SISTEMI ORGANIZZATIVI COMPLESSI

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SISTEMI ORGANIZZATIVI COMPLESSI Roma 30 novembre 2016 Avviso: l’esonero di Mintzberg si terrà nell’aula Blu1 il 14 dicembre alle 14. Dopo 45 minuti quello relativo al Laboratorio Date esami 12 e 26 gennaio 16 febbraio 2016 E-mail: piera.rella@uniroma1.it Stanza B12 Via Salaria113, tel.: 06 49918446- ricevimento giovedì 12.30-13.30

calendario Mercoledì 23 novembre: sociologia dell’organizzazione d’impresa in Italia di Roberto Cavarra Giovedì 24 novembre : Ludovica Rossotti cap. 2 libro lavoro in crisi sulla ristrutturazione capitalistica in Italia e cap.3 sui ceti sociali Mercoledì 30 nov. e giovedì 1 dic. Cap 4 su disoccupazione e precarietà Mercoledì 7 presentazione progetti Mercoledì 14 dic. esonero Giovedì 15 dicembre lezione sulla qualità del lavoro (cap 5) di Francesca Bergamante e Tiziana Canal

3° parte del corso Cavarra, Rella, Rossotti,Bergamante Canal Il lavoro in crisi. Trasformazioni del capitalismo e ruolo dei soggetti Ci riallacciamo alla prima parte guardando come le trasformazioni del capitalismo impattino sulle condizioni di lavoro

Il filo rosso del libro Si parte dalla crisi del capitalismo industriale in Occidente in conseguenza della globalizzazione (cap.1), Si analizza le specificità di tale crisi in Italia (cap.2), E le conseguenze in termini di trasformazione sociale (cap.3) per arrivare ad analizzare la crisi del lavoro: il lavoro che manca, si precarizza ed è sempre di minor qualità (cap.4 e 5)

Alla ricerca del lavoro perduto Il lavoro in crisi. Cap.4 Alla ricerca del lavoro perduto

L’offensiva neo-liberista verso il lavoro comincia negli anni ‘80 La liberalizzazione dell’economia si estende al mercato del lavoro→ diminuiscono le tutele di tipo sociale ed economico Le imprese comprimono i salari per evitare la spirale inflazionistica salari/prezzi. Cercano di aumentare la produttività → senza far crescere l’occupazione o diminuendo negli Usa i salari nelle nuove attività ↓ Insieme ai politici indeboliscono il sindacato Già presentata

Nuova strategia delle classi politiche di subordinazione al mercato 1981 Reagan reprime lo sciopero dei controllori di volo, licenziando chi non si piega 1985 Thatcher sconfigge il sindacato dei minatori,nonostante uno sciopero di 11 mesi 9-10 giugno 1985 sconfitta del Pci al referendum per abolire la norma che tagliava i punti di scala mobile (strumento per adeguare il salario all’inflazione) Già presentata

Svolta nel capitalismo negli anni ‘80 Nuovo Capitalismo Post-industriale Post fordista Qualità totale Della conoscenza Effetti sul mercato del lavoro La classe operaia non è più centrale Vacilla la mediazione tra capitale e lavoro dello stato sociale La qualità del lavoro migliora per una parte di operai ma si indebolisce il sindacato Nuove professionalità? nuovo lavoro indipendente? Idem il sindacato si indebolisce per tutti gli effetti

ambiguità del lavoro flessibile Flessibilità ha alcuni aspetti a favore di chi lavora e altri a favore del datore di lavoro (es. flessibilità dell’orario possibilità di entrare un‘ora dopo/ possibilità di obbligare al lavoro festivo) Negli anni ’70 si erano analizzati vantaggi e limiti del part time per le donne. Modo per accedere al mercato del lavoro o trappola di un lavoro dove sono escluse le possibilità di carriera? Dibattito sopito dall’esplosione del part time involontario

Lavoro creativo e lavoro servile Nelle città globali abitano Lavoratori della conoscenza anticonformisti, ma non antagonisti che hanno bisogno di molto Lavoro poco qualificato nei servizi: chi prepara il cibo, fa pulizie cura casa, bambini anziani In mezzo un ceto medio impaurito: che cerca di adattarsi a cambiamenti di lavoro, ha paura di perderlo e cerca di tenere separati vita e lavoro oppure che ha scelto la flessibilità ma si sente confuso (Sennet: storia di Rico → Tutto ciò sembra ineluttabile, ma anche il non intervento (spinto dall’ideologia neo liberista) è una scelta aziendale o politica (Castells, La società in rete, 2002)

Sennet, L’uomo flessibile Sennet, L’uomo flessibile. Le conseguenze del nuovo capitalismo sulla vita personale (The Corrosion of Character- 1998) Un’economia flessibile dinamica rifiuta la burocratizzazione del lavoro e spinge le persone a spostarsi da un lavoro all’altro. in esso non ci si basa più sulla fiducia reciproca,sulla capacità delle persone di stare insieme ma sulla competizione → il carattere ne risente. Enrico il padre operaio ha fatto nel periodo fordista un lavoro duro e faticoso e disponendo solo del suo tempo di vita, ha costruito un avvenire per i suoi figli Rico il figlio rifiuta il modo di vivere del padre e cambia 4 lavori, ma ciò crea problemi con la famiglia, che ha bisogno (come la società) di obiettivi a lungo termine. E’ forse un uomo di successo nel lavoro, ma non sa come trasmettere valori etici ai figli → è un uomo confuso NB incertezza psicologica di cui Rico è un esempio, colta in una situazione in cui la crisi ancora non c’è

Plasticità o precarietà del lavoro? La flessibilità sempre più senza limiti sfocia nella precarietà Precario = nel diritto romano: ciò che si ottiene per preghiera ≠ dal lavoro che da dignità, un lavoro precario incide sulla condizione di vita Come la precarietà, la flessibilità attuale va rifiutata. Quando vogliamo fare riferimento alla capacità degli individui di trasformare abitudini ricevute è meglio usare il termine psicologico di plasticità (Possenti)

dalla trappola della precarietà a quella della disoccupazione? Gli unici lavori che aumentano anche se di poco durante la crisi a livello globale sono temporanei e/o part time (ILO, 2012). → Al contrario del part time il lavoro temporaneo non può essere scelto e rinvia la transizione dei giovani ad un lavoro dignitoso Nel 2014 l’ILO indica il rischio di una ripresa economica senza lavoro→ andrebbero creati 42 mln di posti di lavoro. Che fare? riforma del sistema finanziario che faciliti gli investimenti, retribuzioni almeno corrispondenti agli aumenti di produttività, riduzione della povertà e della vulnerabilità del lavoro informale o sommerso aspetti indicati dall’Oil che fin dalla sua fondazione punta a sostenere a decent work

Le specificità italiane del lavoro precario prima della crisi 1984 contratto d’inserimento per i giovani e contratto di solidarietà 1997 Pacchetto Treu: part time verticale e ciclico oltre a quello orizzontale; lavoro interinale; contratto di formazione lavoro Legge 30 del 2003 va oltre il Libro bianco di Biagi, che voleva modificare alcune storture: Co.co.pro al posto dei co.co.co, contratto di somministrazione al posto di lavoro interinale. La legge delega “Maroni” prevede un eccessivo numero di tipologie contrattuali, poco utilizzate e non dà coperture assistenziali al lavoro parasubordinato, poi introdotte col protocollo del welfare di Prodi 2007 No malattia, maternità

Obiettivi delle riforme del mercato del lavoro andare incontro alle imprese che secondo il “Jobs study” dell’Ocse (1994) non assumono per difficoltà a licenziare Applicare il modello della flexicurity europeo, funzionante in paesi come la Danimarca in cui lo stato offre ai disoccupati buoni servizi per l’impiego e sostegni al reddito

La Spagna si è mossa per prima, col Real Decreto-ley 3/2012 Verso la flexicurity in Paesi privi di un mercato del lavoro dinamico: Spagna, Italia e Francia La Spagna si è mossa per prima, col Real Decreto-ley 3/2012  In Italia lo spartiacque è la legge delega n. 183 del 2014 “Jobs act”, la Francia ha molto discusso Code du travail che ha provocato molti scioperi sindacali . Di certo è difficile che l’aumento della flessibilità anche di orario di lavoro possa diminuire la disoccupazione, specie in Francia che ha tentato la via del lavorare meno per lavorare tutti (Core, 2016) Nuovi Lavori - Jobs act alla francese di A. Core

Il mercato del lavoro italiano durante la crisi Riforma Fornero (l.92/2012), ispirata alla flexicurity cerca di rendere più onerosi i contratti non stabili e di favorire l’apprendistato come prevalente contratto d’inserimento, come fa anche I° decreto Poletti (2014), che elimina i limiti della Fornero alla reiterazione contratti a tempo determinato (rimane solo il limite massimo di 36 mesi), alzando al 20% la presenza di TD in organico Tentativo di utilizzare Garanzia giovani per avviare un modello centralizzato di servizi per l’impiego Verif II

Jobs Act Durante il governo Letta Renzi propone una riforma del mercato del lavoro con l'introduzione di un contratto unico a tutele crescenti, di una creazione di un'agenzia nazionale per l'impiego e di un assegno universale di disoccupazione In due provvedimenti: decreto legge 20 marzo 2014, n. 34 (anche noto come "decreto Poletti") e la legge 10 dicembre 2014, n. 183, che conteneva numerose deleghe da attuare con decreti legislativi, emanati nel corso del 2015. 

Segue Jobs Act 2° decreto Poletti (n.25 del 2015) sgravio dei contributi per 2 anni a chi assume con il contratto a tutele crescenti (molto oneroso per lo stato) e eliminazione della tutela dell’art.18 dello Statuto dei lavoratori (1970) che prevedeva il reintegro nel posto di lavoro per licenziamento ingiustificato di chi lavora a tempo indeterminato si paga solo un’ammenda proporzionale al tempo di lavoro   il nuovo tempo indeterminato è di fatto meno tutelato

Il Jobs act tenta di diminire le forme contrattuali precarie La crisi ha già diminuito il lavoro parasubordinato Vuole rilanciare l’apprendistato e il tempo indeterminato Ma aumenta soprattutto il part-time involontario e la nuova forma di estrema precarietà dei voucher

Avviamenti di rapporti di lavoro secondo la forma del contratto.

risultati del job’s act il tempo indeterminato rimane stazionario e aumenta il lavoro a tempo determinato In calo il lavoro intermittente (contratti stagionali etc. Dati recenti sui voucher dicono che sono moto aumentati

Le trasformazioni del mercato del lavoro in Italia Prima della crisi l’introduzione di forme di lavoro atipico avevano fatto aumentare i tassi di occupazione, ma non avevano scalfito gli aspetti strutturali della disoccupazione e dell’inattività più presenti al Sud, tra i giovani e le donne, né le caratteristiche di un eccesso di lavoro autonomo tradizionale, mentre aumenta il lavoro parasubordinato, un altro modo per pagare meno il lavoro dipendente Con la crisi i precari sono i primi ad essere licenziati ed aumenta il part time Lavoro parasubordinato per metà finto lavoro autonomo

Tab4.1 Occupazione dipendente non-standard in Italia nel 2001 e 2013 e variazioni % 2008-2013 % sull’occupazione totale variazioni percentuali 2001 2013 var.% 2008- 2013 occupazione part-time parzialmente standard Maschi 3,5 5,7 43.1 Femmine 16,6 25,8 16,8 totale (v.a) 8,4 14,3 (3.163) 18,1 temporanea atipica di cui: collab di cui: collab. 8,3 10,1 1,3 -1,8 -13,6 11,9 13,8 2,2 -10.6 -21,3 totale 9,8 11,6(2.611) 1,7 (382) -6,8 -19,9 Fonte: per il 2001 Commissione europea, Employment in Europe 2002, per gli altri anni Istat ,Rilevazione sulle forze di lavoro (Rapporto annuale, 2014)

Il tempo determinato è l’unico contratto atipico in crescita In teoria il migliore (offre le stesse tutele previdenziali, ferie, malattia etc dell’indeterminato) In pratica no se si tratta per il 63% di contratti inferiori ai 3 mesi Di part time non scelto Mentre l’apprendistato non riesce a decollare come forma di inserimento nel lavoro

Dalla precarietà allo scoraggiamento Dal precariato è sempre più difficile uscire durante la crisi, come mostrano analisi longitudinali come quella del Cnel che evidenzia anche la strana categoria dei “silenti” persone che non lavorano, non hanno una pensione o un sussidio di disoccupazione→ non sono morti→ sono 1 lavoratore su 5 di quelli entrati a TD 5 anni prima↓ occupati irregolari o tanto scoraggiati da non cercare neppure più il lavoro?

entrati nel 2000-posizione nel 2005 Tab.4.2 La situazione dei lavoratori dipendenti entrati con contratto a tempo determinato nel 2000 e 2005 dopo 5 anni (in % su coorte iniziale) Dopo 5 anni Tempo determinato Tempo indeterminato Altro tipo di contratto Lavoratori autonomi Lavoratori parasubordinati Lavoratori attivi Silenti* entrati nel 2000-posizione nel 2005 Totale 17.4 41.7 2.4 3.7 3.5 75.4 21.8 Maschi 14.2 45.5 4.9 2.9 75.7 21.0 Femmine 20.7 37.7 2.5 4.2 75.1 22.5 Fino 29 anni 15.7 48.0 1.8 3.9 4.1 78.9 19.8 30 anni e oltre 20.0 31.7 3.3 2.6 69.8 24.8 entrati nel 2005-posizione nel 2010 19.0 35.2 3.4 3.2 70.4 25.6 16.8 36.6 3.1 4.3 3.0 69.4 25.2 33.8 2.3 3.6 71.3 25.9 Fino a 29 anni 19.4 40.7 23.9 30 anni e + 18.6 29.8 65.9 27.2 Fonte: Cnel (2012): elaborazioni REF Ricerche su dati Ministero del Lavoro, Rapporto sulla coesione sociale.

Le differenze tra le 2 “generazioni” La generazione di chi è entrato nel m.d.l. nel 2000 se la cava meglio di chi è entrato nel 2005 I trentenni finiscono di più tra i silenti Le donne più degli uomini, ma le differenze di genere si attenuano con la crisi Un confronto più recente fa vedere come la precarietà diventa sempre più strutturale

Fig. 4.3 Permanenze e transizioni dall’occupazione atipica dei giovani 15-34 anni: flussi in uscita dall’occupazione atipica 2007-2013

Percentuale nazionale di Neet. Anno 2008-2016- fonte Istat Qualcosa ha fatto Garanzia Giovani?

Valori assoluti in migliaia Tab. 4.3 Neet (15-29 anni) per sesso, area, e titolo di studio Valori assoluti in migliaia Incidenza % sulla popolazione corrispondente 2008 2013 Uomini 764 1.168 15.6 24.5 Donne 1.106 1.290 23.2 28.1 Nord 451 744 11.5 19.1 Centro 248 389 14.0 22.2 Sud 1.171 1.324 29.4 35.5 Fino alla licenza media 908 985 20.9 Diploma 776 1.234 17.8 28.3 Laurea e post-laurea 184 242 19.2 24.2 Totale 1.870 2.458 19.3 26.2 Fonte: Cnel, Rapporto sul mercato del lavoro 2014 (Elaborazioni REF Ricerche su microdati Istat)

SISTEMI ORGANIZZATIVI COMPLESSI Roma 1 dicembre 2016 Avviso: l’esonero di Mintzberg si terrà nell’aula Blu1 il 14 dicembre alle 14. Dopo 45 minuti quello relativo al Laboratorio Date esami 12 e 26 gennaio 16 febbraio 2016 E-mail: piera.rella@uniroma1.it Stanza B12 Via Salaria113, tel.: 06 49918446- ricevimento giovedì 12.30-13.30

Il mercato del lavoro italiano In un contesto globale di crisi del lavoro, specie giovanile, quasi 20 anni di leggi per rendere flessibile il mercato del lavoro rischiano di farci passare dalla trappola della precarietà allo scoraggiamento (silenti Neet) e al calo del lavoro autonomo, anche di seconda generazione (sevizi avanzati) Il jobs act non inverte la direzione: più che il contratto a tutele crescenti si afferma il tempo determinato sempre più breve (es. assistenti sociali)

Raddoppio del tasso di disoccupazione durante la crisi Dal 6,8% nel 2008 al 13,2 nel 2013 Dal 5,6% al 12,2% per gli uomini Dall’8,6% al 14,4% per le donne Dal 21,3% al 41,9% dei giovani15-24 I più giovani e le donne sono i più colpiti ma le differenze di genere si sono un po’ attenuate e quando peggiora la condizione dei giovani-adulti (graf. seguente) il gap inter-generazionale si attenua, anche per lo scoraggiamento dei più giovani che escono dalle forze di lavoro ↓ Deterioramento del mercato del lavoro negli anni della Crisi (Istat, 2014)

Disoccupati per classe di età - Anni 1993-2011(in migliaia) Fonte Istat-Indagine forze di lavoro

Attenzione alle definizioni di disoccupato La definizione Ocse ufficiale è molto restrittiva Disoccupato è chi ha fatto almeno una azione di ricerca di lavoro nel mese precedente l’intervista Se si aggiungono gli attivi potenziali, che si dichiarano tali ma non hanno fatto un’azione di ricerca, la disoccupazione sale al 18% Con i part time involontari si arriva al 22% di persone che vorrebbero lavorare di più Con i disponibili a lavorare che non cercano attivamente lavoro le persone il conto dello spreco di risorse umane sale ancora 

Rischi legati alla vulnerabilità della forza lavoro Oltre al lavoro precario Lavoro sotto-inquadrato (24% della forza lavoro) Lavoro grigio (tipo contratto part time e orario full time) Lavoro nero (senza contratto) legato all’economia sommersa stimata tra il 15 e il 27% includendo quella criminale

Lavoro come piano inclinato più che come ascensore sociale Se diventa sempre più insicuro, poco retribuito, a volte sommerso e non corrispondente al capitale culturale posseduto serve sempre meno a costruire un’identità personale o collettiva Non svolge un ruolo di integrazione tra individuo e società NB la crisi ha solo aggravato un processo in corso

che significa capitale culturale? Quale differenza tra capitale culturale e sociale?

Capitale culturale le risorse culturali possedute Capitale sociale le reti di relazioni a cui si può accedere

Come si cerca lavoro? Si aggrava il fenomeno di rivolgersi ai reticoli sociali primari e alle reti amicali Questo uso radicato nel nostro paese è indicatore del ruolo che svolge ancora la classe sociale di appartenenza

In conclusione negli ultimi 15-20 anni vi è stata una Sistematica politica di demolizione dei diritti e della difesa delle classi più deboli applicando la ricetta “meno stato e più mercato” anche durante la crisi Effetti non solo di aumento della disoccupazione e della scarsa qualità del lavoro, ma anche di peggioramento delle condizioni di vita Anche perché la flexicurity prevede uno stato sociale che non c’è mai stato in Italia

Conclusioni “Nella corsa alla ricchezza, agli onori e all’ascesa sociale, ognuno può correre con tutte le proprie forze, per superare tutti gli altri concorrenti. Ma se si facesse strada a gomitate o spingesse per terra uno dei suoi avversari, l’indulgenza degli spettatori avrebbe termine del tutto”. (Adam Smith, Economia dei sentimenti ) “Il lavoro dovrebbe essere una grande gioia ed è ancora per molti tormento, tormento di non averlo, tormento di avere un lavoro che non serva, non giovi a un nobile scopo”. (Adriano Olivetti, Discorso alle maestranze, Ivrea 24 dicembre 1955 )

Cosa ci dicono Smith e Olivetti Il neoliberismo ha poco a che vedere col pensiero liberale di Smith che non vuole ignorare l’etica. Olivetti in un Italia povera e con alta disoccupazione si pone il problema della dignità del lavoro, anche povero ma utile socialmente

Il filo rosso del libro Si parte dalla crisi del capitalismo industriale in Occidente in conseguenza della globalizzazione (cap.1), Si analizza le specificità di tale crisi in Italia (cap.2), E le conseguenze in termini di trasformazione sociale (cap.3) per arrivare ad analizzare la crisi del lavoro: il lavoro che manca, si precarizza ed è sempre di minor qualità (cap.4 e 5)

Tra indebitamento pubblico e austerity L’indebitamento pubblico dell’Italia non deriva solo dalla crisi, ma dal clientelismo, da una cultura che giustifica l’evasione fiscale dall’irresponsabilità delle classi dirigenti incapaci di salvaguardare un patrimonio industriale non indifferente, di favorire l’innovazione tecnologica, di fare nuovi investimenti

Che fare? Continuare a deregolamentare il lavoro non serve Vanno riformati i servizi per l’impiego, per i quali spendiamo troppo poco, ma non basta Dare incentivi a pioggia nemmeno Vanno fatti investimenti per migliorare la qualità dei settori produttivi, ma anche la qualità della vita Bisogna forse andare oltre il welfare, perseguire un nuovo sviluppo basato sulla cooperazione (Mazzetti) Va riformata la finanza internazionale, ma soprattutto va riscoperta la superiorità del noi rispetto all’opportunismo individuale (Becchetti) Ma chi può fare tutto ciò? Per Touraine partiti e sindacati non bastano ci vogliono movimenti della società civile che pensano ai diritti di tutti e alla salvaguardia dell’ambiente

Gruppi di lavoro Chi non è riuscito a fare l’intervista? Chi non si è prenotato per la presentazione?