Classe: I Classico a.s Prof.ssa Valentina Guida

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Classe: I Classico a.s. 2016-2017 Prof.ssa Valentina Guida Corso di Geostoria Classe: I Classico a.s. 2016-2017 Prof.ssa Valentina Guida

Romanum imperium a Romulo exordium habet Eutropio (Breviarium, I, 1) U. D. A. 18 Lezione 2

Il periodo regio: dall’VIII secolo al 509 a.C. Roma diventa una città-stato per sinecismo Si strutturano le forme essenziali dello Stato romano Processo lento 7 Re  numero improbabile! MA le opere attribuite loro dalla tradizione rappresentano diverse fasi dell’evoluzione della città Livio (I sec. a.C.) ab Urbe condita Eutropio (IV sec. d.C.) Breviarium ab Urbe condita

I 7 re di Roma

Romolo Il ratto delle Sabine Fortificò il Palatino. Offrì sacrifici agli dèi. Intanto la città si ampliava. Lo Stato romano era già così forte da poter tener fronte in guerra a qualsiasi tra le popolazioni confinanti, ma per la mancanza di donne la sua grandezza sarebbe durata una sola generazione. Romolo allora inviò ambascerie ai popoli confinanti con la speranza di creare dei matrimoni, ma non ricevette risposte positive. Romolo quindi organizzò dei giochi a cui accorsero soprattutto tutta la popolazione dei Sabini. Quando giunse il momento dello spettacolo, i giovani romani rapirono con la forza le fanciulle sabine. Fondatore e primo re Prima sistemazione società Istituzione del senato (da senex): assemblea capi famiglie aristocratiche L’episodio leggendario vuole spiegare la fusione tra i Latini e i Sabini

il Cippo del foro o « Lapis niger» Sito del foro romano: area quadrata di marmo nero transennata da lastre di marmo bianco Scoperta nel 1899 sulla base di un passo del grammatico latino Festo, che accennava a una pietra nera nel comizio indicante un luogo funesto, forse la tomba di Romolo o il luogo dove egli venne ucciso. Parte di un complesso monumentale costituito da una piattaforma sulla quale sorge un altare mancante della parte superiore con accanto un cippo di tufo iscritto, anch’esso mancante della parte superiore.

http://www.romanoimpero.com/2010/06/lapis-niger.html

QUI HUNC… SACER ESTO… REGI CALATOREM… IUMENTA CAPIAT… IUSTO Scrittura bustrofedica (da sinistra a destra e viceversa) Datazione VI sec. a.C. QUOI HON… SAKROS ESED… REGEI KALATOREM… IOUXMENTA KAPIA… IOUESTOD In latino classico: QUI HUNC… SACER ESTO… REGI CALATOREM… IUMENTA CAPIAT… IUSTO In italiano: CHI VIOLERÀ QUESTO LUOGO SIA MALEDETTO… AL RE L’ARALDO… PRENDA IL BESTIAME… GIUSTO

Numa Pompilio I senatori romani, benché sapessero che la preponderanza sarebbe passata ai Sabini se avessero scelto il re fra di loro, affidarono il regno a Numa Pompilio. Salito al trono, convinto che bisognasse mitigare la fierezza del popolo disabituandolo all’uso delle armi, fece edificare il tempio di Giano: aperto significava che lo stato era in armi, chiuso invece, che tutti i popoli intorno erano in pace. Istituì poi le leggi poiché i Romani, per l’abitudine a combattere, erano ritenuti ladroni e semibarbari. Divise l’anno in dodici mesi. Stabilisce l’ordinamento religioso Istituisce il primo codice di leggi Fissa il calendario

Tullo Ostilio Poi il popolo proclamò re Tullo Ostilio. Fu anche più bellicoso di Romolo e cercava ovunque pretesti per suscitare una guerra. Il pretesto venne quando sia i Romani che gli Albani si saccheggiarono dei territori a vicenda. Ne nacque una guerra. A un certo punto dello scontro si affrontarono dei gemelli: i 3 Orazi, romani, e i 3 Curiazi, albani. Era rimasto solo un Orazio contro i tre Curiazi: inaspettatamente riuscì a prevalere sui nemici, facendo vincere ai Romani la guerra. Re guerriero Sottomette Alba Longa, come narra la leggendaria battaglia tra Orazi e Curiazi

Anco Marzio Era nipote di Numa Pompilio, essendo nato da una delle sue figlie. Aggiunse alla città il colle Aventino e il Gianicolo. Nell’area tra il fiume Tevere e l’ansa di questo, fondò una città che chiamò Ostia, per l’evidenza che in effetti presentava – un po’ come se noi dicessimo «porta»- facendo sì che Roma divenisse città marittima, in modo da trarre vantaggio anche dai prodotti d’oltremare. Estende il territorio di Roma fino al mare Fonda Ostia Fa costruire il Ponte Sublicio, il primo ponte sul Tevere

La storia di Tanaquilla e le successioni al trono di Roma Mentre a Roma regnava Anco Marzio, Tanaquilla, nobildonna di Tarquinia, venne data in moglie a Lucumone, originario di Corinto, bandito dalla patria in seguito a una rivoluzione. Tanaquilla, donna ambiziosa, mal sopportava il disprezzo dei concittadini verso il marito, perciò lo convinse ad andare a Roma, la città dove la nobiltà si acquistava rapidamente con la virtù. Nei pressi del Gianicolo, un’aquila porta via il copricapo a Lucumone e, dopo aver volteggiato sopra di lui, lo ripone sulla sua testa. Tanaquilla accoglie con gioia quell’augurio. Stabilitosi a Roma, Lucumone prende il nome di Lucio Tarquinio Prisco. Riesce a entrare nelle grazie di Anco Marzio che lo nomina tutore dei figli. Alla morte del re, Tarquinio allontana i suoi figli e prende il potere con l’inganno. In quel tempo nella regia si verifica un prodigio. La testa di un fanciullo, di nome Servio Tullio, si incendia durante il sonno sotto gli occhi di molte persone. Al mattino la fiamma scompare. La regina ammonisce il marito di allevare il fanciullo. Quando sarà adulto, verrà dato in sposa alla principessa. Intanto, memori del torto subito, i figli di Anco Marzio escogitano un piano per uccidere Tarquinio. Simulando una falsa contesa tra contadini, vengono portati al cospetto del re e lo uccidono con un colpo di scure. Tanaquilla affida il regno a Servio, si affaccia dalla finestra del palazzo e assicura il popolo che il re guarirà presto. La morte di Tarquinio viene tenuta segreta per qualche tempo, fino a che Servio non consolida il suo potere con l’approvazione del senato.

Tarquinio Prisco Intraprese opere di pace ancora più grandiose delle campagne militari condotte a termine. Prosciugò le zone basse della città attorno al foro e le alte valli tra colle e colle, costruendo delle cloache in pendenza verso il Tevere. Gettò su un’area del Campidoglio le fondamenta del tempio di Giove. Primo dei re etruschi Impulso alle opere pubbliche Cloaca maxima (?) Foro comizio

Servio Tullio Prese il comando dopo Tarquinio Prisco. Fece scavare fossati intorno alle mura. Per primo tra tutti ordinò il censimento, che era ancora sconosciuto nel mondo. Fu ucciso per il gesto scellerato di suo genero Tarquinio il superbo, figlio di quel re (Tarquinio Prisco) a cui lui era succeduto. Costruzione delle mura Serviane, la prima cinta muraria cittadina Divide la cittadinanza in base al censo Nello stesso periodo, Solone ad Atene divideva la cittadinanza in base al censo

Tarquinio il superbo Per la condotta gli fu dato il nome di Superbo. Circondò la sua persona di guardie: non possedeva infatti altro diritto per regnare se non la forza, mancandogli l’elezione del popolo e l’approvazione del senato. Doveva difendere il suo potere con il terrore. Ultimo re Ottiene il potere con la forza e crea una guardia del corpo personale Ad Atene, nello stesso periodo, Pisistrato gira con guardie del corpo armate

Lucrezia: la violenza su una nobildonna e la nascita della Repubblica Tarquinio il Superbo, aveva un figlio di nome Sesto Tarquinio. Durante l'assedio della città di Ardea,i figli del re assieme ai nobili, per ingannare il tempo, tornando nascostamente a Roma, si divertivano a vedere ciò che facevano le proprie mogli durante la loro assenza. Collatino sapeva che nessuna moglie poteva battere la sua Lucrezia in quanto a pacatezza, laboriosità e fedeltà. Così portò con sé gli altri nobili, tra cui Sesto Tarquinio, a visitarla nel pieno della notte: poterono constatare che Lucrezia stava tessendo la lana con le sue ancelle, mentre le nuore del re si divertivano in banchetti. Sesto Tarquinio, invitato a cena da Collatino, conobbe la nobildonna, se ne invaghì per la bellezza e la provata castità, e fu preso dal desiderio di averla a tutti i costi. Qualche giorno più tardi, Sesto Tarquinio, all'insaputa di Collatino, andò da Lucrezia che lo accolse in modo ospitale. Terminata la cena, andò a coricarsi nella stanza degli ospiti. Nel pieno della notte si recò nella stanza di Lucrezia con la spada e la immobilizzò, per poi farle violenza. La donna raccontò tutto al marito, poi, per il disonore, si uccise. Collatino, il padre e il suo grande amico Lucio Giunio Bruto decisero di vendicarla, provocando e guidando una sommossa popolare, che cacciò i Tarquini da Roma e li costrinse a rifugiarsi in Etruria. Così nacque la res publica romana, i cui primi due consoli furono Lucio Tarquinio Collatino e Lucio Giunio Bruto, artefici della sollevazione contro quello che fu l'ultimo re di Roma.

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