LE POLITICHE EUROPEE SULL’ECONOMIA CIRCOLARE E L’ACQUA POTABILE Prof. Massimiliano Montini LE POLITICHE EUROPEE SULL’ECONOMIA CIRCOLARE E L’ACQUA POTABILE
ECONOMIA CIRCOLARE Economia circolare «è un termine generico per definire un’economia pensata per potersi rigenerare da sola. In un’economia circolare, i flussi di materiali sono di due tipi: quelli biologici, in grado di essere reintegrati nella biosfera, e quelli tecnici, destinati ad essere rivalorizzati senza entrare nella biosfera» (Fonte: Ellen MacArthur Foundation). L’obiettivo è di “chiudere il cerchio” del ciclo di vita dei prodotti, incrementando il riciclaggio e il riutilizzo, in modo da arrecare vantaggi sia all’ambiente che all’economia. I piani di economia circolare mirano a riutilizzare tutte le materie prime, i prodotti e i rifiuti e a ricavarne il massimo valore, favorendo i risparmi energetici e riducendo le emissioni di gas a effetto serra.
ECONOMIA CIRCOLARE Fonte: Commissione Europea, Direzione Generale Ambiente
LE POLITICHE EUROPEE COM (2014) 397 – PROPOSTA DI DIRETTIVA CHE MODIFICA LE DIRETTIVE: Dir. 2008/98/CE relativa ai rifiuti; Dir. 94/62/CE sugli imballaggi e i rifiuti di imballaggio; Dir. 1999/31/CE relativa alle discariche di rifiuti; Dir. 2000/53/CE relativa ai veicoli fuori uso; Dir. 2006/66/CE relativa a pile e accumulatori e ai rifiuti di pile e accumulatori; Dir. 2012/19/UE sui rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche.
LA PROPOSTA DI DIRETTIVA COM (2014) 397 Nel 2014, i membri della nuova Commissione assunsero l’impegno di presentare entro la fine del 2015 una nuova procedura di regolamentazione che riguardasse l’intero ciclo economico dei prodotti, non soltanto lo smaltimento dei materiali. Ciò avrebbe garantito un maggiore valore ai prodotti, ai materiali e alle risorse minimizzando lo spreco. Vantaggi ipotizzati: Risparmio di un totale di 600 miliardi per le imprese europee; Riduzione di circa 443 milioni di tonnellate di gas a effetto serra entro il 2030.
L’ANELLO MANCANTE – IL PIANO DI AZIONE PER L’ECONOMIA CIRCOLARE (I) Nel dicembre del 2015 la Commissione ha presentato il nuovo pacchetto sull’economia circolare, ponendosi i seguenti obiettivi: aumentare la percentuale di rifiuti riutilizzati e riciclati portandola almeno al 70%; vietare il collocamento in discarica dei rifiuti riciclabili di plastica, metallo, vetro, carta, cartone e dei rifiuti biodegradabili entro il 2025, e chiedere agli Stati membri di impegnarsi per abolire quasi completamente il collocamento di tutti i rifiuti in discarica entro il 2030; promuovere ulteriormente lo sviluppo di mercati delle materie prime secondarie e la riparabilità, longevità e riciclabilità dei prodotti, oltre che la loro efficienza energetica;
L’ANELLO MANCANTE – IL PIANO DI AZIONE PER L’ECONOMIA CIRCOLARE (II) agevolare l’utilizzo dei concimi organici e di quelli ricavati dai rifiuti nel mercato unico e sostenere il ruolo dei bionutrienti; adottare una strategia per le materie plastiche, che affronta i temi della riciclabilità, biodegradabilità, presenza di sostanze pericolose e, nell'ambito degli obiettivi di sviluppo sostenibile, l'obiettivo di ridurre in modo significativo i rifiuti marini; promuovere una serie di azioni in materia di riutilizzo delle acque; incrementare gli appalti pubblici verdi, per i quali saranno elaborati nuovi criteri.
SVILUPPI RECENTI SULL’ECONOMIA CIRCOLARE NELL’UNIONE EUROPEA Nel gennaio 2018, la Commissione Europea ha adottato una nuova serie di misure per l’economia circolare. Le più importanti ed innovative sono: Una Comunicazione relativa al quadro di monitoraggio per l’economia circolare a livello Europeo e nazionale. È composto da una serie di dieci indicatori che coprono ogni fase di vita di un prodotto - ad esempio produzione, consumo, gestione del rifiuto e materie prime secondarie. La Strategia europea per la plastica nell'economia circolare (e allegati) per la regolamentazione del modo in cui la plastica e i prodotti in plastica vengono ideati, prodotti, usati e riciclati. Prevede che entro il 2030 tutti gli imballaggi in plastica dovranno essere riciclabili.
MONITORAGGIO PER L’ECONOMIA CIRCOLARE (I) Il quadro di monitoraggio è teso a misurare i progressi compiuti verso un'economia circolare secondo modalità che tengano conto delle sue varie dimensioni in tutte le fasi del ciclo di vita delle risorse, dei prodotti e dei servizi. Esso include dieci indicatori raggruppati in quattro fasi dell'economia circolare: 1) produzione e consumo, 2) gestione dei rifiuti, 3) materie prime secondarie, 4) competitività e innovazione.
MONITORAGGIO PER L’ECONOMIA CIRCOLARE (II) Il quadro di monitoraggio consentirà di seguire le principali tendenze nella transizione, di valutare se le misure in vigore e l'impegno di tutti i soggetti coinvolti siano stati sufficientemente efficaci e di aiutare a identificare le migliori prassi negli Stati membri. Gli indicatori saranno costantemente aggiornati sul sito web dedicato al quadro di monitoraggio: https://ec.europa.eu/eurostat/web/circular-economy/indicators/monitoring-framework. Sul sito sono disponibili anche gli strumenti per monitorare i progressi compiuti e sono documentate le metodologie per gli indicatori, le fonti dei dati, le definizioni e gli standard di pubblicazione.
STRATEGIA PER LA PLASTICA (I) Troppo spesso il modo in cui la plastica è prodotta, utilizzata e smaltita non permette di cogliere i vantaggi economici di un approccio più "circolare" e danneggia l'ambiente. I milioni di tonnellate di rifiuti di plastica che finiscono ogni anno negli oceani sono uno dei segnali più evidenti e allarmanti di questi problemi e destano crescente preoccupazione nell'opinione pubblica. La presente strategia pone le basi per una nuova “economia della plastica”, in cui la progettazione e la produzione di questo materiale e dei suoi prodotti rispondano pienamente alla esigenze di riutilizzo, riparazione e riciclaggio, nell’ottica della sostenibilità.
STRATEGIA PER LA PLASTICA (II) La produzione mondiale di plastica è aumentata di venti volte rispetto agli anni '60 del secolo scorso Ogni anno vengono generati in Europa circa 25,8 milioni di tonnellate di rifiuti di plastica, di cui meno del 30% sono raccolti a fini di riciclaggio. Secondo le stime, l'economia perde il 95% del valore del materiale plastico da imballaggio (ossia tra 70 e 105 miliardi di euro l'anno) dopo un ciclo di primo utilizzo molto breve.
STRATEGIA PER LA PLASTICA (III) La produzione di plastica e l'incenerimento dei rifiuti di plastica generano complessivamente circa 400 milioni di tonnellate di CO2 l'anno. Nell'Unione Europea circa la metà dei rifiuti di plastica raccolti è inviata all'estero, dove permangono incertezze circa il loro trattamento. Oltre l'85% di quelli esportati è attualmente spedito in Cina, situazione destinata ben presto a cambiare in seguito alla decisione della Cina di vietare l'importazione di determinati tipi di rifiuti di plastica. Perché il ciclo di vita della plastica diventi realmente circolare, bisogna trovare una soluzione strutturale per gestire la crescente produzione di rifiuti di plastica e per evitare la loro dispersione nell'ambiente.
RIDUZIONE DELL’USO DI PLASTICA (I) Gli strumenti previsti dalla Strategia per la plastica, maggiormente orientati verso la biodegradabilità e il corretto smaltimento, arrecheranno sostanziali vantaggi all’ambiente. Tuttavia, non si concentrano ancora sulla necessità di modificare le abitudini degli individui verso una riduzione dell’uso quotidiano di plastica. Gli italiani sono tra i maggiori consumatori di acqua in bottiglia al mondo: nel 2015 il consumo di acqua in bottiglia per ogni italiano è stato di 208 litri d’acqua. Esiste un collegamento stretto tra l’economia circolare della plastica e l’uso dell’acqua potabile.
RIDUZIONE DELL’USO DI PLASTICA (II) Fonte: Parlamento Europeo.
LA DISCIPLINA DELL’ ACQUA POTABILE (I) La prima regolamentazione europea sull’acqua potabile risale al 1975, con la Direttiva 75/440/CEE concernente la qualità delle acque superficiali destinate alla produzione di acqua potabile negli Stati membri dell’UE. Nel 1998, con la Direttiva 98/83/CE, conosciuta come Drinking Water Directive, viene messa in luce la necessità di istituire un quadro normativo flessibile e trasparente. La Direttiva individua 48 parametri microbiologici e chimici che gli Stati membri devono regolarmente testare e monitorare.
LA DISCIPLINA DELL’ ACQUA POTABILE (II) La più recente novità in materia di disciplina dell’acqua potabile si è avuta lo scorso anno con la Proposta di Direttiva concernente la qualità delle acque destinate al consumo umano [COM(2017) 753] che nasce con lo scopo di rivedere la Direttiva 98/83/CE. Dalla valutazione della Direttiva vigente sono emersi quattro elementi da migliorare: l'elenco dei parametri; l'uso dell'approccio basato sul rischio; la trasparenza sulle questioni relative alle risorse idriche e l'accesso a informazioni aggiornate da parte dei consumatori; i materiali a contatto con l'acqua potabile.
LA DISCIPLINA DELL’ ACQUA POTABILE (III) La legislazione proposta mira ad aumentare ulteriormente la qualità dell’acqua del rubinetto rendendo più severi i limiti massimi per certi inquinanti, come il piombo (da dimezzare) o i batteri nocivi e introducendo limiti anche per alcuni modificatori endocrini. Saranno monitorati anche i livelli delle microplastiche. Secondo la Commissione, l’accesso a un’acqua di migliore qualità potrebbe ridurre il consumo delle bottiglie di plastica del 17%. Fonte: Commissione Europea, consultazione pubblica 2015