I funghi come bioindicatori per la qualità del suolo

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Transcript della presentazione:

I funghi come bioindicatori per la qualità del suolo La qualità ambientale di un’area o di un territorio può essere stimata con l’uso di idonei indicatori che possono essere definiti come strumenti in grado di rappresentare particolari condizioni dell’ambiente. Tuttavia, la qualità di un determinato sistema ambientale non può essere descritta da un unico indicatore, ma di regola deve combinare informazioni relative a un insieme di indicatori che possono presentare scale di misura diverse e richiedere un diverso peso nella valutazione (Benedetti et al., 2006). Un buon indicatore deve avere caratteristiche in grado di garantire rappresentatività, accessibilità, affidabilità ed operatività. Ciascun indicatore, inoltre, deve garantire rilevanza politica ed utilità, validità analitica e misurabilità (OECD, 1999).

L’esigenza di disporre di indicatori sintetici per la valutazione della qualità del suolo nasce dal fatto che essendo il suolo un sistema complesso, spesso si tende per oggettive difficoltà d’analisi a sottovalutarne l’importanza. Ciò ha portato ad un decremento di oltre il 10% della capacità produttiva delle terre coltivate, registrato nel mondo dall’inizio degli anni ’80, come risultato dell’erosione, dell’inquinamento, dell’aggressività dell’agricoltura moderna, del pascolamento, della salificazione e soprattutto della desertificazione connessa con la perdita di sostanza organica e di biodiversità.

Funghi indicatori di particolari caratteristiche del suolo I funghi sono entrati a far parte di quel gruppo di organismi che assumono il ruolo di bioindicatori di un dato ecosistema. Indagini basate sullo studio ecologico in ecosistemi artificiali hanno evidenziato come alcuni funghi possano essere identificati come indicatori di foreste naturali inalterate e del livello di decomposizione dei tronchi (Holmer, 1997), tuttavia secondo questi autori gli studi delle successioni micotiche dovrebbero prendere in considerazione tutto il micelio e non solo i corpi fruttiferi, che costituiscono una parte minore nel corpo vegetativo di un fungo.

Funghi indicatori di processi di degrado già in corso Alcune specie fungine, con la semplice presenza e quantità dei propri basidiomi, indicano uno squilibrio ecosistemico in corso e possono predire con un certo anticipo forme di degrado altrimenti rilevabili. Una specie fungina presente sui resti legnosi e indicatrice di notevoli quantità di sostanze azotate nella lettiera è Megacollybia platyphylla (Pers.) Kotl. & Pouzar che, per la caratteristica intrinseca di agire su superfici molto vaste con I propri cordoni miceliari e di produrre i basidiomi direttamente su questi ultimi, è da considerarsi un buon indicatore di processi di degrado boschivo già in corso

Funghi come indicatori di diversità di habitat Molto importanti per la conoscenza e conservazione degli ecosistemi sono gli indicatori di diversità biologica in termini di ricchezza e abbondanza di popolazione. Anche i funghi, quindi, possono essere utilizzati nello studio e nel monitoraggio della biodiversità di un ecosistema o di un ambiente (Benedetti et al., 2006).

Le caratteristiche trofiche dei funghi come funzione chiave dei processi legati alla fertilità del suolo I funghi stanno guadagnandosi sempre più un ruolo principale nel monitoraggio della qualità del territorio grazie alle loro specializzate attività trofiche che ne garantiscono la presenza in tutti gli habitat terrestri. I funghi, insieme ai batteri e ad altri microrganismi, provvedono alla degradazione catabolica della sostanza organica fino ad ottenere molecole semplici sotto forma di acqua, anidride carbonica e sali minerali, ed alla sintesi metabolica di complesse molecole organiche e organico-minerali che partecipano alla formazione dell’humus. I funghi e i microrganismi rappresentano dunque una componente di fondamentale importanza per la fertilità del suolo e svolgono un ruolo insostituibile, in mancanza del quale il suolo rappresenterebbe semplicemente un inerte supporto meccanico. Recenti osservazioni (Papetti, com. pers.) sembrano avvalorare l’ipotesi che nei prati di montagna la presenza di corpi fruttiferi di Hygrophoraceae (simbionti delle graminacee) sia limitata dall’eccesso di sostanze azotate di origine minerale e organica.

I funghi micorrizici come indicatori della salute delle piante Le ectomicorrize, oltre a costituire una barriera fisica alla penetrazione di parassiti nell’apice e a modificare qualitativamente e quantitativamente i metaboliti vegetali emessi nella rizosfera, generalmente producono anche dei composti antibiotici che rappresentano una barriera tossica nei confronti di molti microrganismi del terreno (Montecchio, 2008). La conoscenza di questi prodotti del metabolismo micorrizogeno e dei loro meccanismi d’azione forniscono numerose chiavi di bioindicazione tenuto conto che l’apparato radicale di una pianta forestale adulta, normalmente, può essere micorrizata contemporaneamente da 30 a 50 specie fungine diverse; ciascuna in grado di esprimere al meglio le proprie potenzialità soltanto in determinate condizioni ecologiche, fenologiche, pedologiche, microclimatiche (Koide et al., 2000).

Queste nuove risorse nelle bioindicazione permettono di affermare con certezza che micorrize in piena attività con produzione di corpi fruttiferi permettono di monitorare anche i loro benefici effetti sulle piante ospiti. Rhizopogon vinicolor A. H Sm. conferisce maggiore resistenza alla siccità a plantule di Pseudotsuga menziesii (Mirbel.) Franco, H. crustuliniforme mostra una maggiore efficacia nel mobilizzare azoto da sostanze proteiche in Betula pendula Roth rispetto ad Amanita muscaria (L.) Lam. e a Paxillus involutus (Batsch) Fr. (Abuzinadah et al., 1989).

La presenza di metalli pesanti nei funghi: un possibile nuovo strumento per la bioindicazione dei suoli Il micelio nel suolo è a diretto contatto con l’ambiente esterno ed è in grado di assorbire ed accumulare ioni pesanti, che possono essere trasferiti all’interno della cellula. Questa fenomenologia si presenta in maniera differenziata a seconda delle varie famiglie e specie fungine. Numerosi sono gli studi compiuti negli ultimi venti anni, particolarmente in Europa, sulla determinazione dei metalli pesanti nei funghi e i risultati ottenuti evidenziano comportamenti eterogenei tra specie e specie (Siniscalco et al., 2001). Molti sono i metalli che, presenti in tracce sulla superficie terrestre, sono essenziali per la crescita e la riproduzione dei microrganismi. Diverse concentrazioni di metalli pesanti nel suolo influenzano la composizione della comunità fungina presente nella lettiera e nel suolo.