IL CONTINUUM TIMICO Carluccio Bonesso CORPO AMBIENTE E CULTURA MEMORIA BISOGNI MOTIVAZIONI SENTIMENTI ESPERIENZE E STORIA IL CONTINUUM TIMICO Carluccio Bonesso
La timologia studia l’interazione timica ed il suo rapporto con le altre interazioni. L’interazione universale si distende in un continuum spazio-temporale che comprende spazialmente un campo interattivo, che è l’universo, in cui ogni cosa interagisce, ed un continuum interattivo in cui l’interazione si distende nel tempo, più chiaramente in tutto il tempo fin dall’origine, che è la storia dell’universo.
Analogamente e frattalmente anche l’interazione timica è dotata di un suo campo timico ed un suo continuum timico. In effetti campo e continuum sono i due aspetti analoghi spazio-temporali della interazione universale. Il campo timico è l’ambiente psicofisico generato dalla costante interazione fra le componenti timiche, che sono:
I sentimenti, cioè ogni atto del sentire che trasporti una qualunque edonia, comprendono l’umore, le emozioni, le passioni e gli atteggiamenti generati dall’interazione con gli input provenienti dall’ambiente, dalla cenestesia, dalla memoria e dalle conseguenze delle esperienze (feedback degli output); le motivazioni, che non sono prive di edonia, originate dai bisogni dell’individuo;
e la pensabilità, la quale trae interattivamente dalla consapevolezza, dalla coscienza e dalla contezza i frutti del logos. La maggiore o minore influenza sul campo timico della pensabilità ha come risultato un campo illuminato o oscuro. Beninteso che le aree più profonde sono oggetto più di inferenze che di pensabilità. Sono le aree inconsce e le memorie di struttura: genetiche ed epigenetiche.
Il campo illuminato genera un agire consapevole e cosciente, mentre in carenza di pensabilità si ha un campo timico oscuro in balia dell’inerzia emotiva, dei sequestri emotivi, passionali e timici. Il campo timico non è riferibile al solo ambito dell’emotività, ma comprende tutto il corpo come fonte di informazione, luogo del sentire e del somatizzare, luogo della memoria e protagonista dell’interazione.
Il continuum timico è l’unità funzionale, non anatomica, che costituisce la fase più complessa e fondamentale della timia, nella quale le afferenze (input) sensoriali, di qualunque natura ed origine esse siano, vengono rielaborate, identificate ed organizzate, mentre le efferenze (output) confluiscono nella memoria a lungo termine (in forma sia implicita e sia esplicita) ed agiscono sul campo timico.
Organo di riferimento Il connettoma umano, l’insieme di tutte le connessioni del cervello, ci racconta che ogni parte è collegata alle altre. Nuove tecniche d’indagine (neuroimaging) hanno permesso di analizzare il funzionamento del cervello. I risultati mettono in discussione la separazione tra mente/cervello o anima/corpo.
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Il CAMPO TIMICO Il campo timico è l’ambiente psicofisico generato dalla costante interazione fra le componenti timiche: la pensabilità timica, la memoria, l’omeostasi, i sentimenti, la motivazione attraverso tutte le connessioni cerebrali.
Il flusso interattivo non riguarda solo le componenti timiche, ma anche la relazione con le altre interazioni in equilibrio dinamico. Mentre il campo timico riferisce e fotografa l’interazione timica, il qui ed ora, il continuum timico è il solco entro cui si svolge la vicenda timica del singolo. Esso rappresenta la continuità nella costante interazione timica.
Il campo timico è costituito dalle funzioni che interagendo fra loro generano il continuum timico. Da una parte vi sono le efferenze attivate dai bisogni della persona e dall’altra le varie afferenze, le quali si suddividono: in afferenze esterne (sensoriali e propriocettive) con la funzione di fare da ponte con l’ambiente ed il corpo,
l’afferenza cenestesica, la quale interpreta le esigenze dell’omeostasi, e l’afferenza mnestica che è l’interna portatrice delle esperienze, dei ricordi e degli apprendimenti.
Esiste una pensabilità di accesso al continuum timico?
La cultura occidentale da sempre nomina questa pensabilità con il Sé e/o l’autocoscienza. Filosofi di tutti i tempi le hanno dedicato le loro riflessioni più alte e profonde.
Il problema della definizione dell’autocoscienza, la coscienza del Sé, attraversa tutta la storia del pensiero umano. A partire da Socrate, è una di quelle questioni che cambiano l’orizzonte della pensabilità soggettiva.
Più recentemente Jonas e Habermas nella filosofia del dialogo e della responsabilità, promuovono un’autocoscienza che vada verso un rinnovato impegno per la costruzione dell’uomo della globalità e della consapevolezza ecologica.
Jung si è posto il problema dal punto di vista psicologico ed ha definito il Sé, il “Selbst”, come la totalità psichica rispetto alla quale l’Io, la parte cosciente, non è che una piccola parte. Qualcuno ha definito l’Io come la funzione che sta alla finestra, quella che fa da cerniera fra il Sé ed il mondo esterno. Il Sé, secondo Jung, rappresenta l’unità e la totalità della personalità nella sua parte conscia e in quella inconscia.
“Poiché in pratica esistono fenomeni della coscienza e dell’inconscio, il Sé, in quanto totalità psichica, possiede tanto un aspetto cosciente quanto un aspetto inconscio” (Jung). È stato giustamente scritto che il Sé non è solo un costrutto psicologico a cui si attribuisce la funzione centrale ed unificante della psiche umana, ma qualcosa che ha le sue propaggini nella biologia evolutivamente più antica.
Ogni essere vivente animale dotato di sistema immunitario sa distinguere sé dall’altro da sé come condizione precipua della propria sopravvivenza. Sicché il Sé è scritto nella unicità biologica di ogni organismo animale vivente. Nell’homo sapiens sapiens diventa con la consapevolezza e la coscienza, la dimensione che dà conto della propria unicità ed irripetibilità.
La timologia, pur condividendo l’idea junghiana del Sé, ne vuole dare un’ulteriore descrizione. Dal punto di vista timologico il Sé è “il nido ed il contenuto del nido”, giacché include sia la coscienza, la consapevolezza e la contezza, cioè la pensabilità, e sia il corpo come afferenza. Infatti al Sé afferiscono le vie sensoriali, la via omeostatica e la via mnestica, ed anche la motivazione portatrice dei bisogni, per cui il Sé si appropria contemporaneamente sia del campo ed anche del continuum timici, cioè la pellicola, il fotogramma ed il film.
Il Sé come funzione unificante interagisce con la cenestesia, la memoria, la timia ed il logos, che peraltro gli appartengono. La cenestesi fa da ponte fra l’omeostasi ed il Sé, mentre la memoria ha la funzione d’accesso sincronica legata al momento e quella diacronica che riguarda il sottosuolo e la struttura proprie delle memorie forti cellulari ed epigenetiche.
La timia interviene con le sue edonie emotive e passionali e con le assiologie degli atteggiamenti e delle motivazioni, mentre il logos distende le trame del senso con l’intelligibilità, colora la realtà di significato con i valori e la finalità conferisce la prospettiva che disegna il senso storico.
bisogna saper leggere il Sé, altrimenti che cosa si scriverebbe?