La nascita del Relativismo culturale

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(24 settembre 1880 – 13 novembre 1970)
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La nascita del Relativismo culturale CREDITO 6 La nascita del Relativismo culturale FRANZ BOAS II relativismo culturale classico emerse dal lavoro di Franz Boas e dei suoi allievi. Alcuni degli studiosi posero l’accento sulla ricchezza delle culture ritenute «primitive», e in molti utilizzarono l’ideologia relativista per prendere posizione contro il razzismo, l’antisemitismo e il fanatismo nazionalista. Altri svilupparono invece le loro idee studiando le relazioni tra linguaggio e cultura, e altri ancora affrontando gli aspetti psicologici della cultura.

Gli studi di Boas Nel 1883 Boas fece una ricerca sul campo tra gli inuit dell’Isola di Baffin, apprese il loro difficile linguaggio e registrò i dati sulla loro cultura pubblicando i suoi resoconti sia in tedesco sia in inglese. Qui comprese l’importanza della cultura come forza determinante della percezione e rifiutò l’implicito determinismo ambientale di partenza. Nel 1885 iniziò a studiare le culture della costa nord­occidentale dell’America settentrionale attraverso le collezioni dei musei e in seguito effettuando ricerche sul campo. Si oppose all’evoluzionismo sostenendo che l’antropologo, invece di speculare sul passato dei popoli che si appresta a studiare, deve svolgere la ricerca sul campo utilizzando la lingua dei nativi e, attraverso l’uso della lingua, ottenendo un punto di vista interno sulla cultura studiata. Si oppose anche all’idea della superiorità razziale e culturale implicita negli scritti di matrice evoluzionista.

The Mind of Primitive Man (1911) Il libro fu scritto per opporsi al nascente razzismo presente in America e nel mondo. Boas qui rifiuta completamente ogni fondamento della cultura su base biologica e sostiene che la «razza bianca» non è intellettualmente superiore, ma solo più avvantaggiata rispetto alle altre «razze». Egli sostiene che nessun popolo è indifferente alle influenze esterne e afferma che i popoli sono primitivi o avanzati a seconda di ciò che si prende in considerazione, per cui è inutile catalogare una cultura nelle categorie di «primitivo» o «civilizzato». La maggior parte dell’opera di Boas fu di natura più specifica, su argomenti come l’arte, la mitologia e il linguaggio. La sua influenza fu grande, in parte per aver monopolizzato la formazione degli studenti nei corsi po- stlaurea, e in parte perché egli scrisse molto e in un inglese chiaro.

I limiti del metodo comparativo dell’antropologia (1896) È forse il più noto dei testi teorici di Boas. Qui l’autore si distacca dall’ evoluzionismo, prospettiva antropologica dominante in America fino ad allora, ed enuncia i principi generali del cosiddetto metodo storico. Boas, come gli evoluzionisti, dava per scontata l’unità psichica del genere umano ma rigettava gli esiti delle loro ricostruzioni storiche, negava l’esistenza di una origine comune di fatti culturali nell’evoluzione della cultura umana e respingeva l’assunto secondo il quale un fenomeno etnologico si sviluppa in maniera indipendente in un certo numero di luoghi diversi tra loro. Per dimostrare la fragilità teorica del ragionamento evoluzionista, Boas produsse una serie di esempi relativi tanto alla possibile origine differente, quanto al diverso significato, che fenomeni culturali simili potevano avere in contesti culturali diversi: l’esistenza di tribù composte da clan totemici, cioè gruppi con totem diversi, era ritenuta dagli evoluzionisti il prodotto della riunione di clan precedentemente separati. Boas mostrò invece come la formazione di società poteva essere il prodotto di una scissione di tribù numerose in segmenti meno ampi (clan).

Lo «storicismo» di Boas Secondo Boas l’obiettivo fondamentale dell’etnologia è la conoscenza delle cause storiche che hanno determinato la forma dei tratti culturali propri di una certa popolazione. Per determinare le cause storiche che hanno portato alla formazione dei costumi e ai processi psicologici che operano durante il loro sviluppo è necessario studiare da vicino il contesto particolare e dare vita ad un tipo di indagine circoscritta ai costumi in relazione alla cultura complessiva della tribù che li pratica in correlazione con la ricerca della loro distribuzione geografica tra le tribù limitrofe. Questi assunti costituiscono i princìpi fondamentali del metodo storico (o particolarismo storico, come poi sarebbe stato chiamato), il cui oggetto era rappresentato dallo studio e dalla conoscenza delle culture singole.

L’analisi del potlatch Tra il 1894 e il 1895 Boas condusse una ricerca tra i Kwakiutl, nativi della costa americana del Pacifico settentrionale. Qui Boas analizzò il potlatch, ovvero un insieme di pratiche rituali di «ostentazione» che prevedevano la distruzione di grandi quantità di beni considerati «di prestigio». Con il rituale del potlatch venivano sottratti al processo riproduttivo quei beni che avrebbero potuto provocare un’alterazione dell’equilibrio del sistema, e quindi avrebbero alterato la struttura dei rapporti di potere. Boas interpretò il potlatch come una pratica connessa all’acquisto del prestigio da parte di un individuo grazie al fatto di aver distrutto più beni dei suoi «rivali» L’attenzione prestata da Boas a quelle che potevano essere considerate le attitudini degli individui nei confronti dei valori espressi dalla loro cultura (l’onore, il rango, il prestigio ecc.), cioè al modo in cui i soggetti si rappresentavano la loro esistenza sociale, rappresentò un importante passo avanti nell’analisi antropologica della cultura.

Psicologia e cultura Boas sostenne che uno dei compiti fondamentali dell’etnologia era quello di determinare i processi psicologici che operano nello sviluppo dei fenomeni culturali. Boas pose infatti il problema di come un individuo, «reagendo» alla propria cultura, contribuiva a riprodurre e a modificare al tempo stesso i modelli sociali di comportamento. Lo studio dei processi psicologici doveva soprattutto emergere come linea di ricerca alternativa nei confronti sia della tradizione evoluzionistica che di ogni progetto mirante ad una spiegazione dei fenomeni culturali sulla base di fattori di tipo deterministico quali geografia, razza, economia, psicoanalisi.

I meriti di Boas furono: Una rifondazione totale della giovane antropologia americana: contribuì a delineare indirizzi, interessi e scelte dell’antropologia diffondendo un’immagine autorevole degli studi antropologici negli Stati Uniti e «allevando» almeno due generazioni di antropologi dai nomi illustri. Si impegnò nella lotta contro il razzismo come dimostra il suo libro The Mind of Primitive Man dove sostiene la mancanza di relazioni tra cultura e razza e dimostra come le caratteristiche culturali di un popolo non abbiano alcun rapporto con l’aspetto fisico dei suoi membri. Si distacca dall’evoluzionismo ed enuncia i principi generali del cosiddetto metodo storico. Boas fu uno dei primi a sostenere l’importanza dei processi psicologici che operano nello sviluppo dei fenomeni culturali. La sua antropologia alimenterà la tendenza «diffusionista» negli Stati Uniti (lo studio della distribuzione dei fenomeni culturali in aree contigue) e la tendenza «particolaristica» e «individualizzante» (lo studio delle singole culture).

Ruth Benedict Benedict sosteneva lo studio di una cultura nella sua interezza e privilegiò la comparazione tra le culture viste attraverso la comprensione delle loro «forze dominanti». In Modelli di cultura compara tre popoli: Gli zuni del New Mexico, un popolo cerimoniale che valuta la sobrietà e il non essere offensivi sopra tutte le altre virtù, vivono una vita ordinata, ogni cosa è fatta con precisione, e non distinguono chiaramente il «bene» dal «male». I kwakiutl dell’Isola di Vancouver (studiati da Boas), sono descritti in modo completamente opposto. I kwakiutl erano soliti gestire la loro economia attraverso l’istituzione nota come potlatch. I dobu della Melanesia sono ulteriormente diversi. Le loro più grandi virtù sono invece l’ostilità e la slealtà. Così, ciò che è normale per gli zuni non lo è per i kwakiutl. Ciò che è normale nelle zone centrali dell’America settentrionale non lo è per i dobu, e viceversa. Benedict giunge così alla conclusione che ciò che è un comportamento normale in una cultura non lo è in un’altra.

Numerosi antropologi seguirono le orme di Benedict, in particolar modo Margaret Mead Mead comprese la cultura americana attraverso i suoi studi a Samoa e in altri luoghi. La Mead condusse degli studi sulla presunta libertà sessuale delle adolescenti di Samoa dove notò che il sesso prematrimoniale senza legame affettivo era considerato normale, che l’adolescenza non era segnata da stress emotivo, e che la ribellione adolescenziale non esisteva, e che quindi essa non è il risultato necessario dei fatti biologici della pubertà. La Mead, grazie alle sue intuizioni, divenne la rappresentante più famosa della scuola di «cultura e personalità» mentre i suoi studi segnarono il punto d’origine dell’antropologia psicologica così come la conosciamo oggi.