IL SOGNO - LA NOSTRA VITA IN MONDI PARALLELI

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Transcript della presentazione:

IL SOGNO - LA NOSTRA VITA IN MONDI PARALLELI Incontro-Simposio al Circolo Culturale «La Barcela» - Pavia – Serata di sabato 17 giugno 2017 I sogni contengono gli stessi elementi che appartengono al nostro stato di veglia. Però ricombinati in un modo diverso, al punto da fornire un ritratto non fedele della realtà. Il sogno preleva materiale (pensieri, eventi, emozioni, personaggi, azioni ecc.) della nostra vita reale e li ricombina e li trasforma procurandoci nuove esperienze che pur essendo «fantastiche» in realtà sono in grado di coinvolgerci profondamente, in modo molto superiore alle comuni fantasie. Traccia-presentazione di Pier Giuseppe Milanesi

IL SOGNO UNA FINESTRA APERTA …. SULL’ALDILA’ I sogni hanno sempre destato interesse e curiosità in tutte le culture. Ad essi è stata attribuita natura profetica o il ruolo di interfaccia o di comunicazione con una dimensione trascendente. “Lo spirito dell'uomo ha due case: questo e l'altro mondo. Tra i due ce n'è però un terzo: il mondo dei sogni.” (Upanishad) Il sogno ha contribuito a rafforzare in tempi antichi la convinzione dell’esistenza di un mondo ultrasensibile dove fosse possibile avere esperienze straordinarie in assenza del supporto del corpo: di poter guardare senza avere bisogno degli occhi per vedere. Funzione mantica. Anche in tempi recenti, soprattutto con la psicanalisi il sogno non ha perso questa sua funzione di veicolo di comunicazione con qualcosa di noi che si nasconde alla nostra vista e che non conosciamo: l’inconscio personale. IL SOGNO UNA FINESTRA APERTA …. SULL’ALDILA’

IL MITO DI EPIMENIDE IMPARIAMO DORMENDO? Il sogno era considerato anche come un veicolo di comunicazione tra gli uomini e gli dei. Il mito racconta che quando le Muse vollero comunicare agli uomini i principi dell’arte e della conoscenza, esse precipitarono il saggio Epimenide in un sonno profondo lungo 40 anni. In sogno Epimenide ricevette quel sapere che avrebbe poi trasmesso agli altri uomini. Al di là del mito esiste un rapporto oggi comprovato tra il sonno e il perfezionamento dei processi di apprendimento. Durante il sonno avvengono operazioni straordinarie nel nostro cervello. La più importante riguarda appunto il potenziamento e la riorganizzazione delle memorie. IL MITO DI EPIMENIDE IMPARIAMO DORMENDO?

IMPARIAMO DORMENDO? LE «PLACE CELLS» DEL TOPO Ciascuno avrà verificato come si comportano gli animali, ad esempio il topo, nel momento in cui vengono immessi in un territorio nuovo. Essi continuano a ripercorrerlo avanti e indietro più volte, come se volessero memorizzarlo o farsi una mappa. Questi percorsi vengono memorizzati in sequenza nelle cellule dell’ippocampo (che è la matita che si imbeve di memorie e poi le scrive sulla corteccia). Durante il sonno queste cellule si accendono di nuovo in sequenza, come se il topo continuasse a rifare più volte, nel sonno, quei percorsi effettuati nello stato di veglia. In altri termini le mappe vengono “memorizzate” o consolidate nella memoria a lungo termine. IMPARIAMO DORMENDO? LE «PLACE CELLS» DEL TOPO

IMPARIAMO DORMENDO? MENDELEEV E STRADONITZ Questo lavorio notturno del cervello in ogni caso arreca benefici migliorando le nostre capacità intuitive. Possiamo citare il caso di Mendeleev – l’inventore della tavola periodica degli elementi – il quale affermò di avere ricevuto in sogno la visione di tale tavola. Un analogo episodio viene narrato dal chimico tedesco Friedrich von Stradonitz, lo scopritore della struttura ciclica (ad anello) del benzolo. Dichiarò di avere avuto in sogno la visione di atomi che, prima disposti in sequenza iniziavano a vorticare fino a formare un anello. Che cosa poteva essere accaduto? Probabilmente nel sogno si liberano delle risorse che restano inibite nello stato di veglia, risorse che si rivelano utili ad ampliare la nostra intelligenza. IMPARIAMO DORMENDO? MENDELEEV E STRADONITZ

IL SONNO REM IL CERVELLO DIVISO I sogni più vivaci, più lunghi, più coinvolgenti, organizzati in storie che hanno un inizio, uno sviluppo e una fine, avvengono nella fase REM del sonno. Questa fase è caratterizzata da una grande attività del cervello, attività che però interessa solo una parte del cervello, quella più antica che comprende anche i moduli che gestiscono la memoria, le visioni e le emozioni. Mentre una parte del cervello – diremmo: tutte le aree frontali - dorme come un sasso, un’altra parte lavora molto intensamente. Questo significa che alcune risorse cerebrali sono indisponibili accanto ad altre che invece diventano accessibili alle funzioni della coscienza (ossia vengono utilizzate per costruire i sogni). IL SONNO REM IL CERVELLO DIVISO

IL CERVELLO SOGNANTE – I SENSAZIONI MOVIMENTI Il sogno, per costruire il suo racconto utilizza solo le risorse messe a disposizione dalle parti del cervello che sono attive: in particolare alcune aree visive della corteccia. Il sogni sono costituiti dal 60% da percezioni visive. Sono attive anche alcuni tratti che servono a percepire il linguaggio. L’azione che si manifesta più frequentemente nel sogno, insieme allo spostamento nello spazio, è il parlare. Però lo spostamento dello spazio avviene in un modo goffo perché le cortecce motorie, collocate nella parte frontale del cervello, sono completamente disattivate. Per questo risulta difficile rappresentare nel sogno il movimento delle gambe e degli arti. Il movimento, nel sogno, si presenta come una sequenza di posture o come uno scivolare via, a volte anche a bordo di un mezzo di trasporto. Per questo si sogna spesso di cadere oppure di essere inseguiti e di non riuscire a scappare. Gli altri canali delle sensazioni (l’odorato, il gusto e parzialmente anche il tatto) sono spenti per cui le relative sensazioni non vengono sognate. IL CERVELLO SOGNANTE – I SENSAZIONI MOVIMENTI

IL CERVELLO SOGNANTE – II GIUDIZIO OPERATIVITA’ AUTOBIOGRAFIA La disattivazione delle aree frontali comporta anche altri inconvenienti. Infatti, oltre a contenere i canali che ci mettono in comunicazione con il mondo esterno e i centri del movimento, le aree frontali controllano anche le nostre facoltà di giudizio, le nostre capacità operative, di progettazione e pianificazione, e la nostra memoria autobiografica. A causa dell’assenza di giudizio, nel sogno noi certamente esercitiamo il pensiero, tuttavia trattasi di un pensiero privo di senso critico. Non siamo in grado di capire che stiamo sognando e neppure ci interroghiamo sulle cause degli eventi sognati. Inoltre, l’assenza di capacità progettuale fa sì che ogni operazione che tentiamo di fare nel sogno ci riesca male. Teniamo di fare una cosa e otteniamo il contrario. Infine, particolare molto importante, viene persa la nostra autobiografia. Nonostante il sogno attinga il suo materiale esclusivamente dalla nostra vita reale, nessuna sequenza degli eventi narrati dal sogno si è mai verificata nella nostra vita reale. IL CERVELLO SOGNANTE – II GIUDIZIO OPERATIVITA’ AUTOBIOGRAFIA

IL CERVELLO SOGNANTE – III ANSIE PAURE AGGRESSIVITA’ IL PIACERE Accanto alle aree inattive esistono quelle invece molto attive che governo in particolare la produzione del pensiero simbolico, associativo, le emozioni negative (ansie e paure), la memoria e il senso del piacere. Le emozioni negative sono evocate dalla stimolazione di un particolare modulo del cervello, l’amigdala che funziona come una centralina di allarme interna ed è il centro in cui si formano sentimenti negativi, quali la paura e l’aggressività. L’amigdala è attiva nel sonno REM e tutti i sogni sono pervasi da un sottofondo problematico e ansioso, anche se attenuato. Sembra una contraddizione che le emozioni negative coesistano insieme al senso del piacere. Ma questa è una delle tante contraddizione dei sogni. Nonostante i sogni rappresentino nella maggior parte dei casi situazioni imbarazzanti, eventi sfortunati, ansie e paure, tuttavia noi proviamo sempre il piacere di sognare. C’è forse una ragione per cui il senso di piacere nei sogni diventa infine prevalente? Questo ci introduce ad un’altra domanda: a che serve sognare? IL CERVELLO SOGNANTE – III ANSIE PAURE AGGRESSIVITA’ IL PIACERE DI SOGNARE

PIACERE DI SOGNARE E PIACERE DI DORMIRE Non esiste mai una sola risposta ad una domanda. Ogni cosa non assolve mai ad una sola funzione. Se ciò fosse, la sua utilità verrebbe meno molto velocemente. La domanda “perché sogniamo” presume quindi che esistano molte risposte. Quella che pare più semplice è che il sogno in qualche modo contribuisca a proteggere l’integrità del sonno. Il piacere di sognare è anche il piacere di dormire. Il sogno bloccherebbe la spinta al risveglio della coscienza, generando per così dire una “mezza coscienza” che consente alla persona di controllare la spinta al risveglio e nello stesso tempo di dormire. Questa spinta al risveglio può essere causata da molti processi o fattori interni ed esterni che contribuiscono a disturbare il sonno. Anche la stessa turbolenza della fase REM costituisce una fonte di disturbo del sonno. PERCHE’ SOGNARE? PIACERE DI SOGNARE E PIACERE DI DORMIRE PROTEZIONE DELLA INTEGRITA’ DEL SONNO

I SOGNI E IL CORPO INCORPORAMENTO DEGLI STIMOLI AMBIENTALI Nell’800 era molto diffusa la tesi che i sogni dovessero essere segni di un malessere del corpo. E’ noto a tutti l’episodio manzoniano del sogno di Don Rodrigo al momento in cui scopre di avere contratto la peste. Il filosofo Bergson sosteneva che la gente sogna di volare perché nel momento in cui dorme i piedi perdono il loro originario contatto con il terreno. Un altro filosofo, Nietzsche, sostenne che i sogni nascono per trovare una spiegazione immaginaria agli eventi che il corpo del dormiente subisce (posture, peso dello coperte, eventi interni al sistema autonomico ecc.) In realtà sono stati compiuti esperimenti, disturbando il sognatore nella fase REM del sonno, per verificare questa corrispondenza, dai quali però è emerso che la corrispondenza era statisticamente molto bassa. I sogni sembrano conservare una loro autonomia ed eventualmente rispondono in modo sempre diverso ed imprevedibile allo stesso stimolo. I SOGNI E IL CORPO INCORPORAMENTO DEGLI STIMOLI AMBIENTALI

TEORIA DELLA SIMULAZIONE Tre le ipotesi recentemente più citate volte a spiegare la ragioni per cui si sogna, c’è questa avanzata da uno studioso finlandese (A. Revuonso) secondo cui i sogni servirebbero ad allenare la coscienza a misurarsi con situazioni drammatiche, anomale, altamente improbabili, in modo che essa possa elaborare dentro di sé delle difese per affrontare meglio le difficoltà della vita reale. I sogni anch’essi avrebbero quindi una utilità per favorire un processo di adattamento. E’ plausibile che i sogni assolvano a funzioni positive per migliorare l’efficienza del sistema, però questa utilità non può ridursi al fatto che se io sogno un leone, avrò più possibilità di difendermi un giorno che dovessi incontrare un leone o una persona che tenti di aggredirmi. E più facile invece che, dopo avere incontrato una persona che ha cercato di aggredirmi io sogni un leone. Il sogno sembra infatti volto a riprocessare le esperienze vissute che non a progettare la nostra vita futura. I SOGNI COME «SCUOLA DI VITA» TEORIA DELLA SIMULAZIONE

SOGNARE BENEFICI SUL PIANO COGNITIVO La ricerca neurologica è in grado di spiegare da tempo i benefici che il nostro sistema ricava dal sonno e dai processi cerebrali che avvengono durante il sonno. E’ invece più problematico indicare i vantaggi sul piano psicologico attribuibili ai sogni in quanto sogni. Sappiamo però che nel sogno lavora solo una parte della nostra coscienza, per cui vengono esercitate solo alcune funzioni del nostro sistema cognitivo. Una volta chiusi i canali di afflusso dati da parte dei sensi esterni, la coscienza potrebbe essere libera di operare sulle sue strutture interne. Questo esercizio potrebbe rivelarsi utile per un migliore funzionamento della nostra intelligenza. SOGNARE BENEFICI SUL PIANO COGNITIVO

SOGNARE BENEFICI SUL PIANO EMOTIVO Recentemente sta riscuotendo sempre più attenzione l’ipotesi che una delle funzioni strategiche dei sogni sia di sovrascrivere o estinguere i nostri ricordi dolorosi. Come abbiamo visto durante il sonno REM si attivano i centri che governano le nostre emozioni soprattutto quelle negative. Pertanto tutti i ricordi dolorosi vengono automaticamente richiamati a seguito di questa stimolazione. Però come abbiamo visto il sogno non ha accesso alla nostra autobiografia – cioè alla serie di eventi reali connessi a quelle emozioni - per cui le emozioni vengono staccate dal ricordo reale e associate ad un’altra sequenza di eventi puramente inventata, dove però il contenuto drammatico viene molto attenuato, fino ad essere completamente cancellato. Secondo questa ipotesi, il sogno procederebbe ad estinguere dei residui di remotissime memorie, liberando anche spazio per accogliere nuovi ricordi. Mentre da un lato dunque sognare reca un servizio alla nostra intelligenza e perciò abilitando la mente a meglio ricordare, dall’altro serve anche a dimenticare. SOGNARE BENEFICI SUL PIANO EMOTIVO Pavia, 17 giugno 2017 Pier Giuseppe Milanesi