Reportage fotografico (quinta parte) Laura Properzi

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Reportage fotografico (quinta parte) Laura Properzi Visita alle scuole olandesi Rotterdam 14 – 21 novembre 2009 “Concretezza e operosità!” Reportage fotografico (quinta parte) Laura Properzi

VISITA ALLA OPENBARE BASISSCHOOL “DE TRIANGEL” – ROTTERDAM (SECONDO GIORNO) Oggi, appena arrivata alla Triangel, raggiungo subito in classe Esteban, l'insegnante del gruppo dei 7 / 8 anni. Sta usando la lavagna interattiva per trasmettere un filmato. La lezione della giornata verte sull’apprendimento e sul consolidamento della comprensione linguistica. Dal filmato, l'insegnante ha tratto una scheda di approfondimento che, stampata e fotocopiata, viene distribuita agli alunni, così come una seconda scheda di verifica (test): credo si tratti di lettura e comprensione dell'argomento trattato. I bambini eseguono l'attività individualmente e in silenzio, tutt'al più sussurrano appena. Così come ho già visto in aula di informatica, Esteban mi dice che i contenuti interattivi di cui si avvale con la lavagna fanno parte di un pacchetto di programmi realizzati apposta per le scuole, completi di test di verifica, che risiedono in un server remoto, al quale la scuola può accedere pagando un abbonamento. L'uso degli stessi test da parte degli insegnanti delle varie scuole consente un tipo di valutazione con parametri molto oggettivi.

In questa classe ci sono 19 alunni perché è una small class; altre (big classes), ne hanno più di 20, fino ad un massimo di 30. Gli alunni vengono organizzati in due gruppi ben distinti: al primo è proposta la lezione frontale, con l'intervento diretto dell'insegnante, mentre il secondo gruppo svolge in completa autonomia altre attività predisposte. In questo secondo gruppo, i bambini sono più liberi di alzarsi dal posto per prendere il materiale, per uscire dall'aula e andare in bagno... purché tutto si svolga in ordine e in silenzio.

Il conto alla rovescia scandito da un orologio proiettato dalla smartboard dice che il tempo concesso per il test è finito.

Segue l'autocorrezione, che avviene con l'insegnante che dice ad alta voce i numeri delle risposte e i bambini che verificano da soli risposte corrette ed errori. Oltre ad un registro di classe, che riporta gli esiti di tutti, per ogni alunno c'è un registro personale dove Esteban riporta immediatamente i risultati, passando banco per banco.

Segue un dettato di frasi con parole che hanno i suoni più difficili: i bambini le scrivono, le pronunciano ad alta voce, ne trovano di nuove.

Sono le 10:30: è ora di fare una pausa Sono le 10:30: è ora di fare una pausa. I bambini, seduti al loro posto, fanno uno spuntino, mentre alla lavagna l'insegnante mostra un contenuto interattivo che somiglia ad un videogioco, in realtà è il "cinegiornale" di Sinterklaass, personaggio di fantasia amatissimo e per questo molto seguito dai bambini olandesi. Il video è tratto da un sito internet che propone anche una canzone che i bambini cantano con il sistema del karaoke. La lavagna interattiva ha funzioni che non conoscevo: ad esempio, l'insegnante può utilizzare, oltre alla "penna" virtuale, un sistema di puntamento che assomiglia ad una bacchetta magica estensibile; oppure, tramite telecomando, egli può decidere di oscurare l'immagine dello schermo mentre prepara un diverso contenuto al computer; può anche bloccarne la visione in un punto e vedere un altro punto sullo schermo del PC.

Ora tutti i bambini giocano all'aperto nel parco-giochi del cortile della scuola per almeno un quarto d’ora, quando è il momento di rientrare in classe. Si continua con lo spelling delle parole olandesi: Esteban ne pretende una pronuncia perfetta! Egli ha programmato ogni singolo minuto dell'attività didattica quotidiana, che svolge usando con grande disinvoltura ogni strumento abbia a disposizione: scrittura elettronica, proiezioni, animazioni, filmati, strumenti tecnologici avanzati che non fanno altro che facilitare l'insegnamento/apprendimento e rendono immediatamente accessibili materiali multimediali così come contenuti testuali proiettati sullo schermo.

Ora è il momento di alternare i gruppi-classe: i bambini cambiano posto portandosi dietro il contenitore mobile situato nella parte sottostante del banco; questo si sfila facilmente e al suo interno trova posto il materiale di lavoro che ogni alunno usa quel giorno. Chi ha finito prima degli altri è libero di chiacchierare con i vicini di banco. D'altra parte tutti sanno regolare perfettamente il volume della voce, capacità questa, come mi sottolinea Esteban, che deve essere insegnata subito, fin da quando il bambino fa il suo primo ingresso a scuola (3 o 4 anni). Esteban non ha mai bisogno di alzare la voce; i suoi sporadici richiami all'ordine riportano immediatamente il silenzio, che poi dura a lungo. Un alunno che sta lavorando da solo chiama in modo sommesso ed educato l'insegnante; questo prima lo ignora, poi gli intima sbrigativamente il silenzio: non è questo il suo momento. Il sistema di alternare i due gruppi di alunni, dice Esteban, gli permette di seguire meglio ciascun bambino, inoltre assicura l'attenzione e il coinvolgimento di tutti. Le attività proposte sono varie e si alternano rapidamente per non consentire cali di attenzione; in caso di test di verifica non si può superare i due minuti di applicazione per ciascuno. Esteban mi spiega che nel suo gruppo generalmente i bambini svolgono tutti la stessa attività ma che, per chi ha bisogno di sostegno o recupero, su sua stessa segnalazione viene chiamato un altro insegnante che, affiancando chi ne ha bisogno, svolge un tipo di insegnamento speciale che ha come obiettivo primario l'acquisizione dell'autonomia.

Conclusione Ho trascorso una settimana in Olanda, nella città di Rotterdam, dove ho partecipato ad uno stage professionale a scopo formativo, a seguito dell’esito del Concorso “Docente dell’anno”, indetto dall’Associazione Dirigenti e Alte Professionalità della Scuola, in collaborazione con Microsoft Italia. A Rotterdam ho avuto occasione di visitare due scuole e mi sono resa conto di come l’applicazione di metodologie avanzate e l’introduzione delle nuove tecnologie nella didattica quotidiana siano condizioni di qualità ed eccellenza. Questa esperienza ha avuto il grande merito di farmi riflettere sui positivi effetti di una metodologia educativo-didattica che si basa sul perseguimento dell’autonomia organizzativa e operativa degli alunni.

A scuola, gli strumenti tecnologici avanzati quali, ad esempio, computer e lavagna interattiva multimediale, non credo che di per sé facciano la vera differenza, dal punto di vista dell’educazione e dell’acquisizione dei contenuti, ma certamente agevolano il percorso di insegnamento e creano i presupposti per un apprendimento efficace perché fondato sulla motivazione e sulla stimolazione di più canali senso-percettivi dell’alunno. È notevole sapere che ci sono già scuole, oltre i confini nazionali italiani, nelle quali le smartboard sono la quotidianità e trovano posto in ogni classe, e dove le vecchie lavagne di ardesia stanno per diventare solo un ricordo del passato (le ultime le ho viste già dismesse e momentaneamente parcheggiate in corridoio, in attesa di essere portate via). Anche la preparazione degli insegnanti è degna di nota; basti pensare che tutti utilizzano da anni il computer e quasi tutti, ora, sono in grado di utilizzare le lavagne interattive, avendo ricevuto tempestiva e adeguata formazione. Ad ogni modo ciò che conta, sicuramente, è l’applicazione di una metodologia efficace perché basata essenzialmente su modalità di tipo laboratoriale: i bambini “sanno” e “sanno fare” perché a scuola “fanno”! Ogni apprendimento passa per una serie di attività pratiche che li mette in condizione di sperimentare, di operare, di costruire, di “sporcarsi le mani”; in cooperazione con i compagni di classe e con l’insegnante, che assume più il ruolo di tutor, di sostenitore, di incoraggiatore, di organizzatore.

La prevalenza delle attività svolte in gruppo sviluppa nei bambini la convinzione che la collaborazione premia sempre in termini di serenità e di metacognizione. Il rispetto dei momenti di pausa permette agli alunni di scaricare la tensione che in classe li vuole adeguatamente attenti e concentrati sul lavoro scolastico; inoltre li aiuta a saper distinguere i vari momenti nei quali si richiede da loro più applicazione e silenzio da quelli nei quali è concesso giocare, correre, perfino gridare. L’abbigliamento informale, che comprende anche liberarsi delle scarpe per indossare, a scuola, un paio di comode ciabatte, fa sentire i bambini a proprio agio, liberi di muoversi senza l’impaccio che può causare il classico “grembiulino” o una qualsiasi divisa. Per quanto ho avuto modo di vedere e di constatare nella settimana che ho trascorso nelle scuole, concludo aggiungendo che il sistema scolastico olandese mi è sembrato molto snello dal punto di vista burocratico e molto attento all’accoglienza e al ritmo di apprendimento degli alunni, i quali vivono la scuola con partecipazione e correttezza, ritrovandovi un clima sereno in un ambiente caldo e accogliente, pensato e realizzato a “misura” di bambino. Laura Properzi