Sociologia dell’organizzazione

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Transcript della presentazione:

Sociologia dell’organizzazione Le decisioni nelle organizzazioni (cap. VI Catino)

I processi decisionali: problema organizzativo Nella vita quotidiana la decisione implica: un atto di volontà dell’attore che deve decidere l’esistenza di possibili alternative la sequenza delle azioni che la genereranno l’oggetto o contenuto della decisione In ambito organizzativo il problema si pone come critica al modello classico di razionalità assoluta. Si basa sui risultati di tre importanti teorie: 1. la logica; 2. la teoria delle probabilità 3. la teoria della scelta razionale Il principale studioso di riferimento in questo dibattito è H. Simon che ha introdotto la teoria della razionalità limitata

La decisione come razionalità limitata Si contesta la validità della razionalità assoluta o strumentale postulata da Weber, ma anche dagli economisti mainstream; Oltre a Simon, anche A. Pizzorno ha sottolineato i limiti alla teoria, soprattutto al fatto che non considera il tempo in cui avviene l’azione, ma soprattutto i rapporti tra i soggetti. Questi si muovono in seno a cerchie di riconoscimento in cui gli individui formano le preferenze, ma anche le scelte. Avanzamenti importanti nelle ricerche sono venuti da J. Elster (1979, 2000) che ha teorizzato anche il ruolo delle passioni, delle emozioni nel determinare discrepanze tra il piano razionale e il comportamento degli individui

Herbert Simon (Administrative Behaviour, MacMillan, New York 1947) Studiare le organizzazioni significa studiare le decisioni e il comportamento concreto delle persone quando decidono. Comportamento intenzionalmente razionale, ma solo limitatamente.

H. Simon 3 PUNTI DELLA RIVOLUZIONE DI SIMON: Per studiare il comportamento umano nelle org.ni non si deve partire dagli organigrammi, ma dalle decisioni e dalle premesse delle decisioni. L’uomo dispone di una razionalità limitata (criterio di soddisfazione vs. criterio di massima efficienza). Confronto con Barnard sull’equilibrio tra incentivi e contributi: bisogna studiare anche le forme di conflitto: un’organizzazione può sopravvivere anche in modo conflittuale.

H. Simon No ad approcci prescrittivi (vedi Scuola Classica): la scienza dell’organizzare deve piuttosto descrivere come vengono prese le decisioni. DECISIONE: processo in cui determinati mezzi vengono scelti per raggiungere determinati fini. GIUDIZI DI FATTO: giudizi empirici; si possono verificare GIUDIZI DI VALORE: giudizi etici; non si possono verificare. Giudizi di fatto e di valore nei comportamenti concreti sono sempre intrecciati. CONTINUUM MEZZI –FINI / FATTI -VALORI

I LIMITI DELLA RAZIONALITA’ UMANA H. Simon I LIMITI DELLA RAZIONALITA’ UMANA I FATTORI CHE LIMITANO LA RAZIONALITA’: incompletezza della catena mezzi-fini conoscenza incompleta dei mezzi impossibilità a separare completamente i mezzi dai fini incompleta conoscenza delle conseguenze di una scelta nelle org.ni le decisioni esprimono comportamenti di gruppo (compromessi e aggiustamenti).

H. Simon RAZIONALITA’ DELL’UOMO ECONOMICO IN UNA SITUAZIONE DECISIONALE Ha davanti a sé tutte le alternative d’azione (sono “date”) Ad ogni alternativa si collega una serie di conseguenze. Tre categorie: a) teorie della certezza (conoscenza completa delle conseguenze) b) teorie del rischio (conoscenza precisa della distribuzione di probabilità delle conseguenze) c) teorie dell’incertezza (il soggetto non riesce ad attribuire probabilità definite al verificarsi di conseguenze particolari).

H. Simon Al principio, il decisore ha una “funzione d’utilità” o una “disposizione preferenziale” che ordina tutte le serie di conseguenze da un grado massimo a un grado minimo di preferenza. Il soggetto di decisione sceglie l’alternativa che conduce alla serie di conseguenze preferita (caso della certezza, del rischio e dell’incertezza). ma è sempre razionale?

H. Simon ALCUNI INCONVENIENTI DELLA TEORIA CLASSICA - Solo nel caso della “certezza” esso concorda con la nozione di razionalità del senso comune. - Esso suppone: a) che tutte le alternative di scelta siano date; b) che tutte le conseguenze siano conosciute; c) che l’uomo abbia un preciso criterio di ordinamento delle utilità per tutte le conseguenze. In realtà si può parlare solo di razionalità relativa ad uno schema di riferimento. - L’ambiente organizzativo e sociale in cui si trova il soggetto di decisione determina quali conseguenze saranno previste e quali no, quali alternative saranno prese in considerazione e quali saranno ignorate.

H. Simon LE CONCEZIONI DELLA RAZIONALITA’ Paradigma della razionalità assoluta: 1) infinita capacità dell’uomo di raccogliere informazioni su una scelta; 2) capacità di elaborare le informazioni istantaneamente; 3) capacità di calcolare la soluzione ottimale al problema che deve affrontare. Paradigma della razionalità limitata (H.Simon): 1) la nostra capacità di raccogliere ed elaborare informazioni è limitata; 2) non disponiamo mai di tutte le opzioni di scelta; 3) non siamo in grado di calcolare le conseguenze di ogni opzione di scelta. Scelte soddisfacenti versus scelte ottimali (esempio dell’ago nel pagliaio).

H. Simon REAZIONI ROUTINIZZATE E DI RISOLUZIONE DEI PROBLEMI La scelta viene sempre esercitata con riferimento ad un “modello” limitato: questa è la definizione della realtà dell’attore. Gli elementi della definizione della situazione non sono dati, ma sono il risultato di processi psicologici e sociologici. Di solito si può far risalire l’azione ad uno stimolo ambientale (come l’ordine di un cliente o l’allarme d’incendio). Uno stimolo può evocare reazioni semplici o complesse: estremo routinizzato - attività di problem solving.

Decisioni tra ordini e ambiguità L’ordine del processo decisionale prevede: a) vi sia una realtà oggettiva b) una chiara causalità c) vi sia intenzionalità nelle decisioni (March 1994) Ma le organizzazioni non funzionano in modo così semplice: alcune situazioni non sono codificabili Secondo Thompson (1967): la causalità non è scontata; le preferenze riguardo ai risultati non sono prevedibili

Tipi di strategie Ogni tipo di area decisionale richiede strategie differenti: 1) strategie di calcolo 2) strategie di giudizio 3) strategie di compromesso 4) strategie di intuito Cohen, March e Olsen (1972) sviluppano il concetto di anarchia organizzata e il modello decisionale “garbage can” La condizione di anarchia organizzata quando i processi decisionali sono caratterizzati da: problematicità delle preferenze incertezza sulla tecnologia impiegata fluidità della partecipazione

Processi decisionali e strategie

Processo decisionale come conformità alle regole Le decisioni si possono basare sulle scelte o sulle regole, o su entrambe. Gli attori sociali hanno bisogno di processi semplici e comprensibili Ne derivano due tipi diversi di logica dell’azione: a) la logica delle conseguenze (basata sulla razionalità analitica) b) la logica dell’appropriatezza (concezione di necessità, conformità alle regole) Gli individui agiscono secondo processi che combinano queste possibilità cercando, mediante l’apprendimento, di riconoscere le situazioni nuove e di risolverle secondo strategie che rispettino le norme.

Logiche a confronto