: Teorie sillogistiche del ragionamento decisorio. Il giudice, sulla base di attività puramente conoscitive, accerta la norma del caso (premessa maggiore) e il fatto (premessa minore).

Metodologie sillogistiché di analisi delle sentenze. Quest'ultimo tipo di discorsi combina contenuti teorici con contenuti di metodologia prescrittiva. Si limitano invece a sostenere le seguenti tesi: il contenuto delle sentenze può, di solito, essere ricostruito come un ragionamento di tipo sillogistico; tale ricostruzione, di solito, si compone non di un sillogismo, bensì di un insieme di sillogismi.

Lo studioso polacco Jerzy Wróblewski, trattando del « ruolo del sillogismo nella giustificazione delle decisioni giudiziali concepite come decisioni razionali », ha elaborato la distinzione, divenuta d'uso corrente nella teoria contemporanea del ragionamento giudiziale, fra «giustificazione interna » e «giustificazione esterna».

Una decisione è "internamente giustificata" se è configurabile come la conclusione di una valida inferenza a partire da premesse date: se, in particolare, è configurabile come la conclusione di un sillogismo pratico giudiziale. Una decisione è "esternamente giustificata" se le premesse dalle quali viene dedotta sono fondate

Alla luce degli usuali contenuti delle sentenze civili, è possibile distinguere vari tipi di sillogismi giudiziali: Per "sillogismo normativo" intendiamo un sillogismo giudiziale la cui premessa maggiore e la cui conclusione sono costituite da enunciati normativi. Un enunciato normativo esprime una regola giuridica ma non interpretativa.

In un sillogismo normativo decisionale, o di primo grado: la premessa maggiore è un enunciato esprimente la norma di diritto, generale e astratta, in base alla quale il giudice ritiene che la controversia (possa e) debba essere decisa; la premessa minore è un enunciato esprimente una qualificazione, ovverosia sussume la fattispecie concreta nella predetta norma generale. la conclusione è un enunciato esprimente la norma di diritto individuale, risolutrice della particolare controversia.

ESEMPIO: Sillogismo normativo di terzo grado I contratti contrari a norme imperative sono nulli (premessa normativa desunta dall'art c.c., letteralmente inteso). I contratti sacrileghi sono contratti contrari a norme imperative. I contratti sacrileghi sono nulli. Sillogismo normativo di secondo grado I contratti sacrileghi sono nulli. I contratti conclusi di domenica sono contratti sacrileghi. contratti conclusi di domenica sono nulli.

Sillogismo normativo di primo grado (sillogismo decisionale) I contratti conclusi di domenica sono nulli. Il contratto tra Angela Neri e Giovanni Bianchi è un contratto concluso di dome- nica. Il contratto tra Angela Neri e Giovanni Bianchi è nullo.

Per "sillogismo interpretativo" intendiamo un sillogismo la cui conclusione è costituita da un enunciato interpretativo. Per "enunciato interpretativo" intendiamo: l'attribuzione di significato a enunciati delle fonti, attività come la risoluzione di antinomie, l'integrazione delle lacune, la scomposizione e la ricomposizione del discorso legislativo onde individuare uno o più enunciati esprimenti la c.d. "norma regolatrice del caso“.