1 Sociologia economica del welfare Piera Rella – 11 maggio  corso di laurea in Programmazione Gestione e Valutazione dei Servizi Sociali PROSS- I anno.

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1 Sociologia economica del welfare Piera Rella – 11 maggio  corso di laurea in Programmazione Gestione e Valutazione dei Servizi Sociali PROSS- I anno  12 crediti formativi (inclusi 6 Accorinti sul welfare locale) – gruppo disciplinare SPS/09  Dal 2 marzo al 26 maggio Dipartimento di Scienze Sociali ed Economiche Ricevimento stanza B12 dopo la lezione di giovedì

Fisco e welfare per le famiglie Di Maria Cecilia Guerra

Un impianto familista negativo  Accumulo sulla famiglia di funzioni di cui dovrebbe occuparsi la società, anche sul piano dell’efficienza  funzioni di supplenza più che di sussidiarietà  scarse risorse pubbliche dedicate: secondo il SESPROS (Statistiche Europee sulla PRotezione Sociale ) siamo ultimi per spese dedicate al contrasto alla povertà e all’esclusione sociale (0,06% del Pil) e per politiche per la casa (0,02%), terzultimi (1,26% del Pil), prima di Svizzera e Polonia, per famiglia e minori  Prevalentemente trasferimenti monetari e pochi servizi con forti differenze territoriali

Ruolo delle deduzioni e detrazioni fiscali: difficoltà del confronto tra paesi  I sistemi fiscali sono di tipo individuale o fanno detrazioni in base alla numerosità del nucleo familiare  Per fare la comparazione si è calcolata la differenza tra l’imposta di un single e quella di uno con coniuge e 2 figli a carico che hanno un reddito pari a quello medio pro capite  L’Italia nel 2009 si trova in posizione intermedia, mentre nel 2000 la posizione era più bassa  agevolazione maggiore nel 2009 del capofamiglia  ordinaria equità fiscale o vere e proprie politiche familiari?

detrazioni per familiari a carico  Sono (11,4 mld. nel 2009) e insieme agli assegni familiari (6,4 mld.) sono i principali interventi  Dal 1974 (fino a metà anni ’90 le detrazioni servono per equiparare i redditi sottoposti a Irpef a quelli di chi non ha familiari a carico (coniuge, figli anche naturali, genitori e altri per cui si ha obbligo di cura)  ampia definizione che non si trova in altri paesi che in genere considerano il nucleo di conviventi ed escludono i maggiorenni  Viceversa i redditi dei coniugi venivano cumulati fino al nuovo diritto di famiglia che afferma l’uguaglianza tra coniugi ed elimina il cumulo, compensando le famiglie monoreddito con una detrazione doppia di quella per i figli

Il dibattito sul quoziente familiare  Ci si rifà all’esperienza francese, che considera “famiglia” anche quelle definite dai PACS (patti civili di solidarietà)  Dopo lungo dibattito sull’introduzione del quoziente familiare nel 1996 si aumentano progressivamente le detrazioni (svantaggio per i conviventi)  2001 la detrazione risulta decrescente al crescere del reddito  si va nella linea di una tassazione progressiva, di contrasto alla povertà concentrata nei nuclei con più figli, come sostegno alla natalità ↓  Delle detrazioni fiscali non beneficiano i più poveri o incapienti, che sono arrivati a 11 mln

La famiglia come ammortizzatore sociale  Le ampie detrazioni previste ( più alte anche per maggiorenni inabili al lavoro) derivano da tale concezione familista  LD n.80/2003 prevedeva 2 soli scaglioni di tassazione, con l’idea di dare più libertà alle famiglie, non fu applicata per eccessiva diminuzione del gettito,  finché nel 2007 si reintroducono deduzioni decrescenti al crescere del reddito e un collegamento con gli assegni familiari

Dagli assegni familiari all’assegno al nucleo familiare (e all’imposta negativa)  Assegni familiari, introdotti negli anni ’30 per i figli e finanziati dai datori di lavoro, riguardano i lavoratori dipendenti  1988 riforma Gorrieri: unico assegno al nucleo familiare (esclusi maggiorenni) in funzione del reddito e dei componenti. Le coppie di fatto, previste da Gorrieri, vengono escluse, ma paradossalmente sono avvantaggiate  Si passa dal finanziamento dei datori di lavoro a quello del fisco  incongruenza col fatto che riguardano solo i lavoratori dipendenti  1999 assegno ai nuclei con almeno 3 figli minori, universale ma decrescente in base all’Isee  2007 si coordinano detrazioni e assegni familiari e si crea imposta negativa nel caso degli incapienti

Fisco e famiglia il quadro non si ricompone …  Detrazioni fiscali non sono di aiuto agli incapienti, ma rimangono al centro del dibattito dominante sulla pressione fiscale  L’assegno al nucleo fam. riguarda famiglie con almeno il 70% redditi da lavoro dipendente  Assegno a nuclei con 3 minori universale, ma sottoposto prova dei mezzi  Detrazione per nuclei con 4 minori: categoriale per contribuenti (inutile per incapienti)  + Detrazioni e compensazioni monetarie variegate a livello locale

… anzi si complica Estensione dell’utilizzo di detrazioni fiscali con finalità di welfare  In campo sanitario cercando di superare il meccanismo delle deduzioni che favorisce chi ha redditi più elevati e permettendole anche ai parenti degli incapienti  rischio di maggiore dipendenza  In situazioni di handicap deduzioni per accompagnatori, poi divenute detrazioni del 19% della spesa sostenuta, purché il reddito non superi i euro  Detrazioni per la retta degli asili nido  Sussidiarietà orizzontale in cui l’aiuto pubblico non è graduato in base al bisogno, ma concesso a chi ha un certo reddito  obbligo della famiglia di cercare soluzioni individuali, basata sulla solidarietà familiare allargata (Saraceno,2007)spazio per la beneficienza e deresponsabilizzazione del pubblico.

Fisco e casa La condizione abitativa condiziona il benessere familare  Negli ultimi 30 anni sono aumentate le famiglie con casa di proprietà: dal 51% fine anni’70 al 69,6% nel 2008 e diminuzione affitti dal 41 al 21% (10% in usufrutto o uso gratuito)  5 mln in affitto per diminuzione numero conviventi  Forte ridimensionamento edilizia residenziale pubblica: da abitazioni l’anno ( con contributo pubblico) negli anni ’80 a 1500 ( ) nei primi anni 2000  Progressiva eliminazione equo canone sostituito in parte da canoni agevolati o concordati, agevolati fiscalmente per i proprietari + Fondo sociale per l’affitto, integrato in misura diversa a livello locale, ma crollato da 440 nel 2000 a 33 mln nel 2011  fattori che assieme al crollo dei tassi finanziari hanno spinto all’acquisto casa famiglie con reddito medio alto (ultimi 2 quintili), mentre i più poveri (1° quintile) sono nel 46% in affitto come 30 anni fa)

Ingiustizie fiscali sul bene primario abitazione  il reddito della casa in proprietà è diventato sempre più deducibile, ma non l’affitto, o per lo meno poco  in ogni caso le deduzioni non funzionano per gli incapienti  Deduzioni e fondo sociale per gli affitti non sono coordinati  Le tasse patrimoniali (Ici, Imu) sulla prima casa sono state prima parzialmente e poi totalmente eliminate; infine è stata reintrodotta una tassazione parziale (Tasi)

conclusioni  Anche guardando al fisco si conferma la connotazione familistica del welfare  La preferenza per la famiglia tradizionale (coniugi con figli) a discapito di quella di fatto, la sola che può svolgere funzioni di welfare,ha prodotto anche risultati paradossali: trattamento migliore per le famiglie di fatto trattate come quelle mono-genitoriali  Basarsi sull’Irpef in situazione di evasione fiscale funziona peggio che basarsi sull’Isee  Le politiche fiscali non vanno bene per affrontare la povertà, contro la quale servono trasferimenti e politiche di conciliazione, coordinati con le detrazioni e servizi sociali  va evitato che le famiglie povere diventino l’anello debole del nostro sistema di welfare

Invito agli studenti  Siete pregati di compilare il modulo di valutazione dell’attività didattica

Gruppi ricerca sui centri per l’impiego A.5 persone- referente Ferrante B.4 persone- referente Turco OK C.6 persone- referente De Blasio OK D.4persone- referente Petrocelli OK E.4 persone – referente Iadarola OK Totale 30 studenti

Scheda analisi rapporto di monitoraggio  Ente (autore) titolo, Anno pubblicazione e rilevazione  Metodo: quale? - quantitativo/qualitativo -rilevazione campionaria o censuaria Risultati ottenuti Come funzionano i CPI (eventuali differenze con le APL) -Per target (italiani/stranieri, disabili, per titolo di studio, per mansioni - operai, impiegati dirigenti -Per funzioni (accoglienza – incontro domanda offerta di lavoro – inserimento al lavoro con stage/corsi – servizi alle imprese -Per struttura (logistica, dotazione informatica, qualifiche e numero operatori) -Grado di collaborazione operatori tra loro e coi dirigenti -Soddisfazione lavoratori/ utenti -Valutazione situazione complessiva/altro

Proposta di una piccola ricerca sulle agenzie per l’impiego  Definizione gruppi di lavoro e responsabile  Analisi di un rapporto di monitoraggio soprattutto Isfol sui Servizi per l’impiego, di cui vi do il file  con uno schema comune  2 interviste a gruppo in un centro per l’impiego da fare, sbobinare e confrontare  La traccia sarà definita insieme  Obiettivo una didattica più partecipata.. E una migliore valutazione

Elenco rapporti 1)Monitoraggio Spi 2002 Analisi di profondità dei centri per l’impiego: per target, per funzioni per strutture (sintesi Indice 180 p. gruppo C 2)Le procedure di accertamento dello stato di disoccupazione e di attivazione dei disoccupati nei Centri per l’impiego collana Studi Isfol numero 2008/5 - diRoberto Landi gruppo A 3)Bonanni Massimiliano, Il ruolo degli operatori dell'intermediazione al lavoro nei servizi pubblici e privati per l'impiego, Roma, Isfol, 2009 PARTE I - Dimensioni e caratteristiche delle figure professionali PARTE II - Analisi qualitativa delle macrodimensioni delle figure professionali gruppo D 4)Bergamante F., Marocco M., Lo stato dei Servizi pubblici per l’impiego in Europa: tendenze, conferme e sorprese, Isfol, 2014 gruppo B

Segue rapporti  5)La filiera dei servizi per il lavoro rivolti alle persone dai centri per l’impiego di Fabrizio Giovannini – ISFOL 2011 (, file 29 p) Rilevazione Cawi 2010 gruppo E  6) clic lavoro Ministero del lavoro e delle politiche sociali INDAGINE SUI SERVIZI PER L’IMPIEGO 2013 sintesi, indice, file gruppo F  Gruppo G Isfol 2003 (a cura di Baroniuo et al) L’utenza dei Cpi e il livello di soddisfazione

Un sistema multilivello di politiche Attive del Lavoro ANPAL (Agenzie Nazionale politiche attive del lavoro), Regioni (Cpi) e soggetti privati accreditati (Apl) debbono garantire a tutti gli utenti i servizi minimi essenziali stabiliti per legge.  Il Governo, (Ministero del lavoro e delle politiche sociali) previa intesa con le Regioni, definisce i livelli essenziali delle prestazioni (LEP) in materia di politiche attive del lavoro validi su tutto il territorio nazionale.  l’ANPAL coordina su scala nazionale la rete degli enti attuatori delle politiche attive (Cpi e Apl), il monitoraggio delle stesse, la sostituzione in caso di malfunzionamento e lo sviluppo del sistema informativo unitario delle politiche attive.  Le Regioni assumono la gestione operativa delle politiche attive (incluse quelle che spettavano alle Province) e la responsabilità dei CpI.  Perché il personale dei Cpi possa continuare a lavorare senza soluzione di continuità con le Regioni, Governo e Regioni s’impegnano a reperirne le risorse nella proporzione 2/3 a carico del Governo e 1/3 a carico delle Regioni

La situazione attuale secondo l’Isfol Attualmente le regioni hanno 2 modelli:  lombardo con equiparazione e concorrenza pubblico e privato  prevalenza del pubblico, ma accreditamento agenzie private e alcune operazioni insieme fino ad un unico data base in comune con gli enti accreditati  Il Lazio ha un modello intermedio che utilizza l'assegno di ricollocazione regionale per l'avvio al lavoro.  Il monitoraggio del sistema è stato tolto per 1 anno all'Isfol e dato ad Agenzia lavoro.  Il monitoraggio in corso ha prodotto una lista degli enti accreditati, con alcune informazioni.  E' prevista una rilevazione sui centri privati del Lavoro (Apl) con un questionario ancora non definito