Lezione 3: La sostenibilità dello schema contributivo

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Lezione 3: La sostenibilità dello schema contributivo Sandro Gronchi Modelli di welfare a confronto Lezione 3: La sostenibilità dello schema contributivo

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1. La sostenibilità dello schema contributivo Dimostreremo che lo schema contributivo è ‘sostenibile’ (garantisce il pareggio di bilancio, ovvero l’equilibrio fra il gettito contributivo e la spesa) a condizione che si doti del pilota automatico rappresentato dalla scelta di un interesse convenzionale (da accreditare sui conti correnti virtuali) uguale al tasso di crescita del monte salari (massa salariale). La prova sarà data ‘in laboratorio’ mediante un ‘esperimento’ riguardante una società molto ‘stilizzata’ in cui: Le ipotesi: le coorti (leve o generazioni) di lavoratori vivono 4 anni tutti i lavoratori di una coorte lavorano da ‘blu collar’ (operaio) nel primo anno di vita; una percentuale f1 lavora quel solo anno e percepisce pensione per i restanti 3 anni; una percentuale f2 lavora un secondo anno restando blu collar; una percentuale f3 lavora anch’essa un secondo anno ma nella posizione di ‘white collar’ (impiegato); il salario da white collar supera quello da blu collar di un tasso β immutabile nel tempo; il salario da blu collar (perciò anche quello da white collar) cresce nel tempo a un tasso costante ; anche le coorti crescono a un tasso costante λ. Per quanto molto semplice, la società ‘sotto esperimento’ riproduce gli aspetti essenziali di una più complessa in cui: esista una ‘gerarchia’ salariale; sia ammesso il pensionamento flessibile; i salari e l’occupazione crescano a tassi costanti; la longevità sia costante. L’ammissione del pensionamento flessibile è particolarmente importante: consentirà di dire che la sostenibilità dello schema contributivo è perfettamente compatibile con essa. E perciò anche che la flessibilità (normalmente ambita dai lavoratori e dalle imprese) è una ragione non minore della scelta contributva

2. Qual’è il tasso di crescita del monte salari ? Ulteriori notazioni: Nt: dimensione della coorte nata nell’anno t (ovvero numero dei nati in tale anno); wt: salario da blu collar nell’anno t. pilota automatico da dimostrare

3. La spesa nell’anno t: prima componente Caveat: conviene procedere dopo esserti accertati di aver ben compreso la discretizzazione del tempo spiegata nella Lezione 2 Le pensioni di competenza dell’anno t+1, pagate anticipatamente al 31/12/t, possono essere classificate secondo la decorenza (dall’anno t+1, dall’anno t, dall’anno t-1) e secondo la popolazione beneficiaria (pensionati ‘precoci’ e pensionati ‘tardivi’ distinti in blue e white collar). Si distinguono sette componenti della spesa. Cominciamo col quantificare la prima riguardante le pensioni precoci (chieste dopo un anno di lavoro) decorrenti dall’anno t+1. ? Entrambe le annualità spettanti ai pensionati tardivi sono già state erogate: la prima, di competenza dell’anno t-1, è stata erogata al 31/12/t-2 la seconda, di competenza dell’anno t, è stata erogata al 31/12/t-1 durata della pensione = 3

4. La spesa nell’anno t : seconda componente ? durata della pensione = 2

5. La spesa nell’anno t: terza componente ?

6. La spesa nell’anno t : quarta componente ?

7. La spesa nell’anno t : quinta componente ?

8. La spesa nell’anno t : sesta componente ?

9. La spesa nell’anno t : settima componente ?

10. Spesa = gettito: la sostenibilità dimostrata è così dimostrato il pareggio di bilancio

11. La sostenibilità in presenza di salari e coorti che evolvono a tassi variabili Gronchi e Nisticò (“Theoretical foundations of pay as you go ‑ defined contribution pension schemes”, in Metroeconomica, 2006, n.2) dimostrano che: la variabilità di  non disturba l’equilibrio dello schema contributivo; ogni variazione di λ genera avanzi, se in aumento, oppure disavanzi se in diminuzione, ma gli uni e gli altri sono temporanei, cioè gradualmente riasorbiti. Allora l’instabilità economico-demografica (crescita variabile dei salari e delle coorti) non rappresenta una seria minaccia per la sostenibilità di uno schema contributivo dotato di pilota automatico [π = (1+) (1+λ) -1].

12. La corrispettività in presenza di longevità crescente Se la longevità è crescente (ovvero di coorte in coorte cresce la vita attesa alle età di pensionamento ammesse) allora la corrispettività può essere garantita solo alle seguenti condizioni: i coefficienti sono distinti per coorte e forward looking (FL) cioè calcolati sulle vite residue della coorte assegnataria L’assegnazione dei coefficienti a una coorte avviene in tempo utile, cioè nell’anno solare che precede quello in cui la coorte stessa compie l’età pensionabile minima consentita. L’assegnazione è ‘a titolo definitivo’. Perciò le successive riguardano solo le coorti più giovani Le vite residue sono previste sulla base d modelli previsionali affidabili. Errori di previsione (per difetto o eccesso) ledono la corrispettività I coefficienti backward looking (BL) cioè calcolati sulle vite residue osservate per le coorti precedenti, sono ‘obsoleti’ e perciò sopravvalutati. Quindi spalmano il montante contributivo su una ‘sottostima’ della reale durata della rendita. In tal modo, tendono a violare la corrispetività pagando pensioni in eccesso sui contributi versati al lordo degli interessi maturati

13. La sostenibilità in presenza di longevità crescente Oltre a ledere la corrispettività, i coefficienti BL inibiscono anche la sostenibilità, cioè il pilota automatico [π=(1+λ)(1+α)-1] non è più tale non potendo più garantire il pareggio di bilancio. Anzi, genera sistematici disavanzi (spesa in eccesso sul gettito). Contrariamente alle facili intuizioni, Gronchi e Gismondi (“Backward‑looking and Forward‑looking NDC Pension Schemes”, in Journal of Public finance and Public Choice, 2008, n.2‑3) dimostrano che la sostenibilità è inibità anche dai coefficienti FL (pur garantendo essi la corrispettività). Infatti, il pilota automatico genera sistematici avanzi. Allora in nessun caso il pilota automatico riesce più ad essere tale!

14. I confronti internazionali Gli schemi contributivi nord-europei (Svezia, Norvegia, Polonia, Lettonia) sono perfettamente in linea con l’analisi teorica svolta in queste lezioni. In particolare: garantiscono pienamente la flessibilità del pensionamento usano coefficienti per coorte assumono coefficienti BL stante la difficoltà ‘sociale’ di far accettare coefficienti FL (inevitabilmente fondati su mere previsioni anziché su dati di fatto) hanno fatto scelte diverse riguardo al parametro δ. La recente riforma norvegese lo ha contenuto nella misura di 0,75% al fine di scongiurare le indicizzazioni negative che le pensioni svedesi hanno dovuto ripetutamente subire negli ultimi anni, quando l’eccessivo valore di δ (1,6%), portato in detrazione a un rendimento drasticamente ridotto dalla crisi mondiale, ha prodotto una differenza negativa per evitare i disavanzi strutturali, generati dalla longevità crescente e aggravati dai coefficienti BL, lo schema svedese si è dotato di un sistema di monitoraggio a lungo termine (Balance mechanism) che previene la formazione dei disavanzi correggendo periodicamente il rendimento

15. Il caso italiano Lo schema contributivo italiano è anomalo. In realtà, è così largamente incompiuto che si fatica a definirlo tale. Ad esempio: l’interesse convenzionale è uguale alla crescita del reddito interno lordo anziché dei soli redditi da lavoro Il parametro δ è scelto uguale all’1,5% ma il tasso di indicizzazione non è ottenuto portandolo in detrazione alla crescita del reddito interno lordo. Infatti, le pensioni sono indicizzate ai prezzi (vedasi Gronchi, “Se si tocca l’indicizzazione”, in LaVoce.info del 7 dicembre 2012) I coefficienti sono di tipo erga omnes, cioè sono aggiornati ogni tre anni e valgono verso tutti, indipendentemente dall’anno di nascita. Ciò genera le iniquità rilevanti discusse in Gronchi, “Coefficienti: tutto da rifare”, in LaVoce.info del 22 dicembre 2011 e Gronchi e Manca, “Cos’altro dopo la Fornero?”, in Politica Economica, 2015 n.1) Dopo la riforma Fornero, che l’ha in parte ripristinata, la flessibilità è assoggettata a gravi limitazioni: la fascia d’età pensionabile è compresa fra i limiti di 63 e 70 anni, entrambi agganciati alla speranza di vita, ma: per andare in pensione prima di 70, occorrono 20 anni di contribuzione; per andare in pensione prima di 66 anni (agganciati alla speranza di vita) occorre aver maturato una pensione pari a 2,8 volte l’assegno sociale; per andare in pensione prima di 70 anni, occorre aver maturato una pensione pari a 1,5 volte l’assegno sociale.