Rischi, Rating e Criteri di contabilizzazione degli strumenti finanziari: effetti sui prestiti e sui rapporti banche-imprese di Loris Nadotti Perugia –

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Transcript della presentazione:

Rischi, Rating e Criteri di contabilizzazione degli strumenti finanziari: effetti sui prestiti e sui rapporti banche-imprese di Loris Nadotti Perugia – Terni 21 Marzo 2017

L’evoluzione del ruolo del patrimonio nella disciplina di vigilanza In passato il ruolo del patrimonio era prevalentemente quello di “accesso all’attività bancaria”, mentre l’obiettivo della stabilità del sistema creditizio era prevalentemente perseguito mediante meccanismi esogeni, nell’ottica di un sistema bancario sottratto alle regole del mercato. A partire dagli anni Ottanta l’Autorità di Vigilanza ha perseguito l’obiettivo di aumentare il grado di patrimonializzazione delle banche, stabilendo dei livelli minimi di patrimonio a cui commisurare la assunzione di rischi e, di conseguenza, la loro capacità operativa: Vigilanza di tipo prudenziale - incentivare le banche a perseguire innanzi tutto condizioni di solvibilità e ad incrementare il grado di efficienza.

Patrimonio contabile e patrimonio di vigilanza nelle banche Secondo questo approccio il patrimonio calcolato secondo le regole stabilite dall’Autorità di vigilanza è diventata l’unità di misura da cui far dipendere la capacità della banca di affrontare i rischi tipici della propria attività di impresa. Con riferimento al settore bancario è pertanto necessario distinguere il patrimonio contabile, o “patrimonio in senso stretto”, dal patrimonio calcolato in base ai fini di vigilanza destinato a informare della solidità della banca tutti gli stakeholder.

Il patrimonio di vigilanza Parti Qualità Composizione Filtri prudenziali Elementi da dedurre Computabilità Patrimonio di Base – Tier 1 Primaria (+) Elementi positivi (A1) (-) Elementi negativi (A2) (+) Positivi (B1) (-) Negativi (B2) (-) Negativi (D) 100% Patrimonio supplementare – Tier 2 Secondaria (+) Elementi positivi (F1) (-) Elementi negativi (F2) (-) Negativi (I) MAX 100% del patrimonio di base al lordo delle deduzioni Patrimonio di terzo livello (Tier 3) Entro determinati limiti a fronte del solo rischio di mercato

Il patrimonio di vigilanza Il patrimonio di vigilanza è suddiviso in tre componenti: IL PATRIMONIO DI BASE -TIER 1 (A), ammesso al calcolo senza limiti di sorta IL PATRIMONIO SUPPLEMENTARE - TIER 2(B), ammesso al calcolo fino ad un limite max rappresentato dall’ammontare del patrim. di base, (definito secondario perché composto da voci che non presentano una natura strettamente patrimoniale) LE DEDUZIONI PATRIMONIALI (C), vale a dire le rettifiche obbligatorie che sono apportate all’ammontare complessivo del patr. di base e di quello supplementare (A)+(B)-(C)= Patrimonio di vigilanza Il patrim. di vigilanza viene segnalato da ogni banca mensilmente a B.Italia

Come si valuta l’adeguatezza patrimoniale di una banca? L’attività bancaria consiste nella gestione dei rischi Il capitale consente di assumere rischi e di potere assorbire le perdite impreviste e non coperte da specifici accantonamenti La valutazione dell’adeguatezza patrimoniale si sviluppa in quattro fasi: individuazione dei rischi; misurazione e valutazione delle differenti categorie di rischi e del capitale da considerare impegnato per la loro copertura; misurazione del capitale a rischio complessivo (per la totalità dei rischi); determinazione del capitale a rischio complessivo e riconciliazione con il patrimonio di vigilanza. Dopo la individuazione della natura dei rischi, ai fini della gestione e della copertura gioca un ruolo fondamentale la sua trasposizione nei valori contabili.

Il grado di patrimonializzazione Il capitale è dunque la risorsa che svolge il ruolo di ammortizzatore per assorbire le perdite, in particolare di quelle non previste e non prevedibili, senza pregiudicare la stabilità della banca. Patrimonializzazione: concetto attraverso il quale il capitale proprio viene messo in relazione con il profilo di rischio. Gli accordi di Basilea sono sempre stati diretti a spingere le banche a conseguire livelli minimi di capitale coerenti con il grado di rischio assunto e ad incentivare l’adozione di strumenti e metodologie di misurazione e controllo dei rischi più avanzati L’ammontare del patrimonio di vigilanza deve essere almeno pari all’ammontare complessivo del patrimonio a copertura del rischio di mercato, di quello a copertura del rischio operativo e dell’attivo ponderato per il rischio di credito. Con la terza versione l’Accordo di Basilea , sono stati introdotti nuovi elementi destinati a rafforzare la stabilità delle banche

Da Basilea 2 a Basilea 3

Da Basilea 2 a Basilea 3 Il Criterio è sempre quello di garantire la proporzionalità fra i rischi gestiti dalla banca e il suo patrimonio L’ipotesi sottostante è che il patrimonio sia il presidio principale a copertura delle insolvenze e delle perdite inattese Occorre garantire una disciplina prudenziale omogenea fra i vari paesi: Il patrimonio è una risorsa costosa; Esistono rischi di contagio in caso di crisi bancarie e vanno assolutamente evitati I rischi tipici d’impresa e dell’attività bancaria: Di credito Di mercato Operativo Di liquidità Finanziario (misurato dal grado complessivo di indebitamento cioè dal leverage (rapporto fra DEBITI (Raccolta della banca) E CAPITALE PROPRIO)

Dopo la crisi: da Basilea 2 a Basilea 3 GLI OBIETTIVI: DELL’AZIONE DI VIGILANZA rafforzare il rapporto “mezzi propri/ rischi tipici” dell’attività bancaria; valorizzare i progressi raggiunti nella misurazione e gestione del rischio di credito; aumentare attraverso i bilanci la qualità e la quantità dell’informazione agli stakeholders delle banche; colmare le lacune osservate con l’accordo Basilea 2 e limitare gli effetti “prociclici”.

Dopo la crisi: da Basilea 2 a Basilea 3 Il fenomeno generalizzato delle insolvenze e il deterioramento della qualità dei portafogli prestiti delle banche ha dato forte risalto a quattro aspetti essenziali ai fini della corretta gestione del processo di erogazione e gestione del credito: Necessità di migliorare le tecniche di selezione e valutazione dei rischi di insolvenza della clientela (screening e applicazione dei rating); Sviluppo di metodi efficaci per un attento monitoraggio e aggiornamento del merito di credito dopo la sua erogazione (monitoring e revisione del rating); Corretta gestione del provisioning (svalutazione dei crediti) e amministrazione di una quantità di crediti di dubbia esigibilità (NPL) mai osservata in precedenza ai livelli attuali, senza pregiudicare l’erogazione di nuovo credito; Applicazione di metodologie che rendano minime le differenze tra approccio contabile nella valutazione degli strumenti finanziari e rilevazioni effettuate per assolvere gli obblighi imposti dalle Autorità di vigilanza. Necessità di limitare le discrepanze tra metodologie contabili (IAS39) e di vigilanza nella valutazione del portafoglio crediti e strumenti finanziari.

La struttura del processo di analisi creditizia con l’approccio Basilea 3 CLIENTE ANALISI BILANCIO STORICO E PROSPETTICO P.D. (Probabilità di insolvenza) RATING INTEGRATO ANALISI RELAZIONE SCORE ANDAMENTALE E.A.D. (Esposizione presunta al momento dell’insolvenza ANALISI OPERAZIONI Basilea II non fa altro che formalizzare e rendere più oggettivo l’intero processo di analisi creditizia. Le aree coperte dalla disciplina dei requisiti, infatti, sono le stesse che l’analista crediti considera in fase di proposta o rinnovo degli affidamenti. L.G.D. (Perdita in caso di insolvenza) ANALISI GARANZIE E.L. = P.D. X L.G.D. X E.A.D. SINTESI DEL RISCHIO E.L. PERDITA ATTESA

La struttura del processo di analisi creditizia secondo Basilea La perdita attesa calcolata secondo questa metodologia può essere diversa da quella ottenibile fino ad oggi con l’applicazione di IAS39 Rating quantification Rating assignment PD = Probability of default LGD = Loss Given Default EAD = Exposure at default Analisi valore garanzie Covenants contrattuali Tempi necessari al recupero del credito Struttura dell’operazione (es.: a parità di altre condizioni l’EAD è più alta in contratti che prevedono la discrezionalità per il debitore di aumentare l’esposizione).

RATING: definizione e funzioni Il Rating è una valutazione sintetica dello stato di salute (solvibilità) di un emittente di strumenti finanziari (debitore) Con un processo di analisi approfondito, costantemente verificato e aggiornato, si attribuisce un valore alla probabilità di insolvenza di un debitore per ciascuno strumento finanziario emesso, mediante indicatori alfanumerici, che consentono di classificare il merito creditizio dei debitore e di stimare più esattamente le probabilità di recupero delle somme prestate.

Pesatura portafogli in base al rating Il Rating e Basilea L’Accordo di Basilea fa della valutazione del merito creditizio un passaggio fondamentale per la gestione del rischio di credito/controparte e per il mantenimento della stabilità delle banche; Le banche possono dotarsi di efficienti sistemi interni per la valutazione della clientela, al fine di effettuare scelte di investimento delle risorse finanziarie razionali ed equilibrate; Basilea propone coefficienti di ponderazione-pesatura diversi per i vari strumenti che formano i portafogli di investimento delle banche e all’interno di questi ultimi la pesatura di ciascun strumento (prestito) dipende dal rating attribuito ad ogni controparte. Imprese Banche Enti sovrani Retail Partecipazioni azionarie Pesatura portafogli in base al rating

RATING E MISURAZIONE DEL RISCHIO DI CREDITO NELLE BANCHE EFFETTI DELLA CORRETTA MISURAZIONE DEL RISCHIO CREDITIZIO SELEZIONE EFFICIENTE IMPRESE DA AFFIDARE CONTROLLO CREDITI EROGATI DEFINIZIONE PUNTUALE CONDIZIONI DI PRICING ANALISI COMPLESSIVA RISCHI BANCARI IN ESSERE VALUTAZIONE PORTAFOGLIO CREDITI

Le metodologie per il rating nelle banche Metodologia standard, generalmente utilizzata dalle aziende minori e fondata sull’uso di rating elaborati all’esterno dell’azienda di credito. Metodologia basata su sistemi di rating interno, costruiti dalla banca che li utilizza, che devono essere validati preventivamente dall’Organo di Vigilanza. Questa metodologia si lega più strettamente all’applicazione di IFRS9

La costruzione dei sistemi di Rating interni Introduzione di sistemi di INTERNAL RATING Definizione di DEFAULT Definizione classi di rating Aspetti organizzativi e di controllo Metodi JUDGMENTAL Implementazione di un metodo statistico per la stima dell’EDR Segmentazione del portafoglio e scelta delle metodologie di classificazione

I requisiti di un sistema di rating interno INTEGRATO Il sistema di rating interno è una componente di un sistema di misurazione e di governo dei rischi aziendali AFFIDABILE Il sistema di rating interno richiede la certificazione delle informazioni di base Il sistema di rating interno segue l’evoluzione dei fattori di successo e di rischio delle imprese e deve conservare coerenza nel tempo DINAMICO

I punti chiave del rating interno Valutare il merito creditizio di una controparte; Incrementare l’efficacia nei controlli delle posizioni affidate; Migliorare le tecniche di pricing (tassi) dei prestiti; Indurre all’uso dei modelli di portafoglio per la gestione del rischio di credito; Agevolare la determinazione dell’ammontare degli accantonamenti a copertura delle perdite attese; Affrontare i problemi posti dal nuovo contesto regolamentare contabile e di vigilanza.

Il sistema dei rating interni: impatti sulla gestione bancaria I processi di quantificazione sono richiesti per la validazione dei sistemi di internal rating da parte delle autorità di vigilanza Il sistema dei rating interni: impatti sulla gestione bancaria I sistemi di rating devono essere utilizzati in chiave gestionale, al fine di consentire alle unità operative della banca l’adozione di meccanismi di pricing razionali I sistemi di rating devono avere un ruolo essenziale nell’autorizzazione dei fidi, nella gestione del rischio, nell’allocazione interna del capitale e nelle funzioni di governo societario della banca I rating vanno istruiti, proposti e deliberati nel processo del credito: totale identità tra processo di valutazione dei fidi e processo di assegnazione dei rating, nonché tra processo di monitoring e tavola di migrazione dei rating

La crisi e il passaggio da IAS 39 a IFRS 9 L’inizio della crisi, prima finanziaria e poi economica, a partire dal 2007 ha reso evidenti i limiti impliciti nello IAS 39 che non corrispondeva alla esigenza di imprese e, soprattutto, banche di garantire un tempestivo aggiornamento dei valori contabili di crediti e strumenti finanziari rispetto alle oscillazioni causate dall’andamento delle condizioni di solvibilità dei debitori e dei mercati. Le nuove regole introdotte con IAS 39 sono state fortemente criticate per i loro effetti prociclici, ovvero di accentuazione ed inasprimento delle tendenze del ciclo economico, dovuti all’applicazione del fair value quale valore di riferimento per la contabilizzazione degli strumenti finanziari. La ritardata rilevazione delle perdite su crediti e, più in generale, sugli strumenti finanziari è stata riconosciuta come una delle lacune principali del contenuto dello IAS 39 che, in taluni casi, non ha giovato o, addirittura, peggiorato la disclosure dei bilanci.

IL PROBLEMA DELLA PROCICLICITA’ Gli effetti combinati di Basilea 3 e IAS 39: l’impatto macroeconomico IL PROBLEMA DELLA PROCICLICITA’ Al peggiorare delle condizioni del ciclo economico aumenta il tasso di insolvenza medio delle imprese che, attraverso il peggioramento generalizzato dei rating e la valutazione al fair value degli strumenti finanziari posseduti dalle banche, si riflette in un maggiore assorbimento del patrimonio di vigilanza posto a copertura dei rischi, in un peggioramento dei ratios e, quindi, in minore offerta complessiva di credito al sistema economico

Da IAS 39 a IFRS 9 Classificazione secondo IAS 39 Fondata su regole Complessa e difficile da applicare Modelli di impairment multipli Perdite e riprese di valore dei crediti riconosciute a conto economico per le passività valutate al fair value Regole di riclassificazione complicate Classificazione secondo IFRS 9 Fondata su principi Basata su “modelli di business” e sulla natura dei flussi di cassa Un solo modello di impairment Perdite e riprese di valore dei crediti presentate tra gli OCI (other comprehensive income) per le passività valutate al fair value Regole di riclassificazione impostate sui modelli di business

Effetti previsti delle nuove regole sui bilanci e sulla gestione bancaria L’introduzione e l’applicazione di IFRS9 costituisce un’occasione importante per ampliare la portata e gli effetti sulla registrazione contabile dell’esposizione ai rischi di credito e di controparte a cui sono soggette tutte le imprese e, in modo particolare, gli intermediari creditizi. Sarà interessante valutare l’impatto dell’applicazione delle nuove regole sulle operazioni di cessione di attivi bancari formati da crediti e, in particolare, da crediti non performing

Effetti previsti delle nuove regole sui bilanci e sulla gestione bancaria La valutazione basata sui flussi di cassa e l’adozione di un solo modello di impairment test potrebbero agevolare e rendere più trasparenti le condizioni di negoziazione crediti bancari, oggi fortemente caldeggiate dalla Vigilanza, per alleggerire i bilanci delle banche dal peso degli NPLs.

Analisi delle garanzie Gli effetti sui rapporti banca-impresa : strategie per una corretta gestione del rapporto di credito e applicazione delle nuove regole Analisi qualitativa Analisi quantitativa Analisi andamentale Analisi delle garanzie Analisi di scenario, del settore di appartenenza, dell’organizzazione, ecc. Es.: strumenti di finanza innovativa (prestiti partecipativi, restrictive covenants, prestiti obbligazionari, cartolarizzazione crediti Centrale dei rischi, monitoraggio dei flussi di cassa Utilizzo di Garanzie, intervento del Fondo Centrale di Garanzia e di altri strumenti sussidiari di garanzia

L’applicazione delle nuove regole contabili può rappresentare Per le Banche: un’opportunità per gestire in maniera più attenta i rapporti con le imprese; un elemento per un controllo della qualità del proprio portafoglio crediti; un incentivo all’uso di strumenti matematico-statistici affidabili e coerenti con le politiche di gestione finalizzate alla misurazione, al controllo e alla corretta rappresentazione dei rischi in essere Per le imprese: uno strumento per aumentare la disclosure e assicurarsi un costo del credito coerente con le aspettative reddituali; un mezzo per utilizzare tutte le fonti informative possibili in maniera chiara e trasparente per farsi conoscere a fondo Favorire l’azione di intervento propositivo delle banche nei confronti delle imprese: Rapporto più stretto fra Banche e Imprese

Grazie per l’attenzione Domande? Grazie per l’attenzione