Ansiolitici e Ipnotici Farmaci nel Morbo di Parkinson FARMACI E SNC Ansiolitici e Ipnotici Farmaci nel Morbo di Parkinson Farmaci nella Malattia di Alzheimer
FARMACI ANSIOLITICI e IPNOTICI L’ansia fisiologica è una risposta adattativa ad uno stimolo potenzialmente pericoloso che minaccia il soggetto ed è quindi indispensabile alla vita. Quando raggiunge intensità elevate o non è associata ad un rischio reale può diventare una patologia invalidante. Sono una delle patologie psichiatriche più diffuse. L’insonnia viene definita dall’International Classification of Sleep Disorder come difficoltà nell’iniziare e/o mantenere il sonno o come sensazione di sonno non riposante (insonnia occasionale, di breve durata, cronica) Le benzodiazepine e i loro derivati sono ampiamente utilizzati dalla popolazione in generale e vengono anche usati come calmanti nello sport. La prima bdz fu sintetizzata a metà degli anni ’50, le più note sviluppate in quegli anni sono il Librium (clorodiazepossido idrocloruro) e il Valium (diazepam). A tutt’oggi si trovano in commercio una trentina di BDZ.
I disturbi d’ansia si distinguono in: Disturbo d’ansia generalizzato GAD – preoccupazione eccessiva e ingiustificata che si manifesta per lunghi tempi associata a tensione motoria Disturbo da attacco di panico DAP – caratterizzato da episodi di ansia insieme a tachicardia, vertigini Disturbo post-traumatico da stress (PTSD) – dopo un evento traumatico e dominato da eccessiva reazione agli stimoli e incubi Disturbo ossessivo compulsivo (OCD) – ossessioni e comportamenti gravi tali da interferire con la vita del soggetto Fobie sociali (FS) – caratterizzate da una sensazione di paura ingiustificata, irrazionale e persistente tali da limitare la vita quotidiana
BENZODIAZEPINE: EFFETTI FARMACOLOGICI ANSIOLITICO Riduzione dell’ansia e dell’aggressività SEDATIVO-IPNOTICO Diminuiscono il tempo necessario a prendere sonno e aumentano la durata totale del sonno ANTICONVULSIVANTE Inibizione dello sviluppo e della diffusione di attività epilettiforme nel SNC Nel trattamento degli stati convulsivi MIORILASSANTE Riduzione del tono muscolare ANESTETICI E SEDATIVI Periodo perioperatorio e procedure diagnostiche
Effetti collaterali delle Benzodiazepine Sedazione diurna, incoordinazione, disordine motorio, disturbi dell’equilibrio Confusione, amnesia anterograda, riduce apprendimento e memoria Effetti paradossi: ansia, attacchi di panico, tachicardia, aumento ponderale - Aumento degli effetti deprimenti dell’alcol
Nervosismo, tremore, perdita di appetito, convulsioni Tolleranza Graduale aumento della dose necessaria per produrre l’effetto richiesto Dipendenza fisica Nervosismo, tremore, perdita di appetito, convulsioni Sindrome di astinenza L’interruzione del trattamento con le BDZ dopo settimane o mesi causa un aumento dei sintomi dell’ansia, comparsa di tremori e vertigini, insonnia. La sindrome da astinenza è più lenta a svilupparsi per le BDZ che hanno una lunga emivita d’azione. Le BDZ a breve emivita plasmatica causano una brusca comparsa della sindrome stessa (es. Triazolam)
FARMACOCINETICA Somministrazione: per via orale per via intramuscolare per via endovenosa Assorbimento rapido per triazolam più lento per oxazepam, lorazepam, temazepam legame alle proteine plasmatiche liposolubilità accumulo graduale nel tessuto adiposo attraversa la barriera placentare – depressione delle funzioni vitali del neonato
Metabolismo ed Eliminazione Distinti in composti a breve, media e lunga durata d’azione. Sono trasformati in diversi metaboliti più idrosolubili e coniugati in glucuronati Formazione di metaboliti farmacologicamente attivi a lunga durata d’azione nordiazepam – 60 ore Effetti cumulativi e postumi prolungati se vengono somministrati a intervalli regolari oxazepam, lorazepam hanno emivite più brevi e sono metabolizzate direttamente a glucuronidi inattivi Sono escreti per via renale
MECCANISMO D’AZIONE All’interno del canale del GABA: Le benzodiazepine potenziano l’azione del neurotrasmettitore inibitorio GABA. Modulatori allosterici positivi del GABA Apertura del canale ionico con conseguente iperpolarizzazione della membrana (Cl-)
Recettore del GABA e siti di interazione ad esso associati 1- Sito di legame per il GABA, per i farmaci GABA-mimetici (muscimolo) e GABA-antagonisti (bicucullina) Situato sulla subunità del complesso macromolecolare Apertura del canale ionico con conseguente iperpolarizzazione della membrana 2- Sito di legame per le Benzodiazepine e per le -carboline Situato sulla subunità del complesso macromolecolare Modulatori allosterici positivi del GABA 3- Sito di legame per i Barbiturici Potenziano la trasmissione GABA-ergica 4- Sito di legame per gli anestetici generali e per l’etanolo 5- Sito di legame per gli steroidi e loro derivati Modulatori positivi del recettore GABA 6- Sito di legame per alcuni derivati organofosforici come il t-butilciclofosforotionato (TBPS) Bloccano la funzione del canale ionico
Interazioni farmacologiche Sono farmaci sicuri sotto il profilo delle interazioni farmacologiche. Interazioni con alcool: fenomeni farmacodinamici – potenziano la funzione del recettore del GABA – aumento degli effetti deprimenti; fenomeni farmacocinetici – l’alcoolemia inibisce il metabolismo delle BDZ con aumento delle concentrazioni plasmatiche e dell’emivita di eliminazione Interazioni con barbiturici: potenziamento dell’effetto dei barbiturici x apertura del canale del cloro, effetti tossici a livello del centro del respiro Interazioni con contraccettivi orali: inibizione del metabolismo, aumentano le concentrazioni plasmatiche delle BDZ
PRINCIPALI BDZ NELL’USO CLINICO CLORDIAZEPOSSIDO Proprietà miorilassanti, anticonvulsivanti Stati ansiosi, disturbi da somatizzazione a carico dell’apparato gastroenterico e cardiovascolare; Librium FLURAZEPAM Emivita: 40-100 ore; ipnotico-sedativo; Dalmadorm, Flunox, Valdorm BROMAZEPAM Emivita: 12 ore; Stati ansiosi; disturbi ossessivo-compulsivi; Lexotan DIAZEPAM Emivita: 20-60 ore; Stati ansiosi; ipnotico-sedativo; anticonvulsivante; Ansiolin, Valium, Noan, Aliseum (NOTA: prescritto frequentemente per il trattamento degli spasmi muscolari; alle dosi utilizzate questo farmaco potrebbe dare sonnolenza e pregiudicare le funzioni intellettive e motorie. Utilizzato per brevi periodi negli infortuni muscolari di tipo spastico)
PRINCIPALI BDZ NELL’USO CLINICO OXAZEPAM No metaboliti attivi; Emivita: 5-15 ore; Stati ansiosi; Limbial, Serpax LORAZEPAM No metaboliti attivi; Emivita: 5-10 ore; Stati ansiosi; Attacchi di panico; E’ il farmaco più diffuso in Italia; Lorazepam, Tavor FLUNITRAZEPAM Emivita 15-30 ore; Ipnoinducente; Roipnol Farmaco d’abuso da tossicodipendenti e alcolisti CLONAZEPAM Emivita 24-48 ore; Agonista parziale; Antiepilettico, attacchi di panico; Rivotril ALPRAZOLAM Breve emivita; Disturbi d’ansia e attachi di panico Alprazolam, Frontal, Mialin, Valeans, Xanax TRIAZOLAM Breve emivita, Potente azione ipnotica Halcion
FLUMAZENIL – ANTAGONISTA COMPETITIVO DELLE BDZ Annulla l’effetto sedativo, ipnotico e anestetico generale delle BDZ. Distribuzione rapida, effetto max 2 ore Usato x il risveglio dall’anestesia indotta dalle BDZ e nella terapia d’emergenza x antagonizzare l’intossicazione da BDZ Reazioni avverse: vomito, agitazione psicomotoria, convulsioni Il sovradosaggio delle benzodiazepine, in particolare se combinate con alcool possono portare anche al coma, ma nel complesso questa interazione non causa severe disfunzioni metaboliche. Nel caso di sovradosaggio si manifestano i tipici segni di un uso eccessivo del farmaco come sonnolenza e sedazione. L‘overdose non è mai mortale, tranne nei casi pediatrici e nei soggetti anziani. L‘antidoto per tutte le benzodiazepine è il FLUMAZENIL (Anexate).
TERAPIA FARMACOLOGICA NEL MORBO DI PARKINSON Malattia neurodegenerativa cronica e progressiva che interessa le strutture pigmentate tronco-encefaliche (sostanza nera) Si manifesta senza alcuna causa scatenante e non è di natura ereditaria Prevalenza: 0.3% nella popolazione generale Non esistono parametri che permettono una diagnosi precoce La terapia farmacologica è sintomatologica ma non cura la patologia
Sintomi principali Bradicinesia Lentezza nell’inizio e nell’esecuzione dei movimenti volontari Rigidità Aumentato tono muscolare e resistenza ai movimenti passivi degli arti – ruota dentata - Tremore Si manifesta a riposo Instabilità posturale Alterazioni dell’equilibrio. Disturbi della deambulazione Tardivamente si possono manifestare sintomi cognitivi (demenza) o depressivi
Etiopatogenesi Le cause responsabili della perdita selettiva dei neuroni dopaminergici nel Morbo di Parkinson restano tutt’ora oscure fattori genetici fattori ambientali invecchiamento del SNC Neurodegenerazione Stress ossidativo Eccitotossicità Apoptosi Carenza di fattori trofici Disfunzione mitocondriale
L’attività dello striato è regolata dal bilanciamento di due neurotrasmettitori DOPAMINA ACETILCOLINA La terapia farmacologica è basata su: FARMACI DOPAMINERGICI FARMACI ANTICOLINERGICI
Recettori dopaminergici Recettori colinergici muscarinici M1 Recettori coinvolti nel Parkinson AZIONE FACILITATORIA DEI NEURONI DOPAMINERGICI AZIONE MODULATORIA DEI NEURONI COLINERGICI Recettori dopaminergici D1-like =D1, D5 Gs - Aumento Adenilato ciclasi e fosfolipasi C D2-like =D2, D3, D4 Gi - Calo Adenilato ciclasi Aumento permeabilità del Calcio e Potassio Recettori colinergici muscarinici M1 Gq – Aumento della fosfolipasi C
Metabolismo della levodopa
CARBIDOPA ATTIVA SULLA DDC Riduce il metabolismo periferico della Levodopa Consente di avere più farmaco a livello del SNC Consente di ridurre il dosaggio della Minori effetti collaterali come nausea, vomito, aritmie cardiache dovute alla produzione periferica di dopamina
FARMACI DOPAMINERGICI
FARMACI ANTICOLINERGICI Antagonisti Principio attivo Nome commerciale Benztropina Cogentin Prociclidina Kemadrin Triesifenidile Artane Etopropazina Parsidol Biperidene Akineton
LEVODOPA precursore della DA, assorbito per os picco ematico: 2 ore metabolizzata nel sangue e nei tessuti periferici, solo l' 1% raggiunge il SNC posologia variabile: 250-1500 mg/die inizio: a dosi ridotte - 150 mg; incremento graduale di 150 mg alla settimana fino a raggiungere la dose minima efficace
LEVODOPA effetti collaterali Fasi iniziali della terapia: Gastrointestinali: anoressia, nausea, vomito, Cardiovascolari: tachicardia, extrasistole, ipotensione ortostatica Terapia a lungo termine: disturbi di tipo neuropsichiatrico: depressione, agitazione, alterazione dell’umore, deterioramento cognitivo Discinesie (movimenti involontari) fluttuazione nella risposta: effetti wearing off e on/off Dopo anni di terapia circa il 90% dei pazienti presenta fluttuazioni on (risposta terapeutica positiva) e fluttuazioni off (assenza o peggioramento dello stato motorio).
L-DOPA + carbidopa – SINEMET L-DOPA + benserazide – MADOPAR riduzione della dose necessaria di circa 10 volte riduzione degli effetti collaterali periferici attivi sulla DDC – tessuti periferici terapia più efficace migliora la bradicinesia e la rigidità
Inibitori periferici delle COMT ENTACAPONE, TOLCAPONE posologia variabile: entacapone – 600-2000 mg/g tolcapone – 200-600 mg/g deve essere utilizzato insieme a levodopa/carbidopa – non è efficace da solo consente di ridurre la dose di levodopa/carbidopa del 20-30% blocco della conversione periferica della L-DOPA a 3-OMD (che peggiora i sintomi del Parkinson e può interferire con il trasporto della L-DOPA nel SNC) limita gli effetti del wearing-off
Inibitori delle monoamino-ossidasi (IMAO-B) SELEGILINA 10 mg/die, ben tollerata Effetto neuroprotettivo dovuto a: riduzione metabolismo DOPA e minor formazione di radicali liberi protezione delle cellule dopaminergiche dai danni provocati da sostanze tossiche esogene e da prodotti del metabolismo cellulare effetti collaterali: ansia, insonnia, peggioramento deficit cognitivo da L-DOPA in pazienti anziani
AGONISTI DOPAMINERGICI derivati dell’ergot BROMOCRIPTINA - PARLODEL LISURIDE - DOPERGIN PERGOLIDE – PERMAX, NOPAR CABERGOLINE –DOSTINEX non derivati dell’ergot PRAMIPEZOLO - MIRAPEXIN ROPINIROLO - REQUIP APOMORFINA Associati a L-DOPA in pazienti che manifestano riduzione di risposta e discinesie in monoterapia ed in pazienti de novo, secondo una strategia mirata al risparmio di L-DOPA effetti collaterali: simili a quelli della L-DOPA tossicità inferiore alla L-DOPA
STRATEGIA ANTICOLINERGICA Antagonisti dei recettori muscarinici Principio Attivo/ Nome commerciale Intervallo Dose Giornaliera Media BENZTROPINA Cogentin 0.5-6 mg TRIESIFENIDILE Artane 1-15 mg ETOPROPAZINA Parsidol 50-600 mg BIPERIDENE Akineton 2-8 mg PROCICLIDINA Kemadrin 7.5-20 mg
CASO CLINICO – Morbo di Parkinson Anamnesi: Uomo di 80 anni, con un’anamnesi di Malattia di Parkinson nello stadio iniziale. Iperteso. Condizioni attuali: Trattamento farmacologico a base di LEVODOPA e carbidopa (SINEMET, 2 compresse al die), Coaprovel (anti-ipertensivo, 1 compressa al die), FANS al bisogno, Xanax come ipnotico Riabilitazione: Il paziente non presenta tremore ma si muove con difficoltà utilizzando un bastone. Poco reattivo nei cambi di direzione. Il terapista consiglia un programma di attività motoria adattata basata su esercizi sia per gli arti superiori che inferiori allo scopo di coordinare il movimento, allungamento muscolare, mantenimento della posizione.
Problemi e Opzioni Cliniche: Dopo circa tre mesi di attività fisica adattata si notano miglioramenti con un aumento della coordinazione e della resistenza nonchè un miglioramento della respirazione. Aumento dell’equilibrio in statica e miglior distribuzione del carico. Si consiglia di continuare la terapia fisica adattata per un periodo prolungato e di aggiungere l’utilizzo della bicicletta. Nello specifico si tratta di un programma di esercizi fisici non sanitari svolti in gruppo ed appositamente disegnati per cittadini con malattie croniche, capaci di migliorare lo stile di vita e di prevenire o limitare la disabilità.
Osservazioni Scientifiche: Gli scienziati pensano che il ciclismo potrebbe contribuire ad alleviare i sintomi della malattia di Parkinson. Una ricerca ha dimostrato che il pedalare migliora le connessioni tra le regioni del cervello collegate alla malattia, migliorando il coordinamento e l'equilibrio nei pazienti. Numerosi gruppi di lavoro di diverse Università sia Europee che Americane stanno lavorando su trial clinici per verificare l’effettivo beneficio della bicicletta nel Parkinson. L’utilizzo di un programma per andare in bicicletta può incidere molto, nel lungo periodo, sul recupero del paziente. I movimenti delle persone affette da Parkinson sono generalmente lenti e appesantiti, talvolta i pazienti hanno molta difficoltà a salire in bici, ma una volta avvenuta questa operazione il cominciare a pedalare migliora nel tempo il movimento e la coordinazione motoria.
LA MALATTIA DI ALZHEIMER DEMENZA: disturbo delle funzioni intellettive, acquisito, di natura organica, caratterizzato dalla compromissione della memoria a breve e a lungo termine e almeno di una delle attività mentali primarie in assenza di alterazioni della coscienza e con significativa interferenza nell’attività lavorativa e nelle relazioni interpersonali. Sono alterate le seguenti capacità: pensiero, capacità critica, linguaggio, orientamento Prevalenza: 4-5% della popolazione con età superiore a 65 anni che aumenta in funzione dell’età raggiungendo il 30% nella popolazione con età superiore a 85 anni 50-55% MALATTIA DI ALZHEIMER 15% DEMENZA VASCOLARE 15-20% FORME MISTE (coesistenza AD + infarti multipli) 10-15% DEMENZE DI VARIA NATURA = degenerativa, carenziale, metabolica, endocrina, tossica, infettiva, traumatica, tumorale, etc…
MALATTIA DI ALZHEIMER AD è la più comune causa di demenza nella popolazione anziana dei paesi occidentali. E’ una patologia degenerativa del SNC che inizia insidiosamente e che porta al decesso nell’arco di 5-10 anni (studi recenti indicano un allungamento della sopravvivenza). Decorso caratterizzato da un prevalente e iniziale deficit di memoria (apprendimento di nuove informazioni e rievocazione di memorie recenti), che si accompagna al progressivo impoverimento di altre funzioni cognitive quali il linguaggio, l’orientamento, le abilità visuo-spaziali, le capacità di astrazione e di risolvere problemi quotidiani. Colpisce entrambi i sessi, con predilezione per le DONNE (F>M), indipendentemente dalla loro maggiore durata di vita si ipotizza che la carenza post-menopausale di ESTROGENI sia il fattore biologico che rende il sesso femminile più vulnerabile terapia sostitutiva con ESTROGENI come fattore protettivo
SINTOMATOLOGIA Le caratteristiche della patologia sono state negli ultimi anni modificate: L’etichetta di M. di Alzheimer, applicata fino agli anni ’70 a comparsa sintomatologica in pazienti di 65 aa viene ora di preferenza attribuita a un deterioramento cognitivo che colpisca l’individuo dopo il 65° anno di età, e con un esordio caratterizzato da disordini della memoria. La graduale compromissione delle abilità cognitive deve interferire con il normale svolgimento delle attività lavorative e/o sociali, e può associarsi a quelle alterazioni comportamentali già descritte originalmente da Alois Alzheimer nell’articolo del 1907. Nelle fasi più avanzate si perdono le abilità di lettura, scrittura e denominazione e si determina una compromissione progressiva e gerarchica della capacità di svolgere le attività della vita quotidiana: più precocemente sono perse quelle più complesse, mentre quelle di base sono conservate fino allo STADIO INTERMEDIO della malattia.
La perdita delle funzioni cognitive e funzionali non necessariamente decorre in modo parallelo così la valutazione indipendente di questi 2 aspetti è utile per la caratterizzazione clinica, l’inquadramento diagnostico e la pianificazione dell’assistenza in base alle reali necessità del paziente. L’esordio insidioso e il progressivo peggioramento della sintomatologia sono considerati aspetti tipici della malattia, e rendono la diagnosi precoce, in assenza di un marker biologico, estremamente problematica. Studi trasversali condotti su pazienti a vari livelli di gravità hanno consentito l’ipotesi di una progressione per stadi: lieve, medio e grave (o precoce intermedio e tardivo) in cui si riconoscono gli specifici sintomi e segni, cognitivi e funzionali. La DIAGNOSI è possibile solo quando i sintomi giungono ad un’entità tale da compromettere le capacità di relazione dell’individuo con l’ambiente.
Esiste 1 fase in cui la malattia è caratterizzata solo dal danno biologico, senza manifestazioni cliniche, e 1 fase in cui i sintomi sono lievi e sfumati, quindi non sufficienti a porre la diagnosi sindromica. PATOGENESI DELLA MALATTIA DI ALZHEIMER La Malattia di Alzheimer è associata ad una generale atrofia del tessuto cerebrale Le caratteristiche tipiche della malattia sono: Le placche amiloidi Gli aggregati neurofibrillari Perdita di neuroni
PLACCHE AMILOIDI I depositi di amiloide sono costituiti da un residuo proteico (peptidi) di 40 o 42 aminoacidi, la beta-amiloide A40 e A42. Quest’ultima forma è ritenuta la maggiore responsabile della NEURODEGENERAZIONE (anomala formazione di peptidi). L’amiloide presente nelle placche e nei vasi sanguigni dei pazienti AD è composta da peptidi di 40 o 42 aminoacidi derivanti dal taglio proteolitico della proteina precursore dell’amiloide APP attraverso l’azione di due enzimi detti β e secretasi. La β secretasi (BACE-1) è molto specifica e taglia APP ad una distanza specifica dalla superficie esterna della membrana. La secretasi pare sia un complesso poliproteico. L’ipotesi dell’amiloide sostiene che i peptidi che compongono la beta amiloide quando si trovano in una forma ancora solubile o parzialmente aggregata scatenino una reazione neurotossica causando danni alle membrane dei neuroni, stress ossidativo, attivazione della risposta infiammatoria gliale, compromissione della omeostasi cellulare, disfunzioni del citoscheletro, morte neuronale, demenza. Si osservano depositi di beta amiloide a carico dei vasi meningei.
AGGREGATI NEUROFIBRILLARI Sono costituiti dalla proteina TAU che è un normale costituente dei neuroni, essendo associata con i microtubuli intracellulari e facente parte del citoscheletro. Nel MA la proteina TAU è fosforilata in maniera anomala e viene depositata nella cellula sotto forma di filamenti appaiati ad elica. Questa struttura aberrante ha effetti notevoli sul trasporto neuronale e sul mantenimento delle terminazioni neuronali e dell’organizzazione intracellulare.
PERDITA DI NEURONI INFIAMMAZIONE CON ATTIVAZIONE GLIALE In MA la perdita di neuroni colinergici è responsabile dei deficit di apprendimento e di memoria. L’attività dell’enzima acetilcolinesterasi della corteccia e dell’ippocampo viene ridotta considerevolmente (30-70). Le principali funzioni intellettuali dipendono in larga misura dalle interconnessioni tra i neuroni e dall’attività plastica della neocorteccia e quindi dalla integrità strutturale del sistema sinaptico dove la perdita di sinapsi è molto accentuata. INFIAMMAZIONE CON ATTIVAZIONE GLIALE L’infiammazione contribuisce alla morte neuronale.
Principali approcci farmacologici in MA Inibitori delle colinesterasi TACRINA E’ il primo inibitore reversibile delle colinesterasi impiegato in terapia. La tacrina per os ha una biodisponibilità del 17% con un picco plasmatico raggiunto dopo 1-2 ore, un tempo di dimezzamento di circa 2-4 ore, ed è legata per il 55% alle proteine plasmatiche. Il metabolismo è epatico. Dosaggio iniziale: 40 mg/die in 4 somministrazioni fino a 160 mg/die in 4 somministrazioni con intervalli di almeno 4 settimane tra una dose e la successiva. Ha tossicità epatica. DONEPEZIL Ha una biodisponibilità del 100% con un picco plasmatico raggiunto dopo 4 ore, un tempo di dimezzamento di circa 4 ore, ed è legata per il 96% alle proteine plasmatiche. Il metabolismo è epatico. Escreto per via renale. Dosaggio iniziale: 5-10 mg/die in 1 somministrazione. Reazioni avverse: Nausea, vomito, insonnia, fatica e anoressia A livello cardiovascolare: bradicardia A livello gastrico: ulcere Attenzione all’interazione tra farmaci (fenitoina, carbamazepina, desametazone, rifampicina, fenobarbital).
RIVASTIGMINA La Rivastigmina per os ha una biodisponibilità del 40% con un picco plasmatico raggiunto dopo 1 ora, un tempo di dimezzamento di circa 1.5 ore, ed è legata per il 40% alle proteine plasmatiche. Il metabolismo è epatico. Escreto per via renale. Dosaggio iniziale: 6-12 mg/die in 2 somministrazioni al mattino e alla sera dopo i pasti. Anche in preparazione di cerotti da applicare (1 ogni 24 ore) che contengono da 4.6 a 13.5 mg di farmaco. Reazioni avverse: Nausea, vomito, insonnia, fatica e anoressia A livello cardiovascolare: bradicardia A livello gastrico: ulcere
ANTAGONISTI DEI RECETTORI DELL’ACIDO GLUTAMMICO Nel 2003 la FDA – USA ha approvato l’uso di un antagonista dei recettori di tipo NMDA dell’acido glutammico nella malattia di Alzheimer. MEMANTINA: Antagonista recettoriale non competitivo con moderata affinità dei recettori NMDA dell’acido glutammico. Biodisponibilità del 100% con picco plasmatico a 3-7 ore e con un basso legame alle proteine plasmatiche. Tempo di emivita: 60-80 ore. Scarsamente metabolizzata, non dà intermedi attivi Eliminazione renale: 80% come tale. Dose di partenza: 5 mg/die fino a raggiungere 20 mg/die (aumentabile di 5 in 5). Da non utilizzare in pazienti con funzionalità renale compromessa. Reazioni avverse: Agitazione, confusione, emicrania, costipazione.
Principali approcci farmacologici in MA Neurotrasmissione – Colinomimetici Modulazione della neurotrasmissione – Neuropeptidi Effetti trofici – NGF Modulazione del metabolismo di beta-amiloide Inibitori delle proteasi e della tossicità del peptide beta-amiloide Riduzione dell’Infiammazione - Antiinfiammatori
NUOVE molecole studiate che sono coinvolte in trial clinici: 1- FANS (ROFECOXIB, NAPROSSENE) 2-Miscele di estrogeni e progestinici, antiossidanti e vitamine 3-Inibitori della sintesi di colesterolo (lovastatina, simvastatina) 4- Agonisti muscarinici e nicotinici 5- Antagonisti del recettore del glutammato 6- Inibitori selettivi delle secretasi 7-Vaccini contro la beta amiloide per bloccare la cascata neurodegenerativa in modo da scatenare una reazione anticorpale che impedisca l’aggregazione di peptidi causa della neurodegenerazione
CASO CLINICO Malattia di ALzheimer Anamnesi: Donna di 80 anni, con un’anamnesi di Malattia di Alzheimer nella fase iniziale. Inoltre soffre di depressione e ansia. Gastrite. Osteoporosi. Condizioni attuali: Trattamento farmacologico a base di lansoprazolo (x gastrite) xanax (x ansia), escitalopram (x depressione). Cerotti di exelon (rivastigmina, inibitore dell’acetilcolinesterasi). Vitamina D. Riabilitazione: Il paziente si muove in modo indipendente ma spesso è disorientato e instabile. Si propone attività fisica adattata allo scopo di migliorare il coordinamento e la stabilità spaziale e motoria.
Problemi e Opzioni Cliniche: Dr Madan Kataria Problemi e Opzioni Cliniche: E’ molto importante dare un sostegno morale alle persone che tutti i giorni vivono questa dura realtà. Sorge la necessità di far muovere queste persone ma con gioia. Spesso l’approccio umoristico e positivo non viene percepito o è molto difficile da trasmettere, è più facile far svolgere delle cose da persone allegre, quindi espressioni e posture allegre, respirazioni e battiti di mani.
Perciò, tutti possono ridere di cuore. Lo Yoga della Risata è studiato per aiutare gli anziani a vivere una vita più ridente. Non si basa sul senso dell’umorismo e su funzioni cognitive. Perciò, tutti possono ridere di cuore. Aiuta inoltre a capire che non c’è bisogno di una ragione per ridere. Quando si invecchia, si ride sempre di meno. A causa della demenza e del morbo di Alzheimer, spesso gli anziani non comprendono le barzellette oppure trovano buffa qualunque cosa. Ciò è dovuto al fatto che l’umorismo è un fenomeno mentale e cognitivo. Perciò, lo Yoga della Risata è adatto agli anziani per rendere la risata una forma di esercizio, che offre molti benefici per la salute. Lo Yoga della Risata aiuta a guarire dalle malattie rinforzando il sistema immunitario, aumentando la quantità di ossigeno nelle cellule e portando uno stato mentale positivo.