Piano di assistenza al paziente in dialisi

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Piano di assistenza al paziente in dialisi

Vivere da dializzati

dialisi La dialisi è un processo che rimuove dall’organismo liquido e prodotti di rifiuto del metabolismo al quale si ricorre quando i reni sono mal funzionanti; la dialisi può essere effettuata come procedura d’urgenza o cronica

Dialisi d’urgenza è indicata in caso di iperpotassiemia, eccessiva ritenzione idrica, rischio di edema polmonare, acidosi crescente, pericardite, grave stato confusionale e rimozione di farmaci o tossine dal sangue

La dialisi è indicata nell’insufficienza renale cronica o acuta quando si manifestano segni e sintomi uremici che coinvolgono tutti i sistemi dell’organismo (nausea, vomito, anoressia grave, letargia ingravescente, confusione mentale), iperpotassiemia, accumulo di liquidi, malessere generale anche sfregamento pericardico.

Fattore condizionante I cambiamenti dello stile di vita dei pazienti in dialisi sono così pesanti che in caso di disponibilità di trapianto di rene alcuni rifiutano l’organo e preferiscono rimanere in dialisi

EMODIALISI si basa sui processi di diffusione osmosi ultrafiltrazione

Le tossine e le scorie ematiche sono rimosse per diffusione, cioè il passaggio da un ambiente di maggior concentrazione ( il sangue ) a uno di minore concentrazione ( il dialisato soluzione contenente tutti gli elettroliti importanti e può essere modificato) L’eccesso di acqua è rimosso dal sangue per osmosi, cioè con il passaggio di acqua da un ambiente di maggior concentrazione di soluti ( sangue )ad uno di minore concentrazione di soluti ( il dialisato ) Ultrafiltrazione consiste nello spostamento di acqua lungo un gradiente di pressione, da una zona di maggiore pressione a una di minore pressione

Accessi vascolari CVC Catetere a due lumi in vena succlavia , giugulare interna e vena femorale Rischi ematoma, pneumotorace, infezione, trombosi della vena ostruzione, rimozione accidentale, ipotensione, crampi, embolia gassosa, emolisi ed emorragia

Accessi vascolari FAV Fistola creata chirurgicamente ,anastomosi tra un arteria ed una vena con sutura laterolaterale o termino laterale, pronta all’uso dopo 4 / 6 settimane Innesto arterovenoso, inserendo sottocute materiale biologico, semibiologico o sintetico Rischi trombosi, ematoma e travaso ematico ,infezione ,emorragia, aneurisma, pseudoaneurisma ,sieroma

COMPLICANZE…………… Alterato metabolismo dei lipidi ( ipertrigliceridemia) Astenia Anemia Ulcere gastriche e problemi gastrointestinali ( stress) Alterato metabolismo del calcio Alterazione del sonno Ipotensione dopo la rimozione di liquidi Crampi muscolari dolorosi Dissanguamento

COMPLICANZE………. Aritmie Embolia gassosa Dolore toracico Spostamento di liquido a livello cerebrale dalla nausea alle convulsioni

Terapia farmacologica?????? Terapia nutrizionale ???????

dieta Riduzione del consumo di proteine Riduzione del consumo di liquidi Riduzione di consumo di sodio Riduzione di consumo di potassio

Assistenza infermieristica Considerazioni psicosociali Insegnare l’ autocura Educazione dell’assistito in merito alla dialisi Assistenza continua

5 fattori fondamentali per la riabilitazione renale Incoraggiamento Educazione Attività fisica Occupazione Valutazione dei risultati raggiunti

Indagini diagnostiche Clearance della creatinina Creatinemia Ega Elettroliti sierici Sodiemia Fosfatemia e calcemia Azotemia Ves emocromo Torace Ecg Livello ematico dei farmaci Coltura ed antibiogramma del cvc

accertamento

Esame obiettivo Ipertensione Edemi periorbitale, sacrale, anca Dispnea Nausea Anoressia Stitichezza Letargia Fragilità cutanea Colorito grigio giallastro Porpora Prurito Crampi Mobilità limitata

Diagnosi infermieristiche Pc deficit nutrizionale ed inappetenza Pc alterazione del bilancio idroelettrolitico Pc deficit di conoscenze rispetto al regime terapeutico dieta Di rischio di complicanze infettive del cvc, del catetere peritoneale , peritonite Di rischio di complicanze infettive e vascolari della Fav Di ansia paura o aggressività dovuta all’ incertezza di poter mantenere i propri ruoli sociali

Diagnosi infermieristiche Di alterazione dei rapporti sociali legata ad una alterazione della propria immagine Pc affaticamento nelle esecuzioni di attività giornaliere Di dolore articolare Pc insonnia alterazione ritmo sonno veglia Di rischio di lesioni perforazione dialisi peritoneale

Educazione al paziente FAV Provvedere giornalmente ad un’adeguata pulizia della cute dell’arto ove la fistola è confezionata, ed a una particolare detersione prima di pungerla per la seduta dialitica. Non indossare indumenti stretti, orologi, bracciali che possano arrestare o solo rallentare la circolazione sanguigna dell’arto. Evitare un decubito laterale sull’arto in questione. Evitare fasciature compressive di lunga durata (massimo 12 ore), che possano ridurre l’afflusso di sangue nell’anastomosi. Durante la fasciatura ed il tamponamento a fine dialisi è bene controllare sempre il suo funzionamento. Non usare l’arto della fistola per la rilevazione della pressione arteriosa e per effettuare i prelievi ematochimici di routine. Non utilizzare la fistola per la somministrazione della terapia endovenosa. Nel caso in cui la persona non rilevi più al proprio arto la “pulsazione” del flusso ematico deve rivolgersi immediatamente alla struttura ospedaliera di riferimento.

Alimentazione in dialisi (emodialisi e dialisi peritoneale) , per star bene occorre seguire un regime dietetico adeguato. I cardini della dieta sono: • alto apporto di proteine; • controllo nell’assunzione dei liquidi; • controllo dell’assunzione di alcuni sali (sodio, potassio, fosforo); • evitare un eccesso di calorie.

Durante la terapia dialitica, oltre a perdere sostanze tossiche si perdono numerosi nutrienti come proteine ed aminoacidi. Queste perdite devono assolutamente essere rimpiazzate per evitare “l’indebolimento generale” dell’organismo (anemia, astenia, facilità alle infezioni...); Il potassio gioca un ruolo importante soprattutto per i disturbi cardiaci. Il fosforo e il calcio sono importanti nel controllo del metabolismo dell’osso e mantenerli a valori consigliati previene la formazione di calcificazioni vascolari e parenchimali, cioè l’invecchiamento accelerato dei propri vasi e organi. Un apporto troppo eccessivo di zuccheri in dialisi peritoneale, per esempio, si va ad aggiungere alle calorie che forniscono le sacche di dialisi a base di glucosio.

La persona in dialisi non deve considerarsi ammalata la dialisi deve divenire un momento del quotidiano della persona e non essere posta al centro della propria vita. per la persona sottoposta a dialisi deve continuare a lavorare, mantenere le proprie abitudini quotidiane, viaggiare, studiare, le proprie abitudini affettive e sessuali: tutto ciò migliora la condizione psico fisica della persona in trattamento. Lavorare è sicuramente possibile; a chi si sottopone al trattamento dialitico è permesso allontanarsi dal luogo di lavoro, anche se le assenze dal luogo del lavoro per eseguire la dialisi non sono ancora disciplinate con apposita legge. Si può concordare l’orario di lavoro con il proprio datore grazie ad accordi sindacali nei luoghi dove è previsto

GESTIONE INFERMIERISTICA NELLA PREVENZIONE DELLE COMPLICANZE IN DIALISI Le alterazioni uremiche corrette con il trattamento dialitico, provocano nell’organismo delle continue oscillazioni ematocliniche e ponderali; tutto ciò può provocare delle complicanze come: l’ipotensione arteriosa, la sindrome da disequilibrio ionico, la aritmia cardiaca, l’ipo-potassiemia, l’ipertensione arteriosa, nausea, vomito, crampi muscolari. Durante la seduta possono poi intervenire altri incidenti di percorso quali l’embolia gassosa o la rottura del filtro. Per tutte queste situazioni l’intervento risolutivo è messo in atto dall’infermiere, il quale ha un ruolo di centralità nella conduzione e gestione della seduta dialitica.

L’IPOPOTASSIEMIA il paziente riferisce stanchezza e sensazione di “gambe di legno” con difficoltà locomotoria, palpitazioni e bradicardia con frequenza massima di 50 puls/min, aritmia che può esitare in arresto cardiaco. L’intervento dell’infermiere è basato sulla consultazione del medico e sulla modificazione della concentrazione del potassio nel bagno di dialisi. I DISTURBI DEL RITMO sono presenti durante la seduta dialitica per la variazione della concentrazione ematica degli elettroliti, inoltre può verificarsi intossicazione digitalica , perché il farmaco non viene eliminato in dialisi e tende ad accumularsi. Comunque i disturbi del ritmo, che maggiore frequenza si verificano in dialisi sono le extrasistolie sopraventricolari e più raramente ventricolari. L’IPOTENSIONE ARTERIOSA è l’inconveniente più frequente, si manifesta con: sbadigli ripetuti, ansia, pallore, nausea, vomito, tachicardia e sudorazione

L’IPERTENSIONE ARTERIOSA dovuto a: Eccessiva filtrazione di urea e Na con squilibrio osmotico L’infermiere imposta i valori di Na cui il paziente deve eseguire la terapia già dal momento della preparazione della macchina; più frequente causa di ipertensione arteriosa è l’eccesso di liquidi.

CRAMPI MUSCOLARI si localizzano prevalentemente agli arti inferiori, e si manifestano con dolore violento della muscolatura. La loro presenza può essere indice di una ultrafiltrazione troppo rapida o di una embolia gassosa. Fortunatamente l’embolia gassosa , grazie alla presenza del rilevatore d’aria sulla linea venosa, è diventata rarissima.

L A CEFALEA è una complicanza legata nella maggior parte delle volte ad altre complicanze come l’ipotensione o alla sindrome da squilibrio; L’EMORRAGIA è la complicanza su cui l’infermiere deve eseguire il proprio intervento con estrema rapidità e precisione. Identifica immediatamente la causa ricordandosi che l’eparina contribuisce al 90% dei casi, quindi intervenire sulla macchina riducendo il flusso della pompa e bloccando l’infusione di eparina L’EMOLISI è anch’essa una complicanza nell’emodialisi e l’attenzione dell’infermiere deve cadere sul controllo della macchina L’ARRESTO CARDIACO

LA ROTTURA DEL FILTRO L’EMBOLIA GASSOSA è forse la più grave complicanza, anche se rara, in quanto viene controllata dagli appositi allarmi della macchina.

I rischi professionali a cui più frequentemente può essere soggetto il personale infermieristico sono: quello biologico, elettrico, chimico, e da stress di tipo psicologico (burn-out) Tra questi sicuramente il rischio più conosciuto da parte degli operatori è sicuramente quello di natura biologica, ed in particolare riferibili ad infezioni da HBV ed HCV, ed anche se raro da HIV. I reparti di dialisi sono quindi considerati ambienti ad “elevato rischio professionale” per patologie infettive a trasmissione parenterale a causa dell’impiego di circolazione extracorporea (connessione, controllo, distacco del circuito ematico), per l’effettuazione ripetuta di manovre traumatica (puntura di vasi ad alta pressione, cateterismi venosi profondi), per impiego di materiale lesivo dell’integrità della cute (es. aghi fistola); tutto ciò effettuato su una popolazione con elevata incidenza di pazienti potenzialmente già infetti.