psicologia della migrazione con particolare riferimento alle interpretazioni psicodinamiche del trauma migratorio Elena Crestani per UNI.FE psicologia dinamica
Obiettivi generali e specifici del seminario - Comprendere il valore dell’indagine del trauma migratorio - Attivare processi di ascolto con sospensione del giudizio - Creare sinergie operative tra i diversi operatori al fine di realizzare una community di professionisti che potranno ritrovarsi per scambiarsi risorse e confrontarsi. Obiettivi specifici: - Apprendere i meccanismi di indagine e rilevazione del trauma migratorio. - Sviluppare risorse personali per attivare processi di cura Metodologia di conduzione - Lezione frontale; - Role play; - Flipped class-room con somministrazione di materiale a tema prima di ogni incontro formativo, propedeutici ad introdurre le tematiche e stimolare momenti di riflessione anche in contesti extra- curricolari; - Attivazione di gruppi on-line per la ricerca, condivisione e critica condivisa mediante twitter. Obiettivi generali e specifici del seminario
Il trauma migratorio, è essenzialmente un trauma ‘identitario’ È certo il nesso tra esperienza migratoria e sofferenza psichica Il trauma migratorio, è essenzialmente un trauma ‘identitario’
Dinamiche di adattamento delle popolazioni migranti E’ da intendersi caratteristica delle popolazioni migranti l’espressione di insolute dinamiche di adattamento -e di quel ‘disagio nascosto’ così tipico dell’emigrazione- ciò si manifesta attraverso disturbi somatici, perdita di «contatto» tra mondo interno e mondo esterno, difficoltà nel riconoscersi tra quel corpo che è la mia patria e quella terra di approdo, che nella situazione migratoria parla linguaggi differenti, non mutuamente traducibili. Dinamiche di adattamento delle popolazioni migranti
La potenza traumatologia del processo migratorio Anche l’osservazione clinica porta alla connessione tra migrazione e patologie mentali . Il migrante considerato quale alienato mentale, quindi diverso ed estraneo per eccellenza -> questo porta ad una ulteriore processo di emarginazione e discriminazione. L’immigrato è straniero in terra straniera, ma è soprattutto estraneo a se stesso. La potenza traumatologia del processo migratorio
L’alienazione genera un abbruttimento del Sè Degrado morale Perdità di dignità Mancata identificazione L’alienazione genera un abbruttimento del Sè
Sofferenza psichica pre-viaggio Occorre prestare particolarmente attenzione, nell’ascolto dei presupposti ed intenzione alla migrazione, delle cause che hanno portato alla migrazione. Molto spesso vi si può annotare già una «follia che spinge a migrare». Si può verificare una vera e propria «follia ragionata» che ha spinto a partire, a migrare, ad abbandonare la proprie terre. Sofferenza psichica pre-viaggio
«nella folla indistinta dei migranti che si accalcano per partire non bisognerà faticare particolarmente a trovare motivazioni che giustifichino profondi disagi psichici connessi con la dolorosa esperienza del migrare ma, al contrario, quelli che manifesteranno comportamenti bizzarri saranno semplicemente già alienati e la loro migrazione né più né meno che un ‘sintomo’ del loro stesso disturbo psichico.» Osservazione non solo ascolto del racconto, ma anche evidenze documentali dicono che:
Indagare le parole per riconoscere: shock culturale : ovverosia individuare il peso specifico di un improvviso e massiccio cambiamento del contesto culturale nello scatenamento di gravi ‘reazioni’ psicopatologiche. Occorre allargare la visuale alla complessità di una dimensione antropologica. Indagare le parole per riconoscere:
il sistema di legami simbolici istituiti nel tessuto culturale è elemento strutturale che edifica la psiche costituendone una sorta di ‘connettivo’. La cultura è la serie di abitudini, usi, costumi, tradizioni. Spezzare ciò genera un dolore, talvolta così profondo da essere un trauma Trauma come lesione, sconvolgimento,scissione… modifica la stessa autopercezione e autorappresentazione dell’immagine di sé trauma «culturale»
L’autentica frattura culturale - connessa alla migrazione - non è tanto una frattura interpsichica, rispetto al contesto esterno, quanto una frattura intrapsichica; viene alterato il senso di ‘continuità’ culturale, che è fondativo identitario; sul piano affettivo si tratta addirittura di riuscire a ‘ri-nominare’ relazioni affettive. Ciò modifica la stessa autopercezione e autorappresentazione dell’immagine di sé. trauma «culturale»
La perdita della «routine» Perdita della ovvietà dell’esperienza quotidiana, a fronte di quotidiani stimoli che occorrono essere re-interpretati e decodificati, se non declinati in una nuova esperienza culturale. Lutto del legame fondativo con le origini, da cui derivano profonde angosce persecutorie e depressive. Stress da un continuo lavoro di rifondazione identitaria. Privo della dimensione gruppale, il è costantemente a rischio di smarrire la sua dimensione ‘soggettuale’.
Un trauma ramificato nello spazio e nel tempo Le facce del trauma migratorio : nella costruzione della decisione migratoria, nel momento drammatico dello «sbarco», nel racconto generazionale. E’ un evento che non si esaurisce in un luogo od in un momento temporale. Ha la potenzialità di perpetrarsi nel tempo, attraverso le generazioni, e di espandersi nello spazio, coinvolgendo le comunità di partenza e di arrivo. Un trauma ramificato nello spazio e nel tempo
La narrazione del trauma Occorre identificare, nominare, raccontare il trauma. Come evento cofondativo di un nuovo Sé, partecipante alla costruzione soggettiva. Per questo occorre un ascolto attento. Un lavoro che non si conclude nella «conclamazione» del trauma, infatti anche dopo molti anni di una migrazione di successo resta alta la probabilità di sviluppare gravi crolli depressivi, patologie psicosomatiche invalidanti , attitudini rivendicative subdeliranti. La narrazione del trauma
Trauma come rottura, lutto, disgregazione, disorientamento Il migrante sa di aver effettuato una cesura delle proprie origini. A volte irreparabili. Questo genera la necessità di elaborare il lutto delle origini. Non si possono, tuttavia, abbandonare né dimenticare le origini, perché ciò significherebbe voltare le spalle ai propri antenati, venendo meno ad un patto generazionale. Paradossalmente il ‘processo’ traumatico della migrazione non può mai essere davvero ‘elaborato’, dal momento che quella ‘ferita congelata’ è spesso l’unico segno residuo del legame ad una memoria altrimenti inattingibile. Trauma come rottura, lutto, disgregazione, disorientamento
Per i migranti, dunque, non si tratta tanto di sopravvivere al trauma quanto di continuare a vivere con il trauma. Tuttavia anche dopo molti anni di una migrazione di successo resta alta la probabilità di sviluppare gravi crolli depressivi, patologie psicosomatiche invalidanti , attitudini rivendicative subdeliranti. Basta poco…basta un nuovo shock. Un trauma…è per sempre.
«S-tralci di vite», di Elena Crestani con prefazione della Prof «S-tralci di vite», di Elena Crestani con prefazione della Prof.ssa Paola Bastianoni Uni.Fe Trauma migratorio – V.De Micco ISMU: http://www.ismu.org/wp- content/uploads/2017/12/Comunicato-23esimo-rapporto- ISMU.pdf https://www.policlinico.mi.it/AMM/press/090310migrazione.pdf fonti