Palermo, 21 ottobre 2017 SITI – dott.ssa Elisa Di Ilio

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Palermo, 21 ottobre 2017 SITI – dott.ssa Elisa Di Ilio Il sequestro emotivo Palermo, 21 ottobre 2017 SITI – dott.ssa Elisa Di Ilio

Brainstorming Cos’è secondo voi l’analfabetismo emotivo? Quali sono gli strumenti della competenza emotiva? Quando possiamo davvero dire che noi uomini ci comportiamo come animali?

Ricordate il flusso dell’Emozione? Input specifico Valutazione specifica Attivazione stereotipata Output stereotipato Rispondere in modo rapido Alle contingenze immediate Che la quotidianità presenta!

Logica o della pensabilità timica La Valutazione Istintiva o innata Emotiva o appresa Logica o della pensabilità timica È l’azione del riconoscere la natura dell’input in base al bisogno attivato. La valutazione emotiva si espleta su tre livelli:

Contrariamente al pensare comune le emozioni non godono di una chiara e netta distinzione fra loro. Piuttosto fra loro si annidano secondo un andamento frattale o a matrioska. Il senso di colpa, emozione evolutivamente fra le più recenti, può annidare la tristezza, la paura, ma anche la rabbia o il rifiuto: tutte queste emozioni sono antitropiche ed antiedoniche. L’uomo, ultimo anello del processo evolutivo, è anche un primate, ma anche un mammifero, un animale a sangue caldo, un essere vivente, ecc. Nel processo evolutivo si è portato appresso anche il bagaglio interattivo timico maturandovi sopra una complessità nuova, non una diversità in senso di totalmente altro. Tutti gli animali hanno paura, ma secondo modalità sempre più complesse rispetto ad un cervello più evoluto. Allo stesso modo lo studio dell’evoluzione e della zoologia ci insegnano che il nostro cervello non è «unico» ma si sviluppa a più livelli, ognuno specializzato e caratteristico ma tutti contemporaneamente attivi.

Cervello rettiliano, limbico e corticale Cervello rettiliano. Negli esseri umani (che conservano le stratificazioni dell’evoluzione) quest'istanza può esser considerata la parte animale e più arcaica, a contatto con gli istinti primordiali e le reazioni autonome di fuga ed attacco, ma anche di quelle più complesse come la competizione, in totale assenza di coscienza morale. Paul MacLean è stato l’antesignano della teoria dei tre cervelli, oramai dimostrata. Il cervello viene visto nei suoi tre sistemi principali: il cervello Rettiliano (tronco dell'encefalo), il cervello Mammifero (sistema limbico) e la Coscienza (neocorteccia). Avremo modo di approfondire l’importanza delle cortecce come sede non solo della mente razionale ma anche del logos in senso più ampio, comprensivo dei bisogni spirituali. Gli zoologi, studiando la neuroanatomia dei rettili, hanno verificato che il cervello anatomicamente piatto dei rettili predatori è più lungo di quello dei rettili erbivori. Osservando il comportamento delle differenti specie è evidente che il rettile erbivoro per sopravvivere non ha che stare alla larga dai predatori o fuggire, mentre il predatore deve mettere in campo strategie più complesse, ovvero più intelligenti, per ghermire la preda. Il cervello rettiliano, il più antico, è la sede degli istinti primari, delle funzioni corporee autonome, del territorio, della conquista e della difesa, dei comportamenti che riguardano l'accoppiamento, la risposta attacco-fuga, ed anche quelli che avvengono in un gruppo e che formano le gerarchie sociali. I rettili, creature a sangue freddo, hanno solo questa parte.  (mammifero) è l'evoluzione della parte rettiliana che rappresenta un progresso del sistema nervoso, aumentando le capacità di affrontare l'ambiente. Parti di esso sono correlate al nutrimento, altre ai sentimenti e alle emozioni, altre ancora collegano i messaggi esterni con quelli endogeni (sostanze prodotte dal nostro corpo). Essendo la sede delle emozioni è quella parte di cervello che ci permette anche di prenderci cura; non a caso i mammiferi sono gli unici animali che si prendono cura della prole, che si proteggono nel branco con la vicinanza ecc. : le funzioni cognitive e razionali; crea le connessioni tra i fenomeni che ci accadono determinandone delle cause in funzione delle conoscenze soggettive; quest'istanza può esser considerata come la nostra parte adulta, quella che dovrebbe comprendere e filtrare gli altri due cervelli per decidere.  Riassumendo racchiude tutte le funzioni cognitive e razionali.

Cervello rettiliano, limbico e corticale Il sistema limbico. Questo cervello può essere considerato la nostra parte più calda, quella parte che si emoziona di fronte alle cose, la nostra parte bambina, IL CUORE. Con questo cervello si è sviluppato il senso di attaccamento e la coesione sociale. La neocorteccia (più recente) è quella parte del cervello che è sede del linguaggio, e di quei comportamenti basati sul problem solving che ci permettono di affrontare situazioni nuove e di prevedere il futuro. Paul MacLean è stato l’antesignano della teoria dei tre cervelli, oramai dimostrata. Il cervello viene visto nei suoi tre sistemi principali: il cervello Rettiliano (tronco dell'encefalo), il cervello Mammifero (sistema limbico) e la Coscienza (neocorteccia). Avremo modo di approfondire l’importanza delle cortecce come sede non solo della mente razionale ma anche del logos in senso più ampio, comprensivo dei bisogni spirituali. Gli zoologi, studiando la neuroanatomia dei rettili, hanno verificato che il cervello anatomicamente piatto dei rettili predatori è più lungo di quello dei rettili erbivori. Osservando il comportamento delle differenti specie è evidente che il rettile erbivoro per sopravvivere non ha che stare alla larga dai predatori o fuggire, mentre il predatore deve mettere in campo strategie più complesse, ovvero più intelligenti, per ghermire la preda. Il cervello rettiliano, il più antico, è la sede degli istinti primari, delle funzioni corporee autonome, del territorio, della conquista e della difesa, dei comportamenti che riguardano l'accoppiamento, la risposta attacco-fuga, ed anche quelli che avvengono in un gruppo e che formano le gerarchie sociali. I rettili, creature a sangue freddo, hanno solo questa parte.  (mammifero) è l'evoluzione della parte rettiliana che rappresenta un progresso del sistema nervoso, aumentando le capacità di affrontare l'ambiente. Parti di esso sono correlate al nutrimento, altre ai sentimenti e alle emozioni, altre ancora collegano i messaggi esterni con quelli endogeni (sostanze prodotte dal nostro corpo). Essendo la sede delle emozioni è quella parte di cervello che ci permette anche di prenderci cura; non a caso i mammiferi sono gli unici animali che si prendono cura della prole, che si proteggono nel branco con la vicinanza ecc. : le funzioni cognitive e razionali; crea le connessioni tra i fenomeni che ci accadono determinandone delle cause in funzione delle conoscenze soggettive; quest'istanza può esser considerata come la nostra parte adulta, quella che dovrebbe comprendere e filtrare gli altri due cervelli per decidere.  Riassumendo racchiude tutte le funzioni cognitive e razionali.

Cervello corto e cervello lungo Predatori – cervello limbico/corticale Erbivori – cervello rettiliano il rettile erbivoro per sopravvivere non ha che stare alla larga dai predatori o fuggire Gli erbivori dal canto loro prestano continua attenzione al sopraggiungere di un pericolo e con una semplice modalità on/off in caso di attacco fuggono immediatamente senza compiere alcuna valutazione, il cui tempo necessario si rivelerebbe controproducente al proprio scopo di sopravvivenza. il predatore deve mettere in campo strategie più complesse, ovvero più intelligenti, per ghermire la preda I predatori devono valutare accuratamente informazioni quali la dimensione della preda, la sua posizione, la convenienza di un attacco, e se necessario collegare queste afferenze con l’intensità dello stimolo della fame, valutando bene il vantaggio di un azione anche dal punto di vista energetico. Si pensi ai coccodrilli che stanno a lungo immobili studiando il momento migliore per attaccare la preda…. La concatenazione di valutazioni e azioni poste in essere non può prescindere da un cervello superiore.

Sequestro emotivo In timologia si “consiglia” d’usare il “cervello lungo” in contrapposizione al ricorso del “cervello corto”. Nell’uomo sono presenti ambedue le modalità. In situazione di sequestro emotivo la parte neocorticale più evoluta del cervello (il cervello lungo) viene estromessa dal controllo delle strutture sottocorticali (il cervello corto), per cui l’uomo finisce per comportarsi come un rettile erbivoro, cioè come un animale preistorico dotato unicamente di cervello corto. Un improvviso rumore alle spalle porta a scansarsi istintivamente prima ancora di rendersi conto di cosa si tratti: la paura forte del momento scatena in una frazione di secondo una reazione che può fare la differenza fra la vita e la morte, se nel caso si trattasse del sopraggiungere veloce di una macchina o la caduta di qualcosa dall’alto da cui scansarsi. Analoghe situazioni si ripetono in altre emozioni come nella rabbia forte, nella gioia esaltante, nella tristezza cupa: la risposta emotiva pervade il cervello ancora prima che la pensabilità delle aree superiori intervenga, creando un “sequestro emotivo”. Aggredire i pericoli va bene nella savana, ma nella vita quotidiana i pericoli sono semplicemente relazionali e mai di sopravvivenza. Sequestro emotivo

Origine teorica sequestro emotivo Goleman nell’opera “Intelligenza emotiva” del 1995 Le emozioni hanno il compito adattivo contingente e quindi tanto sono più rapide nel mettere in atto le risposte e tanto più sono efficaci. Ma la rapidità può talvolta essere a discapito della precisione e dell’adeguatezza. Il sistema nervoso ha evoluto nel tempo l’abilità per dare la risposta più veloce possibile in ogni situazione che si presenti. Ma in molti casi per questione di rapidità vengono bypassate le aree cerebrali corticali a cui corrisponde l’intelligenza intellettiva dal più svelto “sistema sottocorticale limbico”, l’area in cui vengono elaborate le risposte emotive. Questa caratteristica si è rivelata decisiva nel corso dell’evoluzione dell’uomo agli effetti della sopravvivenza.

Sequestro emotivo Una condizione in cui l’individuo è in balia delle emozioni del momento e non ha consapevolezza a quali motivazioni faccia riferimento il proprio vivere. Sequestro emotivo Quando un’emozione è forte al punto da inibire l’interazione logonica, allora si genera il sequestro emotivo. Nelle situazioni di limite stare a valutare e riflettere potrebbe essere perdente, meglio quindi una reazione rapida. Nelle situazioni valutate emotivamente di limite, il sistema arcaico sottocorticale limbico prende il sopravvento sul più lento e raffinato sistema corticale, perché più veloce.

Analfabetismo emotivo Tutti andiamo soggetti più o meno a queste risposte, anche le persone più emotivamente competenti. Quando invece questo modo di interagire diventa la normalità, allora si è in presenza di analfabetismo emotivo, il quale non è altro che l’incapacità di comprendere i propri e gli altrui atteggiamenti ed emozioni. In termini di binarietà emotiva, da una parte abbiamo i sequestri (IV quadrante) e dall’altra i processi liminali (II quadrante); da una parte c’è il cadere nell’antitropia reattiva e dall’altra l’attivare la ricerca protropica/liminale. Solitudine ed aggressività conducono evidentemente a incremento della violenza, della depressione, dei suicidi, ma anche delle rotture e della violenze nella famiglia e l’aumento della criminalità giovanile. Le situazioni di emergenza richiedenti risposte immediate decisive, sono sempre più rare nella quotidianità dell’uomo moderno, mentre sono sempre più adattive le doti di mediazione, di elaborazione corticale e di autocontrollo. Tanto nell’inerzia quanto nel sequestro emotivi l’elemento saliente è la mancanza di pensabilità emotiva, di riflessione e di autocontrollo. La conseguenza è un agire fatto di risposte disadattive o aspecifiche, che comprendono reazioni inutili, che causano più problemi che soluzioni.

L’ansia ad esempio è una situazione emotiva che può sfociare per garantire la sopravvivenza ad una attivazione del cervello corto : un’emozione fa scattare una immediata reazione, che esclude le cortecce e…quindi la pensabilità è inibita. Se lo stato ansioso si protrae, «l’accorciamento del cervello» diventa causa di alterazioni comportamentali che per lo più sfociano nella violenza. Le cortecce non riescono a controllare l’amigdala ed ecco allora il manifestarsi di violente reazioni comportamentali e verbali che caratterizzano i soggetti in preda al sequestro emotivo. L’uomo che in qualche modo lascia spente le strutture corticali finisce per mostrarsi in un comportamento simile ad un rettile erbivoro. Mettere in campo le strategie on/off di attacco/fuga, escludendo la riflessione ed il dubbio come strategie dell’interazione, equivale ad eliminare il logos dal comportamento con conseguenze disadattive spesso tragiche. Le statistiche impietose raccontano che i delitti relazionali hanno superato quelli delinquenziali. L’educazione emozionale acquista un valore irrinunciabile e non rimandabile.

Competenza emotiva La prima abilità è quindi il controllo che discende dal saper leggere le varie situazioni della vita e dall’interpretare correttamente i sentimenti ed i comportamenti degli altri in modo da evitare il sequestro emotivo o comunque da adeguarlo alle circostanze. In situazioni in cui si è attaccati o trattati ingiustamente, la rabbia o l’indignazione, che attivano le risposte d’attacco o di fuga, sono tropismi fortissimi che richiedono un controllo delle aree istintive cerebrali per placarle e ricondurle ad una visione più adattiva. La corteccia elabora il senso, significato e finalità ….ad esempio per uscire dalla paura non posso negarla (L’inconscio non comprende la negazione) ma devo illuminare il campo mostrando la strada da percorrere per raggiungere la fiducia. La cultura occidentale ha portato da dividere la ragione dalla passione ma le nostre cortecce non prevedono una tale modalità…ricordate la matrioska

Educare la Valutazione La valutazione quindi è l’azione di riconoscimento della natura dell’input in rapporto al bisogno, la quale se non è stereotipata o categorizzata mi consente di «decidere» la reazione più adatta al contesto…. Ciò sarà possibile attraverso la promozione della consapevolezza (riconoscere l’emozione), la coscienza (spiegare la motivazione che induce ad una certa emozione), contezza (capacitò di comunicare ed esprimere i primi due stati). Ecco che concentrarsi sulla motivazione porta l’uomo a «capire» non solo a «reagire»….l’adattività è il contrario del sequestro Questo è il compito di una “educazione emotiva” presente fin dalla più tenera età. La valutazione sarà sempre istintiva, emotiva o logica come i nostri tre livelli del cervello ma la scelta del «cervello prevalente» può e deve essere educata.

Facciamo un esempio : eccesso di rabbia nei confronti dei propri dipendenti Analisi delle valutazioni istintiva: devo prevalere; emotiva : rabbia, fastidio ma anche paura del danno e del rifiuto, che mi pervadono completamente; Logica: senso = non serve a nulla questa mia modalità di reazione ma ho ragione, significato = io sono la guida, finalità = se sbraito non insegno nulla ai miei sottoposti, li spavento e rovino la relazione Il mio obiettivo da persona emotivamente competente deve essere quello di manifestare espressamente la rabbia (non agita), riuscire a spiegare a parole la mia finalità, chiedendo quindi che le cose vengano fatte bene.

Esercitiamoci insieme……