Le abitazioni romane Insulae, domus, villae
Le insulae: grandi condomini Case popolari, dove viveva la grande massa della popolazione, sorte dall'esigenza di offrire alloggio entro il ristretto territorio dell‘Urbe. Sfruttavano lo spazio in altezza che, nel periodo imperiale, raggiunse e superò il sesto piano, come la famosa Insula Felicles che si elevava su Roma come un grattacielo. La loro costruzione divenne presto un'attività lucrosa che portò alla cosiddetta speculazione edilizia. Avevano muri maestri di spessore non superiore ai 45 cm; erano di mattoni e legno e l’esterno era solitamente rivestito di intonaco bianco-crema. Nella parte bassa l’intonaco era colorato di scuro per nascondere la sporcizia. Abitazioni poco sicure, continuamente preda di incendi e di crolli.
Spaccato assonometrico di una insula Due tipi: edifici di tipo più signorile in cui alloggiava la classe media (funzionari, mercanti, piccoli industriali), ed altri più popolari in cui vivevano i più poveri; Al piano terreno c'era un solo appartamento, che aveva le caratteristiche di una domus; dalla parte verso la strada trovavano posto le botteghe (tabernae), affittate a gestori che vi abitavano anche (in un soppalco). Al primo piano c’erano solitamente gli appartamenti migliori, anche di grandi dimensioni, affittati a funzionari e impiegati. Spesso questi appartamenti erano dotati di ampi balconi. Più si saliva, più le condizioni delle case erano peggiori: spesso uno stesso locale fungeva sia da stanza da pranzo sia da camera da letto. Le stanze erano strette, buie, fredde d'inverno e calde d'estate: le finestre infatti non avevano vetri. Non c'erano comodità: solo gli appartamenti signorili del pianterreno erano collegati all'acquedotto e alla rete fognaria.
Gli appartamenti signorili dei piani inferiori erano rifiniti con pavimenti in mosaico bianco e nero (pietra calcarea e basalto) con semplici ma eleganti disegni geometrici. Le pareti erano spesso decorate ad affresco di colori sgargianti (rosso, azzurro, ocra) in cui spesso venivano raffigurati dei paesaggi o delle scene con personaggi (l’equivalente dei nostri quadri appesi). I mobili erano pochi. Particolare importanza assumeva il tavolo da pranzo, che poteva avere tre o quattro gambe tornite o fatte a forma di zampa di animale. Sui balconi si esponevano fiori. A volte piante di rampicanti ricoprivano anche le facciate. Più si saliva in alto più si concentravano gli abitanti in pochi metri quadri. Famiglie intere vivevano in un’unica stanza. Le condizioni igieniche erano pessime. Gli escrementi dovevano essere tenuti in casa fino alla notte quando passavano a “ritirare” gli addetti, che portavano le urine alle “tintorie” dove erano utilizzate per lavare i panni. Gli appartamenti dei piani superiori erano più poveri. I pavimenti erano di cotto o di legno, avevano poche finestre e pochissimi mobili. Qualche volta erano dotati di balconi. Le cucine erano simili ai nostri barbecue: molto frequenti erano gli incendi. Spesso si mangiava fuori: era piuttosto a buon mercato.
Insula, detta casa di Diana, Ostia, seconda metà del II sec. d.C. Nome da una terracotta raffigurante Diana Tre piani compreso il piano terra Costruita in mattoni Consta di un cortile centrale circondato da un ambulacro, una latrina comune al piano terra, tre rampe di scale di cui una collocata vicino al corridoio d’entrata Due stanze al piano terra sono state trasformate in Mitrèo, luogo di culto dedicato a Mitra (divinità introdotta dalle province orientali).
Strada con insulae a Ostia Antica sorgevano alte e sconnesse, appiccicate le une alle altre nei vicoli fetidi e rumorosi. Nelle insulae più prestigiose al pianterreno v’era un'unita' abitativa a disposizione di un singolo locatario e assumeva l'aspetto e i vantaggi di una casa signorile nei palazzi popolari il pianterreno era occupato da magazzini e botteghe, chiamati in generale tabernae, come i "bar" (termopolia), venditori di mercanzia, in cui gli inquilini non solo lavoravano, ma vivevano e dormivano, poiche' una scala di legno univa la bottega ad un soppalco che costituiva anche l'abitazione dei bottegai (tabernarii). Gli affitti erano cari, i casi di inquilini morosi erano numerosi e di conseguenza erano numerosi anche gli sfratti.
Domus romana Abitazione privata autonoma, di proprietà di una famiglia patrizia Era un domicilio privato urbano: si distingueva dalla - villa suburbana, che invece era un'abitazione privata situata al di fuori delle mura della città, e dalla - villa rustica, situata in campagna e dotata di ambienti appositi per i lavori agricoli La sua forma si delinea progressivamente nel periodo imperiale Pianta rettangolare, i muri perimetrali hanno pochissime finestre all’esterno, le stanze prendono luce da cortili e giardini interni
La domus è divisa in diversi spazi con specifiche funzioni 1. Vestibulum e fauces (ingresso) 2. atrium (atrio) 3. Lararium (piccolo altare di famiglia) 4. impluvium (cisterna per l'acqua) 5. tablinum (studio/soggiorno) 6. hortus/peristilium (giardino porticato) 7. triclinium (sala da pranzo) 8. alae (ambienti laterali) 9. cubiculum (camera) 10. cellae servorum (stanze della servitù) (nicchia con fontana) ((porta sulla strada) (porta di servizio)
Atrium Accanto all'atrio era sempre presente il lararium dove si tenevano le statue dei Lari e dei Penati, protettori della casa e della famiglia, e dei Mani, per la venerazione delle anime dei trapassati. Inizialmente, accanto ad essi, veniva alimentato un fuoco sacro, che non doveva mai spegnersi, pena l'ira degli dei. Ai lati sinistro e destro dell'atrium si aprivano le stanze da letto chiamate cubicula, e due ambienti di disimpegno aperti (le alae).
Casa delle nozze d’Argento. Atrio verso il peristilio, Pompei Le domus romane erano dotate di finestre piuttosto piccole ; l'illuminazione delle varie stanze era fornita dalla luce solare che entrava dai cortili (atrio/peristilio). Le pareti del peristilio e degli ambienti interni erano completamente ricoperte di affreschi; I pavimenti erano in mosaico di pietra e/o cotto
Cubiculum Le stanze potevano essere pavimentate con tecniche di diverso pregio: cocciopesto, piastrelle, raffinati mosaici in marmo detti sectilia. Le pareti e a volte anche il soffitto erano decorate con affreschi. I cubicula erano forniti di semplici letti in legno e una cassa per riporre gli indumenti. Spesso le camere non erano dotate di finestre.
Triclinium Nel triclinium erano presenti particolari divani simili a letti inclinati (detti anch’essi triclini) utilizzati per mangiare (sdraiati) durante i banchetti. Le pareti erano sempre adornate con decorazioni ad affresco di colori intensi più o meno complesse. Potevano essere semplici disegni geometrici o scene con molti personaggi e finte architetture e/o paesaggi.
Peristilio, Casa dei Vèttii, Pompei grande giardino porticato su cui si affacciano altre stanze, ornato solitamente da alberi da frutto, giochi d'acqua (nelle exedrae, nicchie con fontane) e piccole piscine.
La villa rustica Schema assonometrico e riscostruzione assonometrica (spaccato) di una villa rustica. Nasce come casa/azienda agricola: oltre ad avere una zona residenziale destinata al dominus (pars dominica), vi erano ampie parti destinate all’attività più propriamente agricola (pars rustica e pars fructuaria). Queste parti della costruzione, destinate l’una ad ospitare servi e manovali e l’altra alla lavorazione dei prodotti, costituivano la pars massaricia.
Villa urbana e per la villeggiatura Schemi assonometrici di villa urbana e porticata. Sotto: Ricostruzione della Villa delle Grotte a Portoferraio Con il tempo la villa assume connotati autonomi dalla azienda agricola e diventa una ricca residenza urbana o extraurbana per la villeggiatura del dominus. Le ville potevano essere corredate, oltre che da tutti gli ambienti tipici della domus, anche di biblioteca, piscina scoperta, terme, giardini e parchi, ecc.