Politiche per l’occupazione e mobilità dei lavoratori all’interno dell’Unione Europea Matteo Migheli (Dip. di Economia e Statistica - Università di Torino) 25 ottobre 2017 – Palazzo Lascaris, Torino
Obbiettivi delle politiche del lavoro nella UE Incrementare e sostenere l’occupazione Sostenere e rafforzare la protezione sociale Migliorare le condizioni lavorative degli occupati Migliorare le condizioni di vita dei cittadini
Strumenti delle politiche del lavoro nella UE Direttive Standard minimi di condizione lavorativa Standard minimi di informazione ai lavoratori Standard minimi di consultazione dei lavoratori nelle fasi di contrattazione European Center of Expertise Creato nel 2016 assiste la Commissione nella stesura delle direttive Incoraggia e promuove il dibattito pubblico sulle politiche del lavoro a livello di Unione
Tassi di disoccupazione nella UE
Disoccupazione di lungo periodo nella UE
Disoccupazione di lungo periodo nella UE
Interventi dell’UE L’UE si limita in genere a fornire principi generali (attraverso direttive recepite dai governi nazionali) in tema di organizzazione e protezione sociale del lavoro. Minimo di 28 giorni all’anno di ferie retribuite Minimo di 20 minuti di pausa retribuita ogni 6 ore di lavoro Minimo di 14 settimane retribuite di congedo di maternità Massimo di 48 ore lavorative alla settimana, a meno dell’espresso consenso del lavoratore a eccedere tale limite
Interventi dell’UE I singoli Stati membri sono liberi di legiferare come meglio ritengono opportuno all’interno di tali limiti. Da questo discende una grande eterogenia di legislazioni, norme, contratti, ecc. Tale libertà recepisce i diversi tipi di società e di rapporti di lavoro in essere alla data di entrata in vigore delle norme europee.
Direttiva 2003/88/EC Stabilisce standard minimi per quanto riguarda le condizioni lavorative. In particolare si occupa di: Durata massima della settimana lavorativa Durata della pause tra un turno di lavoro e quello successivo (11 ore ogni 24 ore) Norme aggiuntive per lavoro notturno (turni di 8 ore al massimo) e restrizioni sui lavori potenzialmente dannosi per la salute
Politiche per la mobilità In effetti, la politica più significativa dal punto di vista della valenza economica è rappresentata dalle norme relative alla mobilità dei lavoratori all’interno dell’UE. L’art. 45 del Trattato di Lisbona (2007) sancisce la libera circolazione dei lavoratori all’interno della UE e il loro diritto a lavorare in qualunque stato membro alle medesime condizioni dei cittadini di quello stato membro. Lo stesso articolo esclude dall’applicazione di tali norme i dipendenti pubblici.
Portale EURES
Mobilità dei lavoratori nella UE Circa 670.000 lavoratori ritornano ogni anno nel loro Paese di origine.
Principali destinazioni dei lavoratori migranti
Nazionalità dei lavoratori immigrati
Drenaggio di risorse nazionali?
Drenaggio di risorse nazionali? Flussi netti di migrazione (2014)
Distribuzione per età
Distribuzione per età
Perché spostarsi? Equilibrio nella distribuzione della disoccupazione Riallocazione da settori/aree con eccesso di offerta a settori/aree con eccesso di domanda Conseguenze: aumento della produttività del lavoro diminuzione della disoccupazione in alcune aree ricerca di opportunità salariali più vantaggiose diffusione della conoscenza (soprattutto tacita)
Perché spostarsi? La mobilità intra-UE assorbe gli shock asimmetrici: assorbimento del 25% dopo un anno assorbimento del 60% dopo 10 anni. Questi valori sono raddoppiati rispetto al periodo precedente all’introduzione delle norme di libero movimento. Inoltre la risposta è diventata più rapida.
Risposta a shock asimmetrici
Più opportunità di lavoro (ma non ovunque)
Livello d’istruzione dei migranti
Confronti con altre realtà Nonostante ciò che possiamo immaginare e nonostante le politiche di mobilità gli spostamenti interni di lavoratori nella UE sono relativamente modesti.
Perché una mobilità così scarsa? Barriere linguistiche Barriere culturali Riconoscimento dei titoli di studio Politiche sociali e pensionistiche asimmetriche
A volte ritornano La struttura per età di coloro che ritornano al Paese di origine è simile a quella di coloro che lo lasciano.