La gestione della sessualità Capitolo 6 Daniela Caso
La gestione della sessualità In questo capitolo il tema della gestione della sessualità e in particolare dei comportamenti sessuali a rischio in adolescenza sarà trattato in un ottica bio-psico-sociale, pertanto verranno affrontati gli: Aspetti biologici Aspetti psicologici Aspetti sociali di tali comportamenti.
Aspetti Biologici dei comportamenti sessuali a rischio
La sessualità in adolescenza Con il raggiungimento della pubertà nell’età adolescenziale, si manifesta in pieno l’interesse sessuale. In Italia, come in altri paesi occidentali, negli ultimi cinquant’anni si è abbassata l’età media del primo rapporto sessuale. Allo stato attuale si è consolidato un costume sociale che colloca il primo rapporto sessuale tra i 17 e i 18 anni. Nei giovani, inoltre, si riscontra la tendenza ad intrattenere rapporti con un numero più elevato di partner e una minore esclusività sessuale in coppia. Di contro una percentuale consistente di giovani non utilizza nessun metodo contraccettivo o ricorre ad uno poco efficace come il coito interrotto, che rimane il metodo contraccettivo più usato sia nei giovani che nella popolazione adulta (Pietrantoni, 2001).
I comportamenti sessuali a rischio I comportamenti sessuali non protetti durante l’adolescenza possono avere forti implicazioni sulla salute e sullo sviluppo. Se i singoli atti di consumo di sigarette o di alcol raramente possono portare ad effetti negativi a lungo termine, un singolo atto sessuale non protetto può avere come risultati potenziali una gravidanza precoce o un’infezione da malattie virali o da HIV (Bonino et al., 2003).
Le malattie a trasmissione sessuale Negli ultimi anni l’incidenza delle Malattie a Trasmissione Sessuale (MST) è cresciuta drammaticamente, anche perché oggi è più probabile che in passato avere più di un partner sessuale. Le MST (come ad esempio, la gonorrea, l'herpes, la clamidia, l'epatite B) sono un killer silenzioso, perché spesso non provocano sintomi o, se li causano, possono facilmente essere confusi con quelli di altre malattie non a trasmissione sessuale, al punto che negli USA ormai si parla di “hidden epidemic” (epidemia nascosta) per indicare sia la mancanza di dati epidemiologici che lo stigma che circonda la diagnosi e il trattamento di tali patologie (Institute of Medicine, 1996).
Le malattie a trasmissione sessuale Quando riconosciute e trattate per tempo, la maggior parte delle MST é facilmente curabile, ma se trascurate, possono causare gravi conseguenze, fra cui anche la sterilità. Inoltre le MST costituiscono un fattore di rischio ulteriore in quanto facilitano nei soggetti portatori il contagio dell’HIV (Wasserheit, 1992). La trasmissione del virus HIV, responsabile della sindrome da immunodeficienza acquisita (AIDS), può avvenire attraverso il contatto con il sangue di un soggetto infetto e per via sessuale attraverso rapporti sessuali non protetti. A differenza delle altre malattie a trasmissione sessuale, che se diagnosticate in tempo possono essere curate, per l’AIDS non esiste ancora un vaccino capace di far guarire chi viene a contatto con il virus.
Dati epidemiologici sull’HIV In base ai dati forniti dal sito ufficiale del Ministero della Salute (www.ministerosalute.it), dal 1983 al 30 novembre 2006 le persone colpite dal virus dell’HIV in Italia sono state stimate tra le 140 mila e le 180 mila. Tra queste persone sono stati 57.000 i casi di malattia conclamata notificati. I decessi sono stati circa 40.000. Il numero dei casi di AIDS risulta significativamente in calo da oltre 10 anni, grazie alla diagnosi sempre più precoce ed alle terapie. L’infezione, però, non è ancora sconfitta: abbiamo ancora 1.452 nuove diagnosi di Aids nel 2005 ed almeno 3.500 nuove infezioni da virus HIV.
Modalità di trasmissione HIV Per quanto riguarda le modalità di trasmissione, si stima che circa il 40% dei nuovi casi di infezione avvenga attraverso rapporti eterosessuali, il 20% attraverso rapporti omosessuali o bisessuali e il 35% attraverso lo scambio di siringhe infette. Si registra quindi un aumento della trasmissione dell’HIV-AIDS per via sessuale e la diminuzione di casi di contagio tra i tossicodipendenti; ciò ha fatto sì che target dell’ultima Campagna Ministeriale (VIII Campagna AIDS – 2006) sia stata la popolazione sessualmente attiva nel suo insieme (omo ed eterosessuali).
Ultima campagna ministeriale anti-hiv (2006) L’attività di comunicazione si è concentrata apertamente sul concetto di prevenzione legata alla sessualità utilizzando parole chiave come: amore, rispetto, test, testa, positivo, negativo, AIDS. Messaggio utilizzato: “L’AIDS esiste ancora, per questo è importante evitare comportamenti a rischio, fare il test HIV e avere rapporti sessuali protetti. La ricerca oggi può ritardare la malattia ma solo la prevenzione può evitarti il contagio: la prevenzione e il tuo amore per la vita. L’amore per la vita contro l’AIDS - Campagna del Ministero della Salute). Gli strumenti utilizzati per veicolare tale messaggio sono stati: spot televisivi e radiofonici, affissioni, carta stampata, eventi, opuscoli informativi e internet.
Dati epidemiologici MTS Anche i dati relativi alle Malattie a Trasmissione Sessuale (MTS) sono allarmanti: secondo l’OMS (2006) ogni anno nel mondo si registrano ben 340 milioni di nuovi casi in uomini e donne di età compresa tra i 15 e i 49 anni. Infezioni come la clamidia sono presenti nel 40% delle donne e in un caso su quattro tali infezioni portano alla sterilità. Inoltre, la presenza in una persona di MTS, come sifilide o herpes genitale, aumenta molto il rischio di contrarre l’HIV. Ciò ha indotto l’OMS ha lanciare durante la 59° Assemblea Mondiale sulla Salute (Ginevra, 2006) una strategia globale di prevenzione delle MTS per il periodo 2006-2015. I paesi membri si devono impegnare ad adottare tale Strategia attraverso piani d’azione nazionali, adatti alla situazione epidemiologica locale, per la prevenzione e il controllo delle infezioni sessualmente trasmesse, includendo le MTS come una parte integrante della prevenzione dell’HIV, della salute sessuale e dei programmi sulla riproduzione
Piani di intervento nazionali per le MTS Tali piani nazionali devono assicurare anche alle popolazioni più a rischio e marginali (tra cui gli adolescenti) l’accesso alle informazioni di prevenzione, la diagnosi opportuna e il trattamento. Gli adolescenti quindi rientrano tra la popolazione target che l’OMS vuole raggiungere sollecitando i pesi membri alla creazione di servizi di prevenzione (User-friendly services for adolescents) facilmente accessibili e studiati specificamente per rispondere alle esigenze dei più giovani (WHO, 2006). Emerge quindi la necessità di promuovere e rendere il più semplice possibile l’accesso ai centri specializzati che offrono counselling e test al fine di operare diagnosi precoci e offrire un intervento personalizzato che, tenendo conto dello specifico livello di conoscenza, delle esperienze precedenti e delle motivazioni alla base dei comportamenti a rischio, fornisca gli strumenti necessari per proteggersi dalle infezioni. Diventa quindi indispensabile conoscere le esigenze della popolazione giovanile per poter offrire servizi adeguati ed efficaci che salvaguardino il diritto alla privacy, al rispetto e al consenso informato.
Gravidanza e adolescenza Altra questione legata alla sessualità non protetta tra gli adolescenti è quella delle gravidanze non desiderate. Come sottolineato da Bonino e collaboratori (2003), la gravidanza in adolescenza rappresenta sicuramente una grossa limitazione allo sviluppo dell’individuo, sia nei termini di adattamento attuale che di opportunità di adattamento futuro. A questa età, quindi, la gravidanza può rappresentare un evento critico difficilmente sostenibile sia che si scelga di portarla avanti sia che si opti per un’interruzione della stessa. I dati a riguardo sono preoccupanti: nel 2002 (ISTAT, 2005) ci sono state 10.359 interruzioni volontarie di gravidanza (IVG) in ragazze tra i 15 e 19 anni e 245 casi di IVG in ragazze prima dei 14 anni.
L’astinenza dai rapporti sessuali Astenersi dai rapporti sessuali prima del matrimonio (astinenza primaria) può essere per l’adolescente una valida scelta comportamentale per proteggersi dalla gravidanze indesiderate e dalle MTS. In America questa strategia è molto supportata dai programmi di educazione sessuale federale (Abstinence only education - AOE) che propongono ai giovani l’astinenza come unico comportamento adottabile. L’astinenza va quindi proposta come possibile alternativa, senza però trascurare gli altri metodi contraccettivi utili per il controllo delle nascite e per la prevenzione delle MTS.
La contraccezione: l’uso del preservativo Attualmente l’unico metodo per difendersi dalle MTS e dalle gravidanze indesiderate (se non si vuole astenersi dai rapporti sessuali) è il corretto uso del preservativo. Secondo uno studio nazionale condotto su un campione rappresentativo di ben 16.677 adolescenti americani di età compresa tra i 15 e i 21 anni (Crosby e Yarber, 2001) alcune conoscenze sbagliate sull’uso del preservativo (quali la modalità di indossarlo, la tipologia da utilizzare – naturale o in lattice - e l’utilizzo combinato con la vaselina) ne condizionano il corretto utilizzo soprattutto tra i ragazzi più giovani e meno esperti. L’inesperienza legata alla giovane età insieme alle conoscenze errate possono quindi compromettere l’utilizzo esatto di questo tipo di contraccettivo.
La contraccezione nel primo rapporto sessuale Anche Bonino e coll. (2003) sottolineano l’importanza dell’età in cui si inizia ad avere rapporti sessuali come fattore determinante nell’utilizzo più regolare ed efficace dalla contraccezione. Le autrici evidenziano che gli adolescenti che iniziano l’attività sessuale meno precocemente sono maggiormente in grado di ricorrere a qualche metodo contraccettivo a partire già dalla prima volta; inoltre al crescere dell’età aumenta anche la capacità di condividere con il partner la scelta della contraccezione e il suo utilizzo regolare. Appare quindi chiara la necessità di promuovere adeguatamente l’utilizzo della contraccezione fin dal primo rapporto sessuale. La prima volta infatti rappresenta per gli adolescenti un momento molto carico emotivamente e non sempre essi sono in grado di utilizzare concretamente le conoscenze e le informazioni di cui dispongono riguardo la contraccezione.
Aspetti psicologici connessi ai comportamenti sessuali a rischio
Gli aspetti psicologici Nell’ambito della letteratura nazionale ed internazionale sui comportamenti sessuali a rischio, sono state condotte numerose ricerche nel tentativo di dare una spiegazione a tali comportamenti. Tali studi, partendo da prospettive teoriche diverse, hanno esaminato una moltitudine di variabili potenzialmente atte a influenzare i comportamenti sessuali a rischio, quali: le informazioni, gli atteggiamenti, le credenze, la percezione del rischio, le caratteristiche di personalità e le skills personali e sociali. Molte di queste ricerche hanno esaminato solo gli effetti di un numero limitato di variabili, mentre altri studi hanno utilizzato teorie generali del comportamento e del cambiamento dello stesso quali, ad esempio, l’Health Belief Model (Becker, 1974), la Teoria dell’azione ragionata e del comportamento pianificato (Fishbein e Ajzen, 1975; Ajzen e Fishbein, 1980; Ajzen 1988, 1991), la Teoria sociocognitia e la nozione di autefficacia percepita che da essa deriva (Bandura, 1982; 1986; 1997; 2001).
Gli aspetti psicologici Sarà di seguito presentata una breve rassegna di alcuni di questi studi con l’obiettivo di esplorare quali siano i possibili antecedenti del comportamento preventivo in ambito sessuale. Maggiore infatti, è la conoscenza dei fattori sottesi alle scelte comportamentali, maggiore è la probabilità di sviluppare strategie di intervento efficaci per influenzare tali scelte (Pierro e Livi, 2001). In particolare verranno indagate alcune delle variabili considerate nel modello HAPA - Health Action Process Approach (Schwarzer, 1992), quali: l’Autoefficacia percepita, la Percezione del rischio e le Aspettative di risultato. Integrate da altre variabili quali: le Strategie di coping e l’Ottimismo irrealistico.
Autoefficacia Le più influenti teorie del cambiamento dei comportamenti rilevanti per la salute, come la teoria del comportamento pianficato, la teoria sociocognitia, il modello transteoretico (Prochaska, DiClemente, Norcross, 1992) e l’HAPA Model (Schwarzer, 1992), mettono in rilievo varie cognizioni che influiscono direttamente o indirettamente sui comportamenti rilevanti per la salute. L’elemento presente in tutti questi modelli è il costrutto di autoefficacia che rappresenta un predittore prossimale e diretto dell’intenzione e del comportamento (Schwarzer e Luszczynska, 2007). L’autoefficacia (come ampiamente evidenziato nel primo capitolo) rappresenta la convinzione di avere la capacità di modificare i propri comportamenti a rischio per la salute attraverso un’azione personale. La modificazione di un comportamento viene vista come dipendente dal senso della propria capacità di fronteggiare lo stressor e di mettere in moto le proprie risorse, i corsi d’azione necessarie a rispondere alle richieste situazionali (Bandura, 1997).
Autoefficacia e comportamenti sessuali Le abilità di autoregolazione sono parte integrante anche della gestione della sessualità in adolescenza. Da esse dipendono in parte le situazioni sociali in cui le persone si trovano ad agire, come riescono ad affrontarle e quanto riescono a resistere all’invito ad avere comportamenti sessuali rischiosi. E’ più facile esercitare un controllo sul comportamento di scelta preliminare che può indurre in situazioni sociali difficili piuttosto che cercare di districarsi in tali situazioni quando ormai si è coinvolti. Infatti, la fase iniziale comprende elementi motivazionali di tipo anticipatorio, che possono essere controllati a livello cognitivo.
Autoefficacia e comportamenti sessuali Nella fase di coinvolgimento, invece, ci sono stimoli sociali più forti e più difficili da gestire, che possono portare ad adottare un comportamento sessuale non protetto. In questa fase, le difficoltà compaiono perché spesso le conoscenze e le intenzioni entrano in conflitto con i sentimenti e le pressioni interpersonali. In tali situazioni, il potere della seduzione, l’eccitamento sessuale, il desiderio di accettazione, le pressioni coercitive, gli ostacoli connessi alle circostanze, la paura del rifiuto e l’imbarazzo possono superare l’influenza del giudizio più informato. Più è debole la convinzione di poter esercitare un controllo personale, più questi fattori sociali ed emozionali possono aumentare la probabilità di comportamenti sessuali prematuri o rischiosi (Bandura, 2007).
Autoefficacia e comportamenti sessuali Un basso senso di efficacia autoregolatoria in presenza di pressioni sociali verso pratiche sessuali rischiose è anticipatore di problemi. Infatti, il profilo psicosociale degli adolescenti che hanno rapporti sessuali non protetti comprende: ridotto senso di efficacia per l’esercizio del controllo autoprotettivo nei rapporti sessuali, frequentazione di coetanei che approvano i rapporti sessuali e hanno comportamenti sessuali rischiosi, idee errate per quanto riguarda la diffusione dei rapporti sessuali non protetti fra i coetanei (Walter et al., 1992). Questa combinazione di elementi psicosociali prevale sulle convinzioni riguardo alla propria vulnerabilità alle malattie a trasmissione sessuale e alla loro gravità. L’efficacia percepita e l’influenza dei pari predicono in modo simile l’intenzione di cominciare ad avere rapporti sessuali nel corso dell’anno successivo, di avere più partner sessuali e di usare i preservativi (Walter et al., 1993).
Autoefficacia e comportamenti sessuali Numerosi studi hanno evidenziato il ruolo svolto dalle convinzioni di autoefficacia nella gestione della sessualità. Tali studi hanno riguardato: la contraccezione, con particolare riferimento all’uso del preservativo (sia per evitare le gravidanze indesiderate, sia per evitare le MTS); le modalità comunicative per negoziare l’uso del profilattico; e i programmi di promozione della salute nella sfera sessuale.
Percezione del rischio L’assunzione dei rischi durante l’adolescenza viene considerata un comportamento naturale e quasi inevitabile che svolge molte funzioni. In particolare i comportamenti sessuali a rischio in adolescenza, secondo Bonino e collaboratori (2003), assolvono essenzialmente a tre grandi funzioni nel percorso di sviluppo adolescenziale: il bisogno esasperato di adultità; il trasgredire, esplorare , sperimentarsi ; il rituale e l’emulazione.
L’ottimismo irrealistico Un processo imperfetto di valutazione cognitiva dei rischi, ovvero un bias a favore del sé, spinge gli adolescenti a valutare comparativamente il rischio personale e il rischio degli altri (società, coetanei, amici) sottovalutando il primo. Alcune ricerche affrontano questo fenomeno, definito ottimismo irrealistico (Weinstein, 1980, 1989), in relazione alla percezione del rischio connesso ai comportamenti sessuali non protetti, dove per rischio si fa riferimento alla probabilità di gravidanze indesiderate e alle malattie a trasmissione sessuale. Questa bassa percezione del rischio potrebbe spiegare perché questo fattore è quello con minor poter predittivo rispetto all’intenzione di utilizzare il preservativo. In una ricerca condotta da Schwarzer e Fuchs (1996), infatti, la percezione del rischio inserita (insieme ad altre variabili quali, l’efficacia circa l’uso del preservativo e le abitudini comportamentali) in un’analisi delle regressioni multiple con lo scopo di verificare il valore predittivo di ciascuna variabile rispetto alle intenzioni future di usare il preservativo, è risultata essere il fattore dotato in assoluto del minor poter predittivo sull’intenzione.
Strategie di coping Diverse sono le teorie che cercano di spiegare la propensione al rischio in adolescenza, considerando molteplici fattori, quali l’incapacità degli adolescenti di riconoscere e valutare la rischiosità di particolari eventi, la difficoltà cognitiva di percepire la propria vulnerabilità di fronte a tali rischi, la tendenza a sottovalutare la probabilità che eventi negativi possano accadere proprio a loro (Zani e Cicognani, 1999). Altri autori, come van der Pligt et al. (1994), invece sostengono che accanto a fattori cognitivi sono presenti anche variabili motivazionali, quali le modalità di coping difensivo, finalizzate a ridurre l’ansia di fronte ai rischi e a rafforzare l’autostima, attraverso confronti sociali con persone percepite come inferiori a sé su particolari dimensioni.
Aspettative di risultato Tra i fattori socio-cognitivi che influenzano l’intenzione di mettere in atto un comportamento salutare (in questo caso usare il preservativo nei rapporti sessuali a rischio) ci sono le aspettative di risultato (outcome expectancies). Come specificato nel primo capitolo, esse sono definibili come le convinzioni che gli individui hanno circa la probabilità che a determinati comportamenti seguiranno determinati risultai (ad esempio, se userò il preservativo nei rapporti sessuali, eviterò di contrarre malattie a trasmissione sessuale).
Aspetti sociali collegati ai comportamenti sessuali a rischio
Aspetti sociali Con il conseguimento della maturità riproduttiva gli adolescenti devono imparare a gestire la loro sessualità molto prima di essere pronti ad assumere le funzioni genitoriali. Mentre i mass media propinano scene di sesso in abbondanza, che perlopiù vedono coinvolte persone né sposate né impegnate in un rapporto serio, le pratiche sociali favoriscono l’ignoranza e l’impreparazione sessuale. A differenza di quel che succede nelle altre attività, la mancanza di preparazione in campo sessuale non dissuade dalle avventure sessuali. Gli adolescenti hanno una vita sessuale intensa ed oggi iniziano prima che in passato. Gran parte di questa attività sessuale avviene senza la protezione di mezzi contraccettivi. Troppo spesso a causa di ciò si assiste alla trasmissione di malattie sessuali, gravidanze indesiderate, aborti o alla genitorialità di teen-ager non sposati.
L’influenza dei mass media sulla sessualità degli adolescenti In una rassegna sugli effetti dei mass media sulla salute degli adolescenti americani, Brown e Witherspoon, (2002) evidenziano come le differenti fonti (tv, cinema, giornali, musica) veicolano informazioni sul sesso. Gli autori hanno verificato che, anche durante le fasce protette, la tv passa immagini esplicite sul sesso. In 45 episodi dei più popolari telefilm tra gli adolescenti americani (tra cui “Friends”, telefilm trasmesso anche in Italia per diverse stagioni, su Rai2) i protagonisti (tardo adolescenti o giovani adulti) parlano di sesso o mettono in atto comportamenti a sfondo sessuale nei 2/3 del programma. Anche nella musica ascoltata dai ragazzi i riferimenti al sesso sono espliciti: analizzando i video musicali, generalmente il protagonista è un uomo, mentre le donne (scarsamente vestite) rappresentano l’oggetto del desiderio. I periodici per adolescenti cercano di attirare l’attenzione (principalmente del pubblico femminile) con frasi ad effetto del tipo “come conquistarlo con un’occhiata”. Molte rubriche sono dedicate ai problemi sessuali con domande fatte dagli adolescenti sulle malattie a trasmissione sessuale e sulla contraccezione.
Le campagne di prevenzione Tali elementi dovrebbero essere considerati anche quando si progettano le campagne di promozione dei comportamenti sessuali protetti, come ad esempio le campagne di informazione e prevenzione per contrastare il diffondersi dell’HIV/AIDS. I risultati di una ricerca (Petrillo e Caso, 2005) condotta sulle campagne Ministeriali di prevenzione dell’AIDS (1995-1996) suggeriscono di tenere maggiormente in considerazione nella messa a punto di tali campagne sanitarie i processi cognitivi e identitari dei soggetti implicati nella loro elaborazione. Questi, infatti, utilizzano attivamente il filtro dei loro sistemi di valore, delle loro credenze sulla salute, delle loro abitudini ed esperienze, delle loro appartenenze. Incidere per educare e prevenire è possibile, adottando una strategia di maggiore avvicinamento al mondo e al linguaggio giovanile.
Il ruolo della tv: come influenza i comportamenti sessuali In una recente ricerca condotta negli Stati Uniti (Tolman et al. 2007) si indaga sulla relazione tra la visone di programmi televisivi per adolescenti, e i loro comportamenti sessuali nonché la loro percezione di avere un controllo nelle situazioni legate alla sessualità. La ricerca è stata condotta su 703 studenti Nord Americani di età compresa tra gli 11 e i 17 anni. Tale studio parte dal presupposto che esistono degli “Script” legati ai ruoli sessuali (Ward et al. 1995) che vengono proposti nelle trasmissioni televisive. Questi script (differenti per ogni cultura) definiscono i comportamenti sessualmente appropriati per gli adolescenti e per gli adulti facendo una distinzione in base al sesso di appartenenza. Esistono quindi due modalità comportamentali differenti: ad esempio per i ragazzi è normale e desiderabile accumulare molte esperienze sessuali più che per le ragazze; anche le strategie di corteggiamento sono differenti, i ragazzi usano modi più attivi e incisivi, le ragazze invece sono più sottomesse per attirare gli uomini; in fine anche l’impegno profuso nella relazione è differente, i ragazzi generalmente evitano le relazioni fisse mentre le ragazze cercano relazioni basate sull’impegno e sulla fusione tra romanticismo e sessualità.
Pornografia e sessualità Questi risultati pongono l’accento sui differenti ruoli sessuali (immagini stereotipate) a cui i ragazzi e le ragazze sono esposti semplicemente guardando in televisione i loro programmi preferiti. Gli attuali mezzi di comunicazione di massa, infatti, presentano immagini e messaggi a sfondo sessuale, nell’ambito di quella che è stata definita una “sessualizzazione” della società occidentale (Kelly, 1992). Per gli adolescenti che stanno costruendo la propria identità e i propri valori personali, tali immagini e modelli costituiscono dei punti di riferimento molto significativi. I ruoli e le attese proposti dal contesto sociale, così come i modelli, le norme e i valori, risultano infatti essere elementi di particolare importanza per gli adolescenti (Rabaglietti et al. 2005). Ad esempio, all’interno di una cultura come quella italiana viene proposta una sessualità maschile più attiva, mentre le opinioni nei confronti della sessualità femminile rimangono per lo più contraddittorie, se non negative (Bonino, 1999). Un’indagine condotta dallo IARD ha evidenziato, infatti, come ci si aspetti dalle donne una maggiore disponibilità di un tempo, mentre continua ad essere diffusa, specie tra gli uomini, la considerazione negativa verso il comportamento sessuale femminile promiscuo o infedele (Buzzi, 1998). Nell’ambito di queste modifiche del contesto sociale, particolare attenzione merita l’esposizione alla pornografia.
Internet e sessualità Internet risulta essere una fonte preziosa ed accessibile di informazioni sulla salute sessuale per gli adolescenti. In che modo gli adolescenti usano Internet per cercare queste informazioni? Uno studio pilota condotto in America (Gilbert, et al. 2005) su uno dei siti più visitati dai ragazzi per avere informazioni sulla sessualità ha evidenziato, attraverso un’analisi del contenuto, le principali tematiche ricercate dagli adolescenti (3.489 visitatori in tre mesi di sperimentazione di cui la metà con età compresa tra i 13 e 17 anni). La maggior parte accede ad Internet da casa. Le tematiche più frequentemente selezionate dai visitatori erano: le espressione sessuali (ad esempio, masturbazione, rapporti vaginali, anali, orali), le informazioni sulla sessualità degli adolescenti, la verginità, le relazioni interpersonali, la contraccezione, le gravidanze e, infine, le informazioni sulle malattie a trasmissione sessuale. In particolare i visitatori cercavano notizie sui sintomi, la trasmissione, la prevenzione, i test da fare per verificare il contagio, il trattamento. Questi dati variavano in funzione dell’età e del genere (ad esempio i visitatori più grandi sono quelli che ricercano di più informazioni sulle MTS, in particolare sono le ragazze tardo-adolescenti a ricercare informazioni sui sintomi delle MTS, mentre i ragazzi tardo-adolescenti ricercano principalmente informazioni sulla contraccezione).
L’influenza della famiglia: la comunicazione tra genitori e figli sulla sessualità La sessualità è l’argomento sul quale la comunicazioni in famiglia è più limitata o addirittura assente, e le difficoltà ad affrontare questo tema aumentano con il crescere dei figli. I genitori in genere riferiscono di aver dato informazioni ai figli sulla sessualità, anche se sottolineano la difficoltà di riuscire a stabilire un dialogo su argomenti più intimi, difficoltà spesso provocata dalla poca padronanza di un lessico adeguato e dalla poca dimestichezza a verbalizzare sensazioni ed emozioni. E’ difficile affrontare contemporaneamente gli aspetti “scientifici” dell’educazione sessuale e quelli affettivi e relazionali. La scelta del momento in cui affrontare questi argomenti viene in genere scandita dalle tappe di maturazione dell’adolescente e i segnali dello sviluppo fisico generalmente costituiscono la molla per iniziare il discorso ufficiale (Cicognani e Zani, 2003).
L’influenza del gruppo dei pari: la comunicazione tra pari sulla sessualità E’ diffusa la convinzione che le informazioni sui temi della sessualità vengano soprattutto dagli amici: in una recente ricerca condotta su circa 2000 soggetti di età compresa tra i 16 e i 26 anni (Albano, 2006) si evidenzia, infatti, che gli amici sono i principali interlocutori quando si discute di sessualità (76.3%) e di questioni affettive (71.1%). I familiari (genitori ed altri familiari) sono comunque i principali interlocutori per il 22.4% dei soggetti intervistati in relazione alla sessualità e per il 37.2% per questioni affettive. Come evidenziato da Berti Ceroni et al. (1987), esiste una differenza tra fonti delle informazioni sulla sessualità (chi fornisce le prime nozioni), interlocutori attuali (persone a cui ci si rivolge per parlare di questo tipo di problemi) e interlocutori desiderati (persone con cui gli adolescenti vorrebbero parlare). Dai dati di tale ricerca emerge che le principali fonti di informazione per le questioni connesse al sesso sono i genitori (questo è valido soprattutto per le femmine); gli interlocutori attuali sono invece costituiti dagli amici, che diventano le figure di riferimento privilegiate nell’80% dei casi; i genitori rappresentano, invece, gli interlocutori desiderati soprattutto dalle femmine che vorrebbero superare la povertà della comunicazione in famiglia su tali argomenti. In particolare in caso di eventi critici, come ad esempio una gravidanza, in un’indagine effettuata su un campione di circa 450 adolescenti è emerso che un’alta percentuale di soggetti (74.2% delle ragazze e l’83.5% dei ragazzi) si rivolgerebbe ai genitori (Zani, Altieri e Signani, 1992).
La sfera sessuale Una sintesi dei risultati della ricerca
Introduzione Di seguito saranno esposti i risultati relativi alla gestione della sessualità dei giovani intervistati. In particolare ci occuperemo di esaminare i dati relativi a 307 soggetti, attivi sessualmente (sub campione estratto dalla popolazione generale di 1107 soggetti)per valutare le differenze dei soggetti in relazione alle variabili considerate.
Obiettivi ed ipotesi In linea con la letteratura di riferimento ci siamo posti i seguenti obiettivi: indagare il ruolo svolto da alcune variabili psicologiche e psicosociali, tra cui l’efficacia sull’uso del preservativo verificare l’esistenza di profili differenziati della popolazione coinvolta (soggetti a rischio e soggetti non a rischio). In relazione ai suddetti obiettivi, si è ipotizzata l’esistenza: di profili di adolescenti improntati a stili non del tutto salutari, basati sul non utilizzo del preservativo. Sono state ipotizzate anche differenze significative in base al genere e alla classe frequentata. di un legame positivo tra la percezione di efficacia relativa all’uso del preservativo e l’intenzione di utilizzare in futuro questo metodo contraccettivo, nonché con la specifica abitudine. Inoltre, si è fatta l’ipotesi di una relazione specifica tra le diverse forme di efficacia (personale e collettiva) e le dimensioni che costituiscono il benessere.
I partecipanti I soggetti che hanno dichiarato di avere avuto rapporti sessuali sono 307, pari al 27.7% dei 1107 studenti intervistati. Tali soggetti sono equamente divisi tra maschi e femmine (M = 49.0%; F = 51.0%), mentre il 30.0% di questi soggetti frequenta la prima classe e il 70% la quarta classe. L’età media in cui i soggetti hanno avuto il primo rapporto sessuale è 15.14 anni (renge 11-18 anni).
Il questionario Variabili Hapa Model Ulteriori Variabili Si è fatto ricorso ad un questionario strutturato (Petrillo, Caso, Donizzetti, 2008), costruito ad hoc, le cui scale possono essere distinte in: Scale comuni a tutti i comportamenti Scale specifiche del comportamento Variabili Hapa Model Ulteriori Variabili
Scale specifiche del comportamento Variabili Previste dall’Hapa Model l’efficacia personale relativa all’uso del preservativo; le aspettative di risultato circa l’utilizzo del preservativo; la percezione del rischio connessa ai comportamenti sessuali a rischio; la pianificazione; le abitudini comportamentali circa l’uso del preservativo. Ulteriori variabili specifiche del comportamento INFORMAZIONI fonte dell’informazione e relativo grado di soddisfazione. CONOSCENZE 3 domande, una per ogni area: biologica, psicologica e sociale (modalità di risposta vero/falso). INTENZIONI 1 domanda con scala a 5 punti da per niente a moltissimo CREDENZE scala monofattoriale a 5 punti (da per niente a estremamente), costituite ciascuna da 5 item, che valutano come bisognerebbe comportarsi per tutelare la propria salute (secondo me, la famiglia, gli amici, gli insegnati, la società).
Scale comuni a tutti i comportamenti ATTEGGIAMENTO VERSO LA SALUTE 7 item che valutano l’orientamento generale verso la salute, range di risposta da 1 (per niente) a 5 (moltissimo). LOCUS OF CONTROL SULLA SALUTE 15 item con range di risposta da 1 (non mi caratterizza affatto) a 5 (mi caratterizza molto). Adattamento italiano (Laicardi, 2002) del Multidimensional Health Questionnaire (MHQ – Snell e Johnson, 1997), sezione riguardante il Locus. COPING 48 item con range di risposta da 1 (per niente) a 5 (moltissimo). Adattamento italiano (Pedrabassi e Santinello, 1995) del Coping Inventory for Stressful Situations (CISS – Endler e Parker, 1990). BENESSERE 12 item con range di risposta da 1 (mai) a 6 (ogni giorno), (Cicognani, Albanesi, Berti, 2001). EFFICACIA SCOLASTICA SULLA PROMOZIONE DELLA SALUTE 15 item con range di risposta da 1 (per niente) a 5 (moltissimo), che misurano la percezione nelle capacità della propria scuola (Petrillo, Caso, Donizzetti, 2006) nella promozione della salute.
Fonte dell’informazione e soddisfazione per essa Medici 8,9% Amici 38,9% Scuola 7,6% Famiglia 14,4% Mass Media: Tv e radio 15,5% Giornali 12,4% - Internet 2,5% SODDISFAZIONE Per niente Poco Abbastanza Molto Moltissimo 7,8% 14,0% 28,9% 24,2% 25,2%
Le conoscenze SFERA BIOLOGICA Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità i più colpiti dalle malattie a trasmissione sessuale sono i giovani di età inferiore ai 25 anni. VERO: 80,1% - FALSO: 19,9% SFERA SOCIALE L’ambiente in cui si vive (amici, genitori, insegnanti, mass media) influenza l’età in cui avere il primo rapporto sessuale VERO: 5,3% - FALSO: 94,7% SFERA PSICOLOGICA Se il nostro partner ci appare “sano”, attraente o di buona famiglia non è necessario usare il preservativo. VERO: 68,4% - FALSO: 31,6%
Pianificazione uso preservativo In questo periodo sto facendo qualcosa per abituarmi all’uso del preservativo? No, non ho rapporti sessuali 60,7% No, ma dovrei farlo 13,2% No, non voglio farlo 5,1% Si, mi sto organizzando concretamente per farlo 6,1% Sì 14,8%
Le caratteristiche del campione Abitudine (1.56) Credenze soggettive e normative(4.06) Aspettative Positive (3.80) Aspettative Negative (2.36) Intenzioni (4.27) Partner occasionale Intenzioni (3.71) Partner fisso Rischio coetanei (2.29) Rischio personale (1.43) Autoefficacia (3.08) Efficacia scolastica (2.55)
Differenze di genere MASCHI FEMMINE Credenze soggettive e normative M = 4 .00 vs. F = 3.82 Aspettative negative M = 2.68 vs. F = 2.15 Percezione rischio personale M = 1.50 vs F = 1.38 FEMMINE Autoefficacia uso preservativo (M = 2.88 vs F = 3.30) Percezione rischio coetanei (M = 2.19 vs F = 2.36) Intenzione con partner fisso (M = 4.10 vs F = 4.40) Intenzione con partner occasionale (M = 3.44 vs F = 3.90)
Differenze per classe Aspettative QUARTE PRIME I = 3.13 vs IV = 3.05 Credenze normative e soggettive (I = 3.99 vs IV = 4.14) Percezione del rischio dei coetanei (I = 2.14 vs IV = 2.45) Autoefficacia (I = 2.87 vs IV = 3.19) Intenzioni con partner occasionale (I = 4.16 vs IV = 4.41) QUARTE
Nessuna precauzione o uso del preservativo (soggetti attivi N=307) Attivi a rischio 62% Attivi non a rischio 38,% M= 16,47 d.s.= 1,380 range= 13-19 M= 16,53 d.s.= 1,621 range= 13-19
Distribuzione per sesso Distribuzione per età
Differenze per abitudine
Correlazioni L’efficacia personale relativa all’uso del preservativo è correlata con le intenzioni di usare questo metodo contraccettivo con partner occasionale (.38**) e con partner fisso (.42**); l’abitudine (.42**); il benessere totale (.14**) e con due delle sue dimensioni, quali il benessere soggettivo (.12*) e quello psicologico (.16**).; le credenze personali (.26**), le aspettative positive (-.29**), e negative (.28**) e con il coping situazionale (.22**). Non c’è nessuna correlazione tra l’efficacia personale relativa all’uso del preservativo e l’efficacia scolastica. Quest’ultima però correla con il benessere totale (.25**) e con tutte le sue tre dimensioni (benessere soggettivo = .18**, psicologico = .10** e sociale = 27**).
Conclusioni Come ipotizzato, le relazioni emerse dalle analisi delle correlazioni sono coerenti con quelle riscontrate in letteratura. Pertanto l’obiettivo successivo (attraverso ulteriori studi da noi condotti) è stato quello verificare i legami di causa-effetto di tali relazioni al fine di sottoporre a verifica il modello teorizzato da Schwarzer.
Slides di collegamento
La Scala di Efficacia personale relativa all’uso del preservativo Petrillo, Caso, Donizzetti, (2006) Gli item di questa scala monofattoriale, tengono conto di alcuni aspetti problematici connessi all’uso del preservativo in adolescenza, quali: lo stato emotivo (ad es. essere innamorato o eccitato); le relazioni di coppia (ad es. avere o meno un rapporto fisso, volontà del partner rispetto al contraccettivo da usare); la situazione (ad es. essere in vacanza); gli aspetti pratici (ad es. costo del preservativo, vergogna per l’acquisto del preservativo).
Le abitudini comportamentali Le abitudini comportamentali circa l’uso del preservativo (in riferimento ai soli soggetti attivi sessualmente) sono state valutate in termini di attività abituali, con 2 domande relative: al suo utilizzo nel corso dell’ultimo rapporto sessuale e in percentuale negli ultimi tre mesi (da 0 = 0-10% a 5 = 100%). è stata creata una variabile di sintesi.
Le aspettative di risultato circa l’utilizzo del preservativo Sono state indagate chiedendo di valutare, con una scala da 1 (per niente) a 5 (moltissimo), 6 possibili conseguenze dell’uso del preservativo. Nello specifico sono state considerate: 3 aspettative positive (Mi proteggerò dalle malattie a trasmissione sessuale; Vivrò i miei rapporti con maggior tranquillità; Il mio rapporto con il partner migliorerà) e 3 negative (Proverò meno piacere; Proverò meno coinvolgimento emotivo; Darò l’impressione al mio/a partner di non fidarmi di lui/le).
Percezione del rischio Questa scala, tiene conto di una gamma di possibili conseguenze biologiche (malattie più o meno gravi) che potrebbero sopraggiungere nel futuro mettendo in atto il comportamento a rischio. Considerando la mia sessualità penso di essere personalmente esposto al rischio di: Malattie come la gonorrea; Epatite B; Gravidanza indesiderata; H.I.V.; Malattie come l’herpes; Malattie come la clamidia”. range di risposta a 5 punti (da pochissimo a moltissimo)
Pianificazione È stata misurata con una sola domanda per ciascuno dei 5 comportamenti (scala a 4 punti). Ai soggetti si chiedeva di esprimere il proprio grado di pianificazione al momento attuale rispetto all’utilizzo del preservativo: In questo periodo sto facendo qualcosa per abituarmi all’uso del preservativo? No, non voglio farlo No, ma dovrei farlo , Si, mi sto organizzando concretamente per farlo Sì, lo sto già facendo