La presa in carico del nucleo familiare - aspetti socio culturali

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Transcript della presentazione:

La presa in carico del nucleo familiare - aspetti socio culturali Gruppo n. 4

Il lavoro del gruppo Il gruppo si è incontrato 4 volte da maggio a settembre 2016; il quinto incontro si è svolto congiuntamente al gruppo 5 in novembre; Hanno partecipato rappresentanti di Consorzi Socio-assistenziali (5) ed Associazioni (inizialmente 4, poi 2); Asl TO1 e Città di Torino hanno partecipato rispettivamente ad 1 e 2 incontri; Il tema del gruppo è stato ridefinito (in seguito al primo incontro) come “La presa in carico dei componenti del nucleo familiare” ed il gruppo si è dotato di una scheda di rilevazione delle esperienze dei partecipanti, articolata in ragione dei diversi componenti il nucleo: donna, figli, uomo; Obiettivo della rilevazione è stato quello di individuare, in termini qualitativi più che quantitativi, cosa avviene e cosa viene proposto dai servizi ai diversi membri del nucleo nelle fasi dell’accoglienza e della presa in carico (le fasi sono state riprese dalle Linee guida per gli operatori territoriali delle FF.OO e dei servizi sociali prodotte dal Tavolo Maltrattanti nel 2014)

Consideriamo il nucleo familiare del maltrattante I servizi pubblici e soprattutto il servizio sociale hanno davanti la complessità del nucleo familiare; Gli aspetti legati alla tutela dei minori ed alle interconnessioni del sistema famiglia sono presupposto per orientare gli interventi; Una cosa è la protezione dei soggetti deboli ( donna maltrattata e minori ) che è obiettivo prioritario e richiede interventi efficaci e tempestivi, altra cosa è il progetto di sostegno successivo ai diversi membri del nucleo; Parlare di presa in carico del nucleo e di attenzione alle relazioni tra i diversi componenti non vuol dire ridurre le responsabilità del maltrattante, confondere vittime e colpevoli. Non va inteso come giudizio valoriale ma è una esigenza dell’intervento di aiuto, che parte dalla protezione e interruzione della situazione di vittimizzazione e procede con la costruzione di un progetto di aiuto;

Non tutte le famiglie hanno le stesse esigenze di trattamento Se i protagonisti della scena familiare sono adulti, gli interventi di protezione e sostegno verso la vittima di violenza si basano principalmente sull’autodeterminazione della vittima a denunciare, chiedere ed accettare aiuto; Se ci sono figli minori, la situazione si complica, ponendo questioni complesse, spesso trattate di concerto con le AA.GG. che ne vengono investite e a loro volta investono i servizi, incaricati di sostenere, valutare, progettare con le famiglie il futuro; La problematiche che i servizi incontrano sono pertanto legate alla storia del nucleo, alle relazioni tra gli adulti, alla relazione genitoriale, alla crisi familiare, alle dinamiche violente che possono aver coinvolto i minori; La violenza assistita è uno dei problemi più gravi che spesso coesistono con dinamiche violente nella coppia genitoriale; Trattare il tema della violenza assistita, è un atto di prevenzione nei confronti della riproduzione intergenerazionale della violenza.

Prima azione: la protezione Proteggere sia il bambino che la madre spesso è l’unica e migliore soluzione per entrambi. Effettuare una corretta rilevazione delle cause sottostanti il disagio del nucleo familiare = unica possibilità d’intervenire affinché il maltrattante cessi i suoi comportamenti e possa accedere ad interventi di aiuto. Il tema della genitorialità in queste situazioni riguarda anche la madre, come genitorialità da sostenere, rinforzare, talvolta come capacità da verificare.

I servizi e la presa in carico del maltrattante La presa in carico delle situazioni può avvenire : A seguito di segnalazione delle FF.OO. A seguito di segnalazione delle AA.GG. Segnalazione dell’ospedale Accesso spontaneo Situazioni già conosciute in cui si evidenzia la problematica

Ma come accede il maltrattante ? I servizi spesso si trovano « impreparati» davanti agli agiti aggressivi dei maltrattanti nei confronti degli operatori; I servizi non hanno prassi e procedure specifiche, non hanno al loro interno ancora sufficientemente ragionato sulle metodologie da adottare per affrontare la tematica della relazione con il maltrattante, nel contesto di un progetto rivolto alla sua famiglia; Una questione da affrontare è quella della gestione dell’aggressività che spesso il maltrattante esprime fin dal primo contatto, vivendo i servizi come agenti di controllo, come intrusivi in modo negativo nella vita familiare; Problema del lavoro professionale del servizio sociale con persone che tendenzialmente negano i propri agiti e le proprie responsabilità; Il rischio per i servizi è di diventare nuovo bersaglio di aggressività; Necessità di «rovesciare» la situazione a vantaggio di un possibile cambiamento del maltrattante attraverso l’invio a un contesto di cura

La protezione della vittima ed i minori Spesso i servizi, dopo un intervento di protezione della donna vittima di violenza con i propri figli, assiste ad un riavvicinamento della donna al maltrattante, spesso agito in silenzio; Come affrontare questo tema senza vivere il passo della donna come un «tradimento» del progetto, degli aiuti offerti ? Questo mette in evidenza nuovamente il tema della genitorialità e della tutela dei minori, rispetto ad entrambi i genitori; La presa in carico tempestiva anche del maltrattante da parte dei servizi, da questo punto di vista, aiuta i servizi ad orientarsi nella complessità familiare, a comprendere meglio le problematiche in gioco, a «prevenire» l’insorgenza di atti che trovano i servizi impreparati?

Rilevazione può essere influenzata da: Sistema di valori propria dell’operatore Carente raccolta d’informazioni sulle caratteristiche e le dinamiche del maltrattamento e del maltrattante Scarsa o assente conoscenza e comprensione delle dinamiche della violenza maschile sulle donne

Criticità Mancanza di chiari riferimenti giuridici Assenza di linee guida consolidate “Patologizzazione” delle vittime viste come coloro che hanno bisogno di terapie piuttosto che alternative Timore degli operatori delle reazioni e ritorsioni da parte del maltrattante Minimizzazione del ruolo e comportamento del maltrattante “Dilemma” tra tutela del minore e mantenimento dei legami familiari

Alcune questioni aperte Integrazione tra servizi preposti alla tutela dei minori e servizi per adulti (Ser.T, SSM) e fra servizi sociali e servizi di psicologia/NPI; Necessità di una maggiore connessione fra sanità/assistenza; Esigenza per i servizi sociali di rapportarsi con un “soggetto/i ” (possibilmente anche pubblico) in grado di prendere in carico, là dove possibile, “il maltrattante”; Tempo: 1) Tempi di cura degli adulti e diritti dei bambini 2)Tempi dei servizi. Integrazione indispensabile, ma a quale prezzo? 3) Tempi autorità giudiziaria Risorse economiche ed umane disponibili

Alcune questioni aperte Come «ribaltare» la posizione dei servizi, rendendo la crisi familiare in atto una occasione di valutazione di fattibilità di un percorso di aiuto? Quando il maltrattante è anche un genitore la sua disponibilità /capacità di aderire ad un percorso di aiuto è un indicatore di recuperabilità delle funzioni genitoriali? A fronte di un allontanamento protettivo (decreto, art 403) dei minori insieme alla madre /compagna, si possono aprire prospettive di aiuto e di trattamento del maltrattante in funzione della recuperabilità delle funzioni genitoriali? Come i servizi possono strutturare una metodologia di intervento che abbia una funzione « motivazionale» verso una possibile cura ? Gli operatori sociali possono formarsi e strutturare il loro intervento in tal senso, con un lavoro che sia motivazionale e possa tentare di andare oltre la negazione ?

Prospettive di lavoro Individuare una possibile metodologia, i cui principi e fondamenti siano applicabili concretamente dai servizi, tenendo conto delle risorse e degli assetti organizzativi Ad esempio, ipotizzare una presa in carico del maltrattante da altro operatore, che non sia quello che ha operato l’allontanamento e si occupa dei minori, dei rapporti tra minori e padre, dei rapporti con l’A.G. Quale formazione per questo operatore? (lavoro motivazionale alla cura, a fronte di persone che portano aggressività e negano) Quali rapporti con la rete della tutela (assistente sociale, educatore, eventuale comunità)? Quale rete dei servizi e con il terzo settore è necessaria e quali passaggi sono da condividere perché il sistema garantisca una presa in carico del maltrattante ?