I Malavoglia
Dalla prefazione de I Malavoglia Chi osserva la vita non ha il diritto di giudicarla. Deve cercare di rappresentarla così com’è stata (o avrebbe dovuto essere)
Origine del romanzo Il bozzetto marinaresco Padron ‘Ntoni, con intervento dell’autore (filone filantropico-sociale) Verga lo distrugge per poi riscrivere I Malavoglia
Il primo romanzo del ciclo della «Marea», poi dei «Vinti», composto di cinque romanzi Verga lavora al romanzo dalla primavera del 1878 al luglio 1880. Il romanzo uscì dall’editore Treves di Milano nel febbraio del 1881.
Principi di poetica 1. occorre inventare una «forma inerente al soggetto», e cioè «rendere il colore locale anche nella forma letterale» Il ciclo dei «Vinti» prevede cinque temi sociali diversi e altrettante soluzioni stilistiche 2. l’autore deve sparire calandosi in una voce narrante (o in una pluralità di voci) appartenente al mondo rappresentato la narrazione deve avvenire attraverso la prospettiva dei personaggi, secondo il principio dell’impersonalità 3. devono cadere gli artifici narrativi della tradizione manzoniana il narratore onnisciente, la «messa in scena» dei personaggi da parte del narratore (per es, la loro presentazione al lettore, prima di inserirli nell’azione), la descrizione dall’alto dei protagonisti e dei luoghi, l’inquadramento nel sistema gerarchico di valori dell’autore 4. la narrazione deve essere condotta dal basso, riferendo le voci dei protagonisti e della comunità arcaico-rurale in cui essi vivono
Il titolo è una ‘ngiuria [ingiuria] cioè un soprannome scherzoso, sull’uso di quelli impiegati nel linguaggio popolare siciliano. Il titolo è già una scelta di poetica perché in esso si assume l’ottica culturale e linguistica dei personaggi che sono protagonisti del romanzo
Obiettivo Verga vuol cogliere i costi individuali e collettivi (alienazione – esclusione) operati dall’irruzione dei miti del progresso e del movente economico nel mondo rurale-patriarcale di un villaggio siciliano
Utile e valori Nel villaggio operano le stesse leggi economiche dello spazio urbano Sono in contrasto con la persistenza dei valori nel microcosmo della famiglia (solidarietà)
Base del romanzo Speculazione dei lupini di padron ‘Ntoni >> chi tradisce l’ideale dell’ostrica perde l’innocenza e incontra il mondo= pesce vorace
La “religione della famiglia”(idoleggiamento di valori autentici) appartiene all’universo patriarcale e arcaico-rurale e non è più riscontrabile nella società moderna. L’esaltazione dell’«ideale dell’ostrica», dell’attaccamento alla famiglia, all’onore, al lavoro era già in Fantasticheria e viene ripetuta nel romanzo attraverso le parole di padron ‘Ntoni. La famiglia è una cellula di resistenza in una società dominata dalla violenza e dall’egoismo. La solidarietà dei suoi membri è un modo per sopravvivere all’interno della feroce selezione naturale che caratterizza l’esistenza.
Nei racconti successivi ai Malavoglia (Novelle rusticane), la famiglia apparirà dominata da egoismo e interesse. In Mastro-don Gesualdo sarà solo sede di conflitti (nido di vipere).
Verga vede l’ordine sociale come un ordine naturale e il progresso come evoluzione (“darwinismo sociale”). Manca in lui la fiducia romantica nella storia e nell’uomo che può determinarla (antistoricismo: la vita umana è come quella animale, non conosce mutamenti ma solo un’evoluzione graduale in cui domina la logica della ripetizione). L’uomo è dominato da interessi materiali: se si eccettua la solidarietà familiare (presente solo nella famiglia dei Malavoglia), ciascuno è solo con il proprio egoismo, in opposizione agli altri.
La solidarietà di classe non esiste. E neppure esiste la possibilità di un futuro radicalmente diverso.
Chi tenta di mutar stato è un illuso destinato alla sconfitta. Di fronte alle ingiustizie sociali non giova ribellarsi: meglio rassegnarsi. Una tassa ingiusta non è diversa da un cattivo raccolto: è inutile protestare; è meglio lavorare di più per pagarla. Questa è la lezione di padron ‘Ntoni in occasione del dazio sulla pece e del subbuglio che esso provoca nel paese. La sua filosofia si condensa in formule come «bisogna vivere come siamo nati», «bella o no, la vita non l’abbiamo fatta noi», «più ricco è in terra chi meno desidera», «meglio contentarsi che lamentarsi». Si tratta evidentemente di una ideologia fortemente conservatrice. Nella parte finale del romanzo, una abbastanza evidente — anche se implicita — polemica antisocialista: nell’episodio di ‘Ntoni che si mette a frequentare la farmacia di don Franco e a fare il predicatore dell’eguaglianza sociale (e si comporta così — fa capire il narratore — solo perché non ha voglia di lavorare e vuole diventare ricco). note
TEMI Etnologico Sociale-politico Folclore, costumi, cultura della Sicilia 300 proverbi Sociale-politico Studio sociale sulla base dell’inchiesta Franchetti- Sonnino (1877) : ragioni della rovina della piccola proprietà oppressa da usura – leva militare – corruzione delle amministrazioni locali Identificazione dei meccanismi che stanno alla base della lotta per la sopravvivenza Dall’Inchiesta franchetti Sonnino riprende una serie di temi e una delle tesi di fondo su cui è costruito il romanzo: i temi della corruzione del ceto amministrativo locale, dei danni procurati alla popolazione dalla leva militare e da un sistema di tassazione che colpiva solo i poveri, della presenza del contrabbando fra Catania e Messina, la tesi che l’usura è il cancro che distrugge l’economia siciliana impedendo lo sviluppo della piccola proprietà. Verga traduce l’impianto del libro di Franchetti e Sonnino nella struttura stessa del romanzo, attraverso l’opposizione fra il piccolo proprietario padron ‘Ntoni e l’usuraio Campana di legno. note
Il tempo della storia, la struttura e la vicenda Il romanzo è formato da quindici capitoli. La vicenda si svolge fra il 1863 (ma l’azione comincia solo nel settembre 1865) e il 1877 o 1878.
È la storia della famiglia Toscano, nota in paese con il soprannome antifrastico di “i Malavoglia” (in realtà gente laboriosa) La famiglia è composta dal nonno, padron ‘Ntoni, piccolo proprietario (possiede una casa — la «casa del nespolo» — e una barca, la Provvidenza) dal figlio Bastianazzo e dalla nuora Maruzza, detta la Longa dai nipoti ‘Ntoni, Luca, Alessi, Mena e Lia. Per fare la dote a Mena, padron ‘Ntoni compra a credito una partita di lupini, indebitandosi con l’usuraio del paese, Campana di legno (detto anche zio Crocifisso). Durante il trasporto dei lupini, la barca fa naufragio e Bastianazzo muore in mare.
Comincia un periodo di disgrazia e di miseria.
Quando la famiglia sembra riprendersi e Mena (che in realtà ama un povero carrettiere, compare Alfio) sta per fidanzarsi con Brasi Cipolla, figlio di un ricco possidente e dunque ottimo partito, la morte di Luca nella battaglia di Lissa, un nuovo naufragio della Provvidenza e poi il desiderio di evasione di ‘Ntoni ricacciano la famiglia nella disgrazia, sino a indurre il vecchio padron ‘Ntoni a vendere la barca e a cedere la casa per poter pagare il debito.
Il ribelle
‘Ntoni, Che durante il servizio militare ha conosciuto le grandi città e appare affascinato dal “progresso”, cerca fortuna a Trieste; poi, tornato più povero di prima, comincia a fare il “predicatore” di idee di eguaglianza, e a frequentare la bettola e gli ambienti del contrabbando, disonorando la famiglia. Contemporaneamente il brigadiere don Michele insidia la giovane Lia. Sorpreso in flagrante durante il contrabbando, ‘Ntoni accoltella don Michele e viene condannato a cinque anni di carcere. Lia — di cui l’avvocato difensore di ‘Ntoni mette in piazza la relazione con don Michele — fugge da casa e diventa prostituta a Catania.
Il ritorno di ‘Ntoni Trascorso il periodo di carcere, ‘Ntoni torna a casa: nel frattempo Alessi ha sposato una vicina, Nunziata, e ha riacquistato la casa del nespolo, mentre il nonno è morto all’ospedale della città. Mena invece, considerandosi disonorata dalla sorte della sorella e del fratello, ha rifiutato di sposare compare Alfio. ‘Ntoni resta nella casa del nespolo solo una notte: all’alba riparte per sempre. Ha capito che non può vivere in una famiglia di cui ha violato le norme morali e in un paese che ora vede come un’oasi di tranquillità e di serenità.
L’addio a Trezza E’ evidente il contrasto fra il nonno, che rappresenta le leggi patriarcali dell’onore e del lavoro, e il nipote, che gli contrappone la legge “moderna” dell’utile e della ricchezza. Attraverso l’addio finale di ‘Ntoni a Trezza, Verga esprime il suo doloroso commiato dal mondo premoderno, in cui è ancora possibile quella legge della ripetizione, quella vita ciclica e naturale, che altrove la modernità ha distrutto.
Nel romanzo si distinguono tre parti. La parte iniziale e quella centrale hanno per protagonista il vecchio padron ‘Ntoni; in quella finale protagonista è il nipote.
Le tre parti Il “tempo della storia” è breve nei capitoli 1-4, mentre “il tempo del racconto” (quello impiegato dal narratore per descrivere gli avvenimenti) è lento e dilatato: l’autore deve mettere in scena tutto il paese per permettere al lettore di riconoscere a poco a poco tutti i personaggi. Nella parte centrale (capp. V-X) il “tempo della storia” si allarga e si condensa quello del racconto. Si copre infatti un periodo di tempo che, stando alla ricostruzione dei critici, copre quindici mesi, dall’autunno 1865 alla fine del 1866 Nella III parte (capp. XI-XV) il “tempo della storia” è lungo, quello del racconto breve Il racconto copre un periodo di parecchi anni, dal 1867 al 1877 o 1878. il narratore ricorre alla tecnica del “racconto condensato” o del riassunto.Mentre nelle prime due parti in primo piano è il paese, nella parte finale campeggia la famiglia Malavoglia e protagonista diventa il giovane ‘Ntoni, con la sua storia di traviamento.
Il sistema dei personaggi
Padron ‘Ntoni e lo zio Crocifisso (contrapposti nei capp. I-IX) padron ‘Ntoni impersona la morale patriarcale, gli ideali del lavoro e dell’onestà, la fedeltà alla “religione della famiglia”; l’usuraio, zio Crocifisso - Campana di legno, incarna le leggi dell’utile immediato e s’ispira a un cinico egoismo. E’ l’indebitamento del primo nei confronti del secondo che mette in moto la macchina narrativa del romanzo.
L’uno rappresenta il mondo dei Malavoglia, l’altro il mondo di Trezza. Nel primo resistono le leggi della tradizione e con esse, i valori del passato; nel secondo sono già penetrati i disvalori del “moderno”: la legge dell’interesse, la furbizia, il desiderio di ricchezza a ogni costo.
Tutti i personaggi del romanzo si organizzano in un sistema oppositivo di natura morale la famiglia Malavoglia, compare Alfio, la Nunziata, la cugina Anna e la gnà Grazia (moglie di Piedipapera, il sensale) rappresentano il polo positivo; l’usuraio, il segretario comunale don Silvestro, il sindaco, il sensale Piedipapera e l’altro trafficone Vanni Pizzuto, i contrabbandieri Cinghialenta e Rocco Spatu, l’ostessa Santuzza e lo zio Santoro, le ragazze Vespa e Mangiacarrube appartengono invece al mondo cinico e pettegolo del paese.
Due mondi Padron ‘Ntoni Incarna l’ideale dell’ostrica Immobilismo – fatalismo Personaggio EPICO – monologico Cultura dei proverbi e dei motti (SAGGEZZA) Mancanza di coscienza di classe Rappresentante dell’EPOPEA della SOCIETA’ CONTADINA contro le dissipazioni morali di quella urbana Il giovane ‘Ntoni “Diverso” Ribelle > antagonismo nei confronti di regole, ciclicità Personaggio ROMANZESCO > > però non c’è volontà rivoluzionaria: ‘Ntoni non vuole cambiare ruoli e rapporti sociali; vuole solo arricchirsi La ribellione non è culturalmente motivata: Verga lo presenta OZIOSO Infine l’autoesclusione conferma la sconfitta
Personaggi a confronto Padron ‘Ntoni incarna il MITO SALVIFICO della FAMIGLIA (unica difesa nei rapporti sociali e nelle avversità della natura) “religione dell’onestà” La sconfitta di ‘Ntoni riflette la sconfitta dell’artista Verga nella società borghese capitalista in cui non può integrarsi
L’opposizione penetra all’interno della famiglia Malavoglia, dividendo in due gruppi i nipoti. Morto Luca, essi si contrappongono nel solito modo binario, maschio contro maschio e femmina contro femmina: ‘Ntoni, sedotto e accecato dalla modernità, si oppone ad Alessi, che continua la legge patriarcale del nonno; Lia, corrotta dal desiderio di ricchezza, si oppone a Mena, che invece accetta di uniformarsi alla tradizione dell’onore e alla “religione della famiglia”.
Il tempo e lo spazio: il cronotopo dell’idillio familiare
Nei Malavoglia sono presenti numerosi elementi storici: la battaglia di Lissa, il colera che uccide la Longa, la questione della leva militare e quella delle tasse, il malcontento popolare che ne deriva, il ricordo di Garibaldi e della sua impresa, la contrapposizione fra repubblicani (come il farmacista, don Franco) e clericali contrari all’unità d’Italia (come il prete, don Giammaria).
Ma il tempo della storia e del “progresso” è inserito in un altro tempo, circolare ed etnologico il tempo rurale e premoderno, il tempo mitico dell”’eterno ritorno” delle stagioni e delle costellazioni, della ripetizione dei raccolti e delle feste liturgiche. Così il tempo storico, o lineare, tende a sparire, riassorbito in quello ciclico ed eterno della natura.
Analogamente da un lato abbiamo uno spazio geografico preciso, quello di Trezza e dei paesi costieri a nord di Catania dall’altro questa accertabile geografia sfuma in contorni indeterminati, misteriosi, cui spesso si allude con toni di favola popolare.
Spazio sociale del paese rappresentato in modo circostanziato: nella piazza e sul sagrato si riuniscono gli uomini d’affari, nella farmacia gli intellettuali del paese, nell’osteria gli sfaccendati e i proletari, presso la fontana le donne. Però manca una rappresentazione minutamente realistica del villaggio: gli interni non vengono mai descritti con precisione Cfr.la stessa casa del nespolo.
La determinatezza nella rappresentazione dello spazio sociale e nelle indicazioni geografiche si combina con una estrema indeterminazione, che sembra obbedire a un’esigenza di idealizzazione o di astrazione simbolica.
MITIZZAZIONI IDEALIZZAZIONE Elemento lirico-simbolico che si affianca a quello realistico
L’uso prevalente dell’imperfetto tipico del romanzo realista e naturalista, della descrizione sociologica e della *mimesi resa attraverso l’*indiretto libero; ma anche adatto a esprimere la ripetizione del tempo ciclico e la nostalgia del ricordo.
Il tempo e lo spazio di Trezza sono documenti, ma anche simboli. da un lato sono oggetto di uno studio, dall’altro sono oggetto di mitizzazione coordinate del luogo del rimpianto e della nostalgia, dei valori di una società ormai minacciata dal “progresso” ma ancora capace, in alcuni dei suoi rappresentanti (padron ‘Ntoni, Mena, Alessi), di sentimenti e di ideali morali.
Il mondo patriarcale della Sicilia appartiene al passato: per questo l’autore è costretto a dargli un commiato nostalgico. L’addio finale di ‘Ntoni è anche quello di Verga che ha lasciato alle spalle la società arcaico-rurale perché solo nel moderno lo scrittore borghese può vivere all’altezza dei tempi e rappresentarli efficacemente. Dalle Novelle rusticane a Mastro-don Gesualdo non ci sarà più spazio per il mito, e gli eroi verghiani saranno inseriti nel tempo storico e nell’alienazione economica.
L’unità di luogo dei Malavoglia ha valenza mitica, chi la valica si perde «uno che se ne va dal paese è meglio che non ci torni più» dice Alfio Mosca.
Spazio e tempo sono coerenti fra loro e costituiscono il cronotopo “idillico” del “romanzo familiare”
Due le tonalità espressive Una lirico-simbolica, per gli stati d’animo di Mena, della Longa, di padron ‘Ntoni, di compare Alfio e, alla fine, anche di ‘Ntoni; Una comico-caricaturale per il mondo di Trezza, i comportamenti e i discorsi dei personaggi meschini e cinici che lo popolano. Esempio di registro lirico-simbolico Fine cap.II Vi compaiono solo personaggi dotati di un’anima e di un’interiorità e per questo capaci di un rapporto profondo di corrispondenza con la natura, con le costellazioni e con il mare: Mena, compare Alfio, padron ‘Ntoni vi predomina il tono lirico, ricco di rime e di allitterazioni, fatto di sfumature, di silenzi, di non-detto, di discreta allusività: il dialogo fra Mena e compare Alfio è tutto giocato sulla *reticenza, e trova il suo completamento nel sentimento dell’ignoto che scaturisce dai rumori dei carri e del mare, nel colloquio malinconico della ragazza con le stelle e con il mare e nei presagi funebri che lo accompagnano . Esempio del registro comico-caricaturale è l’episodio del dazio sulla pece. Qui le metafore, le *similitudini e i modi di dire sono tipici della tradizione bozzettistica, fanno parte di un repertorio già noto o rinchiudono i personaggi in uno stereotipo Esempi in nota
TECNICHE NARRATIVE Impersonalità Narratore interno al mondo narrato, di cui condivide valori norme lessico consuetudini Che si rivolge a un pubblico già informato di quel mondo abolizione della presentazione dei personaggi scene corali dialogate Eclissato/mimetico (evita commenti, non accenna alla propria funzione, usa la denotazione) Regredito (non coincidente con l’autore) > da cui STRANIAMENTO (scarto fra p.d.v. voce narrante e p.d.v. autore) Esempio: la voce narrante descrive come normale il comportamento di don Silvestro che, per sposare Barbara Zuppidda e ottenere delle fave da zio Crocifisso, non esita a mandare in rovina i Malavoglia dando a padron ‘Ntoni il consiglio di rinunciare alla casa del nespolo, e rappresenta invece come strano quello dei Malavoglia che, contravvenendo alle regole economiche, non mandano all’ospizio il nonno ormai vecchio e improduttivo: e infatti di loro si dice che fanno così perché «superbi» e che lo tengono in casa soltanto per «farselo mangiare dalle pulci». In omaggio all’impersonalità l’autore non interviene a difendere i Malavoglia e a ristabilire la verità- Impersonalità Esempio in nota
Artificio della regressione (Baldi) Adozione di linguaggio e parametri di giudizio bassi (anima folclorica del villaggio) Uso di un italiano con cadenza siciliana (“che” floscio = ca) Riproduzione di discorsi/pensieri dei personaggi anche negli enunciati oggettivi uso di metafore, similitudini, modi di dire popolari Verga non fa ricorso al dialetto, ma impiega un italiano parlato così come lo parlano i siciliani dotati di una certa cultura: si tratta di un “parlato” che conserva le sfumature sintattiche e talora anche lessicali del dialetto. Verga inventa una sintassi particolare in cui si avverte di continuo l’eco e quasi la gesticolazione del parlato: per esempio, fa spesso ricorso a un «che» che corrisponde al siciliano “ca” e che ha valore di congiunzione ora causale, ora consecutiva, ora temporale, ora concessiva. Esempio di metafore/similitudini popolari: All’inizio del cap. III, la tempesta è descritta con paragoni e con immagini che rimandano all’esperienza diretta di paesani (sono questi, infatti, a confrontare il muggire del mare a quello dei buoi della fiera di S. Alfio) o alla loro elementare cultura religiosa («il giorno era apparso nero peggio dell’anima di Giuda»). note
ERLEBTE REDE (Leo Spitzer) DISCORSO INDIRETTO LIBERO Idioletto e proverbi Emersione del singolo personaggio o del CORO (collettività)
Tecniche di analisi tipiche del POSITIVISMO Di cui però Verga non condivide la fiducia nel progresso borghese – capitalistico (rassegnazione-fatalismo-pessimismo) V. non è populista né paternalista né sentimentalista né socialista Unica via d’uscita è il vagheggiamento del passato con i suoi valori (ancora incarnati nel mondo di Aci Trezza) benchè in via di estinzione