LA CONSULENZA PSICO- SOCIALE. La consulenza psicosociale si caratterizza come il livello di intervento in cui le risorse che l’operatore mette in gioco.

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LA CONSULENZA PSICO- SOCIALE

La consulenza psicosociale si caratterizza come il livello di intervento in cui le risorse che l’operatore mette in gioco nel processo di aiuto all’utenza si concretizzano nella capacità di utilizzare il colloquio a scopo di chiarificazione, di sostegno finalizzato al raggiungimento di un nuovo equilibrio da parte dell’utente.

«…la consulenza psicosociale è un compito specifico dell’assistente sociale e può rappresentare “il livello massimo di capacità professionale” da approfondire sulla base delle acquisizioni teoriche e metodologiche, ma certamente “non da delegare ad altro personale specialistico (psicologo, psichiatra, medico) o da assumersi solo insieme a loro”.» Dal Pra Ponticelli (1987, pp.57-60)

Questo tipo particolare di colloquio viene utilizzato nel servizio sociale per affrontare problemi inerenti alle difficoltà da parte dell’utente o della intera famiglia di far fronte a situazioni legate all’assunzione di nuovi e improvvisi ruoli sociali o compiti esistenziali (pensionamento, adolescenza, gravidanza, emigrazione, perdita del lavoro, scarcerazione, malattia) nelle situazioni in cui un individuo deve cambiare il suo atteggiamento nei confronti della società e delle sue norme (affidamento in prova al servizio sociale) in situazioni in cui vi siano difficoltà a livello delle relazioni interpersonali in famiglia o nei confronti di istituzioni sociali (rapporto difficile giovani-anziani, disadattamento scolastico,ecc.) in situazioni croniche che possono portare ad un logoramento o a un peggioramento delle capacità individuali di affrontare i problemi o nelle relazioni interpersonali (famiglie con anziani cronici, famiglie di handicappati, ecc.)”( Dal Pra Ponticelli, 1987, p. 57).

Intervento di consulenza psico-sociale conseguente ad una richiesta specifica di aiuto a risolvere problemi di carattere relazionale  interventi consulenziali che possono essere effettuati all’interno di un progetto di intervento scaturito da altre richieste (ad esempio assistenziali) o inserito in un contesto di controllo.

I NTERVENTO ALL ' INTERNO DI UN CONTESTO CONSULENZIALE Facendo riferimento al concetto di ciclo vitale (Scabini E.,1985), potremmo dire che una richiesta consulenziale può essere legata alla fase di disorganizzazione che la famiglia attraversa di fronte all’evento stressante sia di tipo evolutivo che esterno. In questo caso, il progetto di intervento non si sostanzia in prestazioni di carattere materiale, ma consiste nello sviluppare compiutamente la relazione di aiuto come strumento per introdurre cambiamento e facilitare l’evoluzione, la crescita del soggetto e della sua famiglia.

L’assistente sociale potrà contrattare con l’utente una serie di colloqui, coinvolgendo quei membri del sistema famiglia che ha individuato come significativi rispetto al problema presentato. I colloqui di consulenza psico-sociale potranno rispondere ad obiettivi di carattere generale, che andranno ovviamente condivisi con l’utente, quali : dirimere e chiarificare i nodi problematici presenti nella situazione, supportare il soggetto e/o la famiglia nei processi di ridefinizione delle regole o delle distanze tra i vari sottosistemi (nonni-genitori-figli), favorire l’adempimento di compiti esistenziali da parte del soggetto e dei componenti della famiglia, facilitare l’attivazione di risorse interne ed esterne alla situazione.

In questo senso l’intervento di servizio sociale si differenzia da quelli di psicoterapia effettuati da altri operatori (psicologo, psichiatra). Mentre il primo si propone di riattivare e facilitare la riorganizzazione delle risorse di un sistema familiare in crisi di transizione o di motivare i soggetti, attraverso un processo di consapevolizzazione dei loro problemi, a richiedere un intervento psicoterapeutico, il secondo è finalizzato al superamento di blocchi evolutivi e alla trasformazione di quei modelli di interazione rigidi che possono essere fonte di gravi patologie.

I NTERVENTO DI CONSULENZA PSICOSOCIALE ALL ' INTERNO DI ALTRI CONTESTI Il servizio sociale non si limita a erogare prestazioni di tipo assistenziale assumendo una funzione burocratica, ma analizza ogni richiesta applicando il processo metodologico e impostando una corretta relazione di aiuto e non può prescindere dal considerare gli effetti relazionali di qualsiasi domanda o intervento, qualunque sia il contesto all'interno del quale l'assistente sociale si trova a operare. Risulta perciò evidente che interventi di consulenza psico-sociale non possono mancare, anche in contesti quali quello assistenziale, di controllo o valutativo, dove questo tipo di colloqui, inseriti in un progetto complesso che può prevedere sia il ricorso ad interventi e prestazioni concreti, sia l’utilizzo di specifici apporti di altri professionisti (assistenti domiciliari, educatori, terapisti della riabilitazione, psicologi, ecc.) in una logica di integrazione delle competenze.

L 'uso consapevole del rapporto come strumento professionale, un'analisi della situazione completa e non superficiale, una valutazione accurata delle condizioni in cui si trova l'utente e degli obiettivi da perseguire attraverso il progetto di intervento, il contratto, la verifica, richiedono che l'assistente sociale strutturi, all'interno del processo di aiuto, dei momenti, degli spazi specifici in cui affrontare gli aspetti relazionali, sia quelli interni al sistema in cui è inserito l'utente che quelli relativi al sovrasistema utente-servizio.

In questo ambito la specificità di alcuni colloqui di consulenza può avere diverse finalizzazioni: può essere la preparazione per sviluppare motivazione nell’invio del soggetto ad un contesto terapeutico, può favorire sia nella situazione di controllo che in quella assistenziale, un rapporto significativo con l’utente volto ad affrontare alcuni problemi di carattere relazionale od esistenziale. Un aspetto particolare di cui tenere conto riguarda la dimensione dell’insuccesso o della frustrazione legati al tentare di operare dei cambiamenti e non riuscire a realizzarli. Può succedere che l’utente reagisca in maniera depressiva di fronte ad un insuccesso che gli rimanda una conferma dell’idea di incapacità, di disistima o disvalore rispetto a sé ed alle proprie potenzialità. E’ allora importante lavorare su questi aspetti prima di proporre dei tentativi di cambiamento o esplorare con attenzione quelle che sono le risorse dell’utente per poter inserire nel progetto degli obiettivi che abbiano buone possibilità di essere raggiunti.

Si tratta di tenere conto della globalità della situazione e, contemporaneamente, della specificità con cui i soggetti vivono un problema anche apparentemente simile, nonché degli effetti relazionali che si accompagnano a bisogni materiali o a percorsi di disagio e/o devianza sociale, cercando di cogliere quale funzione ha il sintomo e come questo viene interpretato dal soggetto e dal sistema famiglia, per non limitarsi ad offrire prestazioni in una logica burocratica o routinaria. Soprattutto per quanto riguarda i contesti assistenziale e di controllo è fondamentale che l' assistente sociale individui e definisca chiaramente anche con l'utente una linea di demarcazione tra la consulenza psicosociale e gli altri tipi di intervento per evitare slittamenti che possono ridurre all'impotenza l'operatore, cronicizzare il problema e rendere disfunzionale la relazione con il "sistema d'aiuto".

A LCUNE INDICAZIONI PER LA CONDUZIONE Pre-requisito: sviluppare una relazione empatica di ascolto nei confronti dell’utente per trasmettere accettazione della persona e dei suoi problemi, interesse per la specificità e gli aspetti di unicità con cui vive la sua situazione. Aiutare a parlare, a raccontare e raccontarsi, partendo da quanto la persona spontaneamente offre, ma orientandola a connettere diverse informazioni secondo un’ipotesi che aiuti a intravedere nuove opportunità, nuove possibilità e a costruire competenza nei soggetti, è una funzione fondamentale nel colloquio di consulenza psico-sociale. Sviluppare un atteggiamento di ‘curiosità’ che apra temi non affrontati o rilanci quanto viene lasciato cadere, non banalizzando le informazioni che si ricevono con dei frettolosi ‘ho capito’ che rimandano spesso a pregiudizi, stereotipi o a generalizzazioni non rispettose della soggettività. Evitare di porre domande che contengano in sé già delle risposte implicite, in quanto restringono il campo delle opzioni e della personalizzazione delle alternative e possono servire o come scorciatoie al soggetto, qualora abbia difficoltà ad elaborare e ad approfondire il proprio pensiero, o se molto distanti dalle sue mappe mentali, possono squalificare l’operatore stesso che si trova di fronte ad un contradditorio.

Centrare l’attenzione su aspetti concreti, osservabili e/o descrivibili dal soggetto in maniera semplice, correlati al contesto di vita quotidiano che facciano emergere le difficoltà, ma anche le capacità, le risorse, sia della persona che del suo ambiente. Non precostituire risposte ai problemi presentati o non cadere nella trappola di offrire consigli, ma accompagnare il soggetto nella presa di decisione, attraverso un percorso di chiarificazione rispetto alla propria situazione ed alle alternative che possono delinearsi nel processo di soluzione dei problemi. (autodeterminazione)

«l’assistente sociale, durante la raccolta e la restituzione degli elementi,”connette, stimola ed accompagna l’elaborazione” dei contenuti da parte dell’utente, “denomina i diversi oggetti trattati, siano essi esperienze, vissuti, problemi, scinde aspetti (distinguere), mette in sequenza fatti (prima e poi), seleziona ( in base a criteri e caratteristiche), ricompone la situazione in termini razionali e promuove quindi nel tempo la capacità di concettualizzare da parte della persona”.» Ferrario (1996, p.151)

Un attenzione particolare andrà rivolta al ‘setting’ del colloquio che dovrà essere protetto da interferenze rispetto ad altre dimensioni di intervento attuate all’interno del processo di aiuto attraverso un opportuna azione di “barrieraggio” per evitare slittamenti di contesti (Campanini-Luppi, 1988,p.146), ma anche curato sotto il profilo dello spazio fisico che deve essere adeguato e garantire rispetto e riservatezza per la persona.

Se l'assistente sociale sarà orientato a considerare anche se stesso e la relazione che instaura con l'utente un mezzo valido per raggiungere gli obiettivi di cambiamento e quindi uno strumento, una risorsa a disposizione nel processo di aiuto, riuscirà più facilmente ad avvalersi in maniera altamente professionale dei servizi che l'ente e l'ambiente sociale gli offrono ed a sollecitarne con cognizione di causa dei nuovi.