Apprendimento 0, vale a dire la semplice risposta ad una differenza; tale apprendimento si caratterizza, infatti, per la specificità della risposta che non è suscettibile di correzione. A questo livello non si ha né progresso né cambiamento ed è il caso delle assuefazioni e delle stereotipie.
Apprendimento 1 o proto-apprendimento, in cui è possibile il cambiamento, nella specificità della risposta, mediante correzione degli errori di scelta, all'interno di un insieme di alternative date. In tale apprendimento, infatti, se è vero che cambia la specificità della risposta per via della correzione di errori, tuttavia la risposta appresa resta adeguata solo in quel particolare contesto, che deve perciò ripresentarsi uguale. (ad esempio il condizionamento pavloviano classico).
Apprendimento 2 o deutero-apprendimento, ossia un apprendimento operante sul cambiamento del processo stesso dell'apprendimento primario, attraverso una modificazione correttiva dell'insieme di alternative entro il quale si effettua la scelta, vale a dire o un cambiamento nella segmentazione dell'esperienza o una suddivisione degli elementi soggettivi e sociali che connotano i contesti stessi. Si tratta di un apprendimento quanto mai difficile da cambiare poiché i fatti della vita quotidiana, essendo do tipo logico inferiore alle premesse, non potranno mai contraddirle ma, al contrario, saranno da esse classificati, rinforzando l'intero sistema che perciò si autoconvalida, (è a questo livello che si ha ad esempio l'apprendimento del carattere).
Apprendimento 3, vale a dire il cambiamento dell'apprendimento secondario attraverso la modificazione correttiva del sistema degli insiemi di alternative (insiemi di contesti) tra i quali si effettua la scelta. Un cambiamento di questo tipo è piuttosto raro e si caratterizza per il fatto che " l'io assumerà una sorta di irrilevanza. Il concetto di io non fungerà più da argomento cruciale nella segmentazione dell'esperienza " [20] dal momento che il concetto di io pertiene ad un tipo logico inferiore, come tutte le altre categorie del livello 2. Quest'ultimo livello si raggiunge quando il sistema cognitivo è messo alla prova da una situazione profondamente paradossale che lo induce al collasso, per esempio da un doppio vincolo o da un Koan: nella disciplina Zen un dialogo basato sul paradosso. Il raggiungimento di questo livello può pertanto significare un ingresso nella psicosi o può portare alla sperimentazione della fusione del proprio sé con il Cosmo, come avviene nel satori, ciò che il buddhismo zen intende per illuminazione.
La dipendenza secondo Bateson
Principi dormitivi Cause interne all’individuo - quali ‘istinto’, ‘bisogno’, ‘motivazione’ – Crea l’illusione di aver reperito una causa ed addormenta ogni altra direzione di ricerca.
Livelli logici del concetto di dipendenza 0° livello: interdipendenza sistemica come caratteristica del vivente 1° livello: risultati di un processo di acquisizione di dipendenza 2° livello: processo di amplificazione di dipendenza (deuterodipendenza)
Interdipendenza sistemica o ‘dipendenza 0’ È l’unità di sopravvivenza organismo-ambiente Caratterizzata da - fenomeni di soglia - retroazione negativa che mantengono un ciclo omeostatico descrive un’interdipendenza sistemica con l’ambiente acquisita in via filogenetica
Processo di acquisizione di dipendenza o ‘dipendenza 1’ Una serie di dipendenze acquisite che riguardano gli apprendimenti umani o culturali descrive diversi aspetti di interdipendenza con l’ambiente acquisita a livello ontogenetico
Processo di amplificazione di dipendenza o ‘dipendenza 2’ Si parla di deuterodipendenza (dipendenza dal processo di dipendenza) Caratterizzato da amplificazione: feed-back positivo che alimenta un processo di deuterodipendenza
Errore di dipendenza logica (o scorciatoia) Un errore di tipologia logica che rende impossibile all’organismo correggere l’errore. Si crea, quindi, le premesse per l’amplificazione di una soluzione errata. Si ha ‘dipendenza 2’ ogni volta che l’organismo commette un errore di tipologia logica –quando cerca la nuova dipendenza nell’insieme sbagliato- La soluzione tentata è una scorciatoia. Non avendo successo, amplifica il tentativo errato.
Deuterodipendenza e fattore umano “…nell’adattamento tra soggetto e contesto di relazioni vitali, ciò che manca è sempre una parola…” Questa difficoltà che si pone a livello di parola, è l’errore di tipologia logica – tipicamente umano – che porta alla deuterodipendenza.
Il sintomo rappresenta un processo analogo: dove ciò che manca è una parola, la soluzione tentata è un comportamento, una somatizzazione o una sostanza. Questa soluzione è una scorciatoia, in quanto si cerca la soluzione nell’insieme sbagliato. Implica che il sistema : - sia cieco senza saperlo - insista nell’errore con un processo di amplificazione della soluzione errata.
La psicoterapia è una questione di co-costruzione di nuove descrizioni delle relazioni cui partecipiamo.